Nella scorsa edizione del Giro d’Italia TurboPaolo era parte integrante della Lidl-Trek. Un rapporto che, però, dopo la scorsa stagione si è interrotto. Ma questo non è bastato per tenere lontano l’eclettico influencer novarese – appassionatissimo di ciclismo – dalla Corsa Rosa. Lo raggiungiamo al telefono mentre è Cesano Maderno, l’arrivo di tappa di oggi.
Il villaggio d’arrivo è un parco giochi in cui ci si trova immediatamente a proprio agioIl villaggio d’arrivo è un parco giochi in cui ci trova immediatamente a proprio agio
TurboPaolo, che ci fai a Cesano Maderno?
In questo momento sto cercando un modo per attraversare la ferrovia, sembra che a Cesano Maderno non abbiano ancora inventato i sottopassi. Ma ce la farò. A parte questo sono qui all’arrivo di tappa per fare dei contenuti per Telethon.
Che tipo di contenuti?
Farò dei video per sensibilizzare le persone a destinare il 5×1000 a Telethon. Loro sono Charity Partner del Giro, quindi mi hanno coinvolto. Ne farò uno oggi poi un altro sabato, sulla salita del Colle delle Finestre. L’idea è di interpretare uno che con la scusa di fare la beneficenza poi in realtà va a fare una cosa che interessa a lui.
La Lidl-Trek, con Pedersen in testa, sta correndo un grande Giro nonostante l’assenza di TurboPaolo. E secondo l’influencer non è un casoLa Lidl-Trek, con Pedersen in testa, sta correndo un grande Giro nonostante l’assenza di TurboPaolo. E secondo l’influencer non è un caso
Uno scenario che non sembra troppo dissimile dalla realtà…
Infatti no. A me vengono bene i video in cui fingo il meno possibile.
Togliamoci subito il pensiero: la Lidl-Trek ti ha messo fuori rosa e sta correndo un grande Giro.
Proprio quest’anno che non mi hanno riconfermato fanno la stagione perfetta. Vedo un grande feeling tra i ragazzi, molto spirito di squadra. Forse è anche un po’ merito mio, perché finché c’ero anch’io c’erano troppi galli nel pollaio, la mia partenza ha sicuramente aiutato nella coesione. A parte gli scherzi, stanno facendo davvero un bellissimo Giro. Mi piace molto Pedersen perché è fortissimo ed è un bel… bisteccone, cosa che io non posso che apprezzare. E poi la sua bici è la più bella di tutto il gruppo.
Come ti sta sembrando questo Giro d’Italia?
All’inizio devo dire che ero un po’ disorientato vedendo la start list. Ma alla fine è più godibile così, senza un dominatore unico, con tutti che attaccano sempre. Poi vedere Van Aert vincere a Siena in Piazza del Campo è stato il massimo.
La vittoria di Van Aert a Siena, il momento preferito di TurboPaolo in questo Giro (almeno finora) La vittoria di Van Aert a Siena, il momento preferito di TurboPaolo in questo Giro (almeno finora)
TurboPaolo, sei un tifoso di Van Aert?
Un po’ come tutti, credo. Anche se la cosa che mi piace di più lui sono i suoi capelli. Sono sempre perfetti, anche dopo una tappa durissima come quella degli sterrati. Si toglie il casco e ha il ciuffo perfetto, incredibile.
Altre cose che ti hanno colpito finora?
Riflettevo sul fatto che Roglic si è rivelato il più grande troll del ciclismo moderno. Ha fatto credere a tutti di essere lo strafavorito e invece poi non è mai stato della partita. Forse l’ha fatto apposta, per attirare l’attenzione su di sé e lasciare tranquillo Pellizzari, il vero capitano della squadra. A proposito, vorrei far notare che ho già sentito accostare la parola “predestinato” a Pellizzari. Poverino.
Che dici della UAE che si è mostrata finalmente (almeno un po’) vulnerabile?
Insomma, mica tanto. Hanno perso per strada Ayuso, ma sono comunque in maglia rosa… Se non è zuppa è pan bagnato, mi viene da dire.
Uno dei contenuti postati da TurboPaolo al Giro 2024, quando indossava la maglia della Lidl TrekUno dei contenuti postati da TurboPaolo al Giro 2024, quando indossava la maglia della Lidl Trek
Dove segui le tappe, sulla Rai o su Eurosport?
Rai. Il mio commentatore preferito è Stefano Rizzato che fa la cronaca dalla moto. Fosse per me gli farei condurre anche Sanremo. Poi a volte mi fa un po’ ridere il tentativo di romanticizzare a tutti i costi il ciclismo, con risultati a volte, diciamo, un po’ ridicoli. Come fossero dei soldati al fronte e non ragazzi che vanno in bicicletta. Ma, detto questo, continuo a seguirlo sulla Rai.
Hai detto che sabato andrai sul Colle delle Finestre, l’ultima grande salita di questo Giro. Che scenario ti immagini?
Campanilisticamente mi piacerebbe vedere una grande azione di Caruso che fa il numero a fine carriera. Più realisticamente sarebbe bello che Simon Yates mettesse nel sacco tutta la UAE. Lui mi sta molto simpatico, in generale mi piacciono i gemelli Yates. Pensa che bello sarebbe se prendesse la maglia rosa nello stesso posto in cui l’ha persa nel 2018, sarebbe un bellissimo riscatto, una storia cinematografica. Tu invece?
Simon Yates e Isaac Del Toro, i favoriti per la vittoria finale secondo TurboPaoloSimon Yates e Isaac Del Toro, i favoriti per la vittoria finale secondo TurboPaolo
La mia imparzialità non mi permetterebbe di rispondere. Ma non mi dispiacerebbe una piccola grande impresa di Derek Gee. Torniamo a noi, cioè a te. TurboPaolo, chi lo vince questo Giro?
Secondo me lo vince Del Toro. Mi piace molto come corre, anche ieri per esempio, che dopo la mezza crisi di due giorni fa ha subito risposto alla grande. Ha talento e carattere, e molto potenziale comunicativo credo, anche più di Ayuso. Mi è piaciuta un’intervista di qualche giorno fa, in cui gli hanno detto che sembra non far fatica, e lui invece ha risposto che la fa eccome. Gran bravo ragazzo Del Toro, tifo per lui.
Quindi non per Simon Yates?
Tutti e due dai. Una maglia rosa condivisa a Roma, sarebbe bellissimo.
Finalmente è arrivato aprile con le sue lunghe domeniche da dedicare all’unica cosa più bella di pedalare in prima persona: guardare pedalare i campioni nella settimana santa del ciclismo. A cominciare, naturalmente, dal Giro delle Fiandre.
L’organizzazione
Per godersi al meglio queste giornate campali occorre, come per tutto, una certa organizzazione. La prima cosa è individuare il luogo. Fondamentale che vi sia uno schermo che proietti la gara, sia esso tv (meglio) o computer: nessun telefonino vale quando ci sono in gioco le Monumento sulle pietre. Poi, la compagnia. Personalmente chi scrive preferisce godersi questi momenti con un gruppetto ristretto di amici il cui numero può variare tra uno e tre.
