Balsamo, l’ultimo bacio a Madrid e poi la valigia per Sydney

16.09.2022
4 min
Salva

Elisa Balsamo, 24 anni, ha chiuso la valigia e per la prima volta da un anno, al suo interno non c’era la maglia iridata. Nel momento in cui leggerete questa parole, la campionessa del mondo in carica è in volo fra Malpensa e Abu Dhabi, da cui poi con gli altri azzurri spiccherà il volo verso Sydney.

La Vuelta è stata l’ultima corsa con la maglia iridata; un viaggio iniziato a Leuven il 25 settembre 2021
La Vuelta è stata l’ultima corsa con la maglia iridata; un viaggio iniziato a Leuven il 25 settembre 2021

«Diciamo che ha fatto abbastanza effetto – dice – non portare quella maglia. Mi consolo col fatto che è stato un anno veramente positivo. Però nel dubbio non ho riposto niente, chi lo sa come finisce la storia…».

Gli occhi puntati

Il percorso di Balsamo fino ai mondiali di Wollongong è passato per la Vuelta, con una vittoria di tappa che ha confermato la buona condizione. E anche se il mondiale, come ama ripetere, è sempre qualcosa di particolare, il senso di aver fatto il proprio dovere è una bella compagnia su cui appoggiarsi.

La prova su strada delle donne elite misura 164,3 chilometri: una distanza importante

«L’anno scorso – spiega – arrivai a Leuven con addosso la rabbia di voler risollevare una stagione difficile che non era andata come volevo (la delusione delle Olimpiadi fu davvero un duro colpo, ndr). Adesso invece arrivo dalla stagione più bella e sicuramente ho più occhi puntati addosso. L’anno scorso nessuno avrebbe creduto che fossi capace di vincere un mondiale, adesso magari a qualcuno potrebbe venire in mente. Perciò volo in Australia con l’idea di dare il massimo, ma senza mettermi troppe pressioni addosso».

Un mondiale aperto

Di sicuro questi mesi nella Trek-Segafredo hanno mostrato una Balsamo molto più solida e meno… velocista. La vittoria nel Trofeo Binda, che il suo tecnico Arzeni aveva teorizzato in anni non sospetti, ha iniziato a mostrare un’atleta completa che vincendo poi anche la Gand-Wevelgem e il campionato italiano, ha dimostrato di saper stringere i denti in salita. E poi di sapersi sempre fare giustizia con il suo sprint. Per questo il percorso nervoso di Wollongong – lungo 164,3 chilometri con tratto in linea, salita lunga e 5 giri del circuito – potrebbe non essere uno scoglio insormontabile.

Esperienza e buon umore: il 2022 di Balsamo alla Trek è stato un anno da incorniciare
Esperienza e buon umore: il 2022 di Balsamo alla Trek è stato un anno da incorniciare

«E’ un tracciato molto aperto – riflette – e dipenderà molto da come verrà affrontato. Potrebbe succedere che la Van Vleuten punti a tutta la salita lunga e che si ritrovino nel circuito finale in un piccolo gruppo selezionato, come anche che vada via una fuga più innocua e alla fine si rimescoli tutto. Sicuramente la Trek-Segafredo mi ha dato tanto. Avere compagne esperte come Elisa Longo Borghini, Lucinda Brand ed Ellen Van Dijk aiuta a crescere. Alla Valcar non c’erano, per cui sono soddisfatta di quello che ho fatto prima e anche molto della mia scelta successiva».

L’iride in gioco

In questo quadro di solidità, si inserisce anche il nuovo progetto azzurro di Paolo Sangalli, che ha ripreso il buono costruito negli ultimi anni da Salvoldi e ha portato dentro la sua flemma e la capacità di vivere vigilie e avvicinamenti meno pressanti.

Per favore, verrebbe da sorridere, qualcuno le dia una maglia: Elisa non ha mai indossato quella della Trek
Per favore, verrebbe da sorridere, qualcuno le dia una maglia: Elisa non ha mai indossato quella della Trek

«Abbiamo una bella squadra – dice Balsamo – con la sola pecca di Marta (Cavalli, ndr) che sconta ancora i postumi della caduta del Tour. Credo che saremo un bel gruppo, pronto a reagire alle situazioni della corsa. Sangalli sta cercando di darci tranquillità, non mette pressioni e questo lo apprezzo molto, perché preferisco lavorare concentrata seguendo il mio percorso. E comunque anche per lui sarà il primo mondiale, magari sarà emozionato. Quindi si va in Australia per rimettere in gioco la mia maglia iridata. Sicuramente mi ci sono affezionata, ma in ogni caso sono molto contenta di come siano andate le cose finora».

Cosnefroy, la vittoria in Canada e la rinuncia all’Australia

16.09.2022
4 min
Salva

Se Atene piange, Sparta non ride, dicevano gli antichi. In Italia la partenza imminente della nazionale di Bennati è circondata dallo scetticismo legato a una stagione obiettivamente difficile, ma al di là di superpotenze come il Belgio, non tutti possono prendere l’aereo per l’Australia in tranquillità. Non lo farà la Francia, non lo farà Thomas Voeckler, che pure ha ritrovato in extremis il suo pupillo Alaphilippe alla ricerca di un tris consecutivo difficile soprattutto per le conseguenze della caduta alla Vuelta. Ma il suo malumore è legato ad altro, al gran rifiuto di Cosnefroy.

Tutto è nato immediatamente dopo la vittoria di quest’ultimo al GP de Quebec, la prima delle due classiche canadesi inserite nel WorldTour. Il 26enne francese aveva fatto saltare i piani dei favoriti anticipando la volata del gruppo ai -2 chilometri dal traguardo, vincendo con 4” sull’ex trionfatore in terra canadese Matthews, Girmay e Van Aert (guarda caso tre dei favoriti per Wollongong). Una grande dimostrazione di forma non solo fisica ma anche mentale, attuando un piano perfetto.

Il podio del GP de Quebec con Matthews (1° nel 2018 e 2019) e Girmay
Il podio del GP de Quebec con Matthews (1° nel 2018 e 2019) e Girmay

Una vittoria che cambia tutto

«Era premeditato – raccontava al traguardo il 26enne di Cherbourg en Cotentin – Io dovevo e volevo attaccare mentre Van Avermaet poteva giocare di rimessa. Per me questa vittoria rappresenta tanto, se prima era stata una stagione che mi aveva relativamente soddisfatto, ora è eccezionale».

