EDITORIALE / Caso Gazprom, sarebbe servito vero coraggio

13.06.2022
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Siamo tutti commissari tecnici, quindi siamo anche tutti sindacalisti. Pertanto, in questo giocare a saper fare tutto, può capitare di scambiare telefonate con dei team manager sul tema dei corridori della Gazprom, rendendosi conto di quanto la vicenda non interessi a nessuno. O di quanto non ci sia in giro nessuno che sia stato finora capace di metterci mano.

Il caso Conci

Avremmo dovuto capirlo in realtà seguendo la vicenda di Nicola Conci. Dopo tanto bel lavorare d’inverno e aver finalmente risolto con intervento il problema dell’arteria femorale, Nicola avrebbe voluto fare un grande Giro d’Italia. E per questo, fermata la squadra russa, Fondriest era riuscito a piazzarlo con la Alpecin-Fenix, che lo avrebbe portato in Italia proprio per questo. L’UCI ha ricevuto la richiesta ai primi di aprile, in tempi ragionevoli. Ma come per ogni cosa riferita a questa spiacevole vicenda, s’è presa il suo tempo per decidere, infischiandosene dell’esigenza dell’atleta. Così Conci non ha corso il Giro e adesso finirà la stagione con la Alpecin Development Team, debuttando mercoledì prossimo al Giro di Slovenia, in attesa del 2023 in prima squadra.

Conci sarebbe stato uno dei punti di forza della Gazprom. E’ appena approdato alla Alpecin-Fenix Development
Conci sarebbe stato uno dei punti di forza della Gazprom. E’ appena approdato alla Alpecin-Fenix Development

Aiuti di Stato

I procuratori sono tutti al lavoro per sistemare questi ragazzi, che hanno tirato fuori una grinta mai mostrata prima, dimostrando come la rabbia sia più potente di ogni test e ogni legge dell’allenamento. Ma cosa succede?

Succede che le squadre sono a posto e hanno il budget tutto assegnato. Sarebbero ben liete di far correre ragazzi rimasti a piedi e per giunta vincenti, ma come succede quando c’è da gestire il fallimento di un’azienda, avrebbero bisogno di un intervento che coinvolga l’Istituzione e la componente sindacale. E visto che l’UCI fa orecchie da mercante, avrebbero bisogno di un sindacato veramente capace, che vada oltre la consegna di un braccialetto azzurro.

Il presidente Lappartient resta con la bocca rigorosamente chiusa: di Gazprom non parla
Il presidente Lappartient resta con la bocca rigorosamente chiusa: di Gazprom non parla

Casi disperati

Siamo tutti commissari tecnici, quindi siamo anche tutti sindacalisti. E ci chiediamo in che modo il mondo del ciclismo potrebbe venire incontro alle squadre che intendessero investire su questi corridori. Ci sarebbe la fideiussione della Gazprom: si è fatta pressione sull’UCI perché renda quei soldi disponibili al pagamento degli ingaggi dei corridori, lasciando le spese vive alle nuove squadre? I soldi dei premi che vengono gestiti dal sindacato non potrebbero costituire copertura finanziaria per simili operazioni?

L’indice della disperazione sta nelle proposte che in questi giorni stanno arrivando ai cellulari dei team manager, con corridori disposti a correre gratis, quindi a restituire i soldi percepiti alla firma dell’eventuale contratto. Qualcuno ha già rifiutato, ma in tutta onestà verrebbe da sperare che qualcuno accetti per vederli nuovamente in gruppo.

Sono 4 i corridori italiani ancora in cerca di squadra: Malucelli (nella foto), Scaroni, Carboni e Canola
Sono 4 i corridori italiani ancora in cerca di squadra: Malucelli (nella foto), Scaroni, Carboni e Canola

Una situazione inedita

Perché alla fine gli unici a rimetterci sono loro, i corridori. Non l’UCI. Non le squadre. Non i rappresentanti del CPA e dell’ACCPI. Che sono stati anche sfortunati, perché finora si era trattato di gestire uno sciopero per troppa pioggia e stabilire quando sia troppo caldo o troppo freddo per correre. Ma adesso che ci sono in ballo i destini di uomini e delle loro famiglie, la voglia di andare d’accordo con tutti senza arrivare a rottura suona davvero stonata. Il rispetto si guadagna anche alzando la voce e combattendo quando è necessario. Il fatto che l’UCI non si senta in dovere di accoglierli, dimostra che il rispetto non c’è o che non è stato guadagnato.

In che misura il braccialetto azzurro con scritto “WHY?” è stato un elemento di pressione?
In che misura il braccialetto azzurro con scritto “WHY?” è stato un elemento di pressione?

Una partita da giocare

I braccialetti, la voglia di ribadire che non si cerchi lo scontro, il non essersi incatenati ai cancelli del centro UCI di Aigle, il non aver voluto incidere minimamente sull’andamento di una gara sono un atteggiamento da opposizione di facciata che lascia il tempo che trova. Forse eredità di quel passato, in cui i corridori avevano paura di metterci la faccia perché esposti al rischio di varie forme di ricatto. Chissà se davvero a Pantani fecero pagare le sue posizioni contro il sistema dei controlli selvaggi, prima al Tour del 1998 (foto Reuters di apertura) e poi al Giro 1999, quando si espose anche a vantaggio di altri corridori e di colpo una mano oscura intervenne per fermarlo.

Ma se nessuno ha cose da nascondere, perché non giocarsi la partita e accettare la lotta, cercando di vincerla? Verrebbe quasi da pensare che ci siano altri interessi da difendere o competenze inadeguate e che nel nome di questi si sia scelto di non scegliere. Il tempo passerà, qualcuno come Zakarin sceglierà il ritiro, altri si sistemeranno. E dal prossimo anno potremo ricominciare facendo finta che non sia successo niente.

