Un secondo. Un solo secondo ha separato Christian Scaroni dalla prestigiosa affermazione nell’Arctic Race, la gara a tappe in Norvegia dove il bresciano è stato fino all’ultimo metro tra i grandi protagonisti. Un secondo che ha un sapore amaro, quello della sconfitta perché Christian fa davvero fatica a pensare alla trasferta scandinava come a qualcosa di positivo, a dispetto della pioggia di piazzamenti conquistati.
«Lo ammetto – racconta – la notte successiva all’ultima tappa non ho chiuso occhio. Ero lì che mi rigiravo per capire dove avevo sbagliato, dov’era che avevo perso quel secondo. Probabilmente nell’ultima tappa non ci siamo intesi bene con Gazzoli. Lui doveva tirarmi, ma a un certo punto ci siamo persi. Lui stesso ha ammesso che qualcosa non ha funzionato. Ho rivisto quella volata più e più volte. E’ stata un’occasione persa».
Avevi tra l’altro dimostrato di essere a tuo agio in un clima completamente diverso da quello che si viveva in Italia…
Amo il freddo, è il clima nel quale riesco a rendere meglio. Anche se venendo dai 35 gradi dell’Italia all’inizio non è stato facile ambientarsi. E’ una gara che a me piace tanto, con percorsi sempre diversi: c’era la frazione con lo strappo duro che faceva da trampolino di lancio, come quella che invece aveva la salita lunga. Insomma l’ideale per me e poi l’organizzazione era di estrema professionalità.
Che livello era?
Molto buono, con sei squadre WorldTour e altre professional, certamente non come il Polonia dal quale venivo dove c’era veramente il meglio, ma era sicuramente di alta qualità e lo spettacolo regalato nella settimana lo dimostra.
Quanto ti è servito il Polonia per arrivare carico alla corsa scandinava?
Tantissimo. Avevo fatto la preparazione in altura al Pordoi proprio sapendo che in Polonia avrei fatto i lavori utili per rifinire la condizione, quei fuorigiri necessari per salire di livello e le cose ho hanno confermato. Sapevo che in Norvegia avrei raccolto i frutti, anche se speravo in una conclusione diversa per come si erano messe le cose.
Quel secondo posto finale lo vedi quindi più come una sconfitta…
Sì, perché non esprime il valore assoluto della mia prestazione, offusca l’immagine anche perché scaturito da un misero secondo di differenza, che in una corsa a tappe è nulla. Mi dispiace molto, anche ora a distanza di giorni sento un sapore amaro.
Eppure tu in questa stagione hai accumulato tanti piazzamenti, segno di una condizione che c’è quasi sempre stata e di una costanza di rendimento.
E’ vero, però ormai i piazzamenti sono troppi – ribatte Scaroni – devo capire se è un problema di finalizzazione o mi manca proprio l’ultimo step per raggiungere la vittoria. Lo scorso anno avevo sì fatto tanti piazzamenti, ma erano anche arrivate due vittorie. Ho come l’impressione che appena riesco a trovare la via del successo mi sblocco, anche mentalmente. La stagione è ancora lunga e le occasioni ci sono, spero non diventi una vera ossessione.
Nel ciclismo di oggi chi ottiene tanti piazzamenti porta tanti punti alla squadra, il che è spesso ciò che cercano. L’impressione è che tu abbia però una visione vecchio stampo del ciclismo.
E’ così, capisco che il team guarda ai punti, ma la vittoria dà sensazioni diverse. Io devo anche guardare a me stesso, al mio modo d’intendere il ciclismo. Dicono che tre podi sono meglio di una vittoria, ma io non la penso così, mentalmente non sono mai riuscito ad accettarlo. So che se vinco mi sblocco e potrò affrontare le altre gare più sereno.
Dove andrai a cercare questo successo?
Mi piacerebbe molto ottenerlo nella trasferta oltre Atlantico, tra Usa e Canada, ma so che lì il livello sarà altissimo, ci sono gare del WorldTour dove ci saranno molti dei big. Sarà un bel banco di prova per capire a che livello sono arrivato, anche paragonandomi a loro. Poi si tornerà in Italia per tutte le gare della seconda parte di stagione, sperando di non risentire del jet lag.
Se guardi al futuro sei ottimista?
Con la condizione che ho voglio esserlo, voglio mettermi alle spalle quella nottata piena di fantasmi e pensare a quel che verrà. So che posso contendere la vittoria a tanti corridori, sono all’altezza, devo solo trovare l’occasione giusta, un pizzico di fortuna e non sbagliare più.