Una stagione, quella di Cosnefroy, con 7 podi, con la doppia piazza d’onore dell’Amstel Gold Race e della Freccia del Brabante («ma su quella in Olanda ci ho rimuginato tanto, sono andato davvero vicino alla vittoria e avrebbe cambiato tutto»), ma anche un Tour de France da assoluto comprimario. Dopo, Cosnefroy aveva già dimostrato di essere in crescita e quello in Canada era uno squillo che non poteva passare inosservato.

L’amarissimo finale dell’Amstel con Kwiatkowski che beffa il francese di un niente
L’amarissimo finale dell’Amstel con il francese che si arrende a Kwiatkowski

Il pressing del cittì

Nel viaggio di tre ore in bis da Quebec City a Montreal, Benoit ha trascorso tutto il tempo a guardare il suo smartphone, a leggere la pioggia di messaggi arrivati. «E neanche li ho letti tutti…». Tra questi c’era anche quello di Voeckler, che si complimentava ricordando la sua vittoria nel 2010, l’unica di un francese su quelle strade ugualmente francofone. Con il cittì, Cosnefroy aveva già parlato prima di partire per oltreAtlantico, esprimendo le sue perplessità circa la sua presenza, ma da allora molto era cambiato.

Intanto prima Cosnefroy era un piazzato, ora un vincente al cospetto degli stessi eventuali rivali di Wollongong. Inoltre l’assetto della Francia rischiava di cambiare: senza Alaphilippe o con l’iridato a mezzo servizio, serviva una punta di ruolo in grado di finalizzare il lavoro. E il corridore dell’AG2R Citroen poteva esserlo.

Cosnefroy con Van Avermaet. I due hanno lavorato in piena sinergia in Canada
Cosnefroy con Van Avermaet. I due hanno lavorato in piena sinergia in Canada

Una decisione difficile

Voeckler è tornato alla carica, ha provato a convincerlo, a ripetergli questi concetti, ma Cosnefroy non ne ha voluto sapere. Anzi, riparlando dell’argomento con i giornalisti il transalpino è parso un po’ stizzito: «Non ho più cose da dire rispetto a prima. E’ stata una mia scelta quella di non partecipare e avevo le mie ragioni. Nello sport di alto livello bisogna prendere delle decisioni difficili: questa lo è stata». E chiuso l’argomento…

La scelta di Benoit ha una spiegazione molto semplice: il francese ritiene troppo impegnativa la trasferta in Australia, soprattutto per i problemi legati al jet-lag. Difficile recuperare in tempo per la gara, ancora di più dopo, quando comunque ci saranno da onorare tanti appuntamenti per il suo team, l’AG2R che con la sua vittoria ha contribuito a “far respirare” nel ranking Uci portandolo al 13° posto, ma ancora non in salvo per evitare una dolorosissima retrocessione dal WorldTour.

Il transalpino ai mondiali di Leuven 2021: 19° posto finale, correndo in supporto di Alaphilippe iridato
Il transalpino ai mondiali di Leuven 2021: 19° posto finale, correndo in supporto di Alaphilippe iridato

«Un esempio per gli altri…»

Ci saranno state pressioni da parte del team? Difficile dirlo, è pur vero però che Cosnefroy è legato a doppio filo con la squadra e soprattutto con la società. Lì è nato, lì ha seguito tutta la trafila e lo stesso Vincent Lavenu, fondatore del team lo ritiene un esempio come altri big come Bardet o Latour.

«Cosnefroy è l’esempio del concept del centro di formazione – raccontava il dirigente francese a velo-club.net – che viaggia su due binari: studi e ciclismo. Ora ci sono altri giovani talenti, ma tanti ragazzi sono attratti, quasi accecati dal contratto immediato, da parte di chi cerca il novello Evenepoel. Noi andiamo avanti per la nostra strada, come facciamo da trent’anni passati attraverso 500 vittorie».

Se a Cosnefroy, con già in tasca il contratto per il 2023, chiedevano un sacrificio poteva mai dire di no?

Bowral, Australia: verso la crono con Guazzini. Parla Sangalli

15.09.2022
4 min
Salva

A Bowral di mattina presto ci sono sei gradi. La nazionale ha scelto come base questa cittadina sull’altopiano a circa 80 chilometri da Wollongong e nell’inverno australiano la differenza di clima rispetto alle zone sul mare si fa sentire. Memori delle trasferte di gennaio con il Tour Down Under, fa quasi strano sentire di locali chiusi così presto e un clima ben diverso da quello torrido dell’estate e quello che ancora adesso affligge l’Italia.

La nazionale è all’hotel Gibraltar di Bowral, a 700 metri di quota: lassù l’aria è frizzante
La nazionale è all’hotel Gibraltar di Bowral, a 700 metri di quota: lassù l’aria è frizzante

Crono da scoprire

Paolo Sangalli è già in Australia, assieme a Marco Velo e il gruppo dei cronoman. Mentre le sue elite rifinivano la preparazione alla Vuelta, il tecnico delle donne ha raggiunto gli antipodi per il suo primo mondiale da ammiraglio. Tutti gli altri, tantissimi, li ha vissuti da secondo di Salvoldi e la differenza si fa sentire per forza di cose. La sua nazionale fin qui ha vinto e dimostrato grande affiatamento e in Australia per la prima volta si correrà per il doppio titolo: elite e U23 con Silvia Zanardi che ha ben chiara la possibilità di diventare la prima campionessa del mondo nella fascia delle giovani su strada e Guazzini (in apertura) che potrebbe centrarlo nella crono.

«Ieri è arrivato il secondo gruppo – racconta Sangalli – con Fidanza, Longo Borghini e Guazzini, tutte dalla Vuelta. Le prime sono partite il 9 settembre. Sabato faremo la prova ufficiale del percorso della crono. Sia il circuito della gara su strada sia la crono passano attraverso l’Università e nei giorni scorsi era chiusa. Per cui ancora non abbiamo potuto vedere niente».

Questo il percorso della crono donne elite: le curve sono tante, saranno anche tecniche?
Carne al fuoco ce n’è tanta, come l’assegnazione delle prime maglie iridate delle under 23…

Per la gara su strada non è la formula ideale per valorizzare le più giovani. Noi ne avremo due (Zanardi e Guazzini, ndr), vedremo fra 10 giorni se correranno entrambe. Certo la volontà è quella di onorare la categoria.