Il primo brivido per gli spettatori è arrivato attorno ai 130 km dall’arrivo, con la caduta che ha coinvolto anche Van der Poel (nella foto Degenkolb, costretto al ritiro)Il primo brivido per gli spettatori è arrivato attorno ai 130 km dall’arrivo, con la caduta che ha coinvolto anche Van der Poel (nella foto Degenkolb, costretto al ritiro)
Infine, i rifornimenti. Difficile godersi un Giro delle Fiandre senza qualche birra, meglio se belga d’accordo, ma l’importante è che ci siano. Il loro numero varia secondo le abitudini personali, ma l’esperienza insegna che l’intensità dell’assunzione segue il ritmo della corsa. Velocità di crociera nella prima parte (quasi 270 km sono lunghi) poi accelerazione costante via via che ci si avvicina ai muri decisivi.
Primo brivido, la caduta di Van der Poel
Con queste promesse si può cominciare a godersi un Giro delle Fiandre secondo tutti i crismi che un evento del genere merita. Chi scrive si è sintonizzato verso ora di pranzo, attorno alle 13 (ma i veri puristi, onore a loro, erano davanti allo schermo già dalle 9:45). In tempo per vedere il vantaggio della fuga di giornata, controllare chi tira il gruppo, la posizione dei favoriti.
Fiandre e birra sono un binomio inscindibileFiandre e birra sono un binomio inscindibile
Da lì è iniziata una lunga attesa verso i momenti clou, animata comunque dal brivido della caduta di Van der Poel: sospiro di sollievo, il divino non mostrava segni di ferite e dopo un po’ di trambusto è rientrato in gruppo. Lo spettacolo era salvo. Ma ormai abbiamo imparato che in quest’epoca quasi ogni momento può essere un momento clou. E infatti dai -100 km non c’è stato quasi mai un attimo di respiro.
La faccia di Pogacar e telefonate inopportune
L’attacco del gruppo di passistoni tra cui Ganna, Kung, Benoot e compagnia. Dunque la Visma era belligerante, ottima notizia. Solo la UAE non aveva qualcuno in fuga: sarebbero riusciti i compagni di Pogacar a non far prendere troppi minuti a quei cavalloni lì davanti? Ma i (pochi) dubbi sulle chance del campione del mondo non sono durati molto.
Quando il gruppo volava ad altissima velocità verso l’inizio del 2° Kwaremont, Morgado si è portato in testa per dare un’ultima trenata. L’ha fatto con tutto l’impegno possibile, quindi anche un po’ scomposto nella pedalata, con la testa ciondolante.
Filippo Ganna ha provato ad anticipare assieme ad altri atleti di qualità come Ballerini, Kung e BenootFilippo Ganna ha provato ad anticipare assieme ad altri atleti di qualità come Ballerini, Kung e Benoot
In quel momento Pogacar l’ha visto passare e ha riso, gli ha fatto il verso divertito, come fosse seduto al bar, o sul divano a fianco a noi. Dalla tv si è visto benissimo, poco dopo è stato riproposto anche il replay. In quel momento chi scrive ha pensato: “Non c’è niente da fare, salvo cataclismi, oggi vincerà lui”.
Un’amica ha telefonato giusto quando i migliori erano all’imbocco del Kwaremont. Errore da principianti, durante il Fiandre il telefono va spento e basta. Da quel momento in poi è stato puro show, il massimo che questo sport può regalare agli spettatori seduti (o anche in piedi o, perché no, sdraiati) in ogni parte del mondo.
Gli ultimi 50 km sono stati una girandola di attacchi, portati quasi sempre dal campione del mondo Anno dopo anno, i tifosi del Fiandre seguono la corsa dalla strada e dai maxi schermi in piazzaUna delle più belle immagini è stata vedere Van Aert di nuovo nel vivo della corsaGli ultimi 50 km sono stati una girandola di attacchi, portati quasi sempre dal campione del mondo Anno dopo anno, i tifosi del Fiandre seguono la corsa dalla strada e dai maxi schermi in piazzaUna delle più belle immagini è stata vedere Van Aert di nuovo nel vivo della corsa
Tutto lo spettacolo dei grandi
Pogacar che attaccava talmente tante volte che anche a riguardare la gara è stato quasi impossibile tenere il conto. Van der Poel che lo seguiva sempre, e sembrava sarebbe stata di nuovo una sfida tra loro due. Il commovente Pedersen che come al solito provava ad anticipare, si staccava ma poi rientrava. Van Aert finalmente lì davanti giocarsela: gaudium magnum, il belga era tornato tra i grandi.
Ma quell’espressione sul viso del campione del mondo non lasciava dubbi, infatti all‘ultimo passaggio sul Kwaremont lo sloveno ha salutato tutti e se n’è andato, anche il divino Mathieu ha dovuto cedere. Nei chilometri tra il Paterberg e il traguardo l’amico con cui guardavo la gara ha posto una domanda che tecnicamente non faceva una piega.
Negli ultimi chilometri in pianura Pogacar ha continuato a guadagnare sugli inseguitori, fino al trionfo finaleNegli ultimi chilometri in pianura Pogacar ha continuato a guadagnare sugli inseguitori, fino al trionfo finale
La legge del Fiandre (e della Roubaix?)
«Com’è possibile che uno scalatore guadagni in pianura contro quattro tra i passisti più forti al mondo?». Perché questa è la legge del Giro delle Fiandre, la gara che inaugura la settimana santa della bicicletta. Una gara di 269 chilometri, zeppa di insidie, pietre e muri in cui si sfidano tutti i migliori corridori del mondo, in cui però il più forte, alla fine, può piegare le leggi che normalmente regolano il ciclismo.
E tra pochi giorni, in questo inizio aprile che tutti ricorderemo per molti anni, c’è la Parigi-Roubaix: un’altra grande domenica da santificare davanti alla tv.
Ad inizio gennaio Wout Van Aert ha ufficializzato il suo calendario per il 2025, che sarà focalizzato su Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaix, Giro d’Italia e Tour de France. Come già l’anno scorso dunque non parteciperà alla Milano-Sanremo, l’unica classica monumento che ha già vinto e che per certi aspetti potrebbe sembrare la più adatta alle sue caratteristiche. A causa della caduta alla Dwars door Vlaanderen la scorsa stagione non abbiamo potuto vederlo sulle pietre che contano, e quindi quest’anno sarà il primo vero test di questo suo calendario.
Ma, detto questo, siamo sicuri che saltare la Classicissima sia una scelta azzeccata per un corridore totale come lui? Non è un azzardo sacrificare uno degli appuntamenti più importanti dell’annoper puntare tutta la primavera sul Fiandre – dove dovrà vedersela con mostri come Van Der Poel e Pogacar – e sulla Roubaix – dove le incognite sono incalcolabili e la sfortuna è sempre dietro l’angolo, come si è visto nel 2023? Ne abbiamo parlato con Pippo Pozzato, che come Van Aert ha vinto una Sanremo e colto piazzamenti importanti nelle classiche delle pietre.
Filippo Pozzato alla partenza del mondiale gravel 2022Filippo Pozzato al mondiale gravel 2022
Filippo, come vedi questa scelta?
Certamente mi dispiace non vederlo lì, in una gara così adatta a lui. Forse sì è un po’ un azzardo, ma mi pare di aver capito che abbia scelto di non andare per allenarsi al meglio per la seconda parte della primavera, Giro compreso. Mi fa strano che uno come lui non ci sia, però è anche vero che nel ciclismo moderno devi puntare solo certi obiettivi, quindi da una certo punto di vista lo capisco.
