Scaroni: testa all’Astana e… cuore alla Gazprom

02.08.2022
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Sulle strade del Giro Polonia tra volate e maglie gialle che passano di consegna c’è una storia che ci sta particolarmente a cuore: quella di Christian Scaroni. Lo avevamo lasciato sulle strade dell’Adriatica Ionica Race dopo due vittorie che gli avevano donato un po’ di speranza. A quella si è aggrappato il corridore ex Gazprom, che da una settimana è passato all’Astana Qazaqstan, dove ha ritrovato la certezza di poter fare il corridore a tutti gli effetti, non dovendosi più preoccupare del futuro, anche se ormai, suo malgrado, più di qualche lezione l’ha imparata.

Scaroni è passato dall’azzurro della nazionale ad un azzurro diverso, quello dell’Astana, vederlo alle corse è bello ed emozionante. Il bresciano classe 1997 riparte dalla Polonia per finire una stagione che era partita con grandi speranze, ma che poi è naufragata nel silenzio di chi lo circondava.

Il foglio firma, una pratica semplice ma che per tanti mesi è mancata nella routine di Christian
Il foglio firma, una pratica semplice ma che per tanti mesi è mancata nella routine di Christian
Ora hai una nuova casa, potremmo dire…

Ora sono all’Astana – ci dice alla partenza della terza tappa – una squadra WorldTour, ancora meglio, ora cercherò di lavorare bene per farmi trovare pronto nelle gare di fine agosto.

Che sensazioni provi nel tornare a correre?

Mancava tutto questo, andare alle corse senza una certezza era duro per la testa. Ora si hanno più motivazioni anche perché conosco il calendario ed è una cosa che quest’anno non avevo ancora provato, sarà più facile allenarsi e rimanere concentrati.

Ti avevamo lasciato con due vittorie all’Adriatica Ionica Race, che periodo è stato quello passato?

Sicuramente lasciare l’ultima corsa con una vittoria ha dato una grande soddisfazione e un po’ più di morale. Dopo il campionato italiano, corso bene anche quello, ho staccato qualche giorno, non mi aspettavo di tornare in corsa così presto. Questa trattativa è stata molto veloce, ha sorpreso anche me il fatto di essere già qui al Polonia. Ringrazierò per sempre il cittì Bennati per avermi dato la possibilità di correre con la nazionale, se sono qui in Astana è soprattutto grazie al suo impegno.

Com’è stato passare dalle vittorie all’incertezza del giorno dopo?

Non so spiegarmelo nemmeno io, perché ero un corridore pronto a fare un salto di qualità, a correre. Aver vinto due tappe all’Adriatica ed il giorno dopo essere a casa, non era facile di testa. Sapevo, però, che se avessi tenuto duro sarebbe arrivata una squadra che mi avrebbe dato una possibilità.

Scaroni riparte dal Polonia e dal numero 26, il primo indossato con la maglia Astana
Scaroni riparte dal Polonia e dal numero 26, il primo indossato con la maglia Astana
I tuoi ex compagni li senti ancora?

Sì, soprattutto i reduci della nazionale: Carboni, Malucelli e Canola. Spero vivamente che riescano a trovare una sistemazione adeguata, se lo meritano. Se non avessi trovato dei compagni come loro non sarei mai arrivato preparato agli impegni con la nazionale. Abbiamo fatto squadra anche se ormai una squadra non c’era più, sono stati dei grandi compagni di viaggio.

E’ un viaggio che è finito o finirà quando anche l’ultimo avrà trovato il suo posto?

La seconda, sono sempre in contatto con loro, mi auguro che tutti e tre trovino una situazione adeguata alle loro potenzialità. Considererò il discorso chiuso quando anche loro avranno una squadra, se lo meritano come me lo sono meritato io.

Cosa ti è rimasto di questa esperienza?

Il fatto di non avere certezze nel futuro, il tempo passava e non si sapeva cosa sarebbe successo, nonostante ciò continuavo ad allenarmi. Nessuna squadra sembrava volerci dare la possibilità di correre, passavano i mesi e non succedeva nulla. L’unico modo per muovere qualcosa era rispondere sul campo facendo risultati. Anche per questo ringrazio la nazionale, senza di loro non avrei avuto modo di rispondere con i fatti.

Adriatica Ionica Race, vittoria di Scaroni nell’ultima tappa: qui in mezzo tra Carboni e Malucelli, i tre sono unitissimi (photors.it)
Adriatica Ionica Race, vittoria di Scaroni nell’ultima tappa: qui in mezzo tra Carboni e Malucelli, i tre sono unitissimi (photors.it)
Quelle dell’AIR erano vittorie di rabbia e di cuore, adesso che emozioni provi?

Mi sento soddisfatto, so di essermi meritato quello che ho, sono state vittorie davvero raccolte con il cuore e con tanti sacrifici. Adesso rimango concentrato, ci sono due mesi davanti ancora, anzi quasi tre per fare bene e voglio dare tutto per dimostrare che non sono qua a caso.

Com’è entrare in una squadra a stagione in corso?

Non è facile di solito, non conosci l’ambiente, è tutto un po’ nuovo però ho avuto la fortuna di trovare tanti connazionali, soprattutto due bresciani: Martinelli e Gazzoli. Anche Battistella lo conoscevo bene, abbiamo corso tanto insieme con la nazionale tra gli under 23. E’ stato un inserimento più facile, devo imparare tante cose su come lavorano ma sono sicuro che con il tempo ci riuscirò.

Canola ha 33 anni, era alla Gazprom dal 2020, anche lui ha sofferto tanto in questi mesi per la chiusura della squadra
Canola ha 33 anni, era alla Gazprom dal 2020, anche lui ha sofferto tanto in questi mesi per la chiusura della squadra
La firma è arrivata solamente 7 giorni fa e sei già in corsa, un battesimo di fuoco…

Esatto, non me lo aspettavo minimamente di venire subito qui, ma la squadra non aveva moltissimi uomini a disposizione. La preparazione non è ancora al top ma sono qui anche come allenamento e per dare una mano a Battistella e per cercare una gamba che mi permetta di fare risultato nelle prossime gare.

Ti hanno scritto i tuoi ex compagni della Gazprom?

Sì, prima che uscissero i primi articoli ci ho tenuto particolarmente ad avvisarli di persona della firma in Astana. Ritenevo giusto avvertirli prima che lo venissero a sapere dai giornali, visto quel che abbiamo passato insieme.

Per Scaroni l’ambientamento nella nuova squadra è stato più facile viste le conoscenze fra corridori e tecnici
Per Scaroni l’ambientamento nella nuova squadra è stato più facile viste le conoscenze fra corridori e tecnici
Che effetto ti fa essere così vicino alla guerra che ha scatenato il domino che vi ha travolto?