Ma se si corre per vincere la gara, come si tutelano le U23?

L’obiettivo è vincere la gara, per cui si parte per fare il lavoro necessario che porti la leader a giocarsi la corsa. In questo contesto, tutte avranno il loro lavoro da fare. Semmai la U23 più in condizione sarà un po’ risparmiata, ma all’occorrenza dovrà mettersi a disposizione.

Torniamo alla crono, sabato proverete il percorso: che cosa ti aspetti?

Il problema sarà capire come tracceranno. Come vi diceva Malori, si dovrà vedere se le curve saranno curve vere o non servirà neppure smettere di pedalare. Ci sono passaggi stretti più obbligati, ma di base le strade sono parecchio larghe.

Accanto a Guazzini nella crono elite l’Italia schiera Arianna Fidanza
Accanto a Guazzini nella crono elite l’Italia schiera Arianna Fidanza
Per Ganna sarebbero meglio curve veloci, voi cosa preferireste?

Siamo con Ganna (sorride ndr). Puntiamo molto su Vittoria Guazzini, che in proporzione ha caratteristiche simili e, fra parentesi, potrebbe puntare al titolo U23 che è alla nostra portata. Invece Fidanza avrà l’obiettivo di crescere e portare avanti il progetto che ha sposato. Vittoria ha tanti watt da lanciare, Arianna si adatta meglio ai rilanci.

Come siamo messi con le juniores?

Abbiamo Venturelli che già conosciamo e Alice Toniolli, che corre da due anni e ha sempre fatto pattinaggio. Anche lei è un investimento che vale la pena seguire con attenzione.

Come sta andando l’adattamento al fuso orario? E le strade?

Il protocollo federale sta funzionando bene. La zona ha strade larghe un po’ trafficate, ma anche stradine secondarie in cui si riesce a lavorare bene. Solo che la temperatura è più bassa di quanto sia sul mare. Siamo a 80 chilometri da Wollongong e ieri scendendo da Bowral verso il mare si percepiva il cambio di temperatura.

Da sabato sarete al completo?

Esatto, sabato arriveranno le altre stradiste e finalmente entreremo nel vivo.

Conci, la gamba è a posto, l’onestà non è mai mancata

14.09.2022
5 min
Salva

L’intervento alla gamba. La Gazprom. Lo scoppio della guerra. La disoccupazione. Le convocazioni in nazionale. Il contratto con la Alpecin slittato e ti saluto Giro. Nessuna deroga dall’UCI. La firma con la continental. Il ritorno alle corse. E ora il mondiale. Se quando lo incontrammo alla Coppa d’Oro del 2021 gli avessimo anticipato la trama della sua stagione, probabilmente Nicola Conci avrebbe riso e nel dubbio si sarebbe affidato agli scongiuri. Al momento, il trentino si trova al Giro del Lussemburgo e come lui anche Matteo Trentin, ieri quarto di tappa. Entrambi della Valsugana, domani insieme lasceranno la corsa e faranno rotta su Malpensa, da cui partirà il volo per l’Australia.

Conci ha 25 anni ed è passato nel 2018. Quest’anno ha corso spesso in azzurro dopo la chiusura della Gazprom. Qui in Sicilia
Conci ha 25 anni ed è passato nel 2018. Quest’anno ha corso spesso in azzurro dopo la chiusura della Gazprom. Qui in Sicilia

Storie di Sicilia

Ieri Bennati ci ha raccontato di averlo convocato dopo aver toccato con mano la sua lealtà nelle corse disputate in primavera con la maglia azzurra.

«Quando Daniele mi ha chiamato – conferma Nicola – mi ha detto le stesse parole, ricordandomi una tappa del Giro di Sicilia, quella di Caltanissetta. Io ero senza squadra e stavo bene, avrei potuto fare la mia corsa. Ma eravamo lì con Caruso leader, così ho lavorato per lui e Damiano ha vinto. Bennati mi ha chiesto di avere la stessa testa ai mondiali e non sarà un problema. Ieri nella prima tappa del Lussemburgo dovevamo fare la volata con Sbaragli, invece un compagno che è in scadenza di contratto ha anticipato per i fatti suoi ed è arrivato secondo. Io penso che quando si fa una tattica, bisogna seguirla».

Alla Gazprom Conci sarebbe andato in cerca di rilancio. Invece tutto si è fermato di colpo…
Alla Gazprom Conci sarebbe andato in cerca di rilancio. Invece tutto si è fermato di colpo…

La guerra nel 2022

Un anno così non lo dimentichi neanche se lo vuoi. Anche perché doveva essere quello della rinascita dai problemi alla gamba e si è trasformato in una rincorsa asfissiante.

«A volte ci penso – ammette Conci – quello che ci è successo ha dell’incredibile. Non capita spesso che ti dicano che non puoi correre perché c’è uno che ha deciso di fare la guerra. L’ho trovato assurdo e la vicenda mi ha stranito sin dall’inizio. La guerra nel 2022, è da folli, eppure ogni volta che guardo un telegiornale la guerra è ancora lì!

«Però la vita va avanti, mi dispiace per lo staff e i compagni che ancora non si sono sistemati. Io ho da mantenere un affitto, ma ci sono persone che hanno un mutuo e una famiglia e tutto questo non è giusto. Per questo sono accanto a Renat (Khamidulin, team manager della Gazprom RusVelo, ndr) nella sua causa contro l’UCI. Ora si aspetta la sentenza del TAS, ma i tempi di solito sono lunghi».

Dottor Emilio Magni, Nicola Conci, fotografa Trek-Segafredo, Etna, Giro d'Italia 2020
I quattro anni alla Trek-Segafredo sono stati condizionati dai problemi alla gamba sinistra. Qui con il dottor Magni al Giro 2020
Dottor Emilio Magni, Nicola Conci, fotografa Trek-Segafredo, Etna, Giro d'Italia 2020
Gli anni alla Trek-Segafredo sono stati condizionati dai problemi alla gamba. Qui con il dottor Magni al Giro 2020

Scatto mentale

Il 2022 doveva essere quello della rinascita e in qualche misura lo sta diventando. Gli anni alla Trek-Segafredo sono stati pesanti, a causa della gamba sinistra che non spingeva come la destra. Nicola ricorda la penultima tappa del Giro 2020, quando andò in fuga verso Sestriere e poi, ripreso, tirò per Nibali arrivando al traguardo dopo 8 minuti, prostrato e afflitto.

