Un nuovo aspirante pro’ si aggira per il web. Non arriva dalla Zwift Academy, né da qualche development di squadre World Tour. Si chiama Paolo Sarmenghi, in arte TurboPaolo, è nato nel ’90 e arriva dai social. Ha un canale Instagram con quasi 300 mila follower, che raccoglie centinaia di brevi sketch ironici un po’ su tutto. Da qualche mese, anche a tema bici.
In questa stagione lo abbiamo visto fare i suoi primi passi nel ciclismo che conta alla Lidl-Trek, al fianco di corridori come Jonathan Milan, Simone Consonni e Juan Pedro López. Qualche giorno fa è apparso in un video di GCN Italia mentre, al fianco di Alan Marangoni, affrontava le rampe della mitica salita di Oropa.
Qui a bici.PRO siamo da sempre attenti alla nascita di nuovi talenti, quindi l’abbiamo contattato per farci raccontare del suo modo di parlare di ciclismo senza prendersi troppo sul serio. Un modo di cui questo sport ha, secondo noi, molto bisogno. Lo raggiungiamo al telefono mentre è impegnato ad organizzare il suo tour (“t” minuscola, in questo caso) 2025 di stand-up comedy.
«Dovrebbe partire a fine febbraio – dice – abbiamo fissato cinque date in Italia e poi stiamo cercando di fare anche qualcosa per gli italiani all’estero. Avrei voluto andare anche nelle isole, Sardegna e Sicilia, ma ci siamo accorti che diventa troppo costoso. Anche perché voglio tenere i prezzi il più possibile popolari».
TurboPaolo, sul tuo profilo abbiamo visto (e apprezzato) i video che hai fatto con la Lidl-Trek. Com’è nata questa collaborazione?
L’anno scorso ho fatto dei contenuti con Lidl e sono andati bene. Quindi quest’anno abbiamo continuato, e mi hanno buttato lì lo spunto di fare qualcosa con la squadra di ciclismo. Gli ho proposto l’idea del nuovo uomo squadra e si sono fidati, anche perché il marketing della Lidl non aveva tanta familiarità con il ciclismo.
E com’è stato essere lì in mezzo, sul pullman, tra gli atleti?
I ragazzi sono stati tutti molto disponibili. Avevo paura fossero tesi anche perché quei contenuti li abbiamo girati pochi giorni prima della partenza del Giro. Invece no, forse era un modo anche per loro di staccare alla vigilia di un appuntamento importante.
Quanti giorni siete stati assieme?
Due, il primo alla presentazione della squadra, al velodromo di Torino, quando hanno fatto le foto ufficiali. Il secondo invece in hotel, dove mi hanno fatto provare la divisa della squadra e un bici. Il gioco era che anch’io mi allenassi con loro. E’ finita che mi hanno dato la maglia troppo piccola e la bici troppo grande.
Un deliberato tentativo di sabotaggio?
Potrebbe essere. Ma devo dire che mi sono interfacciato soprattutto con Paolo Barbieri (addetto stampa della Lidl-Trek, ndr) con cui devo dire che mi sono trovato molto bene. In generale sono contento di come sono venuti quei contenuti: mi hanno pagato, ma l’avrei fatto anche gratis. Anche se forse è meglio che quelli della Lidl non lo sappiano. E’ stato tutto molto facile, mi è venuto naturale, anche perché sono appassionato di ciclismo.
Infatti TurboPaolo, parlaci di questa passione.
Non mi ricordo come sia nata, a dire la verità, ma ora lo seguo spesso. Mi piace tanto guardare le gare, specie negli ultimi anni, le ultime due-tre stagioni in particolare. Credo c’entrino anche i personaggi incredibili che ci sono in questo periodo. Anche mia moglie si è appassionata, soprattutto dopo la serie Netflix sul Tour. Quindi sì lo guardo, ma purtroppo non vado tanto, un po’ per il tempo e anche, diciamo la verità, per questioni di fisico.
Tra poco arriviamo anche al tuo ciclismo pedalato. Qual è la tua corsa preferita?