Ci ho pensato ieri, quando siamo passati a 10 chilometri dal confine, anche se questo non mi ha fatto pensare all’effetto domino che ci ha coinvolti. Ho pensato a tutto quello che ho passato in questi mesi: da quando la squadra ha chiuso, alle corse con la nazionale, fino ad oggi che sono qui con una nuova maglia.

Bennati lo hai sentito?

Mi ha fatto i complimenti per il passaggio qui all’Astana, è contento per me, ne abbiamo fatti di giorni insieme. C’è un rapporto speciale tra me, lui e tutti i miei compagni di nazionale.

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Ehi cittì, cosa ti ha detto il campionato italiano?

29.06.2022
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Prima di archiviarlo del tutto, torniamo ancora sul campionato italiano di Alberobello e soprattutto cosa ha detto questa corsa al cittì, Daniele Bennati. Una gara bella, tirata, che i presenti, hanno onorato al massimo. Dai 200 chilometri di fuga di Marcellusi, il primo a partire e l’ultimo ad essere ripreso, ai tentativi di attaccanti e contrattaccanti fino al vincitore Filippo Zana.

Una corsa fortemente condizionata dal caldo, ma anche dal covid e dall’imminente Tour de France: questi due punti tra l’altro sono concatenati tra loro.

Bennati (a destra) con Zana e il presidente federale, Dagnoni
Bennati (a destra) con Zana e il presidente federale, Dagnoni
Daniele, cosa ti ha detto realmente questo campionato italiano, con il percorso ispirato al mondiale di Wollongong? Al netto che diversi nomi importanti mancavano all’appello…

Un po’ di gente mancava, è vero. Penso a Ganna, Bettiol, Moscon nomi importanti che potevano essere tra i favoriti. Però credo sia stata comunque una bella gara. Su un percorso non troppo difficile, che in qualche modo era aperto a tanti corridori.

Quello sì, abbiamo visto atleti di differenti caratteristiche tecniche provarci…

Il campionato italiano è un po’ così. E’ una corsa strana, difficile da gestire anche per i nomi importanti del WorldTour che avevano pochi compagni o nessuno. E non a caso l’azione decisiva c’è stata a 40-50 chilometri dall’arrivo. Gente veloce come un Nizzolo o un Viviani, senza compagni a disposizione potevano fare poco. In situazione “normale” sarebbe potuta andare diversamente. E poi merito a quelli che sono arrivati davanti.

Zana, Piccolo, Rota, Battistella e anche Tizza che è stato a lungo con loro…

Io ho seguito parte della gara dalla moto e i primi quattro sono andati veramente forte, dall’inizio alla fine della fuga. Sapevano che sarebbe bastata una minima indecisione e da dietro, soprattutto dopo che si sono mossi Fiorelli e Baroncini, sarebbero rientrati.

Era la prima volta che seguivi una gara in moto? 

Sì e mi è piaciuto tantissimo. E’ stato come tornare in bici, come tornare in gruppo, ma senza fare fatica. Io sono ancora “fresco di corridore” e mi piace guardarli in faccia i ragazzi, studiarne il gesto tecnico, la pedalata. Dalla moto riesci ad avere veramente la percezione di ciò che succede e di chi sta bene.

Gli “stranieri” che hanno corso da soli: Bonifazio (in foto), Affini, Mozzato, Verre, Conca e Sbaragli
Gli “stranieri” che hanno corso da soli: Bonifazio (in foto), Affini, Mozzato, Verre, Conca e Sbaragli
Per gli assenti c’è stata una “tirata d’orecchie”?

Ulissi, Bettiol erano già stati positivi al covid. Venivano dalla situazione delicata che si era creata al Giro di Svizzera… tanto per fare un esempio. Non sono super felice, ma non mi sento di dire che non sono d’accordo con loro. Vivono con l’ombra del covid. Nibali ha detto: “Non capisco chi snobba il campionato italiano”. Ha ragione, ma stavolta mi sento di chiudere un occhio. Provo a mettermi nei panni di corridori e squadre che vengono da due anni difficili. A volte i team fanno fatica a fare le formazioni e c’è un appuntamento importante come il Tour all’orizzonte.

E allora, cittì, partiamo da chi c’era. Che non è stato comunque poco. Zana ha vinto, lui però è uno scalatore e immaginarlo al mondiale che si annuncia veloce risulta difficile. Di contro, neanche si può ignorare il campione nazionale…

I quattro che sono arrivati davanti hanno tutti meritato ciò che hanno fatto, non solo Zana. Poi è chiaro che il mondiale è tutta un’altra storia. Ma lasciatemi dire che in Australia ci sarà più dislivello, quindi per assurdo potrebbe essere più adatto il mondiale che l’italiano per Zana. Adesso Filippo tirerà il fiato, perché ha corso molto e avrà tempo di prepararsi. E comunque da sempre il campione nazionale va preso in considerazione. Dal Tour fino a metà settembre avrò il tempo di valutare che tipo di squadra portare. Individuare per prima cosa il capitano, poi l’alternativa e da lì tutto il resto.

E’ stato bello invece vedere come gli “stranieri” si siano dati da fare per venire a correre sino in Puglia. Pensiamo a Tizza, a Mozzato…

E questo gli fa onore. E non erano i soli. Anche Bonifazio, Affini… Per di più diversi di loro hanno corso da soli. E’ un atto di riconoscenza verso il movimento italiano. E’ attaccamento verso il tricolore. Ed è un messaggio che deve essere compreso, che deve arrivare a tutti. Di chi non è venuto per non compromettere il resto di questa stagione lo abbiamo detto, ma per gli anni futuri devono essere un esempio.

Baroncini è stato autore di un ottimo finale con Fiorelli (a destra)
Baroncini è stato autore di un ottimo finale con Fiorelli
C’è qualcuno o qualcosa che ti ha colpito, Daniele?

E’ sempre complicato fare un nome piuttosto che un altro, ma ritengo che Filippo Baroncini sia un ragazzo di grandi speranze. Mi piace moltissimo come corridore. Ha un grande talento. E lo ha dimostrato come ha vinto il mondiale under 23 lo scorso anno. Il giorno dopo il tricolore ci siamo presi un caffè ad Alberobello e mi ha confidato che voleva ripetere l’azione con cui aveva vinto il titolo iridato. Io ero in moto. Ad un certo punto mi sono fermato. Ho lasciato la fuga e ho aspettato lui e Fiorelli.

E cosa hai notato?

