Sedun racconta “i giorni strani” dello staff Gazprom

22.05.2022
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Mentre Il Giro d’Italia regala emozioni a più non posso c’è chi è costretto a vederlo da casa. E di emozioni ne vive sì, ma con molta meno allegria. E’ Dmitri Sedun, direttore sportivo di quella che era la  Gazprom-RusVelo

Abbiamo trattato più volte questo argomento, specialmente dal punto di vista dei corridori, ma lo staff come se la passa? Sedun ci risponde da casa sua, nel cuore della Svizzera. Adesso è fermo. E dire che aveva iniziato bene il suo lavoro. Il suo ritorno in gruppo aveva segnato una bella svolta.

Sedun (classe 1971) è stato per molti anni nell’Astana. Aveva portato la sua esperienza alla Gazprom-RusVelo
Sedun (classe 1971) è stato per molti anni nell’Astana. Aveva portato la sua esperienza alla Gazprom-RusVelo
Eravate partito col piede giusto?

Esatto, ero riuscito a fare ciò che volevo. Non il 100% magari, ma un bel po’. Renat Khamidulin (il team manager, ndr) mi aveva chiesto di cambiare la parte sportiva del team, avevo dato una certa impronta, una buona organizzazione. Nelle prime tre settimane della stagione avevamo raccolto più risultati degli ultimi due anni. E anche dopo il nostro stop con le rispettive nazionali sono andati bene. Beneficiavano della buona preparazione fatta con la squadra. Guardate chi era davanti al Giro di Sicilia.

Dmitri, la domanda più semplice: come va? Come stai vivendo questi giorni?

E’ tutto un po’ strano. Sono a casa e posso godermi la famiglia e i miei bambini più piccoli, però ti senti spaesato. Siamo stati tagliati fuori da un giorno all’altro. “Taac”: e non avevamo più la licenza. E si che abbiamo provato in tutte le maniere a far ripartire la squadra. Sforzi inutili. Adesso guardo tanto ciclismo… in tv.

Cosa intendi per “tante le maniere”?

Appena scoppiata la guerra, l’Uci ha tagliato fuori tutto ciò che si poteva legare con la Russia, ma lo ha fatto senza una logica. Anche perché la nostra squadra non aveva sponsor a contratto diretto con la Russia. Noi facevamo capo alla centrale europea di Gazprom che è in Germania, per dire che giuridicamente non c’era un legame con la Russia. E tra l’altro tutti continuano a comprarvi il gas e non sono posti a sanzioni. Per di più eravamo registrati in Svizzera con paymet agent. Noi ci abbiamo messo la massima volontà. Abbiamo subito tolto le scritte dalle auto, dalle maglie… Questa squadra, questo gruppo si sarebbe potuto salvare. Aveva un contratto fino al 2024. In questo paio di mesi Renat ha contattato oltre 200 aziende, ma non è questo il periodo per fare certe cose. I budget sono fatti ormai.

Al Tour of Antalya, da Malucelli era arrivata la prima vittoria 2022 per la Gazprom
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Una mossa politica…

E non solo dell’Uci, ma anche del Cio: non è vero che tra sport e politica non ci sono legami. Anzi, c’è stata una totale pressione della politica. Ma noi cosa c’entriamo in tutto ciò? Io ho amici sia in Russia che in Ucraina e psicologicamente è una sofferenza doppia per me. Siamo tutti contro la guerra, però per questa si è fatto così, quando nel mondo ci sono costantemente più o meno 20 conflitti.

Si è parlato spesso dei corridori, ma lo staff come vive? Che fine ha fatto?

Sono senza lavoro. Sono tutti fuori gioco. Zero stipendi. Lavorano alla giornata, fanno i salti mortali per portare avanti la famiglia. E allora mi chiedo: ma l’Uci non dovrebbe aiutare i suoi tesserati? Io so solo che ci sono 80 famiglie che non hanno più uno stipendio e oltre la metà di queste neanche sono russe.

Che prospettive ci sono?

Abbiamo aspettato la risposta del Tas contro la decisione dell’Uci di toglierci la licenza, per accorciare i tempi, ma ci hanno risposto che non potevano rispondere e che il nostro caso sarà trattato come una causa normale. Passeranno quindi mesi, se non anni.

Le maglie bianche della Gazprom, fatte fare in fretta e furia per provare ad andare avanti
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E adesso tu e tuoi colleghi siete liberi?

Sì, venendo a decadere la licenza siamo liberi. Staff, corridori, diesse… qualche corridore ha cercato di accasarsi, ma le squadre sono piene. Tramite i procuratori abbiamo chiesto di ampliare gli spazi nei team sempre all’Uci, ma anche qui nessuna risposta. E se è così per i corridori, non parliamo dello staff o dei corridori russi. Vi sembra normale che non si possa avere il diritto a fare il proprio lavoro? Io sono un pacifista e davvero internazionale per dove ho vissuto e dove ho lavorato, ma questa diplomazia non mi sembra molto diplomatica. Io so solo che ho perso un contratto di lavoro di tre anni.

No, davvero poca diplomazia e poco buon senso…

Avrei amici in gruppo, potrei chiedere, ma mi dispiacerebbe per Khamidulin. Era un bel progetto. Aveva messo su un’ottima struttura e a fare il passo per diventare WorldTour non ci voleva molto. Io spero che lui non perda la voglia e l’entusiasmo, perché in questa situazione ci vuole davvero poco. Ci lavorava da 10 anni. Parlo con i corridori ogni giorno. Ogni volta mi chiedono cosa si farà. Io dico loro di continuare a sentirsi corridori, di allenarsi, ma devono in ogni modo andare avanti perché se perdono il senso del gruppo, della corsa, poi avranno difficoltà a condurre la bici in certe situazioni, ad avere occhio, a fare certi picchi di fatica… insomma gli dico: cercate di sistemarvi.