Kreuziger 2021

Kreuziger tra passato, futuro e i ricordi in Liquigas

18.11.2021
6 min
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Roman Kreuziger è alle Canarie, per godersi una settimana di relax con la famiglia prima di tuffarsi nel nuovo lavoro. Ha appena terminato i corsi per il patentino da direttore sportivo e già è pronto a tuffarsi nella nuova avventura nella Bahrain Victorious, ma vuole anche dedicare più tempo alla moglie e ai figli, che in questi anni ha potuto vedere poco. Le voci dei bambini che giocano fanno da corollario alla chiacchierata nella quale si sente che Roman sta entrando in una nuova dimensione.

La sua decisione di chiudere a 35 anni era maturata da tempo: «Ci avevo pensato già nel 2020 quando la NTT si dissolse, ma poi la Gazprom mi offrì la possibilità di riprovarci ancora. E’ un bel team, mi trovavo bene e mi avevano anche chiesto di restare a livello dirigenziale, la mia decisione non è dipesa da loro. Solo che le gare non mi davano più quelle emozioni di prima, in questo ciclismo attuale non mi ci rispecchio più come corridore, posso fare altro, sempre restando nell’ambiente». 

Kreuziger Amstel 2013
Kreuziger in solitudine sul traguardo dell’Amstel 2013, con 22″ su Valverde e altri 14
Kreuziger Amstel 2013
Kreuziger in solitudine sul traguardo dell’Amstel 2013, con 22″ su Valverde e altri 14
Com’è nato il tuo sodalizio con la Bahrain?

Parlando in gruppo con Colbrelli e Consonni. Quando gli ho detto che avrei mollato e che alla Gazprom mi avrebbero tenuto come diesse, mi hanno detto che alla Bahrain cercavano qualcuno di supporto, mi hanno messo in contatto con Miholjevic, con il quale avevo corso negli anni d’oro della Liquigas.

In tanti hanno parlato dell’ambiente che si respirava in quel gruppo con enorme nostalgia: che cosa c’era di così positivo?

Amadio era stato bravo a costruire un team equilibrato, con leader e giovani che potevano crescere con calma. Io sono passato professionista con loro a 19 anni nel 2006 rimanendo per 5 stagioni e sono state emotivamente le più belle, c’era un ambiente familiare che ti spronava a impegnarti, quando vinceva uno vincevano tutti, si viveva in un clima di fiducia. Non è un caso se da quel gruppo sono usciti campioni come Nibali, Basso, Sagan

C’erano anche tanti che poi hanno continuato nel ciclismo a livello tecnico/dirigenziale, da Cioni a Gasparotto, dallo stesso Miholjevic a Pellizotti che ritroverai alla Bahrain. Pensi che ci sia un legame con quanto appreso allora?

Sicuramente. Io dico sempre che a quei tempi il mondo del ciclismo era fatto da gente che lo viveva con passione, senza paura dei sacrifici da affrontare. Ma la passione veniva prima di tutto. Oggi viene visto molto come un lavoro, ma c’è meno convivialità e questo pesa. Una volta si giocava a carte, si scherzava, si stava insieme, oggi appena in hotel tutti attaccati allo smartphone e non si parla più, non c’è contatto umano e su questo bisogna lavorare.

Kreuziger Nibali Liquigas
Kreuziger con Nibali alla Liquigas: due dei tanti campioni passati per quella magica squadra
Kreuziger Nibali Liquigas
Kreuziger con Nibali alla Liquigas: due dei tanti campioni passati per quella magica squadra
Come?

Bisogna fare gruppo. Questa era la forza di gente come Amadio e Rijs, sapevano creare il clima giusto, dal quale poi venivano i risultati. Avevi voglia di andare in ritiro, oggi molti ragazzi lo sentono un dovere e basta. Quelli che hanno lo spirito di una volta li riconosci. Pogacar non è un campione solo per il talento o le vittorie, sa fare gruppo, sa motivare i compagni, sta con loro. Se il leader appena finita la corsa si ritira in camera, qualcosa non va e lì deve essere bravo il manager a intervenire perché il collante fra i corridori è ciò che porta alle vittorie.