Gli ho visto dare delle menate pazzesche. Non solo, ma ha vinto la volata contro Fiorelli che è molto veloce. Di Baroncini sono contento. Lo sto conoscendo. Mi dicono, e vedo, che ha la testa attaccata alle spalle e che è professionale. Un ragazzo su cui fare affidamento per i prossimi mondiali e per le Olimpiadi, visto che avranno tutti caratteristiche simili.

Un bell’assist…

Sì, ma anche altri sono stati bravi. Battistella è un talento che va aggiunto nella lista. Rota, è stato fortissimo e da quel che ho visto poteva tranquillamente vincerlo lui. O Piccolo, alla prima gara dopo tanti mesi di assenza. 

La prima di Scaroni nell’anno peggiore: «Io non mollo!»

04.06.2022
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Vedendolo piangere, c’è scappata la lacrima. Cristian Scaroni ha vinto la prima tappa della Adriatica Ionica Race nella fornace di Monfalcone. E mentre i compagni di nazionale lo abbracciavano, sono risalite su per la gola le sue parole di quel giorno a Salò, a margine della conferenza stampa del CPA, quando ci raccontò che certe notti faceva fatica a dormire. Oggi invece Scaroni ha vinto. E ride. E piange. E abbraccia. E urla. E respira forte perché vincere gli è costato due anni di vita dopo 50 giorni senza corse. E un po’ forse s’incazza, perché l’anno del rilancio sta diventando una discesa agli inferi. E’ il pomeriggio del 4 giugno in Friuli, e come quando Malucelli vinse a Bagheria la prima tappa del Giro di Sicilia, oggi s’è giocata una partita di gambe, cuore e carattere.

«Questa vittoria – quasi piange – significa non mollare mai. Io ho sempre pensato che la differenza non la fa chi vince sempre, ma chi tiene duro. In questi 15 giorni, da quando abbiamo saputo che avremmo corso qui, mi sono buttato a capofitto per puntare a fare un discreto risultato. Sull’ultima salita ho avuto mal di gambe. Mi sono staccato dai primi 5 corridori, è inutile, manca un po’ di ritmo gara». 

L’abbraccio di Bennati 

Arriva Bennati con una camicia bianchissima che dopo l’abbraccio è zuppa di sudore. Anche il cittì ride di gusto e lo copre di complimenti. Lui forse lo intuisce, ma il suo primo abbraccio è stata la convocazione. Il tempo del saluto e poi il toscano prenderà la via di casa. In settimana partirà per l’Australia, dove potrà finalmente farsi un’idea del percorso iridato di Wollongong.

«Non era previsto che venissi – dice il tecnico azzurro – ma ieri sera ho voluto passare del tempo con loro in hotel. Io sono con questi ragazzi al 100 per cento e quello che stiamo facendo come Federazione lo dimostra. Non è banale vincere dopo quasi due mesi che non si corre, questi ragazzi stanno dimostrando grandissima serietà. Secondo è arrivato Zana che usciva dal Giro d’Italia, Scaroni in tutto l’anno ha corso 15 giorni».

Il primo abbraccio di Bennati è stata la convocazione, quello per la vittoria è la ciliegina sulla torta
Il primo abbraccio di Bennati è stata la convocazione, quello per la vittoria è la ciliegina sulla torta

«Lo sapevo che appena avessimo ripreso quei quattro corridori – continua Scaroni – ci sarebbe stata la mia occasione. E appena li abbiamo agganciati, sono scattato con tutta la rabbia che avevo in corpo. Ho tirato fuori un gruppo di cinque. Sono stato bravissimo, perché non mi sono fatto prendere dal panico. Ho gestito bene gli ultimi 2 chilometri, controllando. Anche quando hanno provato ad andarsene in tre… Mi ero accorto che Riccardo Luca aveva gambe e ho fatto chiudere lui. Sapevo di essere veloce e ho vinto la prima corsa da professionista. Un’emozione indescrivibile, per il momento che stiamo passando tutti noi corridori ex Gazprom».

Cuore, testa e gambe

Arrivano a chiamarlo, perché le interviste si dovrebbero fare altrove. Scaroni riprende la bici. Malucelli lo abbraccia ancora. Carboni gli dice di parlare chiaro, sono percepibili i nervi a fior di pelle di questi ragazzi.

Zana è stato protagonista del finale, ma in volata ha pagato pegno: secondo
Zana è stato protagonista del finale, ma in volata ha pagato pegno: secondo

«Io credo che ce la meritiamo dal primo all’ultimo chilometro questa vittoria – annuisce lui – e sono sicuro che ne arriveranno altre alla fine della corsa. Aver vinto significa tantissimo. Significa che a volte non serve solo allenamento, ma servono anche cuore, testa e gambe…».

Via con le domande

Va a sedersi sotto una tenda nera e calda come un forno. Telefona a qualcuno. Suda a vista d’occhio. Il dottor Corsetti lo assiste, consapevole della difficoltà di Scaroni e dei suoi compagni di squadra. E consapevole anche del fatto che questo ragazzo ha talento e per motivi discutibilissimi rischia di non farlo brillare. Solo dopo le premiazioni, ripresa una parvenza di equilibrio, il bresciano in maglia di leader torna al racconto, rispondendo alle domande.

Al via anche Lorenzo Fortunato con il numero uno. Domani il Grappa gli ricorderà la vittoria 2021 (foto Scanferla)
Al via anche Lorenzo Fortunato con il numero uno. Domani il Grappa gli ricorderà la vittoria 2021 (foto Scanferla)
Siete una squadra nella squadra…

Vero, ma abbiamo dimostrato una volta in più che quando sei in nazionale non corri per te stesso. Portiamo un nome importante che è Italia. Oggi avevamo più carte da giocare. Potevamo arrivare in volata con Malucelli, potevamo provare il contropiede con un corridore veloce come me oppure poteva andare via una fuga in salita con Carboni. E’ andata bene a me, domani potrebbe andare bene a Carboni che su una salita lunga come il Monte Grappa potrebbe dire la sua. Vedremo come gestire le forze. Sicuramente quello che viene da adesso in poi è tutto guadagnato. E se dovessi mollare, comincerei a pensare alla terza tappa che fa nuovamente al caso mio.

Non te l’aspettavi?

Non me l’aspettavo e sicuramente ripaga di tutti gli sforzi che stiamo facendo in questi 2-3 mesi in cui stiamo davvero faticando a trovare continuità nell’allenamento. Oggi abbiamo dimostrato che siamo dei corridori e delle persone che hanno volontà e grinta per andare avanti.

Seduto nella tenda prima delle premiazioni, Scaroni è riuscito a sfogare le sue emozioni
Seduto nella tenda prima delle premiazioni, Scaroni è riuscito a sfogare le sue emozioni
Con che animo ieri sera hai attaccato il numero sulla maglia?