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16.03.2022
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Adesso che la salita si sta facendo troppo dura, Renat Khamidulin, team manager della Gazprom-RusVelo, la squadra che non esiste, fa una riflessione che suona come un giustificato e comprensibile grido d’aiuto.

«Quello che voglio dire – esclama – è che siamo una struttura organizzata come una squadra WorldTour. Siamo in Italia. E se l’Italia vuole una squadra WorldTour, questa è un’opportunità. La struttura c’è già. Per costruire una squadra, oltre all’investimento, servono le persone giuste nei ruoli chiave. Per la mia esperienza, in ogni squadra ci sono persone che non trovi sul mercato. I responsabili del magazzino o della logistica, per esempio. Li abbiamo e sono bravissimi. Sono cresciuti con noi. In Italia non ci sono squadre organizzate così».

Fra i corridori che alla Gazprom in cerca di rilancio, c’era anche Nicola Conci
Fra i corridori che alla Gazprom in cerca di rilancio, c’era anche Nicola Conci

Porte chiuse all’UCI

L’UCI li ha ricevuti e non ha ascoltato né valutato la proposta che la Gazprom-RusVelo aveva messo sul tappeto. Togliere tutti i marchi, inventarsi una maglia bianca portatrice di un messaggio di pace. E salvare la stagione di 21 corridori e dello staff degno appunto di una squadra WorldTour. Pensiamo alle parole di Canola e Conci, quelle di Scaroni e Rivera, Malucelli e Fedeli. Di tutto questo non v’è più traccia.

«Non hanno nemmeno valutato – racconta ancora Renat – in compenso ci hanno spiegato nei dettagli che cosa dovremmo fare per essere riammessi. Dalle cose importanti, come trovare un nuovo main sponsor, a quelle che trovo ridicole. Come il mio indirizzo email: non va bene che abbia il dominio rusvelo.com».

Nei giorni scorsi è venuto fuori che anche la vostra fideiussione bancaria non sia più valida.

Non va bene niente di quello che avevamo prima. La garanzia bancaria è là e copre tutto, ma non si può usare. Secondo loro dovremmo cambiare tutto. Ormai si sa in giro che la squadra ha questi problemi, anche se noi non abbiamo ritenuto di comunicare niente. Dobbiamo risolvere il nodo del main sponsor, anche perché qualche corridore ha già avuto dei contatti. Stiamo cercando di contattare persone interessate, ma non è facile.

I soldi di Gazprom, anche senza marchi sopra, non sono più buoni?

No, non si possono usare. Perciò entro questo mese, si deve arrivare a qualcosa. Per il bene dei corridori, chi avesse ricevuto delle offerte dovrà essere lasciato libero. Non voglio bloccare la loro carriera, questa è la mia regola di vita.

Marco Canola, qui all’Oman, aveva in mente una grande stagione
Marco Canola, qui all’Oman, aveva in mente una grande stagione
Pare che gli italiani correranno con la maglia azzurra le corse italiane.

Lo so. Faranno la Per Sempre Alfredo (Conci e Canola, ndr) e anche la Coppi e Bartali. Ma parliamoci chiaro, per loro è un lavoro, non corrono in bici solo perché gli piace. Devono guadagnare.

Li state pagando o lo stop prevede anche la sospensione degli stipendi?

Li stiamo pagando tutti. Non abbiamo debiti con nessuno, ma non so quanto potrebbe durare. Per l’UCI non siamo più una squadra e stando così le cose, non ci sono più i requisiti per cui Gazprom Germania vada avanti con la sponsorizzazione. Sul contratto c’è scritto che sponsorizzano una squadra UCI, noi non esistiamo più.

E quindi adesso?

Devo cercare qualcuno che ci dia i soldi per finire l’anno e non è facile. Ho attivato tutti i contatti. Conosco tante persone, anche alcuni proprietari di grandi aziende. Ma le compagnie hanno le loro strategie e pianificazioni, si muovono per interesse. I soldi per quest’anno sono stati stanziati nel 2021 e poi c’è da capire se il ciclismo faccia parte delle loro strategie. Se non è così, è difficile che entrino a stagione in corso.

C’era un grande progetto. C’era l’ipotesi WorldTour…

Siamo partiti da squadra di dilettanti fino ad avere 4 inviti in corse a tappe WorldTour di una settimana e altre gare in linea fino a 40 giorni di gara WorldTour, senza fare un grande Giro. E’ tutto qua. Basta venire a parlare…

Nella tarda primavera del 1993, la Eldor-Viner scoprì di non avere più i mezzi per proseguire. Il Giro d’Italia sarebbe partito dall’Isola d’Elba e l’intervento in extremis della Mapei salvò la squadra, che partecipò al Giro e ottenne anche l’invito per la Vuelta, dando l’inizio a una storia ventennale. Il dottor Squinzi mise in atto un vero miracolo e realizzò un capolavoro. Chissà se qualcuno, alle prese con una nuova squadra, starà valutando l’occasione…

Valenciana, si parte. In gruppo scalpita Conci

02.02.2022
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Ci sarà da riabituarsi alla bella fatica della gara, con un orecchio alla solita gamba che ha smesso di addormentarsi provocando dolore. Come quando ti svegli dopo giorni di mal di testa e ricominci a fare le solite cose mentre inconsciamente cerchi la spia di quel fastidio, in attesa che la mente lo rimuova. Da stamattina Nicola Conci torna in gruppo alla Volta a la Comunitat Valenciana, corsa di cinque tappe: per lui la prima dal campionato italiano del 20 giugno.

«Voglio ripartire – diceva ieri mattina dal pullman che lo portava in hotel – è talmente tanto tempo… E anche prima dell’italiano non è che l’anno scorso avessi fatto chissà quante corse. Per questo ho ricominciato presto ad allenarmi. Ad agosto mi sono operato. Poi fermo per due mesi e alla fine a ottobre ho ripreso direttamente. E’ stato un lungo inverno. Abbiamo fatto due ritiri in Spagna e per fortuna anche a casa il tempo è stato buono…».

