Quando non è Filippo Ganna è qualcun altro a battere Wout Van Aert! La faccia del campione della Jumbo-Visma che deve lasciare la “hot seat”, la sedia del leader, parla da sola. Il suo connazionale Yves Lampaert lo ha battuto. E lo ha battuto anche bene.
In Formula 1 le qualifiche ormai avvengono nello stesso momento tra i contendenti. Se piove, piove per tutti. Se è asciutto lo è per tutti. Nel ciclismo, nelle cronometro, non è così. Sport di situazione, si dice.
E la situazione è stata sfavorevole ai due super campioni attesi a Copenhagen. Lampaert e gli altri a seguire hanno corso con un asfalto un po’ meno bagnato. E quel po’ ha fatto una gran differenza. Ma non sminuiamo questo atleta.
Ganna battuto
Partiamo dal duello stellare: Ganna e Van Aert.
Pippo e Wout sono separati da soli 60” sulla rampa di partenza. Si marcano stretti sin dalla vigilia. Cercano il meteo buono. Così almeno dicevano le previsioni. L’acquazzone invece ha anticipato.
Una grande agilità per l’iridato, il quale non potendo scaricare a terra i suoi cavalli all’uscita delle curve, punta molto sull’alta cadenza per poi far scendere la catena sui pignoni più piccoli e duri. Non è male, anzi… quando taglia il traguardo è anche primo. Ma la gioia dura solo 55”, visto che Van Aert gli partiva dietro.
Sì, la gomma posteriore di Ganna ha perso pressione. A fine gara si vedeva il liquido che fuoriusciva dalla gomma, ma bisogna capire quando ha forato. Di certo questo non ha aiutato il campione del mondo contro il tempo. Il quale, tra l’altro, con grande onestà ha ammesso che questo foro non ha inciso.
Spunta il crossista
Wout è stato bravissimo, va detto. La differenza fra lui e Ganna l’ha fatta la sua attitudine con il ciclocross, esattamente come aveva detto Adriano Malori, sia per i rilanci, sia per la capacità di guida… in questo caso amplificata dall’asfalto bagnato.
Van Aert crossista ma anche cronoman. Spianato, potente e stavolta in crescendo regolare dalla rampa di partenza fino alla linea d’arrivo. Nessun problema di gestione.
Giusto a ridosso del via era stato presentato il manubrio, Vision. Si tratta di un’estensione aerodinamica (e leggerissima, 120 grammi) in carbonio completamente personalizzata. Una protesi che gli ha consentito di guidare meglio la sua Cervélo da crono. E a quanto pare ci è riuscito.
Stratosferico anche oggi Pogacar: lo sloveno, partito subito dietro Ganna e Van Aert è stato terzo, primo tra gli uomini di classifica Bravo Cattaneo (davanti alla Sirenetta di Copenhagen), 20°. Lui, come altri favoriti, ha corso con le condizioni peggiori
Stratosferico anche oggi Pogacar: lo sloveno, partito subito dietro Ganna e Van Aert è stato terzo, primo tra gli uomini di classifica Bravo Cattaneo (davanti alla Sirenetta di Copenhagen), 20°. Lui, come altri favoriti, ha corso con le condizioni peggiori
Pogacar c’è
La giornata è un continuo susseguirsi di sorprese. Il vento che c’è, poi cala e infine torna a rinforzarsi. Il duello Van Aert-Ganna nel quale s’infila quel folletto spaziale che è Tadej Pogacar. E lui sì che ha guidato con margine. Il numero uno del Tour avrà fatto solo quattro o cinque curve delle 25 previste con le mani sulle protesi, altrimenti le aveva sempre sui freni.
Dall’ammiraglia Hauptman lo ha domato per bene. Imperativo: nessun rischio, anche perché di fatto non avevano mai provato col bagnato.
E poi Bisseger che scivola due volte. Laporte che batte tutti all’intermedio (è suo il miglior tempo a fine corsa) per poi finire a terra anche lui.
Quella che doveva essere una sfida al “computer” si trasforma in una roulette.
Bravo Lampaert
E dalla roulette esce Yves Lampaert. Uno bravo, uno forte, uno che ha vinto il titolo nazionale contro il tempo due volte. Ma anche uno che non era affatto nei pronostici.
Però il ciclismo è anche questo e di certo il ragazzo della Quick Step-Alpha Vinyl non ha rubato nulla. Ha sfruttato al meglio la minor presenza di acqua sull’asfalto e, forse, del vento nel finale. All’intermedio era 2” dietro rispetto a Van Aert. All’arrivo 5” avanti. Un gap di 7”.
Tuttavia Bettiol ha smentito questa tesi. Per lui, il vento per coloro che sono partiti dopo la pioggia era anche più forte nel finale. Insomma, il dubbio resta.
L’asfalto però era bagnato. Quantomeno Lampaert ha massimizzato il fatto di non avere le goccioline sugli occhiali.
«Altroché – dice Lampaert piangendo di gioia – l’asfalto era bagnato. C’erano delle grandi pozzanghere, spesso anche in curva. E così mi dicevo: spingi Yves, spingi…».
Il belga sapeva di avere una grande occasione a portata di mano. Ma andava colta. E non era facile.
Gioia per il Belgio
Andava colta con tanta forza e qualche rischio. Cose che Lampaert ha messo entrambe nella sua prestazione.
«Se penso chi ho battuto: Van Aert, Pogacar, Van der Poel… non ci credo. E non credo ci riuscirò fino almeno a lunedì, quando ci sarà il giorno di riposo.
«E’ bellissimo – riprende il fiammingo – per me, per la squadra, per il mio amico Declercq che è dovuto tornare a casa per il covid, per il Belgio… Io pensavo di poter arrivare tra i primi dieci e invece sono qui in maglia gialla».
Ma già si guarda a domani. Lampaert non è una sorpresa totale. Aveva vinto anche la crono all’ultimo Giro di Svizzera. E’ un ragazzo costante e se Lefevere s’impunta per portarlo al Tour un motivo ci sarà.
E potrebbe non essere finita. Domani si annunciano i ventagli e Yves corre nella Quick Step-Alpha Vinyl che di ventagli ne sa qualcosa.