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Evenepoel: impresa pazzesca e grande vittoria di squadra

25.09.2022
6 min
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Quando ha deciso che anche Lutsenko era di troppo mancavano 25,7 chilometri al traguardo. Quello che aveva fatto sino a quel punto aveva già dello straordinario e in qualche modo aveva messo in pratica quanto annunciato dai belgi alla vigilia. Remco Evenepoel da lontano, Wout Van Aert nel finale. Forse, volendo leggere fra le pieghe della corsa, Remco si è mosso un po’ prima di quanto si aspettasse il compagno di nazionale. Perché mano a mano che la testa della corsa si fosse avvicinata al traguardo, le azioni del gigante di Herentals sarebbero aumentate di valore.

Remco non si è neppure voltato, si è limitato ad alzarsi sui pedali e dare due colpi più energici degli altri. E per il kazako si sono spenti luce e sogni.

Il resto è stata la cavalcata eccezionale che tutti hanno visto. Con la stessa sicurezza che alla Vuelta gli ha permesso di divorare la crono di Alicante, lunga curiosamente quanto la sua fuga di oggi.

Mancano 27,5 chilometri all’arrivo: Remco lascia Lutsenko
Mancano 27,5 chilometri all’arrivo: remco lascia Lutsenko

Un anno da sogno

Remco Evenepoel arriva davanti ai giornalisti dopo aver abbracciato e ricevuto abbracci. Bello quello con Van Aert dopo l’arrivo e bello anche quello con Alaphilippe, suo fratello maggiore alla  Quick Step-Alpha Vinyl. La gente ai piedi del palco lo ha osannato, perché quel suo vincere sfrontato ha conquistato la gente accalcata nel parco in riva al mare.

«Penso che sia ancora incredibile – dice – questa stagione non ha niente di normale. E’ iniziata a febbraio con la Valenciana e alle mie spalle non c’erano grandi vittorie. Sono venute la prima Monumento, un grande Giro e il mondiale. Come faccio a crederci?».

Vittoria di squadra

Ha corso e vinto con la sfacciataggine di quando da junior conquistò allo stesso modo il mondiale di Innsbruck, ma rispetto a quel Remco, quello di oggi è più saggio e attento. Non celebra se stesso e la sua impresa solitaria, ma la inquadra al centro di una scena più ampia.

«Oggi il team è stato fortissimo – dice il neoiridato – sempre in testa e mai a inseguire. Si è creato davvero il perfetto scenario. E quando i francesi hanno aperto la corsa, ci siamo ritrovati in quattro davanti e quattro dietro. Non potevamo aspettarci niente di meglio. Quello che abbiamo fatto era nei piani. Avere due leader è stata la migliore decisione, ma è chiaro che queste scelte dipendono dal percorso. Fosse stato più veloce, nessun dubbio a puntare tutto su Van Aert, ma così era bene essere di più».

«Ho capito di aver vinto solo alla fine. Quando ero con Lutsenko pensavo di avere buone possibilità. Quando l’ho staccato, ho pensato di aver rischiato. L’ultimo giro da solo poteva essere un rischio, ma quando sono arrivato in cima all’ultima salita, ho iniziato a vedere l’arrivo.

«In discesa sono stato super veloce. E finalmente ai 3 chilometri dall’arrivo, ho capito che presto sarei stato il nuovo campione del mondo».

Evenepoel rompe gli indugi: lo segue solo Lutsenko
Evenepoel rompe gli indugi: lo segue solo Lutsenko

Svolta alla Tirreno

La svolta nella sua stagione e di riflesso nella sua carriera pare ci sia stata a marzo in Italia, dopo l’aspra lezione alla Tirreno-Adriatico. Tornò a casa con la coda fra le gambe, avendo capito che prepararsi per una corsa a tappe e seguire la giusta dieta non sono cose solo per gli altri.

«Perciò dopo aver vinto la Liegi – racconta – ho cominciato a preparare la Vuelta e a fare le cose nel modo giusto. Ho imparato a conoscere il mio corpo, a gestire l’allenamento e il recupero. La conoscenza e la pazienza, che portano i grandi risultati. E oggi è venuta la vittoria più bella di tutte. Ogni corridore inizia con dei sogni. I miei erano la Liegi, un grande Giro e il mondiale (alza lo sguardo e sorride, ndr), ma non avevo mai sognato di vincerli nello stesso anno. Però non parliamo delle mie vittorie solitarie, perché anche se sul traguardo ci sono io, dietro c’è un team di uomini e donne che mi aiutano e lavorano con me».

Van Aert all’attacco, nonostante Evenepoel al comando. Per poco ai belgi non riusciva il doppio podio
Van Aert all’attacco, nonostante Evenepoel al comando. Per poco ai belgi non riusciva il doppio podio

Evenepoel e la pressione

I giorni di Wollongong hanno avuto voci e colori diversi. Il jet-lag non gli ha fatto sconti e così nel giorno della crono, dove pure ha preso il terzo posto, ammette di non aver avuto la capacità di soffrire, semplicemente perché era ancora stanco.

«Ma la settimana in più di recupero e allenamenti con la squadra – annuisce Remco – hanno riportato nel mio corpo la freschezza giusta. Stamattina mi sentivo nuovamente fresco e con la testa libera. So che adesso qualcuno mi chiederà di vincere il Tour, ma finalmente posso dire che il problema della pressione è qualcosa che non mi disturba più.

«Ho un gruppo di lavoro e una famiglia che mi circondano e mi rendono forte. Non vinci mai da solo e non sei solo neppure quando perdi. Sono tutti concetti che ho imparato mentre mi rialzavo dall’incidente del Lombardia. La rieducazione mi ha reso quello che sono ora».

Tempo per la festa

Lo vedi che smania per andare. Dice che non ha ancora acceso il telefono perché non c’è un wifi e il roaming gli costerebbe troppo. Dice che Alaphilippe gli ha fatto i complimenti e lo ha salutato, sapendo che il mondiale sarà la sua ultima corsa di stagione. Dice di voler festeggiare finalmente la Vuelta e ora questo “cadeaux” aggiuntivo.

Poi sta un attimo zitto al pensiero delle vacanze e aggiunge che magari la prima uscita ufficiale con la maglia iridata potrebbe anche farla. Ma la lascia cadere nel vuoto. Lo stesso che resta nell’immensa sala stampa, quando se ne va. Wollongong 2022 finisce qui, le nostre storie andranno avanti ancora per un po’…