Parte oggi da Les Alqueries la Volta a la Comunitat Valenciana, corsa di 5 tappe (fotoo VCV)
Parte oggi da Les Alqueries la Volta a la Comunitat Valenciana, corsa di 5 tappe (fotoo VCV)

Ce lo siamo già detti. Con 19 vittorie il secondo anno da allievo, sei da junior al primo e sette al secondo, nel ciclismo degli ultimi tempi Conci sarebbe stato tentato di passare professionista da subito. Invece scelse di fare due anni alla Zalf Fior e poi è passato alla Trek-Segafredo. Oggi, con 25 anni appena compiuti e dopo varie vicissitudini fisiche fra cui l’intervento per dicostruire l’arteria iliaca, debutta con la maglia della Gazprom-RusVelo.

Un lungo inverno in cerca della condizione e anche la conferma che sia tutto a posto?

Il punto di domanda lo porterò con me ancora per un po’. Quando ho fatto l’operazione, hanno detto che sarebbero serviti due mesi di stop assoluto e che poi per tornare alla piena efficienza, ne sarebbero passati da 6 a 9. Devo dire però che finora non ho fatto fatica a sostenere i carichi della preparazione. E negli ultimi tempi ho iniziato a sentire la voglia di correre. Andare in bicicletta è bello, ma faccio questo lavoro soprattutto perché mi piace correre.

Ci eravamo lasciati con l’incertezza di come sarebbe andata sotto sforzo.

Per ora bene. Dopo l’operazione ho fatto anche un grosso lavoro di osteopatia, perché l’intervento non è stato facile e c’era da mettere tutto in asse. L’ho fatto per tutto l’inverno e ora il solo fastidio che sento a tratti è nella zona del gluteo, però sono dolori muscolari e non quell’indolenzimento da cui solitamente iniziava tutto.

Lavoro di osteopatia e anche palestra?

Per tre volte alla settimana, avendo anche cambiato preparatore. La squadra viene seguita da Maurizio Mazzoleni e da Marco Benfatto che sta facendo esperienza. E la palestra è stata uno dei passaggi fondamentali, con le mie tabelle e così tanta voglia di ripartire e fare bene, che mi sono divertito anche a fare tutti quei lavori.

La sua ultima corsa risale al 20 giugno, giorno del campionato italiano di Colbrelli
La sua ultima corsa risale al 20 giugno, giorno del campionato italiano di Colbrelli
Nel frattempo come è andato l’ambientamento alla Gazprom?

Si è formato un bel gruppo. All’inizio c’erano gli italiani e i russi, ben divisi come è normale, anche fosse solo per il problema della lingua. Dopo due ritiri però c’è una bella amalgama.

Si parte domani (oggi per chi legge) per fare cosa?

Per fare risultato. Sicuramente è l’obiettivo della squadra e anche mio, è tempo di trovare la soddisfazione personale. Ma in questa prima fase mi basterebbe riuscire a dare il massimo per superare i miei limiti senza essere fermato da fastidi esterni.

Che cosa ha comportato cambiare preparatore?

Tornare a uno schema di lavoro più classico. Con Alberati era tutto più particolare, facevamo tanti lavori specifici. Ora ho ripreso a fare spesso la doppia fila, tanto medio in salita e lavori piramidali. Non ho sofferto e adesso voglio di più.

Da Trek a Look: problemi a trovare la posizione?

Ho avuto la bici nuova a dicembre e per non avere problemi ho dato una doppia occhiata alla posizione. Prima con i biomeccanici della squadra e poi con Vedovati con cui lavoro da tempo. Lui è molto preciso e mi fido.

Debutto alla Valenciana e poi?

E poi due settimane abbondanti sul Teide, scendendo per la Tirreno-Adriatico e il Catalunya. Sarà una bella stagione.

Tirreno vuol dire Carpegna: pronto per lasciare il segno?

Eh, il Carpegna fino al Cippo è duro. Ma certo…

Un sorriso affiora, sottile come il dubbio di essere all’altezza. Questo ragazzo è davvero forte, se tutto in quella gamba funzionerà come deve, presto anche i sogni più coraggiosi potrebbero prendere forma. Adesso la Valenciana, teniamo le dita incrociate…

Gazprom-Rusvelo, rivoluzione in corso. Il capo ci spiega

19.11.2021
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Aria nuova alla Gazprom-Rusvelo, fra nuovi arrivi di corridori, tecnici e manager. A capo della struttura resta Renat Khamidulin, ma il rimescolamento di cui ora vi diremo fa sì che la professional russa di base nel bresciano abbia puntato su un netto rinnovamento. La prima battuta del “capo” arriva quando gli chiediamo se sia un po’ in vacanza oppure al lavoro.

«Quali vacanze…», dice. «Con tutte queste cose da fare, fai prima a morire che ad andare in vacanza!!».

Arriva Sedun

La sensazione è davvero quella del cantiere aperto e Renat è la persona giusta per guidarci all’interno della… rivoluzione.

«E’ cambiato tanto – conferma – a partire dai nuovi materiali che stiamo definendo in questi giorni e presto annunceremo. C’è l’arrivo di Sedun dall’Astana. Ci sarà Benfatto come nuovo preparatore atletico. Dall’Astana arriva anche il dottor Andrea Andreazzoli. E poi ci sono nove corridori nuovi in rappresentanza di sei Nazioni, fra Italia, Russia, Costarica, Russia, Norvegia e Repubblica Ceca».

Sedun sarà a capo della gestione sportiva della Gazprom-Rusvelo, collaborando con ds, preparatore e medico
Sedun sarà a capo della gestione sportiva della Gazprom-Rusvelo, collaborando con ds, preparatore e medico
Cosa porterà Sedun di nuovo dall’Astana?

