Mezz’ora con Wout Van Aert, leader totale

26.11.2022
7 min
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Il capello “ordinatamente disordinato”, una lattina in mano e una gran voglia di parlare, Wout Van Aert è un vero padrone di casa al Service course della Jumbo-Visma. Dopo aver parlato con i giornalisti belgi, il campione si concede alla stampa straniera.

Una lunga chiacchierata a tutto tondo. Il corridore della Jumbo-Visma non è ancora super tiratissimo, ma sembra sulla buona via. Ha il volto disteso di chi ha osservato una (meritata) sosta rigenerativa. Dopo il mondiale è rimasto in Australia con la famiglia. Presto tornerà ad indossare i panni del crossista.

A tutta sulle classiche

I primi obiettivi su strada del 2023 sono le classiche. Le sue classiche, quelle per quali con la squadra ha già iniziato i sopralluoghi. Anche perché sembra esserci una voglia di rivincita rispetto alla passata stagione, quando il Covid gli ha impedito di prendere il via al Giro delle Fiandre.

«Covid a parte – dice Van Aert – la forma fisica era molto buona, la migliore per le classiche di primavera e per il Fiandre. Poi con quella settimana di stop mi sono ritrovato con una buona condizione anche per la Liegi e la Roubaix».

E si toglie un sassolino: «Se avessi saputo che avrei preso il Covid due giorni prima del Fiandre, probabilmente sarei andato ai mondiali di cross negli Stati Uniti. Un po’ di rimorso… Ma mi piace avere un piano ben strutturato. Penso che la stagione scorsa sia stata un ottimo esempio del fatto che non puoi sempre programmare tutto. Devi provare ad essere in buona forma al momento giusto.

«L’anno scorso ho capito come mantenere una buona forma durante le gare. Stavo bene alla Het Nieuwsblad, ma ero ancora più forte ad Harelbeke quasi un mese dopo. E mi sentivo ancora più forte alla Liegi un mese dopo ancora. Mi sono accorto al primo anno da pro’ che si trattava di qualcosa che avrei dovuto capire e penso di esserci riuscito».

Wout Van Aert, in maglia verde, è un vero leader per i compagni (che lo ascoltano moltissimo), per lo staff, per i tifosi
Wout Van Aert, in maglia verde, è un vero leader per i compagni (che lo ascoltano moltissimo), per lo staff, per i tifosi

Leader naturale

Una cosa che abbiamo notato stando “vicino” a Van Aert tra gare e ritiri, ma anche interviste in tv, è il suo essere leader. E lo è nonostante compagni importanti. Lo è per il pubblico, lo è per i tecnici. E allora gli chiediamo apertamente se lui leader si senta.

«Un pochino», replica Wout, compiaciuto. «Ogni tanto parlando con i compagni avverto una sorta di rispetto, il che è molto piacevole ovviamente. Provo sempre a impegnarmi per far sì che tutti si sentano accolti e motivati. Penso che essere leader sia nella mia natura, inoltre mi piace aiutare gli altri.

«So come ci si sente quando qualcuno è grato nei tuoi confronti e penso sia importante che tutti ricevano attenzioni, non vanno date per scontate. Il nostro non è solo un lavoro, ma anche una passione, per questo è fondamentale che tutti siano motivati».

Anche il fatto di restare in Belgio contribuisce ad alimentare questa leadership, questo carisma. Lo scorso anno ai mondiali di Leuven vedemmo dal vivo (e vi raccontammo) cos’è Van Aert per la sua Nazione. Quando è a casa e rientra dagli allenamenti ci sono decine di persone ad attenderlo.

«E ogni tanto – ammette – qualcuno bussa anche alla porta. Fa piacere, è una cosa buona. In Belgio il ciclismo è uno sport popolarissimo ed è anche per questo che faccio bei soldi, mi godo la vita e devo accettare i fans.

«Non ho assolutamente intenzione di lasciare il Belgio. Mi piace vivere vicino alla mia famiglia. L’anno scorso ho dormito più di 200 notti lontano da casa, il 70 per cento dell’anno. Il restante 30 mi piace passarlo a casa».

Ai mondiali, ma non solo, c’era un tifo enorme per Van Aert. E alla vigilia del mondiale, Leuven intonava cori in suo favore
Ai mondiali, ma non solo, c’era un tifo enorme per Van Aert. E alla vigilia del mondiale, Leuven intonava cori in suo favore

I monumenti

E casa sua è Herentals, la stessa cittadina di Rik Van Looy, un gigante del passato e uno dei pochissimi ad aver vinto tutte e cinque le classiche Monumento. Spesso ci si chiede se Van Aert, visto il suo essere eclettico, possa puntare ad un grande Giro. Ma magari prima c’è questo traguardo che non è così meno importante.