Direi la Milano-Sanremo. Sarò che io sono di Novara quindi la sento un po’ come la gara di casa. Poi secondo me è la più difficile mentalmente, tutte quelle ore di pianura da affrontare restando comunque concentrati per il gran finale. Mi sembra sia molto più dura di quanto si veda in tv. La tua invece qual è?
Il Giro delle Fiandre, ma le domande dovrei farle io.
Scusa.
Niente figurati. Andiamo avanti. Dopo quella con la Lidl-Trek sei arrivato alla collaborazione con GCN
Mi ha scritto Alan Marangoni, dovevamo vederci a Torino al Giro, ma non c’è stata occasione. Poi ci siamo risentiti e abbiamo partorito l’idea. Io pensavo subito a qualcosa di faraonico, tipo allenarmi per una gara grossa, come i mondiali… Parto sempre così, poi invece la realtà mi riporta a più miti consigli. Quindi abbiamo deciso di provare la salita di Oropa, e confrontare il mio tempo con quello di Pantani e Pogacar.
Diciamo che hai deciso di iniziare col botto. E com’è andata?
Ovviamente non volevamo provare ad avvicinare i loro tempi, anzi. La sfida era quella di non prendere più di un’ora di distacco negli ultimi 6,7 km finali, che loro hanno percorso in circa 17 minuti. All’inizio mi sentivo bene, salivo a 11-12 all’ora, mi sembrava di volare. Poi male, molto male, sempre peggio. Vedevo i numeri del Garmin calare come in un countdown: 9,8,7… Dopo il Giro ho controllato i dati e nel segmento “Hardest Oropa”, 600 metri al 10,5% di pendenza, ho tenuto la media di 5,2 km orari. Per fare un paragone il KOM ce l’ha Nans Peters, ad oltre 19 all’ora di media.
Alan e Giorgio, i due volti di GCN, ti hanno dato una mano? Nel video abbiamo visto un bel “bidon collé”…
Sì dai, mi hanno supportato alla grande. E mi hanno assicurato che quel “bidon collé” rientrava pienamente nel regolamento UCI. Ad un certo punto andavo a zig-zag e Alan mi ha chiesto, giustamente, se almeno potevo non andare in contromano. Salendo poi non avevo il cardiofrequenzimetro, prendevo la frequenza cardiaca dall’orologio, che quindi era in bella vista. Giorgio, che era in ammiraglia, quando ha visto il valore mi ha chiesto se era tarato male. Era a 180 battiti, mi ha detto che non potevo stare in Z5 per due ore. Gli ho detto che l’orologio era sbagliato, ma in realtà ho mentito. Ho fatto la salita fisso sui 200 battiti, o giù di lì.
Comunque sia la sfida alla fine è stata vinta
Ci ho impiegato un’ora ora e 2 minuti. Un quarto d’ora entro il tempo limite. Quindi da gente come Pantani e Pogacar ho preso solo 45 minuti in 6,7 km. Mi ritengo pienamente soddisfatto.
L’impressione è che il tuo stile funzioni perché esce dai normali canoni dell’agonista. Ti ritrovi in quest’idea?
Può essere. L’altro giorno parlavo con un amico, mi diceva che non esce più in bici perché non gli sembra di essere abbastanza performante, di non avere la bici adatta, eccetera. Secondo me invece dovremmo recuperare il piacere di pedalare e basta, liberandoci da queste pressioni indotte dall’esterno.
Prossimi progetti a tema bici?
Quest’inverno vorrei continuare ad allenarmi sui rulli per avere un po’ di continuità. Poi in futuro mi piacerebbe anche fare qualcosa con il ciclismo femminile. Mi sembra ci sia più incertezza che tra gli uomini, più imprevedibilità. Mi intriga anche il fatto che, almeno così mi sembra, tra le donne non sia tutto tecnicamente così esasperato e conti ancora il fattore umano. Se poi GCN e la Lidl-Trek mi vorranno ancora, sono disponibile. Oppure anche un’altra squadra World Tour va bene, non dico di no a niente, sia chiaro.
Grazie TurboPaolo. Ultima domanda secca. Milano-Sanremo 2025: chi vince?
Direi Pogacar, anche se forse è scontato. Con il cuore invece dico Jonas Abrahamsen. Lo so, è pura utopia. Ma lo dico lo stesso.