Ai tuoi tempi era diverso?
Totalmente. Considerate solo che io in certe stagioni ho fatto anche 110 giorni di corsa, loro se va bene ne fanno la metà. Adesso fanno molta più intensità in allenamento e infatti arrivano alle gare già che volano. A me per esempio non piaceva troppo andare in altura, preferivo correre. Adesso però quel ciclismo non esiste più. Soprattutto negli ultimi due-tre anni secondo me c’è stato un cambiamento grandissimo in questo senso.
La caduta di Van Aert alla Dwars door Vlaanderen, che gli è costata buona parte della scorsa stagioneLa caduta di Van Aert alla Dwars door Vlaanderen, che gli è costata buona parte della scorsa stagione
Anche per questo tu hai sempre corso tutte e tre le prime monumento, perché era più semplice ai tuoi tempi?
Secondo me sì. Poi la Sanremo è davvero una gara particolare. Al Fiandre viene fuori chi ha più gambe, alla Sanremo invece ci sono mille incognite perché è davvero aperta a tutti. Io ho sfiorato la vittoria un sacco di volte per un motivo o per l’altro, e alla fine non l’ho vinta l’anno in cui andavo più forte, ma quello in cui ha girato tutto giusto.
Credi sia questo uno dei motivi di questa scelta, perché la Sanremo è comunque un terno al lotto e quindi meglio puntare su altro?
No, non credo, penso contino molto di più altri fattori. Poi, se devo dire la verità, io ho sempre pensato che la corsa perfetta di Van Aert sia il Fiandre.
Van Aert al Fiandre 2020, battuto in volata da Van Der PoelVan Aert al Fiandre 2020, battuto in volata da Van Der Poel
Anche contro Van Der Poel e Pogacar?
Se è al top della forma credo se la possa giocare benissimo, sì. Gli altri sono due fenomeni, certo, ma devono comunque riuscire a staccarlo se non vogliono trovarselo in volata. A livello di motore puro credo che sia il più forte, l’ho sempre detto. Il suo problema è che non lima tanto, non sa muoversi come Van Der Poel, forse gli manca qualcosa tecnicamente, come spesso si vede anche nel ciclocross.
Però Van Der Poel le classiche di primavera le fa tutte…
Ma Van Der Poel corre in una maniera diversa, ha una squadra in cui può fare praticamente quello che vuole. Al Tour magari tira qualche volata, ma aiutare un capitano che il Tour può vincerlo, come fa Van Aert, è tutta un’altra questione. Dopodiché, torno a dire, corridori come Van Der Poel gareggiano davvero poco e non so come facciano ad andare così forte. Questo ti dà davvero l’idea della differenza tra il mio ciclismo e quello che c’è adesso, non capisco come facciano ad allenarsi con quell’intensità senza l’adrenalina delle corse. Devi davvero essere sempre super concentrato, e quindi credo che mentalmente sia più difficile.
Wout Van Aert festeggia con Julian Alaphilippe la sua vittoria alla Milano-Sanremo 2020. Lo rivedremo nel 2026?Wout Van Aert festeggia con Julian Alaphilippe la sua vittoria alla Milano-Sanremo 2020. Lo rivedremo nel 2026?
Quindi alla fine sei d’accordo con la scelta di Van Aert e della squadra?
La Sanremo, il Fiandre e la Roubaix dovresti sempre farle secondo me, ma se è una scelta tecnica e io la capisco. Poi non mi sento di avere la competenza per giudicare i metodi di preparazione che ci sono adesso io, perché appunto è tutto diverso, e sicuramente loro avranno fatto tutti i calcoli, come anche nella scorsa stagione. Infatti avrei voluto vederlo anche l’anno scorso perché andava davvero fortissimo prima dell’incidente.
Per rivederlo alla Sanremo allora dobbiamo sperare che quest’anno vinca il Fiandre o la Roubaix?
Questa potrebbe essere una buona soluzione. Come tifosi di Van Aert e del ciclismo forse dovremmo augurarcelo tutti.
Il Fiandre mette in luce Pogacar ed evidenzia la sua inesperienza. Al contrario, Van der Poel stavolta fa sfoggio di lucidità. E in volata, un capolavoro
Parte oggi da Bilbao la 110ª edizione del Tour de France, tra tutte le domande che ci accompagneranno fino a Parigi c’è anche quella che riguarda la maglia verde. L’anno scorso la vinse Van Aert con bel 194 punti di vantaggio su Philipsen. Chi riuscirà a vincerla? Sarà ancora terreno di caccia per il belga (in apertura sul podio di Parigi nel 2022) oppure tornerà sulle spalle di un velocista?
Ne parliamo con Alessandro Petacchi, ultimo italiano a vincere la maglia verde, nel 2010. L’ex velocista, seguirà questo Tour da casa e poi volerà a Glasgow per commentare i mondiali con la RAI.
Cavendish nel 2021 non partiva favorito, ma ha vinto la maglia verde: occhio a sottovalutare “Cannonball”Cavendish nel 2021 non partiva favorito, ma ha vinto la maglia verde: occhio a sottovalutare “Cannonball”
Ricordi “verdi”
«Da quel Tour del 2010 – racconta Petacchi – è passato qualche anno, ma i ricordi si fanno più vivi quando si avvicina la Grande Boucle. Negli ultimi anni ho fatto anche le ricognizioni e mi è capitato di passare per certi posti e città dalle quali ero passato anche in quell’anno. Salire sul podio degli Champs Elysées ha un fascino incredibile, ti lascia un qualcosa dentro di indescrivibile. Quel podio rimane il più particolare del mondo ciclistico, rivivere ricordi e foto è sempre bellissimo».
Petacchi conquistò la maglia verde nel Tour del 2020, lottando sino in fondo con CavendishPetacchi conquistò la maglia verde nel Tour del 2020, lottando sino in fondo con Cavendish
In quel Tour lottasti per la maglia verde con Cavendish, che oggi sarà al via di Bilbao…
Ricordo bene la tappa di Parigi, io ero in maglia verde, ma dovevo stare attento, perché a Cavendish bastavano pochi punti per superarmi. E’ stata una giornata difficile, dove però sono riuscito a fare una bella volata: ho perso, ma ho mantenuto la maglia verde.
Quest’anno Cavendish potrà lottare per la maglia verde?
Non è il primo favorito, lo metterei tra quelli con quattro stelle. Lui arriva al Tour con l’obiettivo della 35ª vittoria: per superare Merckx, gli basta una sola vittoria. Ora ci sono tanti velocisti giovani e forti, ma lui è sempre in grado di tirare fuori il coniglio dal cilindro. Basti pensare al 2021, arrivava senza grandi ambizioni, ha vinto quattro tappe e la maglia verde.
Il percorso quest’anno sorride un po’ più ai velocisti?
Le possibilità sono più alte di vedere un velocista puro in maglia verde a Parigi. Tuttavia la condizione deve essere più che al massimo. Ovvio che chi va al Tour sta bene, ma a volte non basta nemmeno questo.
Jakobsen è il velocista più forte secondo Petacchi, ma in salita soffre tanto, in foto a Peyragudes quando si è salvato per una manciata di secondiJakobsen è il velocista più forte, ma in salita soffre, qui a Peyragudes quando si è salvato per una manciata di secondi
Il tour favorito chi è?