Non so neanch’io. E’ un mix tra bello, perché era da due mesi quasi che non si indossava il numero di gara e quindi una cosa che conforta. Ma d’altra parte non so quale sarà il prosieguo della stagione dopo questa corsa. Noi siamo venuti qua per far bene e oggi l’abbiamo dimostrato una volta in più, come è stato in Sicilia e alla Coppi e Bartali. Quando veniamo a correre, siamo preparati. Quando si indossa una maglia del genere, non si può fare altro che bene.

Due mesi senza correre e subito vittoria…

Penso che a volte più che le gambe risponda il cuore e io oggi ho corso col cuore. Ho pensato a divertirmi, ho pensato a tantissime cose. Alla situazione che stiamo vivendo. Non so se questa sarà l’ultima corsa, ma oggi volevo divertirmi. Volevo far bene per la nazionale che anche oggi e una volta in più ha creduto in noi e sicuramente li abbiamo ripagati dal primo all’ultimo. Siamo una squadra perfetta.

L’Adriatica Ionica Race porta bene alla nazionale: l’anno scorso rilanciò Viviani. Argentin soddisfatto
L’Adriatica Ionica Race porta bene alla nazionale: l’anno scorso rilanciò Viviani. Argentin soddisfatto
Ti sentirai con gli altri Gazprom stasera?

Siamo in contatto ogni giorno. Abbiamo un gruppo su whatsapp e credo che in questi due mesi abbiamo formato un team davvero speciale. E’ davvero un peccato che un gruppo così importante e tutto il lavoro che hanno fatto il manager Renat Khamidulin e i direttori sportivi, da Sedun a Rosola, sia finito. 

Hai vinto contro gente che viene dal Giro d’Italia.

E’ una cosa strana perché hanno una gamba diversa dalla nostra e oggi l’ho percepito. Però quando sei in corsa, a certe cose non ci pensi. Agisci in modo spontaneo. Sull’ultima salita ho fatto davvero fatica, ma è la conferma del buono che abbiamo fatto lo scorso inverno con i nostri preparatori. Un grazie va a loro, a Benfatto e Mazzoleni, con cui quest’inverno abbiamo costruito una base solida che ci ha permesso di arrivare bene fino a giugno, anche se con appena 15 giorni di corsa nelle gambe.

Tappa e maglia, così Scaroni inizia a brindare dopo la vittoria
Tappa e maglia, così Scaroni inizia a brindare dopo la vittoria

Alla salute del presidente

Il Monte Grappa di domani potrebbe fare più per Carboni che per lui. Lo dice e non se ne fa un problema. Corsetti viene a prenderselo per portarlo all’antidoping e sentiamo Scaroni dire che stasera un brindisi si potrà fare, con tutte le cautele del caso. Anche se domani si sale, un bicchiere ci sta. Alla salute. Agli amici. A chi sta tribolando come lui. A chi gli è stato vicino. E alla salute di monsieur David Lappartient, presidente sordo di un’Uci mai così cieca. Stasera finalmente Scaroni riuscirà a dormire. Lui ascolta, guarda e sorride. Probabilmente penserà di essere già in un bel sogno.

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Amadori lo aspettava: «Dainese vale più di così»

19.05.2022
6 min
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Amadori era in finestra che l’aspettava. E mentre guardava lo scorrere del tempo e delle corse, si chiedeva come mai impiegasse tanto. Così quando ieri Dainese ha vinto la tappa di Reggio Emilia, il tecnico romagnolo ha fatto un sorriso e s’è messo ad aspettarne altri. I suoi ragazzi.

«C’è una lunga lista che ancora non ha mantenuto il buono fatto vedere – riflette – ma per alcuni si tratta solo di aspettare. Dainese con me ha fatto il Tour de l’Avenir a vent’anni, poi il mondiale e l’europeo che ha vinto nel 2019. Ha sempre avuto caratteristiche particolari, nel senso che non va piano neanche su certe salite. Sembra disegnato su misura per le classiche, per me vale anche più di così…».

Grande recupero

Il cittì azzurro degli under 23 è alle prese con i preparativi della Corsa della Pace che si correrà in Repubblica Ceca dal 2 al 5 giugno. Perciò ieri è andato appena sulla strada per veder passare il Giro d’Italia, ma continuerà a lavorare ai suoi obiettivi. Per Dainese (che in apertura è con Omar Bertolone dopo aver vinto gli europei del 2019) fa volentieri una sosta.

«Non mi sorprende che abbia vinto ieri – dice – anche se la tappa era tutta piatta. Era comunque l’undicesimo giorno di corsa e certi velocisti cominciano a essere stanchi. Lui è giovane, recupera già bene di suo e può fare ancora belle cose. Nel senso che è resistente. Se ieri fosse stata una classica piatta, forse avrebbe trovato qualcuno più forte. Ma dopo undici tappe, il più forte è stato lui».

Ieri a Reggio Emilia, 11ª tappa del Giro, la vittoria di Dainese su Gaviria e Consonni
Ieri a Reggio Emilia, 11ª tappa del Giro, la vittoria di Dainese su Gaviria e Consonni

Crescita intelligente

Sorprende che si usino già simili argomenti per un ragazzo di 24 anni, ma evidentemente il cammino di crescita scelto dal padovano sta iniziando a dare i suoi frutti e ci riallaccia alla gradualità di cui parlava stamattina Fabrizio Tacchino a proposito di Tiberi.

«Non voglio mettere la croce addosso al nostro ciclismo – dice Amadori – anche qui si fanno le cose per bene. Però le scelte di Dainese sono state chiare. Ha iniziato a correre tardi, perché prima faceva altro, e ha seguito una crescita graduale. A un certo punto ha preso la sua borsina ed è andato per due anni all’estero, in Olanda, alla Seg Racing Academy (la continental fondata da un pool di procuratori, che ha cessato l’attività nel 2021. Oltre a Dainese, vi hanno militato Affini e Frigo, ndr). E loro lì hanno impostato le sue stagioni scegliendo percorsi adattissimi alla sua crescita».

Un’idea per Bennati

Il percorso è proseguito al Team Dsm (prima Sunweb), dove Dainese è approdato nel 2020. Primo anno di corse WorldTour, fra cui la Tirreno-Adriatico, ma senza grandi Giri. Nella scorsa stagione il debutto alla Vuelta, con cinque piazzamenti fra i primi cinque. Quest’anno, il debutto al Giro, nel 2022 che vede il percorso degli europei velocissimo e quello dei mondiali leggermente più impegnativo. Amadori sta al suo posto, sa che adesso Dainese è affare di Bennati.

