Tattica della UAE Adq sulle pietre? Sentiamo Arzeni

09.04.2023
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Rubens Bertogliati, team manager della UAE Adq, ad un certo punto ha fatto il gesto di mordersi i pugni. Eravamo nel centro del velodromo di Roubaix e all’arrivo delle ragazze mancavano una dozzina (o poco più) di chilometri. Come mai – era la domanda più logica – non vanno a tirare le ragazze della UAE Adq visto che sono in tre e una di queste è Chiara Consonni?

Le fuggitive in quel momento erano ad una manciata di secondi. E quando Marta Bastianelli (nella foto di apertura) si è messa in testa, la sensazione è che fosse ormai troppo tardi. Un peccato, dal loro punto di vista. Più che altro perché quando tutto sembrava perduto, prima del penultimo settore in pavé, erano arrivate a una decina di secondi dalla testa. Di fatto il gap era chiuso e davanti non sempre giravano regolari.

E invece succede che per fare le tattiche servono le gambe. Servono più gambe… anche quelle di altre squadre e alla fine quei 10” erano molto più di quel che ci si poteva immaginare. Dopo la corsa a fare chiarezza è Davide Arzeni, diesse della squadra degli Emirati Arabi Uniti.

Ammiraglia della UAE Adq dopo la corsa, a sinistra Arzeni parla con Bertogliati…
Ammiraglia della UAE Adq dopo la corsa, a sinistra Arzeni parla con Bertogliati…
Com’è andata, Davide?

Sono molto contento della prestazione delle ragazze e di Aleandro Gonzales-Tablas (l’altro diesse, ndr) che ha diretto le operazioni. Secondo me le ragazze si sono comportate veramente bene. Avevamo studiato con cura la nostra corsa. Volevamo mettere un’atleta nella fuga.

Laura Tomasi

Esatto, e ci è riuscita. Peccato che sia caduta sul Carrefour de l’Arbre. A quel punto, dietro siamo stati costretti ad inseguire, ma sono mancate un po’ le gambe. Però ripeto, essere lì, a 8-10 secondi dalla testa della corsa, nel vivo della gara, mi fa piacere e non posso che essere contentissimo della prestazione della squadra. Certo è stata un’occasione persa per salire sul podio, ma va bene così…

Una brava e generosa Laura Tomasi è entrata nella fuga principale. Solo una caduta sul Carrefour de l’Arbre l’ha fermata
Una brava e generosa Laura Tomasi è entrata nella fuga principale. Solo una caduta sul Carrefour de l’Arbre l’ha fermata
E infatti, nel velodromo c’era quel senso di mordersi le mani…

Io continuo a dire che dobbiamo essere contenti perché io metto sempre la prestazione davanti. Perché se corri bene, se corri così, prima o poi arriva il risultato arriva.

Facciamo un po’ la parte del diavolo. Non era meglio far tirare prima Marta Bastianelli? In questo modo avrebbe portato sotto Chiara Consonni che in volata è fortissima…

Gli ordini erano quelli, però lo sapete, la corsa è un’altra cosa. Non è facile. Penso anche che Marta abbia dato tutto quello che aveva. Quindi se non siamo riusciti a chiudere è perché davanti sono state più forti.

In effetti nel mezzo del velodromo, proprio con Rubens Bertogliati commentavamo che dopo il penultimo tratto in pavè le fuggitive si fossero riprese…

La polacca Marta Lach ha tirato tantissimo negli ultimi chilometri (e anche la stessa Jackson, ndr). Che dire: noi ci abbiamo provato. Abbiamo sognato – breve pausa del “Capo” – e torneremo per vincere.

Alla fine Chiara Consonni era stanca. La lombarda ha chiuso al nono posto, battuta da Kopecky e Georgi nel drappello delle inseguitrici
Alla fine Consonni era stanca. La lombarda ha chiuso al 9° posto, battuta da Kopecky e Georgi nel drappello delle inseguitrici
Di solito sei una sentenza! Di una cosa vi va dato atto: siete un gruppo giovane e nel finale ne avevate tre davanti…

Ed è quello che dico: a livello di squadra, a prescindere dal risultato, non si può dire niente. La corsa è andata più o meno come volevamo, avevamo piazzato un’atleta in fuga e Chiara e Marta erano con le migliori.

Ti aspettavi una corsa simile?

Sì, sì… Anche con gli altri direttori sportivi ci aspettavamo un andamento così. Per me è stato importante inserire una ragazza in fuga, perché sarebbe potuta servire sul finale. E nello stesso tempo, se la fuga fosse arrivata come di fatto è andata, si sarebbe potuta giocare le sue carte. Laura è veloce. Era perfetta. Però con i se e con i ma… si fa poco.

