Davide Martinelli

Davide Martinelli: «Vincere con papà in ammiraglia»

28.11.2020
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Davide Martinelli ha ripreso ad allenarsi da pochi giorni. Il bresciano si divide tra la bici e i lavori che sta facendo nella nuova casa, nei pressi di Lodetto, dove presto andrà a vivere con la sua Rebecca Gariboldi, anche lei ciclista. Un bel da fare insomma, tra cantiere, Ikea e preparazione.

Quindi presto smetterai di cenare con il tuo direttore sportivo (Giuseppe Martinelli, ndr)!

Eh sì. Mi controlla!

Davide Martinelli
Davide Martinelli in azione al campionato italiano 2020
Davide Martinelli
Martinelli in azione al campionato italiano
Scherzi a parte, cosa resta di bello e di brutto di questo strampalato 2020?

E’ stato un anno veramente strano, non solo per il ciclismo. Anche adesso, d’inverno, che è l’unico vero momento di svago, non puoi vederti con gli amici o andare in vacanza. La nuova impennata del covid ci ha riportato in un loop negativo. Almeno così si è percepito qui da me. Di positivo c’è che alla fine la stagione l’abbiamo portata a casa. Si è corsa quasi tutta. Il fatto che si sia disputata tutta la Vuelta è un bel messaggio per il futuro: significa che si può correre anche con il virus e questo ti dà dei punti fissi. Non è poco. Inoltre non credo che il ciclismo e molte squadre possano reggere un’altra annata così.

E il tuo bilancio?

Mi aspettavo qualcosa di meglio. A forza di correre a supporto degli altri si era un po’ spenta la scintilla nelle corse. Quest’anno però ero lì, non riuscivo a cogliere il risultato, però sono migliorato in salita. Ho fatto per la prima volta le grandi classiche: Sanremo, Fiandre… distanze importanti. Non sapevo dove sbattere la testa dopo i 220 chilometri e invece ho avuto belle risposte. Alla Sanremo ho rotto la scarpa all’imbocco della Cipressa dopo quasi 300 chilometri visto che quest’anno era più lunga, ma stavo bene. Al Fiandre ho forato a 45 dall’arrivo quando ero nel gruppo di testa. Questo mi dà fiducia. E credo che valga più di un decimo posto arrivato per caso e che sai non potrai ripetere. E la squadra questa cosa l’ha notata.

Tuo padre ti ha dato dei consigli per queste classiche?

E’ normale che se ne parli, ma lui è più un ds per grandi Giri. E infatti se “facessi” lo scalatore (come se fosse una professione, ndr) sarebbe più contento! Le classiche non sono il suo pane, però con me sta cambiando visione. La mia prima Sanremo con lui in ammiraglia è stata uno stimolo. Sentirlo per radio che ci diceva: Forti qui, mi raccomando. Ecco l’Aurelia, state davanti. Qui si è fatta la storia del ciclismo…». Mi segue molto da quando ero juniores. E mi ha detto: «Prima che smetto voglio fare il ds con te in squadra». Il mio sogno è di vincere una corsa da professionista con papà in ammiraglia.

Davide Martinelli
Potenziamento alternativo… da Ikea!
Davide Martinelli
Potenziamento alternativo… da Ikea!
Wow, bello! E poi sarebbe un record immaginiamo…

Credo di sì. Adesso c’è un altro caso. La Deceuninck-Quick Step ha preso Stijn Steels, figlio di Tom.

Allora ti devi sbrigare a vincere?

Cavolo! Hai ragione… 

Veniamo al futuro: hai già ripreso a pedalare…

Ho ripreso da una settimana, ma facendo cose molto blande: un’ora e mezza o due. Non di più. Poi giusto ieri ho fatto il primo lavoretto di attivazione. Un po’ di medio. Con Maurizio Mazzoleni mi trovo benissimo e concordo con lui quando insiste molto sulla base. Dobbiamo costruire una piramide e più la base è solida e più sono stabili i piani alti.

Ti sentiamo brillante. Si diceva avessi perso motivazione…

Chi lo ha detto? Questa non la sapevo! No, no… sono sereno. I miei momenti brutti sono stati quelli del lockdown, come per gli altri. Non è stato facile allenarsi senza obiettivo. Io posso dire che non mi sono mai divertito tanto ad allenarmi e non mai provato tanto piacere ad andare in bici. Anche quando dovevo fare 5-6 ore. E lo stesso in corsa.

Durante il lockdown di primavera portavi medicine e spesa ai tuoi compaesani. Ti ha aiutato a superare la quarantena?

Molto. Il mio paese è piccolo e ci si conosce un po’ tutti. Qualcuno con un po’ di malizia ha detto subito che era una scusa per allenarmi. Così un giorno ho preso il Garmin per vedere davvero quanto facevo. Ebbene, sono stato fuori tre ore e ho fatto 13 chilometri! Non credo incidano molto su chi fa 30.000 chilometri all’anno. In qualche modo sono un “personaggio” in paese. La gente sa chi sono e cosa faccio, così quando andavo da qualche vecchietta si scambiavano quattro parole, a debita distanza. Loro mi chiedevano delle corse. Certi siparietti! Però è stato bello per loro e bellissimo per me. Mi ha dato tanto. Ho rivisto la scala dei valori. Dopo 7-8 anni in cui vedi solo la bici, ti accorgi che la vita è anche altro. Rimetti le cose al loro posto.

Davide Martinelli
Davide e Giuseppe Martinelli, una foto tra le valli bresciane
Davide Martinelli
Davide e Giuseppe Martinelli, una foto tra le valli bresciane
E questo immaginiamo ti aiuti anche per la bici stessa. Astana 2021: un team più che rinnovato. Arrivano giovani e vanno via dei capitani. Ci sarà anche più spazio per te?

Perdiamo Lopez, ma Vlasov ha dimostrato di essere al passo dei migliori.

Ma allora resta il russo, non va alla Ineos-Grenadiers?

Sì, si…

Perdona l’interruzione…

Con meno leader, per noi ci sarà più spazio. Se andiamo a vedere molti team che hanno stupito nelle ultime stagioni erano quelli che hanno puntato sui giovani.

Sai già qualcosa del tuo calendario 2021?

Immagino si baserà sulle classiche di primavera e spero anche di fare il Giro, anche se il binomio classiche-Giro non va d’accordissimo.

Certo, le tue classiche sono Sanremo, Fiandre… quelle iniziali, non la Liegi.

Esatto. Fosse stata la Liegi non ci sarebbero stati problemi. Io invece già a fine febbraio devo essere al 100 per cento e arrivare a maggio sarebbe lunga. Però è anche vero che ogni stagione è a sé e non si sa mai.

Qual è la classica che preferisci?

Mi è dispiaciuto non fare la Parigi-Roubaix, ero gasato a mille! L’ho fatta da junior e da dilettante e mi era piaciuta moltissimo. Così come mi è piaciuto il Fiandre. La Sanremo devo ancora inquadrarla. Però se devo dirne una, scelgo la Roubaix… sarà che ancora non l’ho fatta.