Mercoledì 22 giugno ci saranno i campionati italiani a cronometro, uno degli obiettivi stagionali per gli specialisti delle ruote veloci. Edoardo Affini ha cerchiato questa data fin dal ritiro invernale, un bell’appuntamento per il corridore della Jumbo Visma. Il mantovano classe 1996 ha affrontato l’avvicinamento con il campionato nazionale in maniera alternativa, nel mese di giugno non ha mai corso, la sua ultima gara è stata il Giro d’Italia.
«Inizialmente – racconta Edoardo – dovevo fare il Baloise Belgium Tour, in programma dal 15 al 19 giugno, in inverno i programmi erano questi. Poi prima del Giro d’Italia la squadra mi ha comunicato che non avrebbe preso parte alla gara in Belgio e quindi dalla Corsa Rosa fino al campionato italiano non avrei corso».
Poche pause
E’ normale vedere corridori correre ovunque e spostarsi da una Paese all’altro per gareggiare. Viene quasi normale dare tutto ciò per scontato, ma anche loro, anzi soprattutto loro, hanno bisogno delle giuste pause.
«Non ho fatto tantissimi giorni di corsa (39 per la precisione, ndr) – riprende – ma nonostante ciò, non ho mai fatto un vero periodo di stacco. Dopo aver corso la campagna del Nord, complice il fatto che la Roubaix è stata spostata di due settimane, sono andato subito a Budapest per la partenza del Giro. Sono state 3 settimane parecchio tirate, di conseguenza nei giorni successivi ho tirato il fiato. Visto il ritmo con il quale si è corso il Giro d’Italia, ho pensato anche che sia stata una fortuna non andare in Belgio a correre».
A ritmo tranquillo
«Da dopo la cronometro di Verona – racconta l’omone della Jumbo – ho fatto tre giorni a fare uscite molto blande, massimo di un’ora e mezza. Il ritmo era proprio da recupero, z1/z2 per intenderci. I giorni successivi ho fatto qualche richiamo, ma sempre in maniera soft. Nella seconda settimana ho iniziato ad aggiungere dei lavori specifici su crono: ripetute corte ad alta intensità o medie ad un’intensità minore. Non ho mai fatto chilometraggi esagerati, ho dato precedenza alla qualità rispetto alla quantità. Anche perché al Giro di chilometri ne avevamo già fatti abbastanza».
Uno stacco troppo lungo?
Finire il Giro d’Italia dona ai corridori una condizione migliore nel breve periodo rispetto a chi non lo ha fatto: basti pensare a Zana all’Adriatica Ionica Race. Ma quanto dura questo beneficio? Restare fermo per quasi 3 settimane non fa perdere tutti i benefici acquisiti?
«Può mancare un po’ di ritmo gara rispetto a chi sta correndo ora – ammette – come Sobrero al Giro di Slovenia. Non so quali siano i suoi programmi, magari lo finisce tutto oppure no. Correre ora ti potrebbe aiutare a sbloccarti, è difficile riprodurre in allenamento lo sforzo che si fa in gara. Tuttavia non si tratta di una gara in linea, ma a cronometro, quindi i margini potrebbero non essere così ampi. Pensate che le corse ormai si fanno a tutta e quindi c’è anche il rischio di finirsi troppo presto. Ripeto, sarei dovuto andare in Belgio e fare un programma molto simile a Sobrero, ma con il senno di poi penso sia stato un bene fermarsi dopo il Giro».
Ganna? Un capitolo a parte
Il più grande favorito per mercoledì 22 sarà Filippo Ganna, che vorrà riscattare il quarto posto dello scorso anno. Il verbanese, campione del mondo in carica, questa stagione ha puntato tutto sul Tour de France. Il suo avvicinamento al campionato italiano è stato differente.
«Filippo ha fatto la Roubaix come me – ragiona il mantovano – poi non ha fatto il Giro ed ha ripreso a correre quasi un mese dopo al Delfinato. Lui ha fatto tanta altura a differenza mia. Questa differenza di preparazione è ovviamente dettata dal suo obiettivo di quest’anno: la maglia gialla a Copenaghen del 1° luglio. Dovrà arrivare a quell’appuntamento tirato a lucido.Non è da escludere, essendo le due gare così ravvicinate (campionato nazionale e crono del Tour), che abbia già una forma vicina al suo massimo».
La bici da crono
Nelle prove contro il tempo la dimestichezza nel guidare il mezzo è estremamente importante. Edoardo ha corso il Giro, che nell’edizione 2022 ha visto ben poca cronometro: solamente 26 chilometri nell’arco delle tre settimane. Nel periodo di preparazione avrà dovuto anche riprendere il feeling con il mezzo.
«Nel mese di maggio – dice Affini – avrò usato la bici da cronometro grosso modo tre volte. Di conseguenza in questo periodo ho cercato di utilizzarla il più possibile, dalle 3 alle 4 volte a settimana. Le posizioni sono sempre più estreme e di conseguenza l’adattamento diventa sempre più lungo. Per questo ci ho pedalato sopra anche per fare “scarico”. Ovviamente avrei preferito un Giro con più chilometri a cronometro, ma sono scelte dell’organizzazione e di conseguenza c’è poco da fare».
Mappe e ricognizioni
La tecnologia aiuta corridori e direttori sportivi a visionare i percorsi nei minimi dettagli. Però, quando si tratta di prove contro il tempo, il feeling con la strada conta molto di più. Devi poter vedere con i tuoi occhi quel che ti riserverà il percorso perché lasciare le cose al caso potrebbe portare alla sconfitta.
«Penso di andare martedì mattina a vedere il tracciato – conferma – ormai ci sono varie mappe o addirittura Veloviewer. Io preferisco vedere i percorsi di persona, soprattutto perché ti rendi davvero conto di tutte le particolarità del tracciato solamente quando lo provi. Probabilmente martedì lo farò un paio di volte in bici, poi aggiungerò una terza in macchina. Mercoledì mattina poi, la sgambata spero si possa fare direttamente sul percorso così da rifarlo un’ultima volta prima della gara».