“Gazzo” la osserva da lontano e qualche volta annuisce. Marta Cavalli lavora allo squat con movimenti rapidi. La gamba sottile risponde con dei guizzi. Siamo al centro Kinesis, di cui abbiamo accennato anche ieri, raccontando l’incontro con Marta. Questa volta però entriamo più nello specifico dell’allenamento, parlando con il suo coach. La forza in palestra per uno scalatore. Il discorso è ampio, la mattinata grigia aiuta. “Gazzo”, al secolo Mattia Gazzoni, è la guida ideale.
«Con Marta – dice Gazzo – lavoro da circa tre anni. Siamo partiti con una programmazione non mirata, perché power lifting, quindi il bilanciere, e il ciclismo sono completamente diversi. Quindi bisogna capire qual è l’obiettivo e capire l’atleta. Marta comunque è sempre sul pezzo, quindi non è stato difficile farle capire che il bilanciere poteva aiutarla nel migliorare le prestazioni in bicicletta. Abbiamo messo insieme una programmazione in cui nella off season cerchiamo di spingere il più possibile per incrementare la forza massima. Per andare poi a trasformarla nel periodo in cui ripartirà in bicicletta».


Cosa cambia quando arriva la bici?
Si abbassa il volume di lavoro e si cerca di renderla il più performante possibile anche in sella. Non la vedo negli allenamenti, non ho un feedback da parte del preparatore. Il tramite è lei. Si cerca di fare il meglio possibile.
Su cosa lavora quando è qui?
Sicuramente la conoscete, quindi probabilmente saprete anche di tutte le problematiche che può avere un’atleta professionista nella sua carriera. Lei ha avuto problematiche di peso, problematiche fisiche, incidenti, quindi diciamo che è partita con esercizi che fanno incrementare la forza nelle gambe e migliorare la postura sulla parte superiore. Adesso invece piano piano stiamo anche cominciando a lavorare sulla parte alta. Ovviamente quello non è il suo focus.










Quali esercizi fa per la parte superiore?
Per la maggior parte esercizi posturali. Ha un po’ di cifosi, quindi niente lavoro invasivo all’addome. Si va a fare una preparazione funzionale allo svolgimento delle gare.
Questo significa che hai dovuto studiare il gesto della pedalata?
Esatto. Abbiamo cercato di correggere un problema di lateralità che hanno tutti gli atleti e si vede molto soprattutto nella pedalata. Quindi lavoro su adduttori e abduttori. Vado a vedere quali sono i muscoli agonisti e antagonisti che lavorano di più. Ovviamente il ciclismo è uno sport che crea un sacco di divario tra agonisti e antagonisti, soprattutto nella parte bassa. Quindi diciamo che è solo una questione di obiettivo. Ci sarebbero un sacco di cose da fare. Per ora abbiamo estratto dal cilindro quelle giuste, in futuro vedremo…








Cosa potrebbe cambiare?
Secondo me capiremo alla fine della prossima stagione. In quella appena passata, nonostante gli infortuni, Marta ha comunque avuto un incremento. Nel 2023 l’obiettivo, secondo il mio punto di vista, è ripetersi. E’ difficilissimo, ma lei c’è. Anche con il bilanciere, negli ultimi tre anni l’incremento si è visto. La tengo monitorata, abbiamo delle tabelle e dei grafici che mantengono ben visibili i carichi: i momenti dove ha caricato di più, quelli dove abbiamo scaricato e quali carichi utilizzava… . E abbiamo visto che comunque siamo andati verso la super compensazione, che era quello che ci interessava.
Partiamo dall’inizio: Marta arriva e fa il suo riscaldamento.
Sempre, esatto. Ha la prima parte in cui fa attivazione di mobilità. Gli esercizi sono una routine che ti fa entrare nella tua comfort zone, prima di andare al bilanciere e spingere. Poi passa alla sessione di pesistica e poi sempre lo stretching di routine, con tutti gli esercizi di respirazione, eccetera. Quindi è proprio un allenamento fatto e finito e non replicabile su un’altra persona. Adesso è diventata autosufficiente anche in quello. Le prime volte era da seguire, invece adesso è molto autonoma durante gli allenamenti.




Marta racconta che fa meno lavori di forza in bici, perché li fa in palestra.
Non ci sono degli studi che dimostrino l’efficacia della trasformazione in bici del lavoro svolto in palestra. Però se fai il mio lavoro, sai benissimo che puoi caricare nel modo corretto e gestire la parte di alzata che ti interessa, magari nello squat sfruttando solo la fase più alta. In bicicletta i movimenti dell’anca e del ginocchio non sono così estremi. Quindi se non ti interessa che l’atleta faccia lo squat da gara, ma vuole semplicemente migliorare nel suo range di movimento, riesci anche a capire se la trasformazione funziona in bicicletta. Stesso discorso per la parte superiore. Marta non fa la panca piana, perché l’obiettivo non è fare sollevamento. Però fa tutto per quanto riguarda lo stacco, cioè il lavoro di agonisti e antagonisti, flessori, quadricipiti…
Questo significa che anche Gazzo ha dovuto documentarsi sul ciclismo?
So benissimo che il numero di giorni che sta sulla bici durante l’anno sono talmente tanti che non puoi permetterti di sbagliare e caricare troppo col bilanciere. Devi lavorare con un carico che ti permetta di stimolare l’incremento della forza, senza stressare il corpo.






La palestra rimane anche durante la stagione, in che modo?
Visto che non si allena sempre con la squadra, riesce anche a gestirsi con la palestra. Quindi viene qua, oppure ne ha una piccola in casa e io la seguo anche in quello. Lavorando con carichi non massimali, riesce a gestirsi bene da sola. Gli allenamenti durante l’anno non sono sempre fissi. Si fanno in base alle gare, agli allenamenti, ai ritiri con la squadra, se poi ci sarà la nazionale di nuovo… Insomma, bisogna definire bene gli obiettivi, perché non ne ha solo uno e vedere quali sono le gare cui punta davvero.
Quindi la palestra segue il calendario gare?
Per forza, non puoi dare un programma fine a se stesso. Devi valutare il lavoro. Quanto stress le ha portato? In base a questo, devi essere in grado di dosare i volumi, perché l’obiettivo è sempre quello di salire in bicicletta e spingere. E poi si valutano i punti di forza, anche in base al peso corporeo, e cercare di migliorare. Magari serve mettere un po’ di massa magra o magari un po’ di forza in più per la volata o altro in cui magari è carente.






Ti capita mai di seguirla in allenamento?
No, però ogni tanto quando esce da sola le chiedo il wattaggio, che tipologia di sforzi sta facendo, che ripetute fa, quanti chilometri fa, con che dislivello, a che livello di fatica. Mi serve solo per capire quanto rendere stressante, stimolante o rigenerante il prossimo allenamento di pesistica.
Parliamo di te, adesso. Chi sei?
Sono Mattia Gazzoni, detto Gazzo, e ho 32 anni. Ho aperto questa palestra quattro anni fa con il mio socio Andrea Loda e abbiamo cercato di darle l’impronta che volevamo. Abbiamo studiato entrambi Scienze Motorie e abbiamo cercato di improntarla sulle preparazioni atletiche di qualsiasi genere. Sono di Castellone e ho giocato a basket fino ai vent’anni, poi dopo quattro interventi alle ginocchia, ho capito di dover smettere. Ho continuato come preparatore e invece ora seguiamo la pallavolo nel nostro paese. Io una squadra femminile, il mio socio la maschile con ottimi risultati. Marta però è il nostro fiore all’occhiello, un’atleta con la maiuscola.