«Vincere – dice Wout – tutti e cinque i Monumenti è difficilissimo, ma non impossibile. E’ già difficile prendere parte a tutti e cinque i Monumenti in un anno. Quindi per ora mi focalizzo solo su alcune. Se adesso penso al Lombardia e alla Liegi (le più dure per lui, ndr), so che mi serve comunque un po’ di fortuna. Sono da tre anni nel WorldTour e ho vinto la Sanremo, quindi sarebbe stupido dire ora: “Okay le provo tutte e cinque”. Intanto pensiamo alla seconda, poi vedremo.

«In genere non trovo nulla davvero impossibile. E penso che sia anche questo ad avermi portato qua: altrimenti sarei ancora un corridore di ciclocross. Fare cose nuove mi motiva.

«L’anno scorso, subito dopo il Covid ho chiamato il team e gli ho detto che avrei voluto prolungare le classiche, provare la Liegi. Sarebbe stata l’occasione per capire se facesse per me. E se finisci sul podio senza una preparazione ottimale sai che nel futuro è possibile».

«Per ora il mio obiettivo è vincere: vincere più gare possibili, vincere le classiche e magari indossare la maglia iridata un giorno».

Il podio iridato della crono 2021. Per Wout fu una delusione. E sulla pressione dice: «Difficile dire che mi piaccia, ma mi fa dare il meglio»
Il podio iridato della crono 2021. Per Wout fu una delusione. E sulla pressione dice: «Difficile dire che mi piaccia, ma mi fa dare il meglio»

Su Ganna…

E chissà se tra le sfide impossibili, Van Aert mette anche il record dell’Ora. Secondo il suo compagno Affini se fosse solo una questione di “motore” Wout sarebbe in grado. 

«Cosa penso del Record di Ganna? Che è andato veloce! Non penso di poterlo battere. Lui è uno dei migliori, forse il migliore. Inoltre ha esperienza su pista, il che è molto importante per il record.

«Non sto pensando di provarci. E se non penso di provarci è anche più stupido dire: “Potrei batterlo, ma non lo farò”. Ganna ha portato l’asticella molto in alto e forse potrebbe andare ancora più veloce».

Wout racconta anche che ha seguito il record quando era in vacanza e che sua moglie si era innervosita perché si era sintonizzato sul ciclismo. Insomma anche i campioni hanno gli stessi problemi degli uomini normali! Filippo e Wout si stimano, nonostante la batosta che lo scorso anno Ganna gli ha inflitto a casa sua nella crono iridata.

«Quella in effetti – racconta Van Aert – è stata una delusione. Ho fatto quella crono perché era in Belgio, ma in realtà con il mio allenamento ero focalizzato sulla strada. Ma dopo aver perso solo di 5” ho pensato che sarei potuto andare più veloce se mi ci fossi concentrato davvero. Per questo ero così deluso».

Wout Van Aert, Strade Bianche 2020
Van Aert ha vinto la Strade Bianche nel 2020. Durante l’intervista, non ha chiuso del tutto la porta sulla sua presenza al Giro 2023
Wout Van Aert, Strade Bianche 2020
Van Aert ha vinto la Strade Bianche nel 2020. Durante l’intervista, non ha chiuso del tutto la porta sulla sua presenza al Giro 2023

Wout e l’Italia

Le chiacchiere vanno avanti. Wout non lesina parole e parla senza mezzi termini, con la sicurezza del leader anche in questo caso. Spalle dritte, volto rilassato e mento alto. Sembra che neanche ponderi quello deve dire: è naturale, sincero, soprattutto con se stesso. E dalle chiacchiere che vanno avanti spunta l’Italia. 

«Non so se tornerò alla Tirreno – spiega Van Aert – molto dipenderà dalla preparazione e dal cross. Mi pacerebbe tornare in Italia e non solo per la Sanremo, ma anche per le Strade Bianche. Bellissima. Sul Giro non so: la squadra lo fa. Vedremo…».

Van Aert ci è anche venuto in vacanza in Italia. E più precisamente in Sardegna.

«Mi piace l’Italia, ci ho corso, ci sono stato per allenarmi e ci ho fatto le vacanze. Sono stato in Sardegna. Avevo il matrimonio di un caro amico e spero di poter tornare presto perché è bellissimo. Ci sono i mari più belli che abbia mai visto. Sono stato anche in Puglia, in Costiera Amalfitana, a Firenze. E poi la pasta… Mi piace il vostro modo di mangiare: antipasto, primo, secondo… E’ così perfetto!».