Dimitri ha impostato la nuova programmazione, proprio collaborando con le figure chiave che compongono la squadra. Come appunto i corridori, il dottore, il preparatore e il direttore sportivo. Gli abbiamo dato tutti i poteri e stiamo già notando grandi cambiamenti. A qualcuno inizialmente tutto ciò potrebbe non piacere, ma si tratta di abituarsi.

Abituarsi a cosa?

A stare un po’ meno comodi. Dalla comfort zone non vengono fuori grandi risultati. Per rendere di più, bisogna mettersi in gioco.

E quale sarà il tuo ruolo?

Non seguirò più la parte sportiva né l’impostazione del calendario, ma dirò a quali corse è importante andare per fare bene e dove non dobbiamo andare. Devo seguire la parte amministrativa, i rapporti con gli sponsor e cose di questo tipo.

Fra i nove corridori nuovi c’è Conci.

Non mancano talenti che da giovani hanno dimostrato di valere tanto e poi hanno avuto un inserimento difficile nel professionismo. Conci è giovane, ma ha già una grande esperienza nel WorldTour accanto a Mollema. Ha risolto i suoi problemini e sono certo che farà il salto di qualità. Un altro da seguire è Alessandro Fedeli, che ha solo 25 anni e da U23 ha fatto vedere grandi cose. Non ha dimostrato molto, ma sono curioso perché ha un grande motore.

Per Fedeli poca attività con la Delko. Per fortuna ci ha pensato la nazionale. Ora alla Gazprom
Per Fedeli e la sua Look poca attività con la Delko. Per fortuna ci ha pensato la nazionale
Chi altri?

Un ragazzo che ha qualcosa di straordinario nel suo fisico: Andrea Piccolo. Può andare bene nelle gare di un giorno e nelle gare a tappe. Un ragazzo che lavora sul serio e ha capito di avere davanti una chance da cogliere, perché poi potrebbero non essercene altre.

Nel 2021 avete fatto un bel calendario.

Sicuramente. Abbiamo corso la Liegi, la Freccia Vallone. Per la prima volta il Catalunya e l’Amstel. Il Giro di Polonia. E’ mancato il Giro. Potrei dire che meritiamo di essere alla partenza, per l’organico e il livello. Abbiamo sette italiani e corridori che hanno vinto tappe al Giro, da Canola a Zakarin. Per certe scelte, non credo serva fare il conto delle vittorie, ma bisognerebbe analizzarne la qualità. Credo che anche quest’anno meriteremmo di esserci, anche se la scelta spetta agli organizzatori. Noi manderemo la nostra richiesta.

Lo scorso anno dicesti che Zakarin e Kreuziger sarebbero stati il riferimento per i giovani: ha funzionato?

Roman (Kreuziger, ndr) ha funzionato alla grande. Ha deciso di smettere a metà stagione per problemi fisici, ma è stato bravo a rimettersi in sesto e finirla. Quando c’era lui alla partenza, la squadra cambiava faccia, perché quel ragazzo ha un’esperienza fuori dal comune. Sono certo che sarà un ottimo direttore sportivo.

Il primo ritiro in vista della nuova stagione si è svolto a Rezzato, vicino Brescia (foto Gazprom-Rusvelo)
Il primo ritiro in vista della nuova stagione si è svolto a Rezzato (foto Gazprom-Rusvelo)
E Zakarin?

Ha avuto tante cadute e lo abbiamo fermato prima del tempo (dopo il Polonia, ndr), perché si resettasse e tornasse a fare le cose che ha sempre saputo fare. Il motore non l’ha perso e anche la testa è quella di chi ha ancora fame. E’ già tirato, pronto per cominciare.

Prossimo step?

Abbiamo finito quattro giorni fa un ritiro sul Garda per motivi organizzativi e qualche lavoro sulla posizione in sella. Il lavoro serio inizierà dal 4 dicembre a Calpe. Lì confido che si inizierà a vedere qualcosa di bello.

Il segreto di Conci e la nuova vita alla Gazprom

09.11.2021
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Nicola Conci ha 24 anni ed è professionista da quando ne aveva venti. Il trentino fra i grandi c’è arrivato con lo zaino pieno di aspettative, perciò non stentiamo a credere che a un certo punto qualcuno possa aver detto: «Sì, vabbè, ma allora?». In effetti, limitandosi agli ordini di arrivo, ci sarebbe tutto per dire che le promesse siano cadute nel vuoto. Neanche una vittoria. Miglior risultato il sesto posto alla Coppa Sabatini del 2020 e il quinto in generale nella Coppi e Bartali dello stesso anno. Qualche fuga, una bella Sanremo lo scorso anno e poco più…

Nicola del resto non ha mai detto nulla, perciò un po’ tutti, senza sapere e a vario titolo, hanno parlato di fatica nel reggere la concentrazione e di scarsa determinazione. E lui zitto, assecondando le domande di chi cercava una spiegazione. Quando finalmente al suo posto parlò un amico comune, ugualmente Conci chiese di non scrivere nulla. Finché alla Coppa d’Oro di metà settembre ci raccontò tutto, pregandoci però di non dirlo: quando ci sono di mezzo salute e privacy, non hai grosse alternative. Ora però che il contratto con la Gazprom è stato firmato e che finalmente il trentino ha ripreso ad allenarsi, la vera storia delle sue difficoltà si può raccontare. E chi si era chiesto dove fosse finito, magari avrà la sua risposta.