Waregem, Consonni a denti stretti sui muri

30.03.2023
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Quando si è resa conto che Demi Vollering fosse ormai imprendibile, Chiara Consonni si è concentrata sul suo sprint e ha portato a casa il secondo posto nella Dwars door Vlaanderen. Lo scorso anno l’aveva vinta, ma il livello questa volta era decisamente diverso. La bergamasca del UAE Team ADQ ha lottato con le unghie su tutti i muri per rimanere agganciata e alla fine assieme alla compagna Gasparrini è entrata nell’azione che ha deciso la corsa e dalla quale a circa 10 chilometri dall’arrivo è partita Vollering.

Elisa Longo Borghini al rientro dopo il Covid, chiude all’11° posto
Elisa Longo Borghini al rientro dopo il Covid, chiude all’11° posto

Voglia di vincere

Una doccia per rimettersi in sesto, poi bastano pochi minuti perché Chiara ritrovi il suo smalto. Per un carattere positivo come il suo, il secondo posto è motivo per essere allegri, anche se la voglia di vincere inizia a essere una febbre da scacciare quanto prima.

«Sono contenta – dice Consonni – anche se è venuta una corsa un po’ diversa dallo scorso anno. Siamo andate forte e c’erano atlete di qualità superiore. Una corsa meno controllata e quando si è trattato di inseguire Vollering, ero ormai sola. E’ rientrata Gasparrini, ma aveva già fatto così tanto che non poteva dare di più. Pensavo semmai a una mano da parte della Movistar, ma non si sono mosse».

Sfortuna alla Gand: Consonni ne porta ancora i segni sul ginocchio destro
Sfortuna alla Gand: Consonni ne porta ancora i segni sul ginocchio destro

A denti stretti sui muri

Alla Gand-Wevelgem la sfortuna l’ha fatta da padrona per colpa del maltempo e di condizioni che il gruppo delle ragazze mal digerisce. Ieri a Waregem, in una giornata asciutta, c’è voluto un grande assolo di Demi Vollering per impedirle di sprintare per la vittoria.

«Sto bene da circa un mese – prosegue Chiara – ma ho avuto anche sfortuna. Alla Gand stavo benissimo, ma pioveva e molte ragazze sono cadute, perché fra noi se piove su queste strade, sono dolori. Oggi al confronto (ieri, ndr) è stata una corsa tranquilla, con la solita bagarre prima dei muri, ma poche cadute. Correre in una WorldTour significa che magari quelle delle altre squadre vengono a chiederti una mano quando c’è da inseguire una fuga, mentre prima alla Valcar ci lasciavano tranquille. Devo ringraziare le mie compagne per avermi portata ai muri sempre in ottima posizione. Abbiamo corso con compiti diversi, fra Marta (Bastianelli, ndr) e me. Io mi concentro sugli sprint di gruppo, lei su quelli un po’ più ristretti. Per come sto andando, mi chiedo che cosa potrò fare al Fiandre. Adesso il gioco è tenere duro sui muri e poi rientrare. Vediamo se sarà possibile anche domenica, altrimenti non avrò problemi a mettermi a disposizione della squadra».

Le braccia al cielo

L’anno scorso, le ragazze di Arzeni avevano trascorso le vigilie e i dopo gara del Nord in una villetta affittata per l’occasione. Il passaggio nella sfera UAE ha fatto riscrivere le abitudini, per cui si alloggia in un hotel accanto a una stazione di servizio e si cerca di far passare il tempo in questo modo più asettico e, dicono, più professionale.

«In squadra si stanno creando ottimi rapporti – spiega Consonni – siamo unite e piano piano impariamo a conoscerci, anche se ovviamente non siamo ai livelli della Valcar, perché lì eravamo insieme da cinque anni. E poi corro con Marta, che per me è un idolo. In più con il supporto di Arzeni, le cose vanno benissimo. Incredibilmente sento che vado più forte dell’anno scorso, senza saper dire come mai. Magari in queste corse è un fatto di esperienza, dato che anche io comincio a diventare grande. Al UAE Tour invece ho fatto qualche bella volata e mi sono resa conto che il livello delle velociste è molto alto. Ora invece mi aspettano Fiandre, Scheldeprijs e Roubaix. Non so se saranno l’occasione per alzare le braccia al cielo, ma ammetto che non vedo l’ora».

Il treno, la Bastianelli, l’adrenalina: il rock di Chiara

21.12.2022
6 min
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Il sorriso è inconfondibile, la sua gioia contagiosa: Chiara Consonni non cambia neanche dopo essere passata dalla Valcar Travel&Service (di cui è atleta fino a fine anno), alla UAE Adq.

La giovane bergamasca sta parlando con i nuovi fornitori del vestiario per affinare le taglie. E anche in questo caso non passa inosservata. Ribatte in modo colorato, ma mai eccessivo. Seduta ad un pianoforte nell’hotel di Lido di Camaiore ci parla del treno, delle sue volate, di come vive uno sprint… E l’intervista si trasforma in un viaggio tecnico e di emozioni.