«Dissi a Baffi e Slongo – ricorda – che avrei preferito staccarmi perché non ce la facevo e non perché avessi una gamba che non spingeva. In modo parziale sento però che le cose stanno andando meglio. Mi sento diverso a livello di mentalità. Sono passato con grandi aspettative, ma sin dal primo anno la mia carriera è stata una continua decrescita. L’ho presa nei denti diverse volte e ho anche pensato di non essere adatto a questo mestiere.

«Ora invece sono contento del lavoro che faccio e non mi sento più fuori posto. Abbiamo salvato la stagione in calcio d’angolo e questa squadra è davvero un bel gruppo. Mentalità belga, si prova sempre a vincere, ma non se ne fa una malattia. Purtroppo però, il ciclismo di oggi è soprattutto programmazione e io, essendo arrivato a metà stagione, ricevo il calendario all’ultimo. Per questo sono curioso di vedere come andrà l’anno prossimo quando potrò scegliere le corse a avrò il tempo per prepararle».

Una grinta pazzesca

Pur essendo tesserato con la continental, Conci ha disputato parecchie corse con la prima squadra, con il solo sbarramento per quelle WorldTour. L’obiettivo è sempre quello di fare bene e possibilmente vincere, dato che da pro’ non è ancora riuscito a farlo.

«Non mi sembra di stare male – dice – e queste tre tappe saranno tre begli allenamenti, in cui possibilmente a farsi vedere. Qualche tempo fa parlavo con Jay Vine e gli dicevo che mi sarebbe piaciuto visitare il suo Paese. E’ incredibile che adesso in Australia ci andrò davvero, anche se avremo poco tempo per fare i turisti. Il mio ultimo mondiale corso fu quello di Bergen 2017 con gli under 23 e nei due anni precedenti i due da junior. Tornare in nazionale è una bella emozione. Sono stato riserva a Imola, se correrò in Australia dopo tanti problemi, avrò una grinta pazzesca».

Bagioli in Australia, passando per un podio mondiale

14.09.2022
4 min
Salva

Per rientrare prima dal Canada, Andrea Bagioli ha preso un volo diretto su Malpensa ed è atterrato lunedì. Quando è arrivato ha scoperto di essere stato convocato da Bennati per i mondiali di Wollongong e ha benedetto la scelta di rientrare alla svelta. Venerdì salirà infatti sul volo per l’Australia e questa settimana avrebbe rischiato di trascorrere più ore in volo che a casa.

Anche se il primo Tour non è andato come Bagioli si aspettava, ora la condizione è in forte crescita
Anche se il primo Tour non è andato come Bagioli si aspettava, ora la condizione è in forte crescita

I più forti del mondo

Ventitré anni compiuti a marzo, talento limpidissimo, il terzo posto di Montreal alle spalle di Pogacar e Van Aert è un risultato per nulla banale. Che per giunta è stato il segnale atteso dal tecnico azzurro e ha confermato al valtellinese di essere sulla buona strada.

«Sembra che le cose inizino a girare – dice – dopo che il Tour non è andato come speravo e dopo che a Plouay mi è mancata la gamba quando si è trattato di spingere forte. Poi sono stato a casa a fare un bel blocco di lavoro e sono volato in Canada. Venerdì a Quebec mi è mancato qualcosa quando è partito Laporte, invece essere riuscito a seguire quei quattro a Montreal è stato tanta roba».

I quattro sono i primi due, appunto, più Gaudu e Adam Yates, che nel finale hanno fatto il diavolo a quattro, costringendo l’azzurro agli straordinari per chiudere sui loro attacchi.

A Montreal, la UAE Emirates ha lavorato sodo: il team degli Emirati vuole la classifica UCI a squadre
A Montreal, la UAE Emirates ha lavorato sodo: il team degli Emirati vuole la classifica UCI a squadre
Difficile arrivare a quello sprint?

Mi sono presentato in fondo con ancora un po’ di gamba. Ho fatto un grandissimo fuori giri sulla salita dura, quando è partito Yates. Poi stessa cosa sull’ultimo strappo. E alla fine mi sono ritrovato in volata con i migliori al mondo e per me significa tanto. Pogacar ha battuto Van Aert, sta andando fortissimo. La strada un po’ tirava e ha fatto 300 metri di volata senza che, partendo da dietro, siamo riusciti a prendergli neppure mezza bicicletta. Non avrà vinto il Tour, ma di sicuro punta sul mondiale…

Sei professionista da tre anni e questa sarà la tua terza sfida iridata…

Mi piace l’azzurro, voglio esserci sempre, agli europei e soprattutto ai mondiali ci tenevo. E poi ho visto il percorso, c’è quello strappo di un chilometro da fare 12 volte, molto adatto alle mie caratteristiche. Forse meno duro di Montreal, però mi piace.

Bennati si aspettava un segnale, questo significa aver avuto pressione in Canada?

Non tanto, direi per niente. Ho dato il massimo e quando stai bene, le cose vengono da sole.

La squadra ha fatto storie per concederti alla nazionale, come ad esempio è successo a Ulissi?

Con me direttamente no. Certo mi hanno detto di vedere come stessi, perché non avrebbe avuto senso fare tutto quel viaggio senza una buona condizione. E sarei stato io il primo a farmi indietro.

Come vanno le cose con Bennati?

Mi piace come lavora, lo sento spesso. Mi ha detto di fare il mio meglio e poi si sarebbe visto. Lo senti che parla da corridore. Se sei stato un professionista, è una cosa che non perdi mai ed è un valore aggiunto.

A capo chino dopo la riga, ma Pogacar ha fatto davvero uno sprint imperiale
A capo chino dopo la riga, ma Pogacar ha fatto davvero uno sprint imperiale
Hai corso in Canada con 6 ore di fuso orario in meno, ora volerai in Australia con 8 ore in più. Come si fa a non diventare matti?

Con la nazionale abbiamo un protocollo che prevede la modifica dell’orario dei pasti e dell’andare a letto a quattro giorni dalla partenza e per i quattro giorni successivi all’arrivo. Vediamo come andrà a finire.