Nei primi anni Conci ha continuato a crescere, poi il progresso si è fermato per motivi clinici ora (si spera) risolti
Nei primi anni Conci ha continuato a crescere, poi il progresso si è fermato per motivi clinici ora (si spera) risolti

La prima fitta

La prima fitta la sentì nel 2018, al primo anno da professionista, ma pensò che fosse semplice mal di gambe. Così non era e le cose andarono peggiorando. La posizione sulla bici da crono divenne presto insopportabile e anche durante quella bella tappa col passo Manghen al Giro del 2019, quando passò in fuga davanti casa sulla strada verso Monte Avena in cui avrebbe lavorato per Ciccone, il dolore di colpo tornò a farsi sentire. Succedeva ogni volta in cui c’era da spingere a fondo.

«Ho impiegato più di un anno per decidermi a operarmi – racconta – perché tutto sommato nei primi due da pro’ pian pianino venivo migliorando. Forse stando bene sarei cresciuto più rapidamente e magari mi ha fregato il Covid, perché se nel 2000 si fosse corso normalmente, mi sarei deciso a farlo prima. Invece quest’anno il dolore si è accentuato e ho dovuto operarmi a metà stagione. Mi dispiace, perché se fossi stato bene avrei potuto puntare a un bel finale. E devo ringraziare la Trek-Segafredo, che avrebbe potuto chiedermi di non farlo, invece mi ha lasciato libertà».

Un’arteria ostruita

L’intervento ricorda quello di Aru per risolvere l’ostruzione dell’arteria iliaca, ma per operarsi Nicola è andato da un luminare olandese. Non è più stato possibile rimandarlo a causa di dolori lancinanti per i quali spesso Nicola ha dovuto rialzarsi o smettere di pedalare. Solo che lui, invece di spiegarlo, se lo è tenuto dentro. Al punto che gli stessi allenatori della Trek, preso atto della problematica, si sono spiegati come mai il suo rendimento non crescesse come si aspettavano. Forse anche per questo la squadra, pur avendogli comunicato che non avrebbe rinnovato il contratto, gli ha concesso di operarsi senza battere ciglio, perché potesse riprendere al meglio nella stagione successiva.

«L’intervento c’è stato ai primi di agosto – spiega – e in tutto sono stato fermo per due mesi, fra degenza e riabilitazione. Ma è andato bene e ora mi sento bello motivato. Posso spingere. Non sto facendo chissà quali sforzi perché siamo a novembre e non avrebbe senso fare grandi lavori. Perché non l’ho detto? Perché non mi piace raccontare le mie cose personali e perché così mi ha consigliato Maurizio (Fondriest, da sempre suo consigliere, ndr)».

La vittoria di San Vendemiano è stata una delle due perle della carriera da U23 di Conci dopo 13 vittorie da junior
La vittoria di San Vendemiano è stata una delle due perle della carriera da U23 dopo 13 vittorie da junior
Quando adesso pedali ti viene mai il pensiero che il dolore possa tornare?

La paura è costante, credo sia un pensiero che non mi toglierò mai. Anche se andrò forte, so che in alcuni casi il problema è tornato. Per cui a fine stagione dovrò fare altre visite. Il tarlo da qualche parte c’è ancora…

Intanto però hai cambiato squadra, anche se i tuoi preparatori di prima hanno capito il perché del rendimento incostante…

Ho scelto di ricominciare da un’altra parte perché era giusto così. La Gazprom è una squadra solida, è arrivato Sedun a fare il responsabile per la performance e i materiali e l’esperienza fatta con l’Astana è molto importante. Mi aveva cercato anche la Eolo-Kometa, fa piacere che qualcuno abbia continuato a credere in me. Di solito a questo punto il commento è che con Eolo avrei fatto il Giro, mentre con Gazprom non si sa. Ed è anche il momento in cui rispondo che in questa fase della mia carriera sono in cerca di altro.

Che cosa adesso vuole Nicola Conci?

Senza dubbio voglio ritrovare sensazioni e prestazioni. Se devo staccarmi, voglio che sia perché non ce la faccio più, non perché la gamba mi impedisce di spingere. Penso che se le cose vanno come devono, il mio posto può essere nuovamente davanti, vicino a quelli che si giocano le corse. Devo dimostrare a me stesso che sto bene.

La crono e la sua posizione estrema sono stati per tutto il tempo grande fonte di dolore
La crono e la sua posizione estrema sono stati per tutto il tempo grande fonte di dolore
Primo ritiro in vista?

Il primo sarà a breve a Lonato del Garda per gestire le problematiche tecniche. Poi invece a dicembre andremo per 18 giorni a Calpe. E io nel frattempo vado in palestra ed esco in mountain bike, perché quassù in Trentino in questi giorni è davvero freddo. A Bergamo, dove vivo con la mia ragazza Alessia (anche lei di Pergine, ma trasferita in Lombardia per lavoro, ndr), ci sono almeno 5 gradi di più. Stamattina c’erano 6-7 gradi e a questo punto se non altro non vedo l’ora che nevichi per andare a farmi una sciata con le pelli sotto.

Hai mai pensato che non ci sarebbe stato un lieto fine?

Ci sono stati tanti momenti. Quando sei abituato a vederti in una certa posizione, ti assalgono i pensieri negativi che per fortuna sono passati. Adesso la testa è tutta sul nuovo inizio. Quest’anno mi sono fermato presto, l’ultima corsa è stato il campionato italiano a giugno. Ho ripreso da qualche settimana. Ho una gran voglia di spingere e di stare bene.

Casagranda, il punto sulla Coppa. E Conci cosa dice?

12.09.2021
3 min
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Stefano Casagranda è l’anima della Coppa d’Oro. Così, digerita a fatica l’impossibilità di organizzarla lo scorso anno e nonostante un momento personale non troppo semplice, quest’anno si è buttato nella mischia con la forza di un leone e con il supporto portentoso del Veloce Club Borgo. Sotto lo sguardo un po’ ammirato e un po’ preoccupato di sua moglie Caterina Giurato, che non si tira indietro e fa alacremente la sua parte.

