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GP Liberazione in vista. Fedeli l’ultimo re di Roma

24.02.2021
4 min
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Il Gran Premio Liberazione è… il Gran Premio Liberazione. Forse tra i dilettanti solo il mondiale ha maggior valore. E non a caso è soprannominato il “mondiale di primavera”. E’ una corsa che brilla di luce propria, una delle poche conosciute dal grande pubblico anche se dilettantistica e desiderata da ogni corridore che abbia corso tra gli U23. Nell’albo d’oro figurano campioni che rispondono al nome di Gianni Bugno, tanto per dire…

L’arrivo di Fedeli al Liberazione 2018, l’ultimo disputato
L’arrivo di Fedeli al Liberazione 2018, l’ultimo disputato

Risonanza mondiale

E questa splendida gara dopo due stagioni di triste “silenzio” tornerà a disputarsi. La data, chiaramente è il 25 aprile. L’ultimo ad alzare le braccia al cielo, anzi la bici, è stato Alessandro Fedeli.

«Il Liberazione è una corsa molto, molto importante a livello dilettantistico – spiega Fedeli – Sono poche le gare U23 che ti fanno restare nella memoria. Il Palio del Recioto ci si avvicina, ma se vinci il Liberazione resti negli annali ed è un peccato che non si sia disputata nelle ultime stagioni. Purtroppo il ciclismo soffre nel reperire sponsor, almeno in Italia. Corro alla Delko in una squadra francese e qui il ciclismo (squadre e corse, ndr) è aiutato dallo Stato. Ed è un peccato perché poi noi abbiamo le corse importanti. Gli stranieri vengono in Italia a correre: Capodarco, Liberazione…».

Fedeli, 25 anni, è alla terza stagione da pro’, tutte nella Delko. Tra le sue passioni c’è la moto
Fedeli, 25 anni, è alla terza stagione da pro’. Tra le sue passioni c’è la moto

Un attacco assurdo

«Vincerlo per me è stato importante – continua Fedeli – quell’anno ho conquistato tre gare internazionali tra cui il Liberazione. E di solito chi vince quello passa pro’. In più avendo parenti romani l’ho anche sentito di più.

«Quel giorno non pensavo a vincere. Venivo dalla vittoria di Collecchio: ero soddisfatto e tranquillo. Poi invece è uscita una corsa battagliata e dura, non controllata come accade di solito, cosa che avrebbe portato ad uno sprint. Mi ricordo ancora dell’attacco. Avvenne a tre, forse quattro, giri dall’arrivo. Ero già in fuga con altri corridori e poco dopo il passaggio sull’arrivo, nella salita con i Cipressi (zona Caracalla, ndr), la curva andava verso destra. Io mi sono spostato all’esterno sulla sinistra. Ho visto che loro non mi seguivano ed ho insistito».

A questo punto Fedeli sigla un vero numero. Fare quattro giri fuori da solo al Liberazione è cosa più unica che rara, tanto più se si tratta delle tornate finali!

La vigilia del Liberazione di Fedeli è stata, senza saperlo, perfetta. Lui non aveva preparato ad hoc l’appuntamento romano, tuttavia ci era arrivato al meglio.

«Non avevo fatto nulla di che. Io per andare forte devo correre. Durante l’inverno mi ero preparato bene a casa, facendo una buona base. Poi erano iniziate le corse e lì è arrivata la forma. Io per aprire bene il gas devo correre. E avevo gareggiato parecchio, quindi ero arrivato a Roma al meglio. Poi come detto il percorso e la gara sono state buone per le mie caratteristiche».

Il veneto quest’anno ha esordito al GP La Marseillaise
Il veneto quest’anno ha esordito al GP La Marseillaise

Fedeli come Gilbert?

Già, ma quali sono le caratteristiche di Fedeli?

«Mi piace un percorso non troppo duro – conclude Fedeli – ma con una corsa (una tattica, ndr) impegnativa. Un’Amstel Gold Race, può essere adatta a me. Se sto bene so sfruttare l’occasione. Sono un passista-scalatore, ma prendete con le molle sia il passista che lo scalatore! Diciamo che vengo fuori alla distanza, anche per questo mi piacerebbe fare un grande Giro. Molte delle corse che ho vinto sono state le frazioni finali delle corse a tappe. E’ stato così al Tour du Limousine, in Croazia, al Val d’Aosta da dilettante. A chi mi paragono? A Gilbert, fatte le proporzioni. Mi piacciono quei corridori che puntano alle grandi corse».