Quale sarà il tuo programma da qui alla partenza di venerdì?

Lunedì giorno di viaggio, quindi riposo. Ieri un’ora e mezza. Oggi 3 ore. Domani 3 ore con qualche lavoro, ma non troppo spinto. Con tanti viaggi è bene non esagerare. E poi in Australia ci alleneremo tutti insieme.

Da Jovanotti al mondiale: i dieci guerrieri di Bennati

13.09.2022
5 min
Salva

Si potranno fare polemiche perché il tecnico della nazionale Bennati, amico di Jovanotti, ha avuto l’idea e l’opportunità di far conoscere il ciclismo a 50 mila persone che hanno così saputo del mondiale e magari tiferanno Italia? Da noi succede anche questo e a dire il vero, rischiando con questo altre maledizioni, sarebbe bello che accadesse più spesso. Significherebbe che il ciclismo sta uscendo dalla sua nicchia per sbocciare quale lo sport figo che è sempre stato.

Tanti fortunatamente hanno preso favorevolmente posizione sul tema e fra questi vale la pena segnalare gli interventi di Marino Bartoletti e a seguire il commento di Pippo Pozzato. Se c’è uno legato al valore della maglia azzurra, cresciuto accanto a Franco Ballerini e Alfredo Martini, quello è proprio Daniele, ma cosa c’è di male nell’uscire dal tempio (spesso vuoto) e scendere nelle strade? Così, proprio con Bennati, parliamo della sua prima squadra per il mondiale, dopo il debutto agli europei di Monaco.

Bennati ha dato una prima lista degli azzurri sul palco di Jovanotti, provocando reazioni discordanti (foto FCI)
Bennati ha dato una prima lista degli azzurri sul palco di Jovanotti, provocando reazioni discordanti (foto FCI)
Affini, Ballerini, Bagioli, Battistella, Bettiol, Conci, Rota, Sobrero, Trentin, Zana. Una squadra giovane e bella. E forse non c’erano alternative…

Piace molto anche a me. Giovane sì, rispetto alle abitudini. Ma guardando quello che c’è fuori, forse neanche giovanissima. Di certo quando ho cominciato io, non c’era così tanto spazio per i corridori emergenti. E’ la nuova tendenza.

L’ultima volta che ci siamo sentiti, dicesti di aspettare un segnale da Bagioli.

Sono contento di come si è mosso in Canada (terzo a Montreal, dietro Pogacar e Van Aert, ndr). Visto come sono andate le cose con Ulissi, devo dire grazie alla Quick Step per la disponibilità che ha dimostrato. Ho detto che avrei aspettato lo scorso weekend per dare la conferma e loro hanno capito. Andrea è un talento vero, che quando sta bene sa lasciare il segno.

Bagioli doveva un segnale a Bennati e a Montreal gliel’ha mandato con il terzo posto
Bagioli doveva un segnale a Bennati e a Montreal gliel’ha mandato con il terzo posto
Ha semmai il problema che in squadra viene spesso dopo altri leader. Un po’ come gli azzurri che hanno vinto il mondiale di volley…

Hanno quasi tutti questo problema. Rota è quello con più continuità e più risultati e infatti è anche il primo italiano nel ranking UCI in 35ª posizione. Lo stesso Trentin è spesso al servizio della squadra, idem Bettiol (in apertura a Montreal, ndr). Quando al Tour ha fatto secondo a Mende, prima aveva tirato forte per Uran. Hanno poche occasioni e questo dipende dalla mancanza della famosa squadra WorldTour italiana, ma anche dalle poche occasioni di fare esperienza. Forse saremo anche meno talentuosi, ma quando arrivi in corse così importanti, l’esperienza è tutto. E noi spesso non riusciamo a farla.

Bettiol, Trentin, e Bagioli saranno le punte?

Certamente, anche Bagioli diventa una delle tre frecce per il finale. Bettiol è il fulcro, ma tutti conosciamo anche le qualità atletiche e la capacità di gestione di Trentin. Rota viene subito dietro, ma è molto affidabile e ha sempre dimostrato nelle grandi corse di saper essere protagonista.

Ulissi no, fermato dalla squadra. Trentin sì e sarà il regista in corsa degli azzurri
Ulissi no, fermato dalla squadra. Trentin sì e sarà il regista in corsa degli azzurri
Due nomi su cui ragionare: Battistella e Conci.

Samuele ha avuto il piccolo intoppo del malanno alla Vuelta, ma si sta riprendendo e nei prossimi due giorni correrà in Toscana per mettersi a posto. Conci invece ho avuto modo di conoscerlo le volte in cui l’ho chiamato in azzurro a inizio stagione. Ha caratteristiche importanti, sono certo che qualsiasi cosa gli chiederò di fare, lui la farà.

Ed è anche la prova che puoi correre in una continental, ma se vai forte in nazionale ci arrivi.

L’ho portato anche per questo, anche se si corre in 8 e non potrò schierarli tutti. Nicola ha sofferto tutta la fase della Gazprom ed è stato l’unico di quelli che ho convocato a non aver vinto. Proprio perché si è messo a disposizione della squadra, lasciando che a vincere fossero i compagni.

Il combattivo Battistella in nazionale dopo una Vuelta d’attacco: è stato iridato U23 nel 2019
Il combattivo Battistella in nazionale dopo una Vuelta d’attacco: è stato iridato U23 nel 2019
Ci sarà Zana, campione italiano.

La maglia tricolore merita di essere onorata, chiaramente se il percorso lo permette. A Monaco, Zana non lo avrei mai portato. Detto questo, è un ragazzo di 24 anni che è stato anche secondo a un Avenir: non sarà l’azzurro più rappresentativo, ma ha dato dei segnali che meritavano attenzione. E sono certo che se anche alla fine fosse riserva, sarebbe con noi con identico impegno.

Le riserve saranno comunicate in Australia?

Esatto. A tutti ho detto che dovranno partire pronti per correre, non voglio cali di tensione. Ho anche parlato con Albanese e Oldani che sono rimasti fuori e ho trovato davvero dei ragazzi straordinari.