Chiara Consonni (classe 1999) durante il ritiro a Lido di Camaiore
Chiara Consonni (classe 1999) durante il ritiro a Lido di Camaiore
Chiara, con l’ultima intervista eravamo rimasti che avevi un po’ di ansia nel passare alla UAE Adq? C’è ancora quest’ansia?

No dai – ride Chiara – niente ansia. Alla fine con i primi ritiri ho visto che ho già conosciuto tante persone, tutto è molto organizzato e funzionale. E’ un’altra cosa, chiaramente, rispetto alla vecchia squadra però sono più motivata che spaventata, mettiamola così.

Quando dici più organizzate rispetto alla alla vecchia squadra cosa intendi?

Per adesso due secondi fa stavamo discutendo del vestiario, come ci sta? Ci prendevano le misure per affinare tagli personalizzati. Curano tutto nel minimo dettaglio e anche questo ti fa capire che organizzazione ci sia dietro. Per ogni ragazza hanno un programma e delle cose diverse: tutti cercano di dare a tutte noi il massimo per essere competitive e perfette al 100%.

Parliamo di preparazione, Chiara: avete fatto due ritiri, qualche allenamento un po’ più corposo, avete iniziato a farlo?

Sì, anche se io ho iniziato un po’ più tardi perché con la pista ho finito più tardi. Nei primi giorni, siamo state impegnate con tanti meeting: foto, vestiario, test, interviste. Dalla seconda metà invece faremo un po’ di chilometri.

Tu e Marta Bastianelli siete le ruote veloci della UAE Adq. Proverete i treni?

Sicuramente. Non non vedo l’ora di provarli e mettermi a disposizione di Marta, che è un mio piccolo grande sogno, perché la vedevo come il mio idolo quando ero più piccolina. Mi ricorda quando mio fratello (Simone, ndr) si ritrovò con Viviani. Quando è passato, e imparava tirando le volate al suo idolo, al suo campione. Mi rivedo tantissimo in lui in questo momento. E poi Marta la conosco già da un anno perché siamo state compagne nelle Fiamme Azzurre.

Secondo Chiara tra le compagne del treno deve esserci una fiducia che vada oltre la bici
Secondo Chiara tra le compagne del treno deve esserci una fiducia che vada oltre la bici
E se fosse il contrario? Se sarà Marta a tirare per te?

Eh, in quel caso sì sarei più ansiosa! Non capita tutti i giorni d’imparare da un’atleta così. E non è da tutti i giorni che una del suo calibro si metta a tua disposizione. Però lo metterò in conto, cercherò di prendermi le mie responsabilità e sarò ancora più motivata. 

A proposito di tuo fratello, Simone ti ha dato qualche consiglio?

Più sulla pista che sulla strada. Mi ha sempre detto: “Divertiti e basta”. Questo per lui è l’importante, mi dice di non prendere tutto sul serio. Anche se adesso è arrivato il momento… di prenderla sul serio.

Chiara Consonni è una “rompiscatole” quando si tratta del treno? Per esempio parli molto? Vuoi essere protetta? Richiami spesso le tue compagne?

Dipende. Io cerco di fare come Elisa (Balsamo, ndr) ha fatto con me. E’ un’esperienza che spero mi sia di aiuto. Noi due ci siamo insegnate tantissimo a vicenda. Si tratta di mettere in pratica quelle piccole cose che ci ha insegnato Arzeni. Cerchiamo d’imparare dagli errori. Però secondo me, finché non sei in gara è tutta un’altra cosa. Io sono un po’ spericolata e per fortuna al mio fianco, nel treno, ho sempre avuto ragazze, persone, a cui tenevo e con le quali avevo un rapporto anche fuori dalla gara. E secondo me questo è un altro fattore importante quando si fa un treno: fidarsi delle compagne che ti portano a far la volata. 

La fiducia conta eccome…

Io, per esempio con Ilaria (Sanguineti, ndr), sapevo che mi dovevo mettere alla sua ruota e che se lei era in giornata mi portava ai 250 metri nella posizione migliore. Io non dovevo dirle: «Più avanti, più indietro, aumenta…». Sapeva già tutto lei. E questa fiducia viene dal rapporto che abbiamo fuori dal ciclismo. Alla Valcar ci ha aiutato e spero di trovarlo anche con le nuove ragazze. 

Tra passato e futuro. La Bastianelli (al centro) e la Consonni (a destra): da rivali a compagne di squadra
Tra passato e futuro. La Bastianelli (al centro) e la Consonni (a destra): da rivali a compagne di squadra
Chiara cos’è per te una volata?

Se penso a una volata, mi viene in mente sicuramente quella di Valencia dell’anno scorso. La prima volata dell’anno: sono caduta, ho fatto un volo assurdo e mi sono graffiata tutta. Squalificarono Barbara Guarischi perché aveva cambiato traiettoria. Dopo quello sprint lei mi disse: «Ma tu non potevi