Dipende dagli obiettivi suoi e della squadra, ma su tutti direi Van Aert. Può vincere o comunque fare punti nelle volate di gruppo. E potrebbe anche mettere in piedi un numero come quello dello scorso anno a Calais… Però c’è un’incognita…
Quale?
La squadra. Vingegaard corre per vincere il Tour e dovranno supportarlo al meglio, lo stesso Van Aert dovrà mettersi al suo servizio. Lo ha fatto anche lo scorso anno, però non è sempre semplice gestirsi. Sicuramente il belga va forte ovunque, anche in salita, ma in alcune tappe i velocisti potrebbero tirare il fiato e recuperare, mentre lui lavorerà per la squadra.
Passiamo ai velocisti, chi vedi tra i favoriti per la maglia verde?
Philipsen è il più gettonato, considerando il supporto che avrà da Van Der Poel. Avere un corridore del suo calibro come “pesce pilota” può far uscire qualcosa di bello.
Philipsen ha vinto due tappe l’anno scorso, tra cui la più ambita: quella degli Champs ElyséesPhilipsen ha vinto due tappe l’anno scorso, tra cui la più ambita: quella degli Champs Elysées
Altri?
Il velocista più forte del mondo: Jakobsen. Se è in forma ha davvero un qualcosa di incredibile. Nel suo caso la squadra lavorerà tutta per lui, quindi godrà di un bel supporto. Anche se c’è da dire che lui in montagna soffre tantissimo, basti ricordare la tappa di Peyragudes quando si è salvato per dieci secondi dal tempo massimo. Poi ci sarebbe Groenewegen, anche lui velocista puro.
E’ un Tour che parte subito molto duro.
Le prime tappe saranno importanti, soprattutto la prima e la seconda. Il percorso non si addice ai velocisti e se un uomo come Van Aert dovesse già prendere la maglia verde potrebbe essere difficile tirargliela via.
Quella che tra qualche giorno andrà in archivio verrà ricordata da Shimano come una stagione a dir poco favolosa. Un anno di grandi soddisfazioni, di vittorie conquistate sui traguardi più prestigiosi da un “pool” di atleti a dir poco eccezionali. Una stagione lunga, che ha impegnato come sempre Shimano sia da un punto di vista tecnico, attraverso la fornitura ai team dei propri migliori componenti – su tutti il nuovo Dura Ace a 12 velocità – sia a livello di servizio con la celeberrima assistenza neutrale organizzata in moltissime corse WorldTour.
All’ultima occasione disponibile Hindely ha tolto la maglia rosa dalle spalle di CarapazVan Aert ha dominato su tutti i terreni al Tour de FranceIl danese Vingegaard ha conquistato con maestria il Tour de France 2022All’ultima occasione disponibile Hindely ha tolto la maglia rosa dalle spalle di CarapazVan Aert ha dominato su tutti i terreni al Tour de FranceIl danese Vingegaard ha conquistato con maestria il Tour de France 2022
Una pioggia di vittorie
La stagione delle corse su strada 2022 si chiude per Shimano con la vittoria nei tre grandi Giri: il Giro d’Italia con l’australiano Hindley, il Tour de France conquistato da Jonas Vingegaard, e La Vuelta dominata da Remco Evenepoel, in grado quest’ultimo, ad appena due settimane dal trionfo di Madrid, di vestire la sua prima maglia iridata nel mondiale australiano di Wollongong…
Ma Shimano quest’anno ha accompagnato e contribuito anche ai successi di Wout Van Aert – tre tappe al Tour e maglia verde di leader della classifica a punti – del compagno di squadra e rivelazione francese Christophe Laporte, dell’eritreo della Intermarché-Wanty-Gobert Biniam Girmay, che nel corso della sua prima stagione WorldTour si è aggiudicato la Gand-Wevelgem, oltre ad una emozionante tappa in volata al Giro d’Italia.
E poi come dimenticare i successi di altri grandissimi corridori che quest’anno hanno corso con equipaggiamento Shimano… Tra questi, Primoz Roglic (Parigi-Nizza e Delfinato), Mathieu Van der Poel (Giro delle Fiandre), Dylan van Baarle (Parigi-Roubaix) e Richard Carapaz (tre tappe a La Vuelta e maglia di miglior scalatore).
Anche in campo femminile non sono mancati grandi successi e rivelazioni di atlete che hanno avuto modo di portare alla ribalta il nuovo gruppo top di gamma proposto dal brand del Sol Levante. Qualche esempio? La velocista olandese e campionessa europea Lorena Wiebes, in grado di vincere per ben 23 volte nel corso della stagione. Spazio anche all’eterna Marianne Vos e alla “nostra” Marta Cavalli, con i suoi successi alla Amstel Gold Race, alla Freccia Vallone ed alla Dénivelé Challenges.
La “macchina blu” di Shimano è a supporto in numerosi eventiLa “macchina blu” di Shimano è a supporto in numerosi eventi
Sempre… in corsa
Come anticipato, anche quest’anno Shimano non ha fatto mancare il proprio prezioso supporto per quanto riguarda il servizio di assistenza neutrale in moltissime corse World Tour, ma non solamente su quei palcoscenici. Lo Shimano Neutral Service team ha risposto presente, con le proprie inconfondibili auto e moto blu, in numerosi eventi ciclistici. I meccanici Shimano sono così entrati in azione, grazie alle proprie ed attrezzatissime officine mobili, per cambiare ruote, sostituire biciclette e risolvere problemi tecnici di diversissima natura: una vera e propria “missione” che dura tutto l’anno, che si tratti del pavé della Parigi-Roubaix, della ghiaia delle Strade Bianche, di eventi junior e di paraciclismo, oppure delle montagne del Giro d’Italia o del Tour de France. In Europa operano sei squadre di “Neutral Service” Shimano in grado di presenziare ad un totale di 560 giorni di gara all’anno!
Nel secondo giorno di riposo, prosegue il nostro percorso tra le curiosità del Tour de France 2022. Biciclette, capi tecnici e soluzioni che vedremo nel prossimo futuro, alcuni di questi prodotti non ancora ufficializzati e già vittoriosi. E poi c’è la conferma che il ciclismo interessa anche alle serie tv (e non è la prima volta), un bello spot promozionale che fa bene al nostro sport.
La nuova Propel vittoriosa con Groenewegen (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
Più sfinata, ma sempre aero (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
Con un anteriore meno voluminoso (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
C’è il reggisella integrato e un carro più “sottile” (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
La nuova Propel vittoriosa con Groenewegen (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
Più sfinata, ma sempre aero (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
Con un anteriore meno voluminoso (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
C’è il reggisella integrato e un carro più “sottile” (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
Altre bici nuove, anche la Propel
La nuova Giant Propel, non ancora presentata ufficialmente e già vittoriosa. E’la bicicletta aerodinamica di Giant, prodotto massiccio e importante nelle forme. Nel caso della nuova versione, vittoriosa con Groenewegen, si nota una bicicletta sì aero, ma più sfinata e magra, soprattutto nel comparto centrale e posteriore.
Altrettanto interessante è l’aver mantenuto il seat-post integrato, una sorta di marchio di fabbrica Giant, con una forma mutuata dal modello TCR. Dopo averla vista in corsa e poi in mano ai meccanici nel giorno di riposo, la vedremo ufficialmente con tutte le sue specifiche prima della fine dell’estate?