Lorenzo Rota è l’italiano che ha corso con maggior continuità ed è il primo nel ranking UCI: 35°
Lorenzo Rota è l’italiano che ha corso con maggior continuità ed è il primo nel ranking UCI: 35°
Aspettavi segnali anche da Ballerini…

Davide ha avuto un avvicinamento particolare. Doveva fare l’europeo, ma è caduto a Burgos e se l’è portata dietro a lungo. Per cui niente Monaco e attenzione sul mondiale. Non era molto tranquillo della sua condizione, ma l’ho lasciato lavorare. Ci siamo risentiti dopo il secondo blocco di lavoro e mi ha detto di sentirsi molto meglio. Allora ho parlato con il suo preparatore e mi ha confermato che è in crescita, così ho deciso di dargli fiducia. Credo che darà qualche segnale al Giro del Lussemburgo. Sarà tardi, ma a me va bene così.

Non resta che partire, insomma. Pronta la valigia?

Ho cominciato. Intanto ho messo dentro l’abbigliamento della nazionale, il resto verrà più avanti. Partiamo venerdì. Malpensa-Abu Dhabi e poi Sydney. Sono giorni intensi, ma ormai ci siamo.

Sobrero forte al mondiale: Pinotti prima dice forse e poi dice sì…

12.09.2022
4 min
Salva

Malori dice che Sobrero farà un grande mondiale crono. Pinotti, che dell’emiliano è stato rivale e ora allena il piemontese alla Bike Exchange-Jayco, prima dice di avere qualche dubbio. Poi lo risente e cambia opinione. Questa conversazione si è svolta pochi giorni fa, nell’imminenza del volo dei cronomen azzurri per l’Australia, appena dopo l’ultimo allenamento che avrebbe dovuto fugare e in effetti ha fugato gli ultimi dubbi.

Il Polonia sarebbe stato per Sobrero la preparazione per gli europei, poi sfumati
Il Polonia sarebbe stato per Sobrero la preparazione per gli europei, poi sfumati
Come sta Matteo?

Sta bene. Lui è un fuoriclasse della crono, con poco tira fuori tanto. Doveva fare l’europeo, ma è uscito stanco dal Polonia. E’ arrivato a casa il venerdì, ha fatto subito un tampone ed era negativo. Il sabato è venuto fuori che la sua ragazza era positiva e si è capito che anche Matteo forse aveva fatto il Covid a fine Polonia. Per questo non ha corso l’europeo, per non affrontare uno sforzo così violento alla ripresa. A quel punto ha fatto due corse col fiato corto: Overijse e Plouay che non ha finito, con gli stessi segnali di uno che sta uscendo dal Covid. E a quel punto è andato in montagna.

Con Ganna?

Esatto, vicino Macugnaga. Da lunedì (5 settembre, ndr) ha detto che iniziava a stare bene e mercoledì ha fatto il primo allenamento di 5 ore. Ho visto il file per 2/3 del lavoro e mi sembrava buono, poi è calato. Sono partiti venerdì, a quel punto c’era poco da fare.

Malori dice che un Sobrero a livello del Giro si gioca la crono…

Potremmo essere su quel piano, anche se il percorso è diverso rispetto a Verona e il livello dei partecipanti sarà superiore. Sarei contento se arrivasse nei 10. Mi sarebbe piaciuto vederlo all’europeo, sarebbe entrato nei cinque.

Nell’Arena di Verona, lo scorso 29 maggio Matteo Sobrero ha vinto la crono finale del Giro
Nell’Arena di Verona, lo scorso 29 maggio Matteo Sobrero ha vinto la crono finale del Giro
Che cosa farà in Australia?

Ci sono 8 ore di fuso orario, farà un bell’allenamento tre giorni prima della gara. Abbiamo anche messo in atto una strategia per gestire meglio il cambio di orario. Abbiamo interpellato un esperto del sonno. Ci ha garantito che non avrà problemi di jet lag, ma per un atleta non si tratta solo di dormire bene. Il fisico ha comunque bisogno del suo tempo per adattarsi. E comunque non sarà il lavoro degli ultimi giorni a far crescere la condizione. La cosa importante sarà aver recuperato. Contiamo sulla base di luglio.

Farà una distanza prima della crono?

Potrà farla il quarto giorno dopo il suo arrivo, quindi potrebbe essere il 15 settembre, giovedì. Quindi correrà la crono il 18, il Team Relay il 21 e la gara su strada il 25.

Fra le gare cosa si fa?

Poco e niente, qualche lavoro di velocizzazione e recupero.

Plouay sotto tono è stata l’ultima corsa di Sobrero prima dei mondiali
Plouay sotto tono è stata l’ultima corsa di Sobrero prima dei mondiali
A cosa serve questo periodo di altura per un atleta a corto di corse?

Era già andato prima del Polonia per una settimana, non di più. Fa bene fisicamente, ma soprattutto psicologicamente, vivono in una dimensione quasi ascetica. Il volume l’ha mantenuto, ma fra un allenamento e l’altro il tempo di recupero è superiore. Lassù sono giorni intensi, passano 48 ore fra un lavoro e l’altro. Non abbiamo forzato per non farlo arrivare in Australia troppo stanco.

Ancora Malori dice che il percorso con gli strappi e tante curve gli si addice.

Ho visto le curve, ma ho visto anche che sono strade larghe. Dipende da come mettono le transenne, se dovranno smettere di pedalare o non toccheranno neanche i freni. Vero anche che Matteo ha la stessa corporatura di Evenepoel. Peccato sia stato male al Polonia e non abbia fatto l’europeo. Spero di sentirlo presto, su a Macugnaga il telefono non prende. Sono curioso di sapere quali sensazioni ha avuto.

Ai tricolori vinti da Ganna, Sobrero ha centrato il 4° posto. Era campione uscente
Ai tricolori vinti da Ganna, Sobrero ha centrato il 4° posto. Era campione uscente
Rispetto a Evenepoel avrà un migliore avvicinamento…

Se Remco arriva davvero il giovedì, forse gli converrebbe posticipare ancora e arrivare il giorno prima, senza dare il tempo al fisico di adattarsi al fuso. Come fu l’anno scorso per quelli che corsero il Tour e poi andarono a Tokyo.

P.S. Un paio d’ore dopo aver chiuso, Pinotti ha sentito Sobrero e di colpo la sua visione del mondiale crono è cambiata.

