EDITORIALE / L’UCI prolunga il lockdown della Gazprom

02.05.2022
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Tirato per la manica, il presidente dell’UCI, David Lappartient, ha infine deciso di dare un segno di vita ai corridori italiani della Gazprom-RusVelo, che però è estendibile anche a tutti gli altri. E anche se nella lettera inviata a ciascuno di loro non c’è risposta ai due quesiti posti, se non altro vi si spiega il perché di tanto rumoroso silenzio. Argomenti, sia chiaro, che non parlano di volontà di collaborazione, ma poggiano se non altro su ragioni credibili.

A metà marzo, Renat Khamidulin, team manager e proprietario della squadra, ha infatti presentato ricorso al TAS di Losanna contro il provvedimento di cancellazione della sua squadra. Ha portato una serie di motivazioni che il tribunale sportivo ha trovato evidentemente di difficile masticazione o di difficile gestione, dato che al suo giudizio hanno fatto ricorso anche altre discipline colpite dalle stesse sanzioni. Il calcio in primis. Una sentenza era attesa da almeno tre settimane, ma non se ne ha traccia.

Con questa lettera, l’UCI ha comunicato ai corridori Gazprom la necessità di attenere il verdetto del TAS

I tempi (biblici) del TAS

L’attesa dei tempi del TAS, fatti salvi i casi d’urgenza, fanno parte della storia del nostro sport. I giudici di Losanna se la prendono spesso comoda perché le loro sentenze siano inoppugnabili, ma trasformando di fatto quell’attendere in una vera e propria sanzione. Un esempio?

Ricordate la siringa di insulina trovata nella famosa stanza di Montecatini al Giro del 2002? Una cameriera attribuisce la stanza a Pantani. Non si procede ad analisi del DNA sulla siringa stessa, non c’è positività a un controllo, ma l’UCI squalifica il romagnolo. Davanti a evidenze a dir poco rocambolesche, dopo un mese la CAF (Commissione antidoping federale) annulla la squalifica di 8 mesi. Pantani potrebbe tornare a correre a luglio, ma il 20 agosto l’UCI ricorre al TAS, che si riunisce il 25 gennaio 2003. Cosa sono quei 6 mesi se non l’applicazione della squalifica? E ricordate quando arriva il verdetto? E’ il 13 marzo quando il TAS fa sapere che la squalifica è stata ridotta da 8 a 6 mesi, quindi Marco può tornare a correre il 18 marzo. Marco, che di lì inizierà la rincorsa all’ultimo Giro della carriera, è stato fermato per 9 mesi.

La sede del TAS è in questo castello a Losanna: la giustizia sportiva è sottoposta alle sue sentenze
La sede del TAS è in questo castello a Losanna: la giustizia sportiva è sottoposta alle sue sentenze

Situazione di stallo

I corridori della squadra russa non hanno più una maglia, dato che la Gazprom è stata cancellata. Stando così le cose, sarebbero liberi di accasarsi dove meglio credono, ma il fatto è che i team interessati (Bahrain Victorious, Alpecin-Fenix e Quick Step fra loro) hanno già raggiunto il tetto massimo di 31 atleti e questo rende impossibile l’operazione, a meno di una deroga da parte dell’UCI.

L’UCI però dice di avere le mani legate. Se in effetti il TAS annullasse il provvedimento dell’UCI e riammettesse la Gazprom alle gare, con quali corridori potrebbe correre se i migliori se ne sono andati via?

Un altro lockdown

Non resta che aspettare, sapendo quanto tale verbo sia odioso per atleti che nel frattempo si allenano e fanno la vita del corridore, senza sapere dove correranno e senza essere pagati. Come durante il lockdown, vedendo però che il mondo fuori è ripartito.

Né d’altra parte era lecito aspettarsi che Lappartient, eletto membro del CIO il 22 febbraio scorso in occasione del 139° congresso svolto a Pechino, disapplicasse o applicasse in modo elastico una norma dettata proprio dal Comitato Olimpico Internazionale. Basta guardare la firma in calce alla lettera. Senza rendersi conto che in palio non c’è il prestigio dell’istituzione, quanto piuttosto la vita di 50 persone che di quella dannata guerra non hanno colpa. E il cui fine carriera non costituirà certo elemento di pressione sul dittatore che tale guerra l’ha scatenata.