Simone Velasco ha solo 25 anni, ma è professionista già dal 2016. All’epoca vestiva la maglia della Bardiani-CSF, oggi quella azzurra della Gazprom-RusVelo e nel mezzo quella della Neri Sottoli. Carattere spigliato, battuta pronta e sorriso sempre sulla bocca, Simone sta lavorando per lasciarsi alle spalle l’anno del Covid.
Sei al secondo anno in questa squadra, ma è come se fosse il primo?
Vero, in qualche modo è come se fosse il primo anno in Gazprom. Con questa stagione così strana la voglia principale è quella di tornare alla normalità.
Rosola dice che sei un mattacchione, perché?
Eh faccio un po’ a modo mio! Mi piace divertirmi e stare con gli amici però quando c’è da mettersi sotto, sono il primo a lavorare per raggiungere gli obiettivi.
Okay, ma è solo per questo?
Paolo indirettamente lo conosco da tanti anni e lui conosce me. Io infatti ho iniziato con la Mtb dove lui ha una lunga storia in quanto preparò la sua compagna Paola Pezzo. In più sono amico di suo figlio, Kevin, che corre. E poi tra italiani c’è un altro rapporto. Mi piace fare scherzi e di conseguenza me ne fanno. Ogni volta è una comica. L’anno scorso eravamo in ritiro e c’era Scaroni neoprofessionista che per farsi vedere era davanti e faceva un bel ritmo. Gli dicevamo: guarda che così la distanza non la finisci. Allora Marco Canola gli si è messo vicino e gli ha fatto la mezza ruota. Morale, l’ha sfinito e dopo quell’uscita è stato male 10 giorni. Così adesso ogni volta che è stanco e magari sogna le ferie gli facciamo: «Scaro, dai che adesso arriva Canola!».
Prima hai parlato di obiettivi, cosa vuoi raccogliere quest’anno?
Innanzi tutto vorrei tornare ai livelli del 2019 e magari alzare le braccia al cielo, perché se si parte bene poi tutto viene più facile.
E per questo hai già un piano?
Farò due gare a Mallorca, poi Valenciana, Vuelta Murcia e Almeria, l’idea è quella di trovare una buona condizione per arrivare al 100% alle corse italiane. Sia quelle più piccole che quelle più grandi. La Sanremo dovremmo farla e lo stesso vale per la Tirreno.
E con gli altri inviti come siete messi, sai qualcosa?
Beh, con l’arrivo di Roman (Kreuziger, ndr) dovrebbe essere un po’ più facile ottenerli. L’idea è quella di prendere parte alle Ardenne. Lui ha vinto l’Amstel e farle con un corridore così ti può far crescere, può essere un grande aiuto.
Quest’anno la Gazprom si è rinnovata parecchio, avete avuto modo di conoscervi?
Abbiamo fatto un miniritiro a Peschiera sul Garda ai primi di dicembre, tra l’altro iniziò il giorno del mio compleanno. C’erano quasi tutti, ma non Zakarin. Lui è rimasto a Cipro, le norme anticovid non gli consentivano di raggiungerci.
Squadra straniera, ma con molta Italia, si avverte la mentalità russa?
Diciamo che tra noi e loro si nota la differenza. Loro sono più inquadrati. Noi siamo più accondiscendenti un po’ in tutto e per tutto. Loro sono più schematici, però devo dire che questo mi ha insegnato qualcosa. Ho imparato qualcosa dalle diverse mentalità dei compagni. E magari loro hanno appreso qualcosa da me.
Tu sei passato molto giovane, quando non era la normalità come adesso, quanto è cambiato il ciclismo in queste poche stagioni?
Sì, alla fine non avevo neanche 21 anni. Quando sono passato io, noi giovani cercavamo di tenere duro, di finire le corse e magari di aiutare. Oggi invece ci sono dei tenenti di lungo corso che aiutano i ragazzi. E’ cambiato molto.
In questi anni quali sono stati un punto di forza e una debolezza di Velasco?
Partiamo dai punti di forza che è meglio! Dico la tenacia. Nonostante tutti i problemi fisici ho avuto il coraggio e la costanza di non mollare. E’ la forza che ti dà la bici. Per quel che riguarda le mancanze non rifarei alcuni errori. Ho capito che strafare equivale a non fare. Ho chiesto troppo a me stesso quando non era il momento.