«Ho parlato con Matteo – ha spiegato – direi che sono un po’ più ottimista ora. Mi ha detto che come sensazioni stava molto meglio di tre giorni fa. Vuol dire che è in crescita. Finire con il volume completo sarebbe stato effettivamente tanto, ma penso che possa progredire bene da qua al 18. Forse Malori ha ragione…».

A tu per tu con Ballan ed il suo sguardo sul mondiale

11.09.2022
6 min
Salva

A poche ore dalla prima lista, ancora lunga, di Bennati, dei convocati per il mondiale di Wollongong, l’attesa cresce. Il debutto iridato per il cittì sarà tosto, l’Italia manca dal gradino più alto del podio dal 2008 di Varese. Giorno nel quale, ad indossare la maglia più famosa del ciclismo fu Alessandro Ballan. Lo incontriamo allo stand di BMC, all’Italian Bike Festival, dove ieri (ed anche oggi) c’era Evans. I due scherzano, pedalano e parlano con la gente. 

«Il bello delle fiere e del ciclismo – inizia a dirci Ballan – è che le persone ci vedono, facciamo foto, interviste. Il nostro è uno sport bello e la passione dei tifosi è coinvolgente, arrivo a fine giornata stravolto, ma è così che deve essere».

Siamo a pochi giorni dal via della settimana iridata, che mondiale vedi?

Credo che questo mondiale si stia vivendo in maniera diversa dagli anni passati. Soprattutto perché si disputerà in Australia, quindi un Paese molto lontano da noi, non se ne è parlato così tanto. Sarà sicuramente insidioso, alla fine si tratta della corsa più importante dell’anno, ogni percorso porta i suoi problemi. 

Anche questo non ne è esente…

Saranno 4.000 metri di dislivello, ne deduco che sarà duro e ne uscirà un campione del mondo di fondo, ma soprattutto veloce. Gli ultimi 9 chilometri saranno totalmente piatti, questo darà la possibilità a vari corridori di rientrare nel finale. Potrebbe finire tranquillamente in una volata ristretta. 

Tanti favoriti quindi?

Il favorito numero uno è Van Aert, come lo poteva essere lo scorso anno. C’è da aggiungere la presenza di Girmay, che è stato capace di vincere proprio contro il belga quest’anno alla Gand-Wevelgem. Mancherà Alaphilippe, con grande probabilità, vincitore delle ultime due edizioni. E non escluderei assolutamente Evenepoel, però il Belgio a questo punto deve capire che strategia può mettere in atto…

Secondo te?

Penso che l’unica chance di Remco sia quella di arrivare da solo al traguardo, un po’ come ha fatto a San Sebastian e meno recentemente alla Liegi-Bastogne-Liegi. Dovrebbe cercare di fare una selezione simile a quella che fece all’europeo di Trento. Evenepoel in volata parte battuto rispetto agli altri corridori, la sua carta il Belgio potrebbe essere una scelta da giocarsi per far muovere anche le altre squadre. 

Non dovrebbe però portare via un gruppo ma andare da solo?

Certo, se si dovesse creare un gruppetto con lui davanti insieme ad altri corridori non avrebbe senso collaborare. Rischierebbe di arrivare al traguardo e di perdere, al mondiale non conta il piazzamento, ma solo chi vince. Il secondo posto conta molto poco alla fine. 

La nostra nazionale arriva con qualche difficoltà, tu su chi punteresti?

Non ci sono molti nomi tra cui scegliere, negli ultimi anni tirare fuori i 9 convocati non è assolutamente facile. La squadra con Ballerini, negli anni dove correvo anche io, era molto difficile da fare. Franco era costretto a lasciare fuori molti nomi di spessore. 

Bettiol capitano unico quindi?

La scelta di Bennati di portarlo come capitano (non ancora confermata ma manca solo l’ufficialità, ndr) è giusta. Alberto è un corridore di fondo, molto particolare, ma se riesce a cogliere la giornata giusta è in grado di cogliere il risultato pieno, come ha fatto al Fiandre. 

Al suo fianco chi metteresti?

Trentin, come uomo di esperienza e guida in gara non può mancare, il suo apporto potrebbe diventare fondamentale. Per il resto punterei su una squadra di giovani interessanti: da Bagioli a Battistella e molti altri. Quest’anno non potranno dire la loro ma il mondiale australiano sarà una bella scuola. 

Battistella ha fatto due bei podi alla Vuelta, poi è tornato a casa con la febbre…

E’ un corridore che mi piace molto, è tornato a casa dalla Spagna con un po’ di febbre, spero non abbia compromesso totalmente la condizione. Vive dalle mie parti. Mi piace perché è completo e tiene la distanza. Lo abbiamo visto spesso davanti, anche al campionato italiano vinto da Nizzolo ed è arrivato terzo quest’anno. Lo vediamo spesso davanti in chilometraggi al di sopra dei 250 chilometri, e questo è fondamentale per un corridore. 

Quel chilometraggio è una barriera naturale… 

Sì, per farvi un esempio: io in carriera ho vinto poco, però quel poco l’ho sempre ottenuto sopra i 250 chilometri. Questo vuol dire che le mie prestazioni rimanevano costanti, mentre quelle degli altri calavano. E’ una caratteristica che crea già delle differenze in gruppo. 

Il fatto che l’Italia non sarà protagonista come la vedi, come potrebbe agire?

Arrivare lì e non avere pressione ti dà quel qualcosa in più di tranquillità nel gestire la corsa. Sei più sereno e, banalmente, riesci a dormire senza ansie la notte prima. E’ logico che la nostra nazionale sia una delle più importanti. Storicamente, negli ultimi anni, non avere un corridore di spicco ha sempre un po’ condizionato la gara. Mi aspetto che Bennati faccia vedere la maglia nelle prime file lo stesso, non sarà facile ma ci deve provare.

Evans all’IBF: tra gravel, grandi Giri e il mondiale australiano

10.09.2022
6 min
Salva

Nella confusione del paddock di Misano Marittima dove si sta svolgendo l’Italian Bike Festival, spunta un volto conosciuto: è quello di Cadel Evans. L’ex corridore australiano è nello stand BMC, a testare bici gravel con il sorriso di sempre. Evans ha smesso di correre nel 2015 proprio con il BMC Racing Team ed è rimasto nel panorama del brand svizzero. L’occasione di avere davanti una personaggio del suo calibro è ghiotta e ne approfittiamo.