Alla partenza stamattina si respirava la solita aria di festa, con la concomitanza degli europei di Trento che non sembrava aver inciso troppo sull’entusiasmo degli allievi e delle loro società. Fra gli ospiti, oltre a Ivan Basso e Gianni Bugno (entrambi vincitori della corsa), si sono visti il presidente Dagnoni e il suo predecessore Di Rocco che ieri, nella conferenza stampa dell’Uci, ha ringraziato e fatto capire che ogni occasione sarà per lui motivo di saluto agli amici con cui tanto ha lavorato. Casagranda nel mezzo ha fatto in modo che tutto girasse a dovere.

Che vuol dire aver rifatto la Coppa d’oro dopo un anno di stopP?

Sicuramente è stato emozionante vedere questa gente che torna a Borgo per una festa del ciclismo.

Il numero sul casco resta per i ragazzi un grande souvenir
Il numero sul casco resta per i ragazzi un grande souvenir
Perché non s’è potuta fare la classica sfilata nel centro?

Ci sono ancora restrizione Covid. Noi ci siamo presi la responsabilità di far partire comunque tutti i ciclisti, probabilmente qualcun altro viene pagato per prendersi delle responsabilità e fa altro per non prenderle. Lo dico con un po’ di polemica, ma è così purtroppo.

Come ha reagito Borgo al ritorno?

Penso che tutti i paesani, almeno quelli storici, sono contenti di avere qui una settimana di festa. Mi ricordo che una volta, quando c’erano più di denari, si partiva il martedì con i concerti in piazza e la solita lunga festa. Noi siamo riusciti a illuminare il castello e illuminare le piazze per tutta la giornata di ieri. E oggi abbiamo fatto il resto con i colori delle maglie dei ciclisti.

Casagranda con Ivan Basso, nelle fasi prima del via
Casagranda con Ivan Basso, nelle fasi prima del via
Si torna alla normalità? 

Anche se oggi vedo ancora qualche mascherina, mi auguro che l’anno prossimo sia tutto come un tempo.

Quanti corridori avete avuto? 

Oggi c’erano 398 iscritti per circa 360 partenti. Ieri fra tutte le categorie ne abbiamo avuti quasi 850 e 1.000 giovanissimi.

Come si mette in strada una corsa con 360 corridori?

Abbiamo 300 persone su tutti i bivi, abbiamo veramente coperto tutto. Abbiamo 16 motostaffette, siamo veramente coperti. Io penso che sia più facile organizzare la Coppa d’Oro che una corsa con 100 corridori cui nessuno tiene. Insomma qui ci sono tanti volontari che ci chiamano. Abbiamo una grande tradizione, è ovvio che partire da zero sarebbe difficile.

Conci si confida: «Mi serve più cattiveria agonistica»

28.04.2021
4 min
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Uno dei pochi italiani presenti nelle Ardenne è Nicola Conci. Il trentino della Trek-Segafredo è stato uno dei quattro “azzurri” impegnati nel trittico Amstel, Freccia e Liegi. Gli altri tre sono stati, Simone Velasco, Cesare Benedetti e Lorenzo Rota. Un trittico vissuto in appoggio ai suoi capitani.

Al via in piazza Saint Lambert a Liegi, Nicola è concentrato ma altrettanto disponibile.

Conci al via della Liegi. In tutto il trittico delle Ardenne ha lavorato per Mollema
Conci al via della Liegi. In tutto il trittico delle Ardenne ha lavorato per Mollema

Il valsuganese è uno dei gioielli provenienti dalla Zalf-Euromobil, ma nelle ultime due stagioni ha brillato un po’ meno di quel che ci si poteva aspettare. A fronte di un “motore” di quelli grandi. E’ anche vero, lo ripetiamo, che si è messo al servizio dei suoi capitani.

Nicola, ti abbiamo visto spesso davanti per aiutare i capitani. Hai fatto una Freccia Vallone prendendo molto vento in faccia…

Eh sì, abbiamo lavorato per Bauke Mollema sia all’Amstel dov’è stato sfortunato per una foratura nel finale, sia il mercoledì alla Freccia e lo stesso alla Liegi. Bauke è un corridore importante, ha dimostrato di fare belle cose. E dobbiamo, devo, essere in grado di cogliere questi momenti e stare vicino ai leader.

Ma parliamo di te. Sarai al Giro? Come sei messo?

No, quest’anno il Giro probabilmente non lo faccio. Ho svolto un programma di avvicinamento non ideale in quanto ho fatto diverse corse senza mai andare in altura tra una gara e l’altra. Al giorno d’oggi fare un grande Giro senza altura non dico sia impossibile, ma di sicuro non è l’ideale. Sono riserva, non si sa mai, ma per ora non è in programma.

Domanda “ovvia”: ti dispiace non esserci o meglio ripartire da altro? Il Giro era il tuo desiderio…

Per un italiano fare il Giro d’Italia è sempre un qualcosa di speciale. Quest’anno poi c’erano anche delle belle tappe in Trentino vicino casa mia. Però dai, spero che la mia carriera mi permetta di avere ancora occasioni così e che la corsa rosa passi dalle mie parti!

Conci ha corso al giro dei Paesi Baschi, eccolo nella crono d’apertura
Conci ha corso al giro dei Paesi Baschi, eccolo nella crono d’apertura
Parli di carriera: adesso quali sono stimoli ed obiettivi per il prosieguo, sia della stagione che della carriera?

Sicuramente mi sono sentito in crescita da quando sono passato professionista. Il primo e il secondo anno magari non avevo le capacità per fare risultato, mentre l’anno scorso è stato un po’ particolare con il Covid. Adesso mi sento cresciuto e tante volte mi rendo conto di essere lì e magari potrei anche prendere un qualche risultato. Non è arrivato finora, ma spero che possa giungere presto e comunque che arrivi quest’anno. L’obiettivo quindi è sicuramente cogliere un bel piazzamento importante, una vittoria.

