«Parliamoci chiaro, Carapaz può vincere il Tour de France». Si apre con il colpo di scena la chiacchierata con Daniele Bennati su Richard Carapaz. I due hanno corso per tre stagioni insieme nel team Movistar. Il “Benna” conosce bene il talento ecuadoriano.
Il sudamericano viaggia spedito verso il Tour. Ha vinto il Giro del 2019, è fresco re dello Svizzera, è salito sul podio della Vuelta l’anno scorso, ha vinto tappe qua e là e sa è essere uomo squadra. Ma noi vogliamo saperne di più di questo ventottenne delle Ande.
“Cattivo” in bici
«Anche se da fuori non sembra – racconta con piacere Bennati – posso garantirvi che in corsa Carapaz ne guarda in faccia ben pochi. Ha la giusta dose di cattiveria agonistica. Si fa rispettare. Quando attacca il numero sulla schiena cambia. Mentre al di fuori dalle corse è un ragazzo super tranquillo, molto educato e rispettoso.
«Una volta eravamo alla Vuelta, c’era il giorno di riposo e alloggiavamo sulla costa Cantabrica. Quel giorno uscimmo insieme per la sgambata… Io e lui da soli. Facemmo un’oretta e mezza, ci fermammo a prendere una Coca Cola e poi passando su un tratto di costa bellissimo a picco sul mare ci fermammo a fare le foto. Lui le faceva a me, io le facevo a lui. Per dire che tipo di ragazzo sia: tranquillo, disponibile e generoso».
Bennati ricorda una delle prime gare che corse proprio con Richard. Erano al Tour de l’Occitaine del 2017 (ex Route du Sud), Silvan Dillier, che giusto ieri ha vinto il titolo nazionale svizzero, era in testa alla generale.
«Dillier – racconta Bennati – aveva preso la maglia con una fuga da lontano. Carapaz era secondo e noi tiravamo per lui. L’ho visto subito molto determinato, forse anche troppo, per quel che riguarda qualche alzata di voce in gruppo, “entrate” dure… Ma ha dimostrato subito il suo talento e il suo carattere battagliero, che poi è quello che fa la differenza tra un campione e un corridore normale. Questa sua determinazione mi impressionò».
Il Giro non è stato una sorpresa
«Io non sono rimasto stupito quando Richard ha vinto il Giro d’Italia. Hai voglia a dire che Nibali e Roglic si sono controllati, ma lui nei giorni successivi ha continuato a guadagnare. In salita dimostrò di essere molto forte. Io quel Giro dovevo farlo, ma ero messo male…
«Lo incontrai all’aeroporto di Madrid. Io andavo in Spagna dopo l’infortunio per farmi vedere. Avevo le vertebre rotte. Lui invece stava venendo in Italia. Mi disse che avrebbe voluto fare bene, che avrebbe voluto vincere delle tappe. Poi invece si è portato a casa la maglia rosa!
«Quando è arrivato in Movistar, i tecnici dicevano che aveva dei valori addirittura migliori rispetto a Quintana. Per me in confronto a Nairo lui è un po’ meno scalatore ma è certamente più completo. Richard è un corridore in grado di partire anche agli ultimi due o tre chilometri. Ricordo quando vinse la tappa sotto la pioggia a Frascati e batté gente tipo Ewan».
E il fatto che sia esplosivo è un grande vantaggio anche per gli uomini di classifica nel ciclismo moderno. Essere veloci nei finali vuol dire accumulare secondi, poter prendere abbuoni. E alla fine tutto conta.
Quali margini?
Ma dove può arrivare Carapaz? L’anno scorso, dopo il passaggio alla Ineos Grenadiers, sembrava destinato ad una vita da gregario, di lusso, ma sempre gregario. Sembrava si fosse adagiato. Adesso invece sembra essere addirittura il capitano dello squadrone inglese per la Grande Boucle.
«Prima – riprende Bennati – ho detto che Richard può vincere un Tour, magari non è quello di quest’anno, potrà essere il prossimo, ma è un qualcosa che comunque è nelle sue corde. Corre in una squadra fortissima e potrà attaccare. Thomas potrà essere più attendista. Ma tanto sarà la strada a dire chi dei due sarà il leader.
«Margini? Sul piano mentale credo che come un po’ tutti sudamericani sia già maturo. Loro a 22 anni spesso hanno già messo su famiglia. Ricordo Bernal, che anche se non è sposato, a 21 anni al suo primo Tour sembrava un trentenne. Sul piano fisico invece non so che margini possa avere Carapaz. In questo ciclismo si è visto che si può sempre migliorare un po’, ma una cosa è certa: lui handicap della cronometro. E morfologicamente più di tanto non potrà fare. Non potrà arrivare ai livelli di Thomas o Roglic. Però, è nella squadra giusta per poter migliorare in questa specialità… E di certo già avrà iniziato a lavorarci su».