«Bisognerebbe chiedere a chi di dovere – sorride – confermo che l’europeo è molto semplice e credo che presto Bennati andrà a vedere il percorso di Wollongong. Parrebbe un mondiale per gente veloce dotata di resistenza, secondo me Dainese ha 24 anni e bisogna dargli fiducia. Bisogna che crescano. Una cosa che non vedo accadere in certe squadre».

E con l’ultima battuta sibillina alla sua maniera, Amadori si rimette in cammino. Il Giro nel frattempo ha salutato Caleb Ewan. E se oggi l’arrivo di Genova ha visto l’arrivo della fuga, quello di domani a Cuneo potrebbe offrire un’altra occasione ai velocisti capaci di resistere al Colle di Nava.

EDITORIALE / Quale futuro per la nazionale fuori stagione?

11.04.2022
3 min
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Quando Davide Cassani iniziò ad aumentare la presenza della nazionale nelle corse italiane, il ciclismo era diverso da quello che abbiamo ereditato dal Covid. L’Italia era bazzicata dalle grandi squadre soltanto per le corse maggiori, mentre per tutto il resto le WorldTour andavano in cerca di risultati in giro per il mondo. La nazionale alla Coppi e Bartali oppure al Tour of the Alps era il modo per far correre gli atleti WorldTour italiani che non fossero impegnati con il proprio team.

Il Covid ha riscritto tutto. Si corre dove ci sono corse e in Italia soprattutto a primavera ce ne sono tante. Ed è così che gli squadroni hanno cominciato a rivedere le proprie pretese. Oggi si fanno trovare in massa dovunque ci siano un arrivo e un palco (alla Coppi e Bartali c’erano 10 squadre WorldTour). A queste condizioni, ha ancora senso portare a correre la nazionale, se per comporla si fa una gran fatica (dato che gli italiani sono in corsa con il club) e si deve pescare da un bacino diverso rispetto ai primi tempi? Se tramonta la ragione tecnica, il solo motivo per battere ancora questa strada potrebbe essere dare maggiore visibilità agli sponsor. E allora il tema, che non è da condannare a priori, andrebbe però approfondito.

Davide Cassani e Marco Villa hanno spesso usato la nazionale per portare i pistard su strada
Davide Cassani e Marco Villa hanno spesso usato la nazionale per portare i pistard su strada

Un simbolo importante

Quando andammo a casa sua poco dopo la nomina a commissario tecnico, Bennati ci raccontò della sua prima maglia azzurra. Era ancora uno junior, ma l’emozione e l’importanza della convocazione continua a ricordarla ancora ora. Sebbene nel frattempo abbia vissuto giornate azzurre ben più consistenti da pro’. Dopo quel racconto, Daniele ci disse che la maglia azzurra è un simbolo troppo importante per poterla concedere senza un progetto o un evidente merito. Per questo aver chiamato gli italiani della Gazprom ha permesso al tecnico azzurro di avere un gruppo competitivo e motivato.

«Io alle corse voglio andarci per fare risultato – ha detto – quella è l’Italia e non può passare attraverso una corsa come se fosse invisibile».

Fedeli è arrivato secondo a Larciano, finora è parso uno dei più determinati
Fedeli è arrivato secondo a Larciano, finora è parso uno dei più determinati

Una riflessione

Da domani, la nazionale sarà schierata al Giro di Sicilia, corsa con tre team WorldTour (Astana Qazaqstan Team, Intermarché Wanty Gobert e Trek-Segafredo), quattro professional (Eolo-Kometa, Drone Hopper-Androni, Bardiani-Csf e l’americana Human Powered Health) e un lungo elenco di continental.

Bennati poterà alcuni dei ragazzi della Gazprom-RusVelo (Carboni, Conci, Fedeli, Scaroni e Malucelli, cui si aggiungeranno Damiano Caruso e Alessandro Verre) più un lungo elenco di collaboratori e staff, come da comunicato ufficiale. Corridori validi e determinati, che si sono già messi in luce nelle prove disputate. Ma poi, quando la loro situazione sarà stata risolta (speriamo che sia oggi!), siamo certi che varrà ancora la pena insistere con tali trasferte? Avrà ancora senso in questo momento di bilanci da far quadrare, se diventerà evidente che per fare la squadra Bennati dovrà scegliere fra i pochi corridori disponibili, senza che rientrino in un disegno tecnico o abbiano dimostrato meriti particolari?

Primi report su mondiali ed europei anche per Amadori

07.04.2022
5 min
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Dall’Australia arrivano le prime news sui percorsi e anche dagli europei. Ad Anadia è andato proprio Marino Amadori, il cittì degli U23. Il tecnico era di ritorno dal Portogallo.

E qualche giorno prima era stato in Belgio per la Gand Wevelgem. Dove i nostri non sono stati proprio fortunati. Un po’ sono mancate le gambe, un po’ forse l’esperienza, mentre non sono mancate le forature.

«Ma si sa – dice Amadori – per certe gare serve anche un po’ di fortuna. Mi aspettavo qualche risultato in più, un po’ meglio… ma andiamo avanti».

Amadori 2021
Marino Amadori (classe 1957) guida gli azzurri U23
Amadori 2021
Marino Amadori (classe 1957) guida gli azzurri U23

Europei e mondiali simili

Partiamo dal percorso iridato. Finalmente l’Uci ha effettuato i sopralluoghi a Wollongong e pertanto ha ufficializzato i tracciati. Quello degli U23 sarà di 166,8 chilometri e 2.520 metri di dislivello.

«Anche noi – dice Amadori – sin qui ci siamo mossi solo con i documenti cartacei. Abbiamo le informazioni che ci servono e qualche video. Andare laggiù però non è facile, ci vuole tempo. Non so se andrà solo Bennati o anche Sangalli».

«Posso dire che il tracciato di mondiali ed europei in quanto a dislivello si somigliano parecchio, ma forse il mondiale potrebbe essere un po’ più veloce. Il finale infatti è in pianura e in generale ci sono strade più larghe. 

«Mentre l’europeo (148 chilometri e circa 2.300 metri di ascesa verticale, ndr) è un po’ più tortuoso. L’arrivo tira un po’, intorno al 3%. Però le caratteristiche dei corridori da portare più o meno sono quelle».

L’ossatura della nazionale under 23 dello scorso anno prese la forma definitiva dopo l’Avenir
L’ossatura della nazionale under 23 dello scorso anno prese la forma definitiva dopo l’Avenir

Ossatura azzurra

E questo è un buon punto di partenza per costruire una nazionale. Amadori potrà fare le prove generali già all’europeo. E non è poco. Scalatori a parte, lo scorso anno già all’Avenir portò con sé gran parte del team che poi schierò a Leuven.