Il microfono sul cappellino di Van Aert: lo seguiranno anche nel giorno di riposo?
La Cannondale SystemSix di Magnus Cort (foto EF-EasyPost-Jeredgruber-Ashleygruber)
Interessante e particolare la struttura della maglia Le Col
Generazioni Dura Ace a confronto: 11 vs 12
C’è il CeramicSpeed, ma il cambio è a 11
Il microfono sul cappellino di Van Aert: lo seguiranno anche nel giorno di riposo?
La Cannondale SystemSix di Magnus Cort (foto EF-EasyPost-Jeredgruber-Ashleygruber)
Interessante e particolare la struttura della maglia Le Col
Generazioni Dura Ace a confronto: 11 vs 12
C’è il CeramicSpeed, ma il cambio è a 11
Tra fatica, tecnologia e serie tv
Vista quella scatoletta sul cappellino post gara di Van Aert? L’oggetto in questione è il trasmettitore del microfono, perché l’atleta della Jumbo-Visma è… spiato costantemente. Ma non solo Van Aert, in alcune occasioni i microfoni sono stati montati anche sulle biciclette dei corridori, generalmente agganciati al supporto del computerino. Il Team Jumbo Visma al Tour de France 2022 sarà soggetto di una serie Netflix, come già accaduto per il Movistar Team, che vedremo in futuro.
Magnus Cort, il corridore danese, grande protagonista nella sua terra natale, è l’unico del Team EF-Easypost ad utilizzare la aero Cannondale SystemSix. Il resto degli atleti utilizza la Cannondale SuperSix Evo.
Se analizziamo i capi tecnici, quelli normalmente utilizzati al Tour de France e finalizzati per combattere il caldo, gli spunti d’interesse sono sempre numerosi. Ci ha colpito la maglia Le Col della Bora-Hansgrohe, con un girocollo molto basso, ma con una ribattitura doppia. Una pannellatura frontale fitta e aderente e un tessuto dalla trama a micro-celle sulla parte superiore delle maniche. Il fondo-manica invece è molto sottile ed è una sorta di rete elastica.
Shimano Dura Ace a 11v. Sono due i team che hanno scelto di optare per le trasmissioni ad 11 rapporti: la Total Energies e la Israel-Premier Tech. L’obiettivo è quello di far scendere il più possibile le variabili che si generano nel mix di componenti delle diverse famiglie di prodotti.
La trasmissione Sram usata da Skujins e spiata nel primo riposoLa trasmissione Sram usata da Skujins e spiata nel primo riposo
Una trasmissione Sram Eagle in futuro?
Nessuno vieta di immaginarlo e pensarlo e la trasmissione montata nelle tappe della Super Planche des Belles Filles e Losanna sulla bici di Skujinsè una sorta di conferma. L’ultimo pignone (quello nero) non è un 50, come quello utilizzato sulla versione mtb, ma è di sicuro un fuori misura, una sorta di salva-gamba. E poi ci sono i pignoni dorati che appaiono senza grossi salti tra l’uno e l’altro. Staremo a vedere.
Le scarpe Louis Garneau
Le Q36.5 con livrea silver
Nuove scarpe Giant per Matthews? (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
Due stili di pedalata a confronto, Stuyven vs Pogacar
Le scarpe Louis Garneau
Le Q36.5 con livrea silver
Nuove scarpe Giant per Matthews? (foto GreenEdge Cycling Getty Images)
Due stili di pedalata a confronto, Stuyven vs Pogacar
Ma che scarpe sono?
Louis Garneau. Sono due gli atleti della Israel-Premier Tech che indossano le calzature del marchio canadese, quasi scomparso e che ora è tornato tra i professionisti di primissima fascia. Micheal Woods e Simon Clarke indossano la costosa versione Course Air Lite XZ.
Q36.5 per Geschke. Sono di colore argento e sono il modello Unique Silver dell’azienda di Bolzano, le calzature indossate dal corridore tedesco ora in forza al Team Cofidis.
Nuove scarpe Giant per Matthews? Già in passato, nel suo trascorso al Team Orica-Green Edge, Michael Matthews è stato uno dei principali artefici nello sviluppo delle Shimano S-Phyre. Il corridore australiano è particolarmente ambito dalle aziende, per le fasi di test dei prodotti. Quelle che indossa al Tour de France hanno tutta l’aria di essere una nuova versione top di gamma delle calzature Giant.
Pogacar e Stuyven, corridori diversi in tutto. Doti atletiche a parte, i due corridori rappresentano anche gli antipodi nel modo di utilizzare le calzature ed i pedali. Pogacar, pedali Look Keo, scarpe DMT KR SL con i lacci e tacchette grige, pedala con le punte verso l’esterno. Stuyven, pedali Shimano (in realtà dovrebbe avere i Look), calzature Bontrager e tacchette Shimano blu, pedala con le punte rivolte all’interno.
Un nuovo casco Bollè per Mozzato e per la B&B-KTM
Uno dei più visti, il nuovo Specialized Evade (@foto eam TotalEnergies)
S-Works Prevail di Specialized (foto Team TotalEnergies)
Il bollino che sancisce la fornitura 2022 delle ruote
Gomme nuove e ruote in versione 2021
Tubeless e Roval nuove per il team di Sagan
Un nuovo casco Bollè per Mozzato e per la B&B-KTM
Uno dei più visti, il nuovo Specialized Evade (foto Team TotalEnergies)
S-Works Prevail di Specialized (foto Team TotalEnergies)
Il bollino che sancisce la fornitura 2022 delle ruote
Gomme nuove e ruote in versione 2021
Tubeless e Roval nuove per il team di Sagan
Tra caschi e gomme
Un nuovo casco Bollè per Mozzato e per la B&B-KTM. Rispetto al “vecchio” modello top di gamma Furo, il nuovo casco Bollè ha delle feritoie più ampie nella sezione frontale e lateralmente, forse meno votato all’aerodinamica, ma non per questo meno efficiente. C’è sempre la calandra posteriore tronca, ma il casco è meno pronunciato verso il retro ed è maggiormente arrotondato sopra.
S-Works Prevail e Evade. Il primo è quello meno calottato, spesso scelto dagli uomini di montagna e per le giornate da canicola. Lo Specialized Evade è quello “aerodinamico”, più chiuso e tra i caschi più efficienti mai sviluppati. Entrambi adottano anche un nuovo sistema Mips al loro interno.
Tre team in gara, tra tubeless copertoncino. Per le tappe tradizionali (esclusa quella del pavé) tutti i team supportati da Specialized si dividono tra tubeless e copertoncino. E’ necessario ricordare che la Quick Step-Alpha Vinyl è stata coinvolta in modo diretto nello sviluppo dei nuovi pneumatici Turbo di Specialized. Inoltre, le ruote Roval del team belga arrivano anche dalla fornitura del 2021, come si vede da una delle immagini. Nessun riferimento di “inventario” per le ruote TotalEnergies, considerando la sponsorizzazione recente.