Cadel Evans in questi giorni si sta divertendo a pedalare con la bici Kaius, soggetto di un nostro recente test
Cadel Evans in questi giorni si sta divertendo a pedalare con la bici Kaius, soggetto di un nostro recente test
Cadel, che cosa stai facendo ora?

Continuo il mio lavoro di brand ambassador, questa all’Italian Bike Festival è una delle prime esperienze che faccio dopo la chiusura dovuta al Covid. Sono contento di ritrovare tante persone che conosco da molti anni, è bello essere qui senza mascherina (dice ridendo, ndr) fare delle prime prove di bici è divertente. Pedalo con vecchie conoscenze (dietro di lui passa proprio Alessandro Ballan, altro ambassador BMC, ndr).

Ti sei votato al gravel ora?

Mi piace moltissimo, da quando ho smesso di correre faccio solo quello. Ho unito la mia passione per il fuori strada e la fisionomia delle bici da corsa.

Ci sarà anche il mondiale ad ottobre…

Sì. Un gran bell’evento, peccato non essermi preparato prima per correre e provare a vincerlo (ci dice con un sorriso malizioso, ndr).

Dal 2023 tornerà la Cadel Evans Great Ocean Road Race, gara del calendario WT (foto sito ufficiale)
Dal 2023 tornerà la Cadel Evans Great Ocean Road Race, gara del calendario WT (foto sito ufficiale)
Come ti trovi qui a Misano?

In 5 minuti sono entrato ed ho trovato 5 o 6 ex corridori professionisti. Anche mentre parcheggiavo la macchina, ho incrociato Bettini che mi ha consigliato un buon parcheggio (ride ancora, ndr). E’ incredibile perché ritrovo gente che conosco da quando correvo in mountain bike da junior, è divertente andare in queste fiere internazionali è trovare ancora le stesse persone. Ho tenuto un bel rapporto per fortuna!

Hai seguito ultimamente le gare?

Sì, seguo ancora molto. Certo, ora sono dalla parte dei tifosi, esco qualche volta con alcuni professionisti che abitano vicino a me. La mia corsa, la “Cadel Evans Great Ocean Road Race” ricomincia a gennaio del 2023 e stiamo lavorando sodo.  

Hai visto il Tour de France?

Certo, è stato molto bello, direi entusiasmante. Si è visto un po’ di tutto: sfortuna, cadute, attacchi, il crollo di Pogacar, che sembrava essere Superman ed invece si è scoperto umano. E’ stato molto bello anche per il movimento del ciclismo. Vingegaard ha corso in maniera molto intelligente, calcolando tutti gli sforzi.

La bellezza dell’ultimo Tour de France non ha lasciato indifferente l’ex corridore australiano, vincitore della Grande Boucle nel 2011
La bellezza dell’ultimo Tour non ha lasciato indifferente l’ex corridore australiano
La Jumbo Visma ha fatto un bel passo in avanti…

Negli anni scorsi ha investito molto ed ora tutto questo ha iniziato a pagare. E’ stato bello anche il momento della stretta di mano dopo la caduta di Pogacar tra lui e Jonas, una scena di ciclismo antico. 

Ed Evenepoel alla Vuelta?

Sta andando fortissimo, è impressionante. Tutti pensavano che che potesse crollare l’ultima settimana, ma per il momento resiste ancora in maniera solida (ieri, tappa 19 la corsa era ancora in mano al belga, ndr). Anche nella tappa dove è arrivato dietro Meintjes, la numero nove, è stato impressionante. Roglic era in crescita, ma non è andato come ci si aspettava, poi ha avuto l’ennesima sfortuna. Non so se va al mondiale, ma con la gamba che ha direi proprio che ci sarà (esclama con un mezzo sorriso, ndr), io lo porterei.

La resistenza di Evenepoel ha sorpreso tutti, anche Evans, il belga arriverà con morale e condizione al mondiale australiano
La resistenza di Evenepoel ha sorpreso anche Evans, il belga arriverà con morale e condizione al mondiale
I mondiali saranno in Australia, a casa tua, bello, no?

Soprattutto per il ciclismo in Australia, visto che per due anni non abbiamo avuto corse internazionali a causa del Covid. Spero che per il ciclismo australiano possa essere un bel modo per ricominciare con continuità e che i corridori possano tornare nel mio Paese. 

Andrai a vederlo?

Sì, sì. Partirò giovedì prossimo e sarò lì la settimana prima della corsa, come testimonial del mondiale. Penso che avrò un ruolo di riferimento per la stampa, vado con gran piacere a vederlo. 

Hindley, australiano anche lui, ha vinto il Giro quest’anno…

Sembrava potesse vincerlo nel 2020, ma poi ha perso il primo posto a favore di Geoghegan Hart. Nel 2021 ha avuto un anno di sfortuna e difficoltà, ma ha sempre lavorato per migliorare e quest’anno ha preso la sua rivincita

Anche la Bora è cresciuta tanto.

Hanno lavorato tanto ed investito altrettanto, adesso hanno cambiato modo di correre, passando da una squadra veloce ad una da salita. Si pensava che potesse ripartire, con convinzione, il movimento australiano, ma poi al Tour Haig e O’Connor hanno avuto qualche difficoltà.

Hai visto il percorso del mondiale?

Sulla carta, ma vorrei fare una ricognizione, è un anno che non vado a pedalare nella zona di Wollongong. Vederlo su una mappa è diverso, le strade in Australia sono larghe, quindi potrebbe uscire una corsa meno nervosa del previsto. Da quel che si legge molte nazionali stanno facendo una squadra vicina agli scalatori. 

Il profilo del mondiale di Wollongong risulta impegnativo, ma la larghezza delle strade potrebbe aiutare a rendere la corsa meno nervosa
La larghezza delle strade potrebbe aiutare a rendere meno nervoso il mondiale di Wollongong
Poi ci sarà Van Aert

Lui è una bel punto di domanda, nel senso della forma. Se sta bene, vince in salita, sugli Champs Elysees, insomma, sembra invincibile. 

Come saranno il pubblico e il clima di questo mondiale?

La voglia degli australiani di vedere questo mondiale è alta. Non abbiamo la tradizione ciclistica europea, ma siamo in grande attesa. Ora da noi si esce dall’inverno, penso che ci sarà un clima abbastanza mite, vedremo, manca sempre meno!