Senza contare che il periodo a cavallo tra giugno e luglio sarà cruciale.

«In quindici giorni – spiega Amadori – abbiamo i campionati italiani, i Giochi del Mediterraneo e il 10 luglio appunto i campionati europei. Per il Mediterraneo però posso inserire anche qualche elite delle continental e magari ci andremo con una nazionale un po’ più di peso, con ragazzi più temprati. Vedremo…».

In ogni caso il primo vero passo per l’ossatura della nazionale che vedremo nei due maggiori eventi, uscirà “dalle urne” del Giro d’Italia U23

«Quello è il primo vero grande appuntamento internazionale soprattutto per i nostri. Un po’ tutti ci arrivano ben preparati, anche dall’estero. Per questo sarà un banco di prova interessante, un banco di prova che darà indicazioni importanti. E’ l’obiettivo di molti, lì emerge la qualità. La prima rosa, la prima scrematura verrà fuori dalla corsa rosa».

Marco Garofoli ha (probabilmente) pagato le conseguenze del Covid con una miocardite (foto Instagram)
Marco Garofoli ha (probabilmente) pagato le conseguenze del Covid con una miocardite (foto Instagram)

Tegola Garofoli

Rosa, uguale nomi da mettere sul piatto. Non mancano di certo, tuttavia lo stop di Gianmarco Garofoli, che poteva essere una super punta, e la partenza un po’ in sordina nella prima corsa internazionale, appunto la Gand, non sono indizi che fanno ben sperare.

«E’ un po’ prematuro fare dei nomi adesso – va avanti Amadori – Quella di Garofoli è un brutta tegola. La prima cosa è che si riprenda e che risolva appieno i suoi problemi. Adesso per lui non è il momento di pensare ad obiettivi di corsa o di rientro, ma solo di guarire… bene. E poi è talmente giovane che se anche dovesse perdere un anno non sarebbe la fine del mondo».

Il podio del Trofeo Piva con Marcellusi (primo), Frigo (secondo) e Gomez (terzo)
Il podio del Trofeo Piva con Marcellusi (primo), Frigo (secondo) e Gomez (terzo)

Frigo, Milesi e Marcellusi

«Per il resto – continua Amadori – c’è un gruppo di ragazzi che sta facendo esperienza, alcuni dei quali sono già ad un più alto livello: penso a Marco Frigo. Lui ha fatto anche delle esperienze con la WorldTour (Israel – Premier Tech, ndr), disputando un ottimo calendario. L’altro giorno al Piva con l’accorciamento della gara gli hanno tolto un ora di corsa che per uno come lui non è poco. Poteva fare una bella differenza, tanto più dopo le gare con i pro’ che aveva fatto».

«Lorenzo Milesi anche mi sembra molto determinato. Anche per lui vale lo stesso discorso: ottimo calendario e ottima esperienza con la DSM Development. Alla Gand è stato il migliore dei nostri, ha vinto due belle gare, una con arrivo su uno strappo e una a crono. E questo fa piacere».

«E poi c’è il vivaio, molto interessante, della Bardiani Csf Faizanè. Anche per loro un discreto calendario. Hanno Martin Marcellusi che ha vinto il Piva, magari è la volta buona che riesco a convocarlo. L’ho più volte messo in rosa, ma per vari motivi non sono mai riuscito a coinvolgerlo veramente. Lui ha ottime caratteristiche per gli europei: non ci sono salite più lunghe di due chilometri e l’arrivo, come detto, tira. E’ un percorso che gli si addice».

Bennati, il punto sui mondiali, con carte e… video alla mano

07.04.2022
5 min
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Bennati masticava e rimasticava da giorni il percorso dei mondiali di Wollongong, maledicendo la cattiva sorte che in questo scorcio di primavera ci ha privato, speriamo provvisoriamente, di Colbrelli che in Australia ci starebbe come il cacio sui maccheroni. Ha studiato le cartine. Ha visto e rivisto un video girato per la Federazione australiana da Mark Renshaw, ultimo uomo di Cavendish che vive da quelle parti. E per giugno è allo studio il progetto di volare in Australia per toccare con mano.

Intanto però cerchiamo di capire con lui di cosa si tratti. Anche perché nel frattempo, dopo raffiche di illazioni andate avanti per tutto l’inverno circa l’effettiva durezza del percorso su strada, se fosse per velocisti oppure no, i dati ufficiali parlano di 266,9 chilometri e dislivello di 3.945 metri: non una Liegi, ma in ogni caso una signora classica. Si corre il 25 settembre, partenza da Helensburg, arrivo a Wollongong in Marina Drive.

«Dal video si capisce molto – spiega l’aretino, in procinto di partire per il Giro di Sicilia – poi ho visto le carte e sono in contatto con qualcuno laggiù. Quando a giugno andremo a Wollongong principalmente per trovare gli alberghi e definire la logistica, non mi dispiacerebbe portare la bici o chiedere di averne una. Giusto per togliermi gli ultimi dubbi. Con tutti gli strumenti oggi a nostra disposizione, un’idea delle strade me la sono già fatta».

Il dislivello c’è ed è importante…

Dislivello e chilometri. Se fa la differenza il Poggio dopo quasi 300 chilometri e nemmeno 2.000 metri di dislivello, magari anche lo strappo del circuito potrà far male. Comunque si comincia con un tratto in linea di 26 chilometri. Poi c’è il circuito del Mount Keira che ne misura 34, con la salita che arriva fino a quota 473 metri. E alla fine ci sono 12 giri da 17,5 chilometri nel vero circuito. Lo strappo di Mount Pleasant ha la pendenza media del 7,7 per cento e massima del 14. Il succo è che non è durissimo, ma non è nemmeno un percorso per velocisti. Certo, se pensiamo a Van Aert e Van der Poel, per loro va bene, ma sfido a definirli velocisti. In casa Australia, vedo più Matthews che Caleb Ewan, per intenderci.

Sembra però più esigente di quanto si pensasse.

Su questi mondiali ci sono state varie interpretazioni con il passare dei mesi. Sicuramente, andrebbe benissimo per Colbrelli, ma Sonny che sentivo prima e continuo a sentire anche adesso, ha solo bisogno di recuperare. Dalla salita all’arrivo ci sono 8 chilometri che tendono a scendere. Se i più forti fanno un’azione importante all’ultimo giro, sarà difficile chiudere. Escluderei invece l’azione solitaria, a meno che chi parte non sia in grado di esprimere i numeri di Ganna dalla cima dello strappo fino al traguardo.

In casa nostra quali nomi vedi?