Cockpit ultra leggero e manubrio tondo
I tanti spessori usati da Gaudu: il riposo offre la conferma
Taglia piccola per la Xelius SL3 di Gaudu
Cockpit ultra leggero e manubrio tondo
I tanti spessori usati da Gaudu: il riposo offre la conferma
Taglia piccola per la Xelius SL3 di Gaudu
Manubri super leggeri e spessori
Interessante la scelta di Patrik Konrad, che utilizza l’attacco manubrio full carbon Vibe Carbon da poco più di 100 grammi e la piega Pro Vibe Carbon SL compact. Il peso di quest’ultima è intorno ai 200 grammi, per un’accoppiata che supera di poco i 300 grammi e con una rigidità complessiva molto elevata.
Ma quanti spessori sulla bici da Gaudu? Oltre al cap in battuta, ci sono ben 3,5 centimetri di spacers (sono sette da 0,5 cadauno) tra lo stem e lo sterzo della bici di Gaudu. Già al Tour of the Alps avevamo documentato i bike fitting “non estremi” del gruppo di scalatori del Team Groupama-FDJ. Osservando con maggiore attenzione la bici del corridore transalpino, vediamo anche un seat-post con un abbondante arretramento.
Facendo la somma dei dettagli, cosa potremmo scrivere? Un telaio piccolo e una posizione non facile da adattare, con la necessità di portare il peso del corpo sulla ruota posteriore e lasciare scaricate le ginocchia. Inoltre il corridore non si schiaccia mai in modo eccessivo verso l’anteriore e verso il basso.
Colnago Prototipo, ruote Bora WTO45, Pirelli TLR da 30 e inserti liner interniColnago Prototipo, ruote Bora WTO45, Pirelli TLR da 30 e inserti liner interni
Quel vedo non vedo
Gli inserti dentro le gomme, nel giorno di riposo c’è modo di parlare anche di questo. Torniamo per un attimo alla tappa del pavé di questo Tour de France 2022. Non si vedono perché inseriti dentro i tubeless, ma Pogacar ha utilizzato gli inserti tra gomma (Pirelli TLR da 30 millimetri) e cerchio, una sorta di salsicciotto di schiuma/spugna densa e compatta, non assorbe il liquido anti-foratura ed evita lo stallonamento del tubeless, anche e soprattutto con i colpi proibiti che subiscono le ruote in carbonio. I liner non sono Pirelli, che ad oggi non ha in gamma questa tipologia di accessorio. Inoltre, Pogacar ha corso quella frazione con la Colnago Prototipo, molti suoi compagni hanno utilizzato la “vecchia” V3Rs.
Il countdown sul sito ufficiale del Tour de France continua la sua lenta discesa verso lo zero. Oggi alle 16, da Copenhagen, scatterà la Grande Boucle, e poche ore dopo conosceremo il nome della prima maglia gialla. I protagonisti, che si daranno battaglia sulle strade francesi, saranno molti. Uno su cui tutti punteranno lo sguardo è un ragazzone olandese che l’anno scorso ha indossato la maglia gialla per cinque tappe: Mathieu Van Der Poel. Kristian Sbaragli, da anni ormai in squadra con lui, sarà uno dei corridori incaricati di fare da guardia del corpo a Mathieu ed alla vigilia della partenza cerchiamo di scoprire qualche segreto di casa Alpecin-Fenix.
Dopo la Settimana Coppi e Bartali, Sbaragli è tornato a correre in Italia soltanto al campionato italianoDopo la Settimana Coppi e Bartali, Sbaragli è tornato a correre in Italia soltanto al campionato italiano
Una vigilia tranquilla
Kristian ci risponde dall’hotel dopo pranzo, la Alpecin dorme ad una trentina di chilometri da Copenaghen. E’ giovedì, giorno di vigilia della crono.
«Questa mattina siamo usciti in bici per una pedalata tranquilla – racconta il toscano – una sgambata di un’oretta e mezza. Abbiamo deciso di non andare a vedere il percorso della crono, siccome sarà un tracciato cittadino oggi sarebbe stato complicato visionarlo visto il traffico che c’è in città. Domani (oggi, ndr) prima della partenza le strade saranno chiuse ed andremo a vedere il tracciato con calma. Parto col dire che mi sento bene, le sensazioni sono buone anche per tutti i miei compagni. Ieri abbiamo superato il primo ostacolo dei tamponi, non ci sono stati positivi e quindi partiremo tutti e 8, senza sostituzioni, il che è già un buon punto di partenza, alcune squadre hanno avuto dei positivi».
La Liegi è stata l’ultima gara della prima parte di stagione, poi una pausa prima di preparare la Grande Boucle (foto Instagram) Dopo la Liegi, una pausa prima di preparare la Grande Boucle (foto Instagram)
Preparazione in altura
Il Tour de France è uno di quegli appuntamenti che occupa i pensieri dei direttori sportivi già dalla prima parte di stagione. La programmazione ed il lavoro per arrivare alla prima tappa in condizione ottimale sono un percorso lungo che va fatto passo per passo.
«Mi sono preparato bene – prosegue con tono deciso Kristian – era da inizio stagione che sapevo già di far parte della squadra del Tour. Quindi, da dopo la Liegi ho iniziato a lavorare per arrivare pronto e con la giusta carica. Insieme ai miei compagni che domani prenderanno il via da Copenaghen abbiamo fatto un ritiro di 3 settimane in altura. Tutti meno Mathieu. Lui arrivava dal Giro e doveva recuperare, quindi ha fatto meno giorni di ritiro».
Sbaragli arriva al Tour in forma: dopo il ritiro di tre settimane in altura, la sua gara di rifinitura è stato il Giro di Slovenia Sbaragli arriva al Tour in forma, dopo il ritiro in altura e il Giro di Slovenia
Prima settimana di fuoco
La prima settimana di un grande Giro è sempre la più stressante, oltre al caldo, alla fatica ed ai chilometri si aggiungono tantissime insidie esterne. E, quest’anno, partendo dalla Danimarca, l’insidia principale è il vento.
«Domani – dice Sbaragli – per alcuni di noi, compreso il sottoscritto, la crono sarà la tappa più semplice dei primi dieci giorni di corsa. Per il resto dei giorni dovremo drizzare le antenne, abbiamo una squadra senza uomini di classifica e senza scalatori, nella prima settimana ci giocheremo tanto. Arriviamo con due corridori di punta: Philipsen per le volate e Van Der Poel per le tappe mosse. Una delle tappe che abbiamo segnato sul calendario è la quinta, quella con il pavé. Nelle frazioni che correremo qui in Danimarca e nella tappa di Dunkerque, ci sarà da stare attenti al vento. Ci potranno essere tanti ventagli, il vento è un pessimo cliente, non guarda in faccia a nessuno. Se ci sarà, tutti vorranno stare davanti, anche gli uomini di classifica e la situazione si farà davvero stressante».
La cronometro sarà un primo passaggio fondamentale per Van Der Poel, dovrà perdere meno tempo possibile da Van Aert La cronometro sarà un primo passaggio fondamentale per Van Der Poel, dovrà perdere meno tempo possibile da Van Aert
Obiettivo maglia gialla
Replicare ciò che ha fatto lo scorso anno per Van Der Poel sarà difficile, la partenza a cronometro potrebbe avvantaggiare il suo rivale Van Aert e allontanare l’olandese dalla maglia gialla.
