Riconoscere con Luca Guercilena, team manager della Trek-Segafredo, che qualcosa non abbia funzionato nel Giro di Nibali è abbastanza immediato. Se ti chiami Nibali e sei convinto di giocarti la maglia rosa, non ti stacchi da Dennis sullo Stelvio. E se si dice che avessi i numeri degli anni migliori, forse quei numeri non sono così attendibili o non bastano per descrivere la situazione. Servirà un’analisi più attenta, a partire dal programma seguito per arrivare al Giro. Nel 2016 dell’ultima maglia rosa, l’avvicinamento prevedeva Tour of Oman, Tirreno-Adriatico e Giro del Trentino. Nel 2020, a 36 anni, la sola corsa a tappe alla vigilia è stata la Tirreno-Adriatico. A partire da agosto e prima della Tirreno, Tao Geoghegan Hart ha corso la Route d’Occitanie e il Tour de l’Ain; Hindley ha corso anche il Polonia. Cari miei, anche a 36 anni Vincenzo Nibali vale più di così…
Pensavate potesse vincere il Giro?
Per i numeri della vigilia, pensavo fosse da podio. Slongo descriveva il cambio di sensazioni che di solito ha portato i risultati migliori.
Cosa hai pensato il giorno dello Stelvio?
Voleva vincere, me lo ha detto lui. Se fosse salito in modo controllato, avrebbe perso di meno. Invece ha scelto di restare con Dennis e l’ha pagata.
Anche a Piancavallo i numeri erano ottimi.
Ha impiegato 40” meno del 2017, quando arrivò 18° e prese 14” da Pinot che anticipò il gruppo degli uomini di classifica. Quest’anno la fuga è stata ripresa e lui è stato 10° di tappa, ma a 1’36” da Geoghegan Hart che ha vinto. Vincenzo è andato forte, ma i primi sono andati fortissimo.
Significa che c’è poco da fare?
Significa che ci sono da fare considerazioni diverse, i numeri non bastano.
Finalmente…
In primis si può mettere in discussione la strategia di gara. Siamo partiti baldanzosi nelle prime tappe e alla fine ci siamo ritrovati soli. La squadra ha fatto il possibile, anche se a un certo punto è sembrata non all’altezza.
Mancava qualcuno?
Se ci fosse stata una stagione normale, sarebbe venuto al Giro uno scalatore come Elissonde. Ma vista la sovrapposizione di corse, si è fatta qualche modifica. E quando si è parlato del Tour, che sembrava l’unico grande Giro che si sarebbe fatto, c’era una tale ansia che siamo andati con un gruppo forte per sostenere Porte. Ed è andata anche bene.
Che cosa è successo invece al Giro?
Weening, che sarebbe stato importante in montagna, si è ritirato per le vertigini. Ciccone purtroppo non è riuscito nella scommessa di rientrare. Brambilla ha dovuto ritirarsi per caduta. Se tutto fosse andato come nei piani, avremmo avuto un gruppo all’altezza dei migliori. Non mi pare che la Sunweb, tolti Hindley e Keldermann avesse chissà quali nomi…
Gli altri?
E’ difficile valutare i singoli, Mosca ha fatto tanto. Ma è chiaro che da qualche gregario ci aspettassimo prestazioni migliori.
Torniamo a Nibali. Non credi che l’avvicinamento italiano senza gare a tappe prima della Tirreno lo abbia penalizzato?
E’ arrivato al Giro cercando di rispettare i due blocchi di altura che ha sempre fatto. Le corse di agosto sono state intense. Con una classica a settimana e quelle nel mezzo, si correva ogni quattro giorni. In più a marzo stava bene, alla Parigi-Nizza andava. Poi il lockdown ha cambiato tutto.
I giovani si sono adattati meglio al nuovo calendario?
A 36 anni, si fa fatica a cambiare. Faremo le nostre analisi. Eravamo partiti puntando a Liegi, Giro e mondiale, si è visto che annata è saltata fuori.
Quando si faranno le analisi?
Un primo confronto con Vincenzo e con Slongo c’è già stato. Ormai ho poco tempo per entrare nelle questioni sulla preparazione, ma ho già dato la mia opinione. Dopo la Vuelta vedremo finalmente quei numeri e ci sarà uno scambio più approfondito.
Ti dispiace che non sia venuto con voi già tre anni fa?
E’ un grandissimo rammarico. Tre anni fa era un altro atleta e mi dispiace perché al Giro non è riuscito a correre da Vincenzo Nibali. E lui, più di noi, ne aveva voglia.
Che inverno gli suggeriresti?
Un bel periodo di stacco e recupero, perché lo stress mentale l’hanno avuto tutti. Poi di riprendere con gradualità e intanto faremo un’attenta verifica. I numeri sono numeri, ma quando ci siederemo, troveremo cose che sono cambiate e che hanno portato a questi risultati. Ne sono sicuro. E gli darei un consiglio…
Quale?
Piano a dire che è vecchio e a farsi venire la sindrome dell’anziano. Le cose non cambiano dall’oggi al domani. Attenzione a non incensare troppo i giovani, che non hanno moglie e figli e magari hanno vissuto questo periodo con spensieratezza. La carriera di uno sportivo vede vittorie e conferme. Loro non li conosco a fondo, ma sulla solidità di Nibali metto le mani sul fuoco.