Ho molta fiducia nei nostri ragazzi. Purtroppo la stagione non è iniziata benissimo a causa di problemi di salute, fra cadute, Covid e altro. Ma ho sempre pensato che non tutti i mali vengano per nuocere e ho fiducia che più avanti nella stagione, quando tutti saranno al meglio, le cose cambieranno. Magari proprio per i mondiali…

Il circuito del Mount Keira di 34,2 km sarà affrontato una sola volta prima di entrare in quello finale
Il circuito del Mount Keira di 34,2 km sarà affrontato una sola volta prima di entrare in quello finale
Guardando la planimetria, si vedono davvero tante curve.

E’ vero, è la prima cosa che ho pensato. Poi guardi il video e ti rendi conto che le strade sono così larghe, che quasi si può girare senza mettere mano ai freni. A meno che con le transenne non decidano di stringere di tanto la strada. Il settore più stretto è proprio la salita, ma è davvero un tratto breve. Poi la discesa è velocissima.

La squadra serve, ma bisogna stare attenti…

Esatto, è uno di quei percorsi in cui avere la squadra forte fa la differenza, ma insieme è facilissimo finirla se la metti a tirare. A ruota si sta benissimo, bisognerà valutare attentamente che tattica seguire. Non credo invece che nel tratto in linea possa esserci un pericolo di vento. Ovviamente andrà capito che stagione ci sarà, ma i corridori ormai sono abituati a correre in ogni condizione e in ogni caso si tratta di una porzione di corsa molto lontana dall’arrivo e neanche troppo lunga.

Il circuito cittadino misura 17,1 chilometri e si affronta per 12 volte
Il circuito cittadino misura 17,1 chilometri e si affronta per 12 volte
Al Bennati corridore sarebbe piaciuto più il percorso di Wollongong oppure quello degli europei che si correranno a Monaco?

L’europeo sarà totalmente piatto. Prima parte ondulata e poi sostanzialmente pianura. Percorso per Cavendish, ammesso che la Gran Bretagna partecipi. In Australia serviranno uomini da classiche, altra corsa. Ci sarà da ragionare bene.

Juri Zanotti: dalla Bardiani all’azzurro, sempre su strada

04.03.2022
4 min
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Avevamo lasciato Juri Zanotti con i colori della Bardiani-CSF-Faizanè, squadra con cui ha corso da stagista nella seconda metà della stagione 2021. Il biker di Lecco, con la squadra di Reverberi, aveva chiuso il calendario italiano alla Coppa Agostoni.

Nel 2022 Juri ha cambiato squadra nella sua disciplina principale, passando al Team BMC Mountain Bike Racing. «Non avevo voglia di abbandonare completamente l’attività su strada» queste le parole con cui aveva concluso la scorsa intervista. Detto fatto, dopo aver chiuso il calendario italiano eccolo di nuovo ai nastri di partenza alla prima prova in territorio nostrano: il Trofeo Laigueglia.

Non lo accompagna più la maglia della Bardiani, ma quella azzurra. Zanotti ha infatti preso il via con la formazione guidata dal cittì Bennati, alla sua prima esperienza in ammiraglia. Daniele ci aveva già anticipato come la collaborazione tra le varie discipline fosse importante e che probabilmente Zanotti avrebbe preso parte a qualche corsa.

Juri Zanotti durante lo stage con la Bardiani-CSF-Faizanè
Juri Zanotti durante lo stage con la Bardiani-CSF Faizanè
Ci siamo lasciati a ottobre e ci ritroviamo a marzo, come hai passato questo inverno?

Bene, la preparazione non è cambiata molto rispetto al solito, ho usato molto la bici da strada. Ho fatto tanti allenamenti di endurance lavorando sulla soglia aerobica con uscite tra le 4 e le 5 ore. 

Che differenze hai trovato nella tua prestazione di ieri rispetto a quelle della scorsa stagione?

A livello di sensazioni mi sentivo molto meglio, mi sono stancato più tardi rispetto alle esperienze precedenti. Alla Milano-Torino dopo 3 ore e mezza ero sfinito. A Laigueglia, invece, mi sono staccato alla fine del secondo giro del circuito finale, dopo 180 chilometri e 4 ore e mezza di corsa. Non avendo esperienza in questo genere di corse, Bennati mi aveva dato un compito ben preciso.

Assieme a filippo Conca (a destra), così Zanotti al via del Trofeo Laigueglia
Assieme a filippo Conca (a destra), così Zanotti al via del Trofeo Laigueglia
Quale?

Mi ha raccomandato di stare accanto a Oss e di affidarmi a lui, per farmi trovare bene in tutte le fasi della gara. Poi se ne avessi avuto la possibilità e la gamba, lo avrei dovuto aiutare a stare davanti nel finale.

Com’è stato correre accanto a Daniel?

Molto bello ed istruttivo, standogli sempre vicino ho avuto modo di vedere come ci si posiziona in gruppo e come si affrontano le varie fasi di corsa. Nonostante abbia cercato di rimanere sempre davanti, mi sono fatto sorprendere un paio di volte rischiando di trovarmi nella seconda metà del gruppo.

C’è qualche consiglio particolare che ti ha dato?

Qualcosa sull’alimentazione e sulla posizione in gruppo. Io non ho mai imparato ad ascoltare le esigenze del mio corpo, stare accanto a Daniel mi ha aiutato anche nel ricordarmi di mangiare. Sapete, nelle gare di cross country ci nutriamo solamente con dei gel, non abbiamo questa dimestichezza. Poi ho potuto vedere da vicino come corre uno della sua esperienza. Sa quando accelerare, quando risparmiare energie…

Com’è il rapporto con Bennati?

E’ stato bello fin da subito. Ci siamo incontrati per la prima volta al Giro d’Onore a dicembre e lì, insieme al cittì della Mtb Celestino, gli ho detto del mio interesse di fare anche attività su strada. 

Oltre a Juri Zanotti correva anche un altro crossista, si tratta di Nadir Colledani del team MMR Factory Racing Team
Oltre a Zanotti correva anche un altro crossista, si tratta di Nadir Colledani del team MMR Factory Racing Team
Qual è la finalità del tuo impegno su strada?

E’ sicuramente quella di portare beneficio alla mia principale attività: il cross country. Su strada, soprattutto nelle gare, sei sempre in spinta ed alzi molto la tua soglia aerobica. La bici da corsa la uso spesso anche per gli allenamenti durante la stagione, mi aiuta molto a fare dei lavori di ripetute sui 5-10 minuti che in Mtb mi risulterebbe difficile fare.

Ci sono state delle situazioni di gara dove ti è stata utile la tua abilità di crossista?