«La cronometro – riprende il corridore della Alpecin-Fenix – sarà un primo grande spartiacque. Se prendi un minuto in un percorso così breve vuol dire che ti ritrovi davanti 40-50 corridori, ed in quel caso risalire la classifica e prendere la maglia diventa difficilissimo. Sarà diverso, invece, se riuscirà a perdere meno, diciamo 20 secondi, perché la tappa del pavé potrebbe permetterci di fare selezione, siamo preparati per questo, non avendo scalatori potremo lavorare tutti per Mathieu. Van Aert è forte, se dovesse prendere la maglia già a Copenaghen sarà dura strappargliela, anche perché sul pavé è al pari di Van Der Poel».
Al Giro di Slovenia, Sbaragli ha trovato un nuovo compagno di squadra: Conci, che però è tesserato con la continentalAl Giro di Slovenia, Sbaragli ha trovato un nuovo compagno di squadra: Conci, che però è tesserato con la continental
Ecco il terzo italiano: Conci
Nel nostro viaggio accanto ai ragazzi della Gazprom vi abbiamo raccontato per filo e per segno cosa è successo. La situazione per loro non si è mai sbloccata, qualcuno è riuscito a trovare una soluzione ed una squadra per questa seconda parte di stagione. E’ il caso di Conci che nel Development team della Alpecin ha trovato il modo di riuscire a correre almeno fino a fine stagione, per poi passare con la “prima squadra”.
«Abbiamo fatto il giro di Slovenia insieme – spiega Kristian – è stata la sua prima corsa con noi. Lo conoscevo poco, abbiamo sempre corso accanto in gruppo, ma non avevo mai avuto modo di approfondire il nostro rapporto. E’ un bravo ragazzo che ha dimostrato di farsi trovare pronto e questo è un bel segnale di serietà e dedizione anche nei momenti difficili. In Slovenia ha fatto bene, ha fatto vedere cose buone. Sinceramente non abbiamo parlato del discorso Gazprom, è contento di essere qui ma è dispiaciuto per i ragazzi che non hanno trovato una squadra, ci sarebbe da parlare per ore di una cosa del genere, e di come è stata trattata».
Al primo anno da direttore sportivo, Marco Marcato guida l'ammiraglia UAE Emirates che ogni giorno va in avanscoperta. E intanto scopre mille cose nuove
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Ieri è andata in scena la cronometro individuale al Delfinato e a vincerla, come sappiamo, è stato Filippo Ganna. Ancora una volta una super prova per l’iridato in carica. Una prova che Adriano Malori ha seguito con passione e l’attenzione tecnica che lo contraddistingue.
E questa sua attenzione l’ex tricolore a crono l’ha messa a nostra disposizione. Il duello con Wout Van Aert è stato entusiasmante. Ma sul piatto non c’è stato solo quello…
Malori, ha vinto per tre volte il titolo nazionale a crono elite. Oggi dirige il suo centro di preparazione 58×11Malori, ha vinto per tre volte il titolo nazionale a crono elite. Oggi dirige il suo centro di preparazione 58×11
Adriano, partiamo proprio da qui. Ganna contro Van Aert…
Sicuramente Pippo è già in forma Tour. E’ stato perfetto. Mentre Van Aert ha qualche problema di gestione dello sforzo. Ieri ha perso come al mondiale. E’ partito molto forte, 10” di vantaggio. Poi ha mollato passando a 10” di ritardo e poi ha ripreso a spingere chiudendo a 2” da Ganna. Questo è sintomo di due cose.
Quali?
Che è partito troppo forte ed è stato costretto a calare. Oppure che dalla macchina, dove vedono in tempo reale i suoi wattaggi, gli hanno detto di calare. In ogni caso questa gestione non va bene per una crono. Serve più regolarità.
Come te lo spieghi?
Un po’ credo faccia parte delle sue caratteristiche. Alla fine Wout viene dal ciclocross, vince le volate, quindi è e tende ad essere molto esplosivo. Tra il riscaldamento e l’adrenalina prima di una prova simile ci sta che gli “scappi la gamba” nelle prime fasi e che si ritrovi subito fuori soglia.
Van Aert, secondo ieri è leader della generale e della classifica a punti. La maglia verde è l’obiettivo del TourVan Aert, secondo ieri è leader della generale e della classifica a punti. La maglia verde è l’obiettivo del Tour
Ieri però si diceva che il vento fosse cambiato nel lasso di tempo tra la prova di Ganna e quella di Van Aert. Per il belga era più forte, sia a favore che contro a seconda di come girava il percorso…
Sì, il vento può anche aver inciso un po’, però è stato l’unico atleta che ha avuto uno sbalzo così ampio. Altri hanno avuto trend più regolari. Se migliorasse l’aspetto della gestione delle crono ne vincerebbe di più. Ne ha vinte anche nelle corse a tappe, come lo scorso anno al Tour, ma quando poi ti trovi specialisti come Ganna non basta più. Serve una gestione migliore.
Il fatto che l’avversario sia proprio Ganna, che lo ha già battuto più volte ai mondiali, può incidere a livello psicologico?
Non credo. Uno come Van Aert che vince a crono, nel cross, che in volata batte Cavendish non ha paura di nessuno. Anche in salita è stato più forte di Roglic alla Parigi-Nizza. Semmai è il contrario, con avversari così grandi è ancora più motivato.
Hai parlato di Roglic: come lo hai visto pedalare? E secondo te questa cosa del ginocchio che ancora gli fa male è vera?
Per me è un po’ di pretattica. Roglic, a parte la Vuelta 2021, ha sempre avuto un calo nella terza settimana di un grande Giro, e se andiamo a vedere ha ridotto progressivamente le gare di avvicinamento ai grandi Giri. Quest’anno ne ha fatte pochissime. Per me ha fatto la scelta di arrivare fresco al Tour. E vista la sua età (32 anni, ndr) sa che è l’ultima chance contro Pogacar. Avrà ragionato: “tutto o niente”. Ieri tutto sommato è andato bene, però a volte era agile, altre duro, non è ancora al top e poi la sua gamba non mi sembra ancora definita. Primoz sa che va in condizione con poco e sta sfruttando questo Delfinato proprio per essere al meglio per il Tour.
Per Malori, Roglic non ha ancora una gamba definita. La sua condizione è in crescitaPer Malori, Roglic non ha ancora una gamba definita. La sua condizione è in crescita
Però uno che ha fatto tanta altura come può non avere la gamba definita? Vuoi dire che si è volutamente allenato poco?
Dipende dal livello da cui si parte. Magari dopo i Baschi ha fatto due settimane senza bici. Sono ipotesi, chiaramente. In più non dimentichiamo che se non dovesse andare bene al Tour, avrebbe il “Piano B”, la Vuelta, dove arriverebbe più fresco. A naso, dico che questo è l’anno buono per lui. Roglic mi piace: è uno che ha preso tante botte, è caduto e si è sempre rialzato.
Mattia Cattaneo. Ma quanto è stato bravo?
Sono contentissimo per Mattia! Fece il primo anno da pro’ in squadra con me e si vedeva che aveva delle doti stratosferiche. Ma non è mai riuscito ad esprimerle perché fisicamente era indietro. Negli ultimi anni invece è si è formato. Adesso ha messo su i muscoli necessari. Anche se è un classe 1990, per me ha ancora 4-5 anni buoni. Se fossi un Lefevere lo farei preparare per bene per una corsa a tappe tipo i Baschi o la Parigi-Nizza, dove c’è sempre una crono, per fargli fare la classifica.