Facendo un consuntivo della tua carriera, sei soddisfatto?

Sono cosciente di aver dato tutto quel che potevo. Se guardo indietro, alle premesse dei primi anni, forse mi manca il podio in un grande giro, ma non posso certo dire di non averci provato. Ho avuto una carriera costante, che nel complesso non mi ha lasciato rimpianti.

L’Amstel del 2013 è il successo che ricordi con maggiore piacere?

La corsa olandese mi è piaciuta subito, ma quella che più ha influito su di me è stato il successo al Giro della Svizzera nel 2008: vincere a 20 anni una gara così prestigiosa, dopo essere stato secondo al Romandia, mi ha fatto capire quel che potevo fare, che ero uno scalatore adatto alle corse a tappe. Questo mi favoriva anche in un certo tipo di classiche, pian piano diventai anche un corridore da Ardenne, mi piacevano molto quelle corse e l’Amstel era fatta su misura per me, infatti vinsi nel 2013 e finii secondo nel 2018.

Kreuziger Svizzera 2008
Il ceko in azione al Giro della Svizzera 2008: in carriera Kreuziger ha vinto 15 corse
Kreuziger Svizzera 2008
Il ceko in azione al Giro della Svizzera 2008: in carriera Kreuziger ha vinto 15 corse
Che cosa ti è mancato per emergere anche in una corsa di tre settimane?

Non saprei definirlo con precisione, solo che se guardo me e Nibali, lui aveva quel qualcosa in più che gli ha permesso di eccellere, è quello che fa la differenza, non è solo questione di resistenza. Molti dicevano che avevo paura ad attaccare, ma io sapevo di che cosa ero capace e cercavo l’occasione giusta. Oggi per un diesse è molto più difficile capire come andrà la gara, come sarà impostata tatticamente perché si va sempre a tutta, è un modo di correre diverso.

Quando sei passato professionista eri giovanissimo, oggi è molto più comune passare a quell’età e molti dicono sia un male…

Perché oggi il ciclismo non ti dà i tempo di maturare con calma, io ho potuto proprio per quell’ambiente nel quale ho vissuto i primi anni da pro’. Guardate Evenepoel: è sicuramente forte, ma ha addosso una pressione enorme, tutta una nazione addosso e finora non riuscito a tener fede alle attese. Avrebbe bisogno di molta più calma intorno.

Pensi di aver influito con la tua carriera e i tuoi risultati sull’evoluzione ciclistica in Repubblica Ceka?

Io credo di sì, grazie a me e a Stybar il ciclismo da noi non è più uno sport di nicchia. Ma secondo me non bisogna neanche guardare al solo aspetto agonistico: oggi c’è molta più gente che esce in bici nel weekend, che affronta escursioni in gruppo, prima ci si dedicava al golf, ora si va in bici. Per me conta tantissimo.

Kreuziger Astana 2012
Kreuziger è passato pro’ nel 2006 dopo uno straordinario 2004: da junior vinse oro e argento su strada e argento nel ciclocross
Kreuziger Astana 2012
Kreuziger è passato pro’ nel 2006 dopo uno straordinario 2004: da junior vinse oro e argento su strada e argento nel ciclocross
La Federazione del tuo Paese, sapendo dei tuoi propositi di ritiro, ha pensato di coinvolgerti?

A dir la verità no, credo che lo abbiano saputo dai giornali… Io comunque già da tempo lavoro per conto mio per la crescita del ciclismo giovanile ceko, abbiamo un team di allievi e junior che seguo da qualche anno. C’è un responsabile e un preparatore che li curano, sono una decina di ragazzi. Prima erano di più, ma abbiamo visto che 18 erano troppi avendo poche persone e pochi mezzi a disposizione, io quando potevo uscivo con loro in bici perché so che pedalando si parla e ci si apre molto di più che a tavola. Li seguirò ancora, in base al tempo disponibile, ma ora prima viene la famiglia e il nuovo impegno con la Bahrain.

Inizia una nuova avventura…

Sì, è una bella sfida, già da quel poco che ho visto ho capito che gestire una squadra è qualcosa di molto diverso da quello che pensi quando sei un semplice corridore. Devo imparare tanto, ma sono pronto a farlo.