Ci sono piazzamenti che hanno un sapore particolarmente dolce, soprattutto quando arrivano dopo un lungo periodo duro, senza grandi soddisfazioni, nel quale le motivazioni per tirare avanti devi trovarle dentro te stesso. E’ il caso di Marco Canola, il corridore della Gazprom RusVelo che ha chiuso il recente Giro di Germania, con molti big in preparazione per i prossimi Europei, in ottava posizione. Certo, non è una vittoria, non è un podio, ma ha un significato particolare.
Questo finale di estate per il corridore vicentino è un continuo viaggiare, lo intercettiamo quand’è all’aeroporto di ritorno dall’Austria e tornare con la mente alla scorsa settimana gli provoca subito… un brivido di freddo: «E’ stata una settimana pesante, abbiamo trovati pioggia e temperature basse per tutto il tempo, non eravamo abituati venendo dal caldo torrido italiano. E’ stata davvero impegnativa, ma non posso certo lamentarmi».
Che tipo di corsa è stata?
E’ un Giro aperto un po’ a tutti, perché non ci sono grandi salite, ma non c’è un attimo di tregua. In corsa abbiamo trovato molto nervosismo e anche qualche caduta, tanti strappi intensi, insomma non potevi mai staccare la spina. Sono queste le gare che piacciono a me. L’ultima tappa è stata la più impegnativa, tutta sotto la pioggia, con Teuns e Almeida che hanno provato a far saltare la classifica. Io ho provato il colpo a 3 chilometri dall’arrivo, ma Politt, che poi ha vinto, ha chiuso all’altezza dell’ultimo chilometro e non c’è stato nulla da fare.
E’ pur vero però che questa gara è stata la tua migliore da un po’ di tempo a questa parte…
Sì e a ripensarci ho la sensazione che avrei potuto osare anche di più, perché il percorso mi si addiceva. Ma venendo da un così lungo periodo negativo è ancora difficile ritrovare le vecchie sensazioni.
Che cosa è successo a Marco Canola in questi mesi?
E’ tutto frutto della caduta dello scorso anno, nella quale avevo riportato un trauma cranico che mi ha lasciato conseguenze lunghe a passare. Poi a inizio stagione ho avuto un’epatite alimentare che mi ha rallentato molto, praticamente sto iniziando ora.
Allarghiamo un po’ il discorso: com’è stato finora il 2021 della Gazprom? A inizio stagione c’erano molte aspettative…
Diciamo che non possiamo essere del tutto soddisfatti, volevamo raccogliere un po’ di più e potevamo farlo con i nostri effettivi, ma al giorno d’oggi ti trovi a competere con autentiche corazzate. Faccio un esempio: per un corridore veloce come me è fondamentale restare sempre nelle prime 20-30 posizioni ma se non hai 6 corridori di livello molto alto è difficile. Comunque qualcosa abbiamo vinto, in molte corse ci siamo fatti vedere e questo per noi è importante.
Accennavi alle corazzate: la sensazione è che ormai il livello sia altissimo in ogni gara, dalle World Tour all’ultima del calendario…
E’ così e la ragione è semplice: nel ciclismo non c’è quel fair play che regna in altri sport. Mi spiego meglio: le grandi squadre hanno più budget, fanno studi su ogni aspetto e soprattutto possono schierare una squadra competitiva anche in tre gare contemporaneamente e ogni volta corrono per il massimo risultato, non lasciano spazio. Questo per squadre come la nostra significa dover valutare bene e studiare nei particolari il calendario e non sbagliare nella ricerca dell’obiettivo, ma poi basta la più piccola cosa che fa saltare tutti i propositi. Serve tanta fortuna. Io spero che nel 2022 ci sia un calendario già definito a inizio stagione, così sarà più facile gestirsi.
Tu sei uno dei più esperti del tuo team, hai notato progressi nei più giovani?
Bella domanda… Uno che ha più esperienza può dare insegnamenti e consigli, ma dipende tutto dal giovane, se vuole imparare davvero, se invece si sente già arrivato puoi fare ben poco tu e farà poco lui… In Germania ad esempio abbiamo avuto in squadra due stagisti norvegesi, Fredrik Dversnes e Eirik Lunder. Si è visto subito che avevano un grande potenziale, ma soprattutto erano attentissimi a tutto, sia in corsa che fuori. Ci ho parlato, gli ho dato un po’ di dritte, il risultato è stato che alla fine del Giro erano corridori completamente diversi, facevano esattamente quant’era richiesto dalla squadra. E’ stata per loro un’esperienza fondamentale e riuscitissima.
Ora, sull’abbrivio di questo buon ottavo posto, che programmi hai?
Mi concentro sul calendario italiano puntando forte sul Gran Premio di Francoforte, dove ho già fatto bene e dove voglio portare a casa qualcosa. Gareggerò al Giro di Toscana e a Peccioli proprio per trovare la gamba giusta per la classica tedesca.
E nel 2022 dove ti vedremo?
Spero vivamente ancora nella Gazprom, sia da parte mia che dei dirigenti c’è la volontà di andare avanti, mancano solo le firme. Io mi trovo bene e voglio dimostrarlo sul campo…