Mattia Cattaneo ieri ha concluso la sua crono in quarta posizione a 39″ da Ganna. Adesso è secondo nella generale a 53″ da Van AertMattia Cattaneo ieri ha concluso la sua crono in quarta posizione a 39″ da Ganna. Ora è secondo nella generale a 53″ da Van Aert
Adriano, c’è qualcuno che ti ha colpito?
Etan Hayter – risponde secco Malori – anche lui è di quelli che vince in volata, tiene in salita, va forte a crono. Ieri ha messo dietro fior di specialisti.
Il problema per me è la componente mentale. Se parti per un grande Giro da gregario o per vincere qualche tappa è più rilassante, se invece ogni giorno devi lottare perché non puoi perdere 2” neanche dopo una curva è un altro conto. Ricordate cosa si diceva di Ganna dopo la sua vittoria a Camigliatello? Tutti a dire che doveva provare a puntare sulle corse a tappe. Quindi sarebbe dovuto dimagrire. Ma il rischio di snaturarsi è troppo alto per fare un 5°-6° al Giro e poi non vincere più neanche una crono o una corsa. E questo nel ciclismo di oggi non te lo puoi più permettere. E dico una cosa brutale.
Cosa?
Nei grandi Giri finché c’è Pogacar si lotta per il secondo posto.
Gaudu in azione contro il tempo. Secondo Malori il francese e la sua squadra devono lavorare molto (e diversamente)Gaudu in azione contro il tempo. Secondo Malori il francese e la sua squadra devono lavorare molto (e diversamente)
Adriano, passiamo invece a chi non ha brillato. Ci verrebbe da dire Gaudu…
Esatto. Quando l’ho visto con quella posizione ho avuto un colpo al cuore! Non solo la posizione. Aveva un ritmo di pedalata non redditizio. Inguardabile. E sinceramente non capisco questa impostazione. In Groupama-Fdj hanno Kung che a mio avviso ha la posizione migliore di tutti, anche di Ganna, quindi le strutture e le conoscenze per lavorare bene ce le avrebbero. Non so se sia una loro scuola di pensiero. Sinceramente non riesco a capire.
Dai, noi ci godiamo Ganna!
Ieri era stabile, spingeva. Per come era composto era una macchina da guerra. Nella prima tappa del Tour si lotterà per il secondo posto. Anzi per il terzo, al secondo metto Van Aert. E poi è una crono corta, “stile inseguimento”. Se Pippo starà così non ce ne sarà per nessuno.
Adriano Malori da un anno sta seguendo la preparazione degli junior della Nial Nizzoli, la squadra in cui è cresciuto. Lo abbiamo incontrato nel suo studio
«La paura adesso è anche più alta. Non devi nemmeno essere malato per pensare di aver contratto il Covid, basta un test positivo e tutta la tua preparazione è vanificata», parole di Wout Van Aert. E ancora: «Presto dovremo prendere in considerazione l’idea di non basarci più su un test positivo. Dovremo iniziare a guardare al Covid nello stesso modo in cui vediamo le altre malattie».
Il belga ha messo in discussione l’atteggiamento della società, e indirettamente anche dell’UCI, riguardo al Covid.
Ci si chiede allora: ha ragione quando dice che certe restrizioni sono esagerate? Il tema non è affatto banale. La variante Omicron ha scombussolato il sistema sanitario e, ancora una volta, la società. Stavolta a fronte di un numero di positivi impressionante si è tenuto botta.
Un tampone rapido negativo. La lineetta T non è comparsa quindi l’atleta è liberoUn tampone rapido negativo. La lineetta T non è comparsa quindi l’atleta è libero
Dottor Magni, ha ragione Van Aert quindi?
Io direi di sì. Tutti dobbiamo pensare che la pandemia va rivista. Si è trattato di un evento devastante a livello sociale, psicologico, economico, sanitario… ma adesso le dimensioni sono meno gravi rispetto ai mesi scorsi.
Nonostante Omicron…
Certo. Omicron, che è stata molto contagiosa, ha avuto un’aggressività epidemiologica più lieve. Ed è stato così per i cittadini comuni e per gli sportivi. Bisogna pertanto prendere dei provvedimenti nel limitare le restrizioni. Il tutto però senza sottovalutare la cosa.
Cioè?
Il fatto che sia meno contagiosa, non deve farci dimenticare cosa è stata questa pandemia in passato. Non si deve abbassare la guardia.
In caso di positività al Covid, cosa prevede la norma attuale per i corridori?
Dalla prima positività c’è uno stop di una settimana. Si fa un tampone, anche quello antigenico va bene. Se questo è negativo l’atleta può fare la visita di idoneità, la “Return to Play”. Se anche questo dice che tutto è okay, il corridore può riprendere la sua attività.
Anche se non hanno mai avuto sintomi devono fermarsi?
Sì: anche se non hanno avuto sintomi. Meglio che stiano fermi. Non dimentichiamo che i loro “motori” sono sempre spinti al massimo. E’ preferibile una ripresa graduale e moderata. Dopo il Covid, c’è chi è stato subito pronto e chi invece l’ha pagato un po’ di più e prima di tornare ad avere sensazioni piacevoli ci ha messo del tempo.
Giro d’Italia 2020, Giulio Ciccone si ritira. E’ accompagnato dal dottor Emilio Magni (all’epoca in Trek-Segafredo)Giro d’Italia 2020, Giulio Ciccone si ritira. E’ accompagnato dal dottor Emilio Magni (all’epoca in Trek-Segafredo)
L’esempio di Ciccone al Giro 2020 è emblematico in tal senso. Giulio si allenò anche sotto Covid e nonostante fosse guarito aveva grosse difficoltà respiratorie in quel periodo. Quindi coloro che sono asintomatici non fanno neanche i rulli?
Attualmente no: il protocollo è abbastanza restrittivo. E’ meglio non fare niente, almeno all’inizio. Per fortuna abbiamo visto che quest’ultima ondata non si prolunga. Mediamente dopo 4-6 giorni ci si negativizza. Però, ripeto, anche se non ci sono sintomi, problemi più grandi sono dietro l’angolo.
Omicron è stata meno aggressiva perché c’erano i vaccini?
Grazie al vaccino sicuramente si va verso una remissione dei contagi. Ma ci si va anche perché le varianti di un virus, di base, sono una “sconfitta” per il virus stesso. Questo, per attecchire deve mutare e nel mutare perde forza, anche se qualche volta può creare comunque dei problemi.
Insomma, detto in parole molto povere, dottore, adesso possiamo paragonare il Covid all’influenza che arriva tutti gli anni?
Direi di sì. I sintomi sono pochi per fortuna. Ma mi rendo conto che anche psicologicamente dopo due anni di lotta non è facile. La si può paragonare ad un’influenza, ma è bene stare attenti.
Vaccino per (quasi) tutti, virus meno forte e una conoscenza maggiore del Covid: ci si auspica che presto anche gli atleti non siano fermati in caso di positività. E che addirittura si abbandoni il “concetto del tampone”. Ma come? Saranno i sintomi a determinare lo stato di un atleta? Vedremo la comunità scientifica come si proporrà. Intanto godiamoci il pubblico sulle strade che abbiamo rivisto in Belgio.
Per certi versi, Marlen Reusser è la donna del momento. Vincitrice quasi a sorpresa della Vuelta a Burgos e poi della gara di casa, il Giro di Svizzera dando nella […]