Da Anadia a Monaco, fiutando l’Australia. Bentornata Zanardi

19.08.2022
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Silvia Zanardi s’è cavata fuori dal buco nero in cui s’era cacciata e nell’ultimo mese e mezzo ha raddrizzato la stagione. Il 2022 infatti era partito bene, poi s’era un po’ arenato in qualche insicurezza di troppo. Ma dagli europei U23 di Anadia, la musica è cambiata e con essa sono tornati i sorrisi giusti, le vittorie (una in Ungheria, una al Tour dei Pirenei e due ori ad Anadia in pista) e le giuste prestazioni. Il trionfo nella madison di Monaco insieme a Rachele Barbieri è un’altra delle ciliegine di cui si va arricchendo la torta.

«Da un mesetto e mezzo a questa parte – conferma la piacentina – ho fatto andare le cose come volevo io. Sono entrata in condizione tardi rispetto al programma. Volevo fare bene agli europei su strada, raccogliere di più (Silvia aveva vinto il titolo continentale U23 lo scorso anno a Trento e ad Anadia è stata quarta, ndr), ma alla fine sono uscita fuori lo stesso. Nella madison di Monaco, Barbieri ed io eravamo entrambe riserve, ma per una serie di problemi ci siamo ritrovate a correre, anche se non avevamo mai provato insieme. Villa ha sempre parlato chiaro: prove o no, dobbiamo sempre farci trovare pronte. E così è stato. Io sono in condizione, Rachele è in condizione. Ci siamo dette: proviamo, non abbiamo nulla da perdere…».

I cambi con Rachele Barbieri si sono andati via via affinando: Villa le ha fatte lavorare tanto sulla tecnica
I cambi con Rachele Barbieri si sono andati via via affinando: Villa le ha fatte lavorare tanto sulla tecnica

Trionfo in extremis

Silvia e Rachele hanno mostrato sin da subito di avere ottime gambe, pur subendo inizialmente la superiorità della Francia nei primi due sprint. Poi è stata la Gran Bretagna a guadagnare il giro, con la Polonia che si è unita al tentativo. Erano sempre Italia e Francia a lottare per gli sprint e seppure le francesi abbiano iniziato a perdere brillantezza, la classifica è stata a lungo affar loro. La corsa ha svoltato finalmente a a 10 giri dalla fine. Approfittando dell’attacco della Danimarca, Italia, Francia e Gran Bretagna sono partite in contropiede, con la classifica che le vedeva tutte nello spazio di un punto. La svolta c’è stata quando Rachele Barbieri ha guadagnato pochi metri e Silvia Zanardi ha deciso di insistere. Nello sprint finale, che le azzurre hanno chiuso al secondo posto, sono arrivati i punti per l’oro.

Partenza in sordina, poi un grande recupero?

Siamo partite un po’ sotto tono, un paio di cambi li abbiamo fatti proprio piano. Ma ci eravamo dette di non saltarne mai uno e così siamo arrivate alla fine, senza sapere davvero chi avesse vinto. Guardavamo il tabellone e non c’era mai scritto Italia. Poi Rachele ha guadagnato quel piccolo vantaggio e abbiamo tirato dritto.

A Monaco Silvia aveva già conquistato l’argento nella corsa a punti dietro Kopecky e prima di Berteau
A Monaco Silvia aveva già conquistato l’argento nella corsa a punti dietro Kopecky e prima di Berteau
Una vittoria figlia della capacità di leggere la corsa?

Decisamente, ma di aver vinto l’abbiamo capito dopo un giro e mezzo. Prima guardavamo Villa e non capivamo niente, poi è uscita la classifica sul tabellone ed è cominciata la festa. Ascoltare Marco è stato molto utile per tutta la gara.

Cosa ti diceva?

Ad esempio di prendere le volate in testa, perché la pista di 200 metri rende più difficile farle di rimonta rispetto a una di 250. E io sono una che ama fare le volate da dietro.

Nonostante con Barbieri non aveste mai provato insieme, l’intesa è parsa notevole.

A metà gara siamo riuscite a scambiarci, in modo che fossi io a fare le volate. Rachele è stata bravissima a lasciarmi nei punti giusti e con i cambi giusti. E’ stato utile fidarsi di Villa, ha fatto un quantitativo di madison infinitamente più alto di noi. Le ha viste tutte…

I consigli di Villa da bordo pista sono stati preziosi
I consigli di Villa da bordo pista sono stati preziosi
Clima sereno in azzurro, clima sereno anche in squadra?

Adesso sì. Abbiamo vinto a ripetizione – Vitillo, Basilico ed io – per cui il clima è disteso. Ci sono state discussioni, ma alla fine sono contenta di come lavoriamo. E sono contenta anche degli scambi di vedute con Walter (Zini, team manager della BePink in cui corre Silvia Zanardi, ndr). Lui riesce a darci sempre la valutazione giusta delle nostre prestazioni. Ha il suo modo di fare, spesso viene a dirci le cose a caldo dopo la corsa. A qualcuno dà fastidio, a me sta bene.

Tante ragazze italiane migrano verso il WorldTour, lo farai anche tu?

Anche io voglio fare il salto, questo è certo. Ma al momento è segreto. Non ho un procuratore, di queste cose si parlerà semmai quando e se arriverà un annuncio ufficiale. Non prima.

Che cosa manca a Silvia per essere la Zanardi che vorresti?

Un po’ di convinzione. Prima della madison avevo paura di non essere all’altezza e di conseguenza di penalizzare anche Rachele. Mi sentivo inferiore, invece ero pronta e si è visto. E poi devo fare ancora esperienza, correre ancora, perché le cose si imparano meglio sulla strada.

Zanardi e Barbieri si sono rese conto di aver vinto solo un giro dopo il fine gara
Zanardi e Barbieri si sono rese conto di aver vinto solo un giro dopo il fine gara
Secondo te convinzione e condizione vano di pari passo?

Forse sì. Nei periodi bui, guardi le cose e ti sembrano negative. Ora mi sembra di vederle meglio, con una lucidità diversa.

Cosa prevede ora la stagione?

Ora inizierò una preparazione specifica per il mondiale su strada, ci tengo tanto. Anche perché quest’anno si assegna per la prima volta anche la maglia delle U23. Quindi correrò su strada e poi metterò nel mirino i mondiali su pista. Non è il momento di mollare. Sarà che l’ho raddrizzata da poco, ma questa stagione ha ancora tanto da dire…