Nel circuito finale mi è tornata utile per rientrare in gruppo dopo nella discesa di Colla Micheri quando alla fine del secondo passaggio mi ero fatto sfilare dal gruppo. In generale vedevo come certi corridori fossero rigidi in alcune situazioni di corsa dove c’era da guidare la bici. Io, invece, grazie alle mie abilità sono riuscito più volte a recuperare posizioni in gruppo.

E la tua squadra di cross country è favorevole a questo tuo doppio impegno?

Molto, come detto aiuta ad alzare il livello di competitività. Già dalla prossima stagione potrei fare delle gare con qualche team satellite BMC. Cosa che sta già facendo un mio compagno: Filippo Colombo.

Bennati, come stanno andando i primi mesi da cittì?

21.02.2022
5 min
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Incontriamo Daniele Bennati al ritiro della nazionale di Bmx a Padova, di cui abbiamo avuto modo di raccontarvi. Tra una prova di partenza e l’altra riusciamo a “rubare” le prime parole e le prime sensazioni al neo cittì della nazionale. L’azzurro Daniele lo ha sempre indossato da corridore e con lo stesso orgoglio lo veste anche in questa nuova carica. Gli impegni in questi primi mesi sono stati molti, la maggior parte istituzionali. Lo avevamo lasciato nella sua casa ai piedi dell’Alpe di Poti con una lunga lista di nomi da contattare, vediamo cosa è successo nel frattempo.

In quei fogli davanti a lui, il lungo elenco di nomi suddivisi in base ai percorsi di europei e mondiali
In quei fogli davanti a lui, il lungo elenco di nomi suddivisi in base ai percorsi di europei e mondiali

Esordio a Laigueglia

«Queste prime settimane – ci dice subito Bennati – mi sono servite per conoscere il metodo di lavoro della Federazione, ci sono state tantissime riunioni. Ho iniziato a contattare dei corridori, quelli più rappresentativi per i prossimi impegni, ovvero europeo e mondiale. Abbiamo anche programmato, insieme agli altri tecnici, il calendario degli impegni per la stagione 2022 che vedrà il mio esordio in ammiraglia il 2 marzo al Trofeo Laigueglia».

Le emozioni sono tante e la voglia di iniziare gliela si legge negli occhi, anche attraverso le lenti degli occhiali da sole. Questo nuovo ruolo gli si sta cucendo addosso come un abito su misura, piano piano senza troppa fretta: serve essere meticolosi in tutti i dettagli. 

Il Trofeo Laigueglia sarà la prima gara in ammiraglia per Bennati, qui Ciccone vittorioso nel 2020 in maglia azzurra
Giulio Ciccone, Trofeo Laigueglia 2020
Il Trofeo Laigueglia sarà la prima gara in ammiraglia per Bennati, qui Ciccone vittorioso nel 2020
Cosa vi siete detti nelle numerose riunioni fatte?

E’ subito emerso come il lavoro debba essere trasversale tra tutti noi tecnici (un esempio è questo primo coinvolgimento con la nazionale di Bmx, ndr). Deve esserci continua collaborazione, infatti, già al Laigueglia schiererò dei ragazzi che vengono da altre discipline come la pista o la Mtb.

Juri Zanotti, che già aveva fatto lo stage in Bardiani, potrebbe essere uno di loro?

Molto probabilmente lui sarà uno di quelli che farà il Laigueglia, non c’è ancora nulla di certo ma la sua volontà di continuare a fare strada è molto forte.

Per il Laigueglia hai già altri nomi?

L’idea di fare il calendario italiano è quella di dare la possibilità ai giovani di confrontarsi con i pro’. Con Marino (Amadori, ndr) c’è già questa intesa e lui mi suggerirà i nomi dei ragazzi che vuole tenere sott’occhio, quest’anno però si complicano un po’ le cose…

Amadori 2021
Amadori, cittì degli U23, è una delle figure con cui Bennati si confronterà maggiormente nel corso della stagione
Amadori 2021
Amadori, cittì degli U23, è una delle figure con cui Bennati si confronterà maggiormente nel corso della stagione
In che senso?

Essendoci ben 13 squadre continental in Italia i ragazzi sono molti, inoltre non potrò convocare i corridori WorldTour o professional quando le squadre sono presenti all’evento. Il cerchio, di conseguenza, si stringe un bel po’ e mettere insieme le squadre non sarà facile. Poi con la questione covid non dico che le squadre danno malvolentieri i corridori, ma fino all’ultimo c’è sempre l’incognita di una convocazione last minute.

Invece, guardando dopo questo primo appuntamento?

Andremo subito a vedere il percorso dell’europeo a Monaco di Baviera. Non dovrebbe essere un tracciato complicato dal punto di vista altimetrico, le insidie saranno più dal punto di vista del tracciato visto che sarà un circuito cittadino.

Daniele Bennati, Matteo Trentin
Matteo Trentin, in maglia di campione europeo, sarà uno degli uomini chiave della nazionale di Bennati
Daniele Bennati, Matteo Trentin
Matteo Trentin, in maglia di campione europeo, sarà uno degli uomini chiave della nazionale di Bennati
All’europeo arriviamo con quattro successi consecutivi.

Non sarà facile migliorarsi e neanche ripetersi (dice ridendo il cittì, ndr). Non voglio mettere le mani avanti, ma anche se non dovessimo vincere l’europeo non lo considererei un fallimento. Quel che voglio conquistare è il mondiale, che all’Italia manca da 14 anni.

Il percorso del mondiale lo hai già visto?

Ho dei video e delle riprese fatte molto bene, ora l’Australia ha riaperto ai viaggi e dovremmo andare a visionarlo tra la fine di aprile ed i primi di maggio.

Entrambi i percorsi saranno per velocisti…

Abbiamo i corridori a cui affidarci, Trentin è uno che sa fare tutto ed è un ottimo leader in corsa. Sa quando prendere in mano la situazione da capitano o da “aiutante”.

L’Italia arriva da quattro successi europei consecutivi, Colbrelli difenderà il titolo conquistato a Trento o punterà tutto sul mondiale?
Colbrelli difenderà il titolo conquistato a Trento o punterà tutto sul mondiale?
Poi abbiamo il campione europeo in carica.

Colbrelli dopo il 2021 corso a quei livelli ha fatto vedere di essere un uomo importante e molto forte. L’europeo però è sempre un’incognita, se ci si concentra solo su quello poi si rischia di arrivare al mondiale non al cento per cento. La preparazione a questi eventi sarà da studiare molto attentamente.

Bisognerà vedere anche come si evolve la stagione

La cosa fondamentale è che la stagione vada bene dal punto di vista della salute. L’importante è che tutti i corridori di rilievo abbiano una stagione favorevole da questo punto di vista.