Le crono in Italia, tanto lavoro da fare. Ma Velo…

06.07.2022
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La storia con la crono di Matteo Montefiori, come avevamo scritto, era qualcosa su cui riflettere. Ha riportato in auge l’argomento cronometro individuale e movimento italiano. E quale interlocutore migliore di Marco Velo per parlarne?

Velo è il cittì della crono. E’ lui il tecnico responsabile e supervisore di questo settore per conto della Federciclismo. Da Ganna all’ultimo azzurro juniores, ragazzi e ragazze spianati sulla bici da crono passano sotto i suoi occhi.

Prima di passare a Velo però, ricordiamo il caso Montefiori. Il corridore U23 della #inEmiliaRomagna, secondo ai recenti tricolori di specialità, aveva dovuto faticare non poco per avere una bici performante e lo spazio per lavorare in modo specifico su questa disciplina.

Marco Velo ai Giochi del Mediterraneo (foto Federciclismo)
Marco Velo ai Giochi del Mediterraneo (foto Federciclismo)
Marco siamo ancora così? E’ questa la foto del movimento italiano nei confronti della cronometro?

Sapete, soprattutto per quanto riguarda le categorie juniores, uomini e donne, la situazione non è facile in quanto è difficile reperire i materiali adatti. In molti casi fanno fatica ad avere delle bici decenti su strada, figuriamoci a crono. E infatti anche noi della Federazione, soprattutto grazie alla collaborazione con Pinarello, cerchiamo di fornire qualche bici. Qualche bici da dare in gestione almeno a coloro che sono ritenuti atleti d’interesse nazionale e che non hanno una buona bici da crono.

Già è qualcosa…

Purtroppo siamo ancora in questa fase. Nella categoria U23 il problema è minore. A mio avviso si riscontra di più tra gli juniores. E’ una disciplina che costa. Le società hanno sempre meno budget e in generale hanno sempre più difficoltà a reperire materiali. Ci stiamo lavorando. Anche perché la crono è una specialità olimpica.

Secondo te, Marco, è solo una questione economica o anche “culturale”? Tante volte una società non è così felice di lasciare un ragazzo che potenzialmente potrebbe vincergli corse (e circuiti) per farlo lavorare a crono…

No, no, devo dire che io ho notato una buona predisposizione. E l’ho notata proprio nella categoria juniores. Anche nelle crono di avvicinamento la partecipazione è stata buona. Abbiamo avuto dei buoni riscontri sia da parte di ragazzi che ragazze. Non ho sentito nessuno che ha storto il naso. Anzi…

Nelle categorie giovanili spesso i materiali provengono dai team dei pro’ (foto Instagram)
Nelle categorie giovanili spesso i materiali provengono dai team dei pro’ (foto Instagram)
Anzi…

Anche adesso (ieri, ndr) sto andando a prendere le ragazze e i ragazzi per andare ai campionati europei e alcuni si sono fatti prestare la bici o la seconda da bici, per dire l’impegno… Anche le squadre dei professionisti aiutano. Si mettono la mano sul cuore e prestano i loro materiali a questo o quell’atleta. Lo fanno per amicizia o per i buoni rapporti tra i direttori sportivi dei team giovanili e appunto quelli dei pro’.

Questo è bello…

Fa notare l’impegno che ci mettono e ci dice che il ciclismo è una grande famiglia. A me fa piacere vedere una squadra di pro’ che presta bici, ruote e caschi ad uno juniores che non ha la possibilità di averli. Di metterlo in condizione di gareggiare con materiali performanti. Credo sia un bel messaggio. Si dà la possibilità ai ragazzi di lavorare in un certo modo.

Alzando un po’ l’asticella, parlando degli U23 qualcosa di più si fa? Qualche anno fa, Marino Amadori ci disse della volontà di fare dei raduni specifici per la cronometro. Vale ancora tutto ciò?

L’idea c’è. Il problema è che le gare sono tante. I calendari, anche internazionali, sono fitti e non è facile trovare tempo. Già i ragazzi sono fuori tantissimo, mettiamoci anche la pista… Ho avuto un gancio ed abbiamo stretto un accordo con l’autodromo di Monza.

La giornata di ritiro a crono presso l’autodromo di Monza con le donne (foto Federciclismo)
La giornata di ritiro a crono presso l’autodromo di Monza con le donne (foto Federciclismo)
Spiegaci meglio…

Abbiamo già fatto un ritiro di un giorno con le donne e, tempo permettendo, vorrei farne uno con gli under e con gli juniores. Si lavora in sicurezza, con l’autodromo chiuso solo per noi. Una ventina di giorni fa abbiamo fatto questa prima esperienza con Cecchini, Guazzini, Longo Borghini, Arianna Fidanza, Gasparrini. In tante hanno aderito e anzi sono rimaste entusiaste. Sulla chat già mi chiedono di combinare le date per fare una seconda giornata. Spero di riuscire a farla prima del mondiale. Anche per farle allenare in vista della crono mista.

In questo caso come lavorate? Solo sulla parte atletica o anche sul discorso della posizione?

Lavoriamo su tutto. Le ricontrollo sulla posizione, limiamo qualche dettaglio… ma sulle donne elite si parte da un’ottima base, tanto più che molte di loro vengono dalla pista, dall’inseguimento. Il tutto che sia compatibile e condiviso dalle loro squadre. Con gli juniores invece c’è molto di più su cui intervenire. 

Ecco, come vi gestite? Avete con voi anche un meccanico?

Quando facciamo questi ritiri, ci sono io, ci sono i cittì della strada delle rispettive categorie e poi ci sono il meccanico e l’equipe performance della Federazione. L’idea è questa. Siamo appena partiti. Ci stiamo lavorando, ci dobbiamo lavorare. Anche se, come ho detto, non è facile visti i calendari tanto fitti.

Lorenzo Milesi ha sempre fatto la crono, anche da juniores. Attitudine che lo sta aiutando non poco al Development Team Dsm
Lorenzo Milesi ha sempre fatto la crono, anche da juniores. Attitudine che lo sta aiutando non poco al Development Team Dsm
Hai parlato di “atleti d’interesse nazionale”, parliamo quindi già di una “elite selezionata”: come si fa invece per allargare la base?

Quando parlo d’interesse nazionale è perché comunque sono già andato a vedere delle gare, ho già parlato con i rispettivi tecnici di categoria su strada e cerco di estrarre una rosa di ragazzi e ragazze. Ovviamente non ne posso convocare quaranta, ma neanche porto solo quei due che mi faranno i mondiali. Ce ne sarà qualcuno in più. 

Organizzare più gare a crono ha senso per allargare la base?

Sì, ha senso. Più gare ci sono a crono e più i ragazzi s’impegnano (e s’interessano) a questa disciplina, che serve per la loro crescita e per la loro carriera. Andare forte a crono significa migliorare su strada e abbiamo visto che i grandi e i piccoli Giri spesso si vincono a crono.

Chiaramente fare più gare ha senso. Te lo abbiamo chiesto ripensando al discorso dei materiali, perché come hai giustamente detto tu, non sempre sono a disposizione. E allora ci si chiede quanto senso abbia, appunto, fare magari una crono con una bici da strada…

L’osservazione ci sta. Ma organizzare gare contro il tempo resta comunque importante perché crea un effetto volano. Invoglia i ragazzi, i direttori sportivi e le squadre ad attrezzarsi, ad investire attenzioni sulla crono.