Cosa ti manca per quel saltino del risultato, secondo te?

Purtroppo mi manca un po’ di convinzione in me stesso. Quel po’ di malizia e di cattiveria agonistica… A volte mi rendo conto di non averne abbastanza e può essere un grosso limite, perché al giorno d’oggi non servono solo le gambe per essere lì in salita. E’ quasi più importante essere in grado di prendere le salite davanti, di tenere le posizioni, di sgomitare in quel momento che appunto avere le gambe durante le scalate. Quelle più o meno le ho. Poi, è chiaro, che servono. Ma se resti dietro o sprechi… sei fuori. Spero di essere cresciuto abbastanza e di essere pronto per fare qualcosa di buono.

Dove e come si trova questa cattiveria? Ci stai lavorando?

Eh, bella domanda! Si trova con il risultato. Perciò diciamo che nel momento in cui inizierò a fare bene, a cogliere qualche risultato o piazzamento importante, potrebbe scattare quella molla nella testa che ti permette di fare qualcosina in più ogni volta.

Quali sono le tue prossime gare?

Giro di Ungheria e Giro di Svizzera. Come ho detto prima, sono riserva al Giro e il programma prevede la trasferta ungherese (12-16 maggio, ndr). Poi, nel caso la riserva dovesse subentrare, chiaramente anziché andare in Ungheria andrei al Giro. 

Dottor Emilio Magni, Nicola Conci, fotografa Trek-Segafredo, Etna, Giro d'Italia 2020
Nicola Conci con il dottor Magni al Giro 2020. Fu tra i migliori gregari di Nibali
Dottor Emilio Magni, Nicola Conci, fotografa Trek-Segafredo, Etna, Giro d'Italia 2020
Nicola Conci con il dottor Magni al Giro 2020. Fu tra i migliori gregari di Nibali

La speranza per Conci è che il risultato possa arrivare già al Giro d’Ungheria. Il motore del ragazzo non si discute, ma in queste condizioni forse è meglio “ripartire dal basso” e farsi trovare pronto e brillante per il Giro di Svizzera, che è già corsa importante. Lì uno dei leader della Trek-Segafredo sarà Antonio Tiberi. Il laziale lo aveva annunciato già a gennaio, ma anche Conci avrà le sue possibilità. Poi bisognerà vedere anche quel che farà Nibali, perché se lo Squalo non dovesse essere al Giro, è facile possa essere dirottato in Svizzera.

Ma queste per adesso sono solo congetture. Di certo non è facile nel ciclismo attuale restare sempre sulla cresta dell’onda, se non si è dei capitani con una “C” grossa così. Si hanno poche occasioni e in queste si deve “incastrare” condizione al top, con il giorno in cui si è leader ma senza avere un programma certo prima.

Giovani italiani, ecco com’è andato l’esame del Nord

26.04.2021
4 min
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Il periodo delle classiche del Nord è un po’ l’università del ciclismo, prima o poi bisogna passarci se si vuole avere una carriera importante. Come l’università, anche in quest’ambito ci sono esami fondamentali (le prove Monumento) e altri di minor spessore, ma comunque di valore. Le parole di Battistella ci hanno indotto a ripercorrere queste ultime settimane per capire quanti sono stati gli italiani under 25 che hanno affrontato la campagna del Nord e con quali risultati.

Considerando che non abbiamo squadre nel WorldTour, che le nostre professional hanno avuto accesso solo a qualche gara di minor livello e che i nostri giovani sono sparsi per i vari team, il loro numero complessivo è stato alto, ben 23 atleti sparsi per le varie gare. Un approccio difficile per quasi tutti, si sono contati ben 32 ritiri, ma bisogna stare attenti con i numeri, nel ciclismo bisogna dar loro il giusto peso.

Al Nord come studenti

Molti di questi ragazzi sono stati mandati in Belgio per fare esperienza, lavorando in funzione dei vari capitani. Qualcuno forse non avrà mai la libertà per agire in prima persona e vincere su quelle strade resterà un sogno. Altri invece avevano tra i vari compiti anche quello di imparare, di capire, di mettere da parte ricordi che torneranno utili, quando saranno chiamati a partire con maggiori ambizioni.

Fiandre Milan 2021
Prima esperienza al Nord per Milan, pochi risultati ma tante lezioni utili per il futuro
Fiandre Milan 2021
Prima esperienza al Nord per Milan, pochi risultati ma tante lezioni utili per il futuro

Un esempio in tal senso può essere Jonathan Milan, che seppur ritirato al Giro delle Fiandre ha detto di essere rimasto molto colpito dal tipo di gara e di volerci tornare vestendo un ruolo diverso. Il talento c’è e le caratteristiche tecniche dicono che il corridore friulano ha tutto per emergere anche su quelle strade, bisogna solo aspettare.

Uno tra i più presenti è stato sicuramente Stefano Oldani. Per lui ben 6 gare, miglior risultato il 25° posto alla Freccia del Brabante e una buona prestazione nell’esame conclusivo, quello più importante, all’Amstel Gold Race chiusa al 41° posto. Può sembrare poco, ma vedendo la sua condotta in gara non è così. E gli stessi responsabili della Lotto Soudal se ne sono accorti, cominciando a considerarlo anche come ben più di un semplice gregario.

Danilith Mozzato 2021
Un podio di pregio per Mozzato a Nokere, qui a destra con Gaudin e il vincitore Robeet
Danilith Mozzato 2021
Un podio di pregio per Mozzato a Nokere, qui con il vincitore Robeet

Bravi Mozzato e Zoccarato

Chi è piaciuto davvero tanto è stato Luca Mozzato: il 23enne della B&B Hotels, squadra professional francese, è stato spesso nel vivo delle corse, non affidandosi solamente al suo spunto in velocità. E se il podio conquistato alla Danilith Nokere Koerse è stato una perla forse anche poco considerata, non è stato certamente un fuoco di paglia considerando anche il 7° posto alla Schelderprijs e il 25° alla Bredene Koksijde Klassic.

