Longo Borghini mantiene il tricolore e lancia la volata per Tokyo

18.06.2021
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Longo Borghini è l’unica che non si ferma dopo il traguardo, in un quadro di ragazze che lasciano cadere la bici e si sdraiano sul lastricato che scotta, cercando di riprendere fiato.

«Ho perso subito il contatto con l’ammiraglia – fa in tempo a dire – e anche il misuratore di potenza ha smesso di funzionare. Ho fatto tutta la crono a sensazione».

Con lei parleremo poi, quando si sarà rimessa in sesto e dopo il podio. A Faenza ci sono 35 gradi e un’umidità che ti si attacca addosso. Così, mentre Chiara Rozzini scorta la ragazza della Trek-Segafredo verso il gazebo in cui potrà cambiarsi, Tatiana Guderzo è qui davanti che ha appena ripreso fiato e confabula con Elena Cecchini, dicendole che la Longo l’ha praticamente ripresa.

«Ho un problema – dice Tatiana, avvicinandosi alla transenna – quando corro mi metto anche a pensare alla tattica, ma dopo vado, come dicono le gambe e il cuore. Finché ne ho. Poi penso: se scoppio, vuol dire che ho dato tutto. Se non scoppio, vuol dire che ne ho ancora. Sono arrivata al traguardo, dunque ne avevo ancora. Il percorso era duro. Tra il vento e una strada che comunque non è pianeggiante, ma tendeva a salire nella prima parte. Vento contro. Poi quando ti chiedi quanto manchi, ti ritrovi due salite, che se arrivavi troppo stanca, perdevi tanto».

Tatiana Guderzo ed Elena Cecchini tirano il fiato dopo l’arrivo
Tatiana Guderzo ed Elena Cecchini tirano il fiato dopo l’arrivo

Cuore azzurro

Le ragazze si giocano tanto, il tricolore è il pretesto, perché là in fondo ci sono le Olimpiadi e la chance di essere convocate è troppo ghiotta. Tatiana si sarebbe ritirata alla fine del 2020, se fosse andata a Tokyo, ma il covid l’ha quasi costretta a restare.

«Ho dato il massimo – sorride – sono contenta, va bene così. Ho preso la bici da crono due giorni fa. A Tokyo mi basterebbe andarci. Nella crono c’è Elisa che è molto più preparata e con doti di me. Io sono a disposizione dell’Italia, come sono sempre stata. Le Fiamme Azzurre mi hanno insegnato e sempre ricordato che quando attacchi il numero, non lo attacchi per la Guderzo, ma per qualunque persona e atleta che sogni un giorno di raggiungere quell’obiettivo. Io sono qui con la voglia di fare emozionare le persone per quel sogno». Terza a 1’59”. Si sciacqua il viso e si avvia al podio. In Puglia, nella gara su strada, dovranno guardarsi da lei.

Soraya Paladin, secondo posto al primo assalto: è giovane nella crono
Soraya Paladin, secondo posto al primo assalto: è giovane nella crono

Prima crono

Soraya Paladin, la seconda all’arrivo, ha la mascherina col nome che maschera un sorriso bellissimo. Il secondo posto a 1’11” non è tale da farle mangiare le mani per l’occasione mancata e tutto sommato si tratta invece di un exploit.

«Sicuramente il caldo ha influito – dice – perché siamo scese direttamente dall’altura e sapevo che come soffrivo io, soffrivano anche le altre. E’ il primo anno che lavoro sulla crono e non ci sono tante gare prima. Mi sono fidata del mio preparatore e ho cercato di gestirla. Sono contentissima. Non avevo aspettative. Volevo divertirmi, dare il massimo, seguire i miei wattaggi e il mio ritmo. Non ho rammarichi, più di così non potevo dare, so che ho lasciato tutto sulla strada. Ora vado in Puglia con una consapevolezza in più, anche se l’italiano è sempre una gara a sé. Darò il massimo anche per meritarmi la convocazione alle Olimpiadi, ma non voglio diventino un chiodo fisso. Se arriverà, bene. Se avrò dato tutto e non andrò, ci sarà sicuramente una ragazza che l’ha meritata di più».

Sul podio, Elisa Longo Borghini con Soraya Paladin e Tatiana Guderzo
Sul podio, Elisa Longo Borghini con Soraya Paladin e Tatiana Guderzo

Sorriso tricolore

E adesso arriva Elisa Longo Borghini con quel sorriso che viene da dentro e una linea che parla di grande condizione e soprattutto di grande lavoro. Ringrazia le persone che le stanno accanto e che le fanno sentire amore: qualcosa che le ha cambiato l’umore e l’attitudine.

«Indossare una maglia tricolore – dice – è un grande orgoglio. Ieri mi è arrivato un messaggio con scritto che sarebbe stata una formalità, ma non è così, perché c’è stato da sudare. Confermo che sono rimasta senza riferimenti, ma avevo scaricato il percorso in Gpx, ieri l’avevamo provato in bici alla stessa ora di gara e stamattina in macchina e m’è parso anche più duro. Mi sono resa conto di essere andata forte, quando ho ripreso un paio di ragazze davanti a me. La prima maglia tricolore fu una sorpresa. La seconda ne fu la conferma. Le altre mi hanno visto con una maturità diversa, gusti differenti in base ai momenti. Questo è stato un anno difficile da programmare, per i tanti obiettivi e per aver dovuto sostituire alcune compagne. Non sono riuscita ad andare a Tokyo per ovvi motivi, però a maggio sono riuscita a staccare e a ricaricare le batterie. Le Olimpiadi sono chiaramente un obiettivo e in mezzo c’è il Giro d’Italia, in cui andrò a sondare la condizione delle rivali. E’ importante, è la nostra corsa a tappe. Non parlo di classifica, meglio pensare a un paio di tappe».

Verso la Puglia

Il programma del giorno va avanti con le crono delle donne junior e degli uomini elite. Longo Borghini e le altre ragazze hanno a breve un volo verso Bari per il tricolore della strada. Già buono averne uno, ha detto Elena Cecchini dopo l’arrivo in riferimento al fatto che fino a poche settimane fa non si sapeva se e dove avrebbero corso. Tutto sommato un altro viaggio è un piccolo prezzo da pagare.