La rincorsa di Alaphilippe e la vita secondo Lefevere

06.05.2022
5 min
Salva

Patrick Lefevere è un patrimonio del ciclismo. Per questo, quando il manager della Quick Step-Alpha Vinyl scrive il suo editoriale su Het Nieuwsblad, si fa la corsa per leggerlo. E proprio in questi giorni, con il Giro d’Italia in partenza da Budapest, il grande belga è andato in Danimarca, nella città di Kolding in cui è nato Kasper Asgreen. Dato che il Tour 2022 inizierà da Copenhagen, Lefevere è stato invitato da Deloitte & Touche perché tenesse un discorso sulla leadership. In particolare su come faccia per mettere in riga tutti gli ego della squadra. Per capire le dimensioni dell’invito, Deloitte & Touche è un’azienda di servizi di consulenza e revisione, fondata a Londra: la prima nel mondo in termini di ricavi e numero di professionisti. E fa parte delle cosiddette Big Four, cioè le quattro più grandi aziende di revisione.

Patrick Lefevere, qui con Marc Madiot, guida squadre di ciclismo dal 1979
Patrick Lefevere, qui con Marc Madiot, guida squadre di ciclismo dal 1979

«L’ego è presente in ogni gara – dice – il massiccio incidente della Liegi-Bastogne-Liegi è stato causato da un corridore che non voleva frenare per farne passare un altro. Ilan Van Wilder (corridore di 21 anni della Quick Step-Alpha Vinyl, ndr) lo ha definito comportamento da gallo e ha ragione. L’equilibrio in gruppo è precario. E adesso Ilan ha la mascella rotta e salta il Giro. Alaphilippe deve riprendersi da un polmone collassato, una scapola e due costole rotte. Non gli è stato permesso muoversi per tre settimane, il che è un tormento per lui abituato a girare come una molla. Ha dovuto iniziare la rieducazione con la sua famiglia a Renaix, in Belgio. Nelle sue condizioni non può volare».

Alaphilippe e il Tour

Il Giro parte, il gruppo spazza via tutto e del campione del mondo si sono perse le tracce. Tacciono anche gli account social. L’ultima immagine lo mostrava in fondo alla scarpata, mentre Bardet scendeva con l’angoscia, così ha raccontato, che si fosse spezzato la schiena.

«La grande domanda – dice Lefevere – è se Julian sarà presente quando il Tour inizierà qui in Danimarca. Faremo tutto il possibile, ma sarà una corsa contro il tempo. Se, nel caso più favorevole, tornerà in bici a metà maggio, avrà ancora sei settimane. Il Tour inizia venerdì 1° luglio, una settimana prima del solito. Questo ovviamente non è un vantaggio. Per fortuna Julian non è uno che ingrassa facilmente. Di certo, un Tour con o senza Alaphilippe fa una grande differenza, dal punto di vista commerciale e sportivo. Quello che sicuramente non faremo sarà usare Remco Evenepoel come sostituto».

Festa amara

Poi, prima di chiudere, Lefevere ha confermato la sensazione che raccontammo subito dopo la Liegi: mentre mezza squadra festeggiava la vittoria di Evenepoel, c’erano sguardi allarmati per le condizioni dei due corridori.

Nell’hotel di Chaudfontaine, due stati d’animo: festa per Remco, apprensione per i feriti (foto Wout Beel)
Nell’hotel di Chaudfontaine, due stati d’animo: festa per Remco, apprensione per i feriti (foto Wout Beel)

«Domenica sera – racconta Lefevere – abbiamo festeggiato la vittoria di Remco nel solito hotel a Chaudfontaine. A quel posto ci legavano solo dei bei ricordi. Eravamo lì quando Marcel Kittel vinse la tappa del Tour a Liegi nel 2017. Idem per la vittoria di tappa e la maglia gialla di Sylvain Chavanel al Tour del 2010. Invece questa volta l’atmosfera alla festa era come sdoppiata. Da una parte c’era la brillante vittoria di Remco, che ci ha ripagato dei bocconi amari e ha messo a tacere tante persone. La squadra a Liegi ha fatto esattamente quello che avevo chiesto la sera prima: correre con calma, senza stress o complessi. Allo stesso tempo, per tutta la serata ho pensato ai due corridori gravemente feriti, portati all’ospedale di Herentals».

Cose della vita

Nell’hotel infatti c’erano i genitori e la fidanzata di Van Wilder, ovviamente molto scossi. Lefevere ammette l’imbarazzo nell’incrociare il loro sguardo durante i festeggiamenti.

«In gara – dice – si sperimenta questa contraddizione più spesso di quanto si creda. Ricordo il Tour del 2015. Zdenek Stybar vinse la tappa di Le Havre, ma nello stesso giorno Tony Martin dovette ritirarsi in maglia gialla per una clavicola rotta. Quando è così, la sera non sai se stappare lo champagne per festeggiare o per affogare i dispiaceri.

«Sono momenti – aggiunge – che mi riportano sempre alla nascita del mio primo figlio, il giorno più intenso della mia vita. Alle quattro in una clinica è morto mio padre, alle otto nell’altra clinica è nato mio figlio. Tu stesso non sai cosa provare e le persone sanno cosa dirti. Quel giorno mi ha segnato per il resto della vita. Aiuta a mantenere la prospettiva. Per sapere cosa è veramente importante e cosa non lo è».