Della sparuta decina di italiani al Tour de France farà parte anche Samuele Battistella, che con i suoi 23 anni, sarà anche il più giovane della spedizione. Campione del mondo U23 nel 2019, prima che il Covid appiattisse tutto, alla fine del secondo anno il veneto ha preso le misure al professionismo, con il Giro a 22 anni, qualche piazzamento e finalmente la vittoria centrata nell’ultima corsa del 2021 nella Veneto Classic. Quest’anno sembrava lanciato verso una rapida conferma, ma un drammatico incidente all’Amstel Gold Race lo ha fermato sul più bello. Lui però si è rimboccato le maniche e ha ripreso subito col passo giusto.
Base sul Pordoi
In questo momento chi passasse sul Pordoi potrebbe riconoscere la sua pedalata su qualche salita. Ma fra qualche giorno anche lui scenderà dal passo e si sposterà in Puglia per i campionati italiani e poi volerà in Danimarca per l’inizio della contesa.
«Ho beccato una settimana stupenda – racconta dai 2.239 metri del passo trentino – con 26 gradi di massima, mentre giù in valle si arriva quasi a 40. Quest’anno ho fatto tantissima altura. Tre settimane sul Teide prima del Delfinato, tutto per il Tour. Aiuterò Lutsenko, ma avrò spazio per provare a vincere qualche tappa. Andrò giù martedì, sperando di non risentire troppo del caldo. Non so come arriverò ad Alberobello. Ricordo che ero andato in altura anche prima dei mondiali U23 di Harrogate, ma non finivo le gare. Credo che Amadori abbia anche pensato di non portarmi più, ma per fortuna lo fece e vinsi. Ho bisogno di tempo per metabolizzare i lavori in quota. Ma questa settimana me la sono presa per recuperare».
Sangue e sudore
A proposito di programmi saltati, che per l’Astana sono stati il filo conduttore di una prima parte maledetta, le sole corse del calendario che Battistella sia riuscito a rispettare sono state la Volta ao Algarve e l’Amstel. Le altre sono saltate, a causa di malattie, bronchiti e cadute. A causa dell’incidente nella corsa olandese, Samuele ha infatti dovuto rinunciare al resto delle classiche.
«Il Tour me l’hanno proposto a dicembre – racconta – e ho accettato subito. L’anno scorso ho fatto il Giro, il Tour a detta di tutti è più grande e la sola idea di andare mi mette entusiasmo e tensione. Il fatto di aver saltato le classiche mi scoccia ancora molto, perché ci avevo messo sangue e sudore. Per questo conto di arrivare al Tour con una cattiveria da paura. Quando le cose vanno storte, cresce la frustrazione che poi diventa voglia di riprendersi tutto».
Ventun giorni filati
C’è la testa che fa la differenza, con la sensazione che il Giro d’Italia dello scorso anno abbia davvero permesso di salire un gradino importante.
«Quasi sicuramente – dice – i 21 giorni di gara consecutivi sono stati qualcosa che non avevo mai fatto e che ripeterò al Tour. La testa conta tanto. Prima era solo fatica e sofferenza, adesso è fatica e buone sensazioni. A questo aggiungo che aver messo mano in modo importante alla nutrizione fa sì che il mio fisico sia cambiato. Lo vedo da come recupero anche dopo le corse. Il Delfinato è stato tosto, alcuni lo hanno paragonato alla prima settimana del Tour e mi ha dato una bella base di ritmo gara. Quassù prima ho recuperato e poi ho cominciato a lavorare, con distanze mai eccessive. Cucinotta preferisce farmi puntare sull’intensità, perché rispecchia quello che succede in gara».
Parla Cucinotta
Ieri qualche lavoro di forza, oggi la prima distanza fra medio e soglia, avendo fatto abbastanza ritmo gara al Delfinato. Tirato in ballo da Samuele (i due sono insieme nella foto Astana, in apertura), Claudio Cucinotta riallaccia i fili di questa primavera scombinata e spiega in che modo il veneto arriverà al Tour.
«La sua fortuna – sorride il preparatore dell’Astana – è essere flessibile e duttile. Samuele prende la forma abbastanza facilmente, gli basta qualche settimana per arrivare a un livello discreto da cui provare a raggiungere il top di forma. Dopo l’incidente dell’Amstel abbiamo ricostruito la base aerobica ed è andato al Giro di Ungheria, che ha chiuso al terzo posto. Poi due settimane abbondanti di altura sul Teide e via al Delfinato. Ora altri 10 giorni in montagna per recuperare, lasciando che l’altura faccia il suo corso, quindi il campionato italiano per fare bene e poi il Tour. I corridori che seguiamo impiegano fra 7 e 15 giorni per andare a regime dopo l’altura, per questo fare un altro periodo dopo il Delfinato servirà a ridurre il tempo di latenza, favorendo l’adattamento. All’italiano magari non sarà al massimo, ma avrà un buon livello».
Potenza e recupero
Quel che interessa è il discorso del cambiamento atletico di un ragazzo che ha corso il Giro a 22 anni e si accinge al Tour a 23.
«Lo step di miglioramento – spiega Cucinotta – si nota nel lungo periodo e nella potenza sulle salite lunghe. Non è uno scalatore puro, ma le passa molto meglio. In più, rispetto allo scorso anno, recupera e sopporta meglio carichi di lavoro superiori. Il Tour sarà il modo per fare esperienza in un contesto di livello altissimo, che più alto non c’è. Il Giro a 22 anni non fa più notizia, perché c’è chi alla stessa età è capace di vincerlo. Ma ognuno ha i suoi tempi e Battistella sta facendo un percorso per raggiungere il suo massimo nei prossimi 3-4 anni».