Un altro che ha convinto, soprattutto per la sua vitalità in corsa è stato Samuele Zoccarato (Bardiani-Csf), che ha anche provato la soluzione di forza alla Danilith e si è messo in luce in altre occasioni, facendo capire che quel tipo di corse si sposa molto con le sue caratteristiche. Speriamo che gli vengano date altre possibilità, in modo da salire lentamente di grado e trovare spazio anche nelle classiche.

Dainese Uae 2021
Cinque gare in Belgio per Dainese, miglior risultato il 58° posto alla Schelderprijs
Dainese Uae 2021
Cinque gare in Belgio per Dainese, miglior risultato il 58° posto alla Schelderprijs

Conci, ok alla Freccia

Scorrendo i vari ordini di classifica, ci sono stati piazzamenti anche per Moschetti, 19° alla Brugge-De Panne; per Conci (nella foto di apertura con Henao) nel vivo della corsa anche sul terribile Muro di Huy alla Freccia Vallone; per Konychev 24° sempre a De Panne. Hanno assaggiato il Nord anche due talenti sui quali il ciclismo italiano fa molto affidamento come il campione europeo U23 Dainese e l’iridato junior Tiberi. Certo, prima di vederli protagonisti sotto i ponti dovrà passare ancora dell’acqua, ma aspettiamo fiduciosi sulla riva…

Guercilena scatenato, Nibali sfortunato, Conci eroico

20.03.2021
3 min
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Luca Guercilena scende dall’ammiraglia parlando in inglese ed è al settimo cielo. La Tirreno era andata così male, che la vittoria alla Sanremo e il buon comportamento del team, con Conci in fuga e il gran finale, ha il sapore di una redenzione fantastica. Il tempo di rimettersi in sesto e di salutare ogni membro della squadra che gli passa davanti e poi racconta la sua giornata ascoltando le comunicazioni radio fra i corridori e guardando la corsa nel piccolo schermo dell’auto.

«Incredibile – ride – fantastica. Un ragazzo cui abbiamo creduto sin da quando è passato professionista, che è sempre stato lì. Piazzato. Lo merita e lo meritiamo noi come squadra. Abbiamo mandato un corridore in fuga perché sapevamo di non poter accettare lo scontro diretto con quei due. Sono proprio contento. E poi lo sapete, per me la Sanremo è la classica più bella…».

L’abbraccio con Jacopo Mosca, autore di un gran lavoro
L’abbraccio con Jacopo Mosca, autore di un gran lavoro
Grande Stuyven, ma te la aspettavi diversa?

Molto diversa. Pensavo che con certi fenomeni in giro, le altre squadre avrebbero corso diversamente all’inizio della corsa. Noi abbiamo messo Conci nella fuga, credevo che altri lo avrebbero fatto. Cosa posso dire? Noi ci abbiamo creduto, gli altri no.

Stuyven era l’uomo su cui scommettere?

Lui e Vincenzo (Nibali, ndr), che però ha avuto problemi al cambio prima della Cipressa. Si è toccato con qualcun altro, il cambio si è incastrato e noi eravamo troppo lontani per cambiargli la bici. Lo ha sistemato come poteva, ma a quel punto era tardi. Però è uscito molto bene dalla Tirreno e alla fine è stato importante per pilotare Stuyven sul Poggio.

Hai pensato che nell’ultimo chilometro Van Aert potesse rientrare e beffarvi?

Quando ho visto che agli 800 metri si è messo calmo a ruota di Kragh Andersen, ho pensato che avremmo vinto. Poi nella volata era sfinito, però credo che alla fine lo fossero tutti.

Forse non tutti lo conoscono, cosa puoi dire di Jasper Stuyven?

Ha vinto Kuurne e Het Nieuwsblad. Ha vinto diverse tappe nelle varie corse ed è spesso andato vicino a vincere nei grandi Giri. Nel 2018 è stato per 10 volte fra i primi 10 delle grandi corse. Gli mancava solo la vittoria importante. E sono contento che sia venuta in Italia. Abbiamo alle spalle delle grandi aziende e da questi risultati spero capiscano che siamo una squadra giovane che può arrivare a grandi risultati».

Conci in fuga fino alla Cipressa, ma le altre squadre non hanno colto l’occasione
Conci in fuga fino alla Cipressa, ma le altre squadre nn hanno colto l’occasione

Mentre Guercilena si tuffa nell’abbraccio del team, lentamente si avvicina al pullman Nicola Conci con lo sguardo sfinito e il sorriso di chi sa di aver partecipato in qualche modo alla vittoria della squadra. «Mezza è tua – gli dice infatti Adriano Baffi – sei stato grande».

Tutto secondo i piani?

Piani in una corsa come questa non si possono fare. C’erano dei corridori che sembravano imbattibili, ma anche noi avevamo Nibali e Stuyven. Vincenzo è Vincenzo, possono dire quello che gli pare, ma ha scritto la storia del ciclismo italiano e mondiale. E Jasper ci girava attorno da tanto e ha colto bene l’occasione.

C’era tanto vento?

Mi hanno fregato. Ero contento di andare in fuga, perché avevano detto che sarebbe stato a favore. Invece è stato sempre contrario. Dovevo arrivare il più avanti possibile, ma quando siamo scesi sul mare è stato il momento più difficile. Sembrava che volessero venirci a prendere, poi ci hanno lasciato lì e sono arrivati sulla Cipressa. Abbiamo vinto, è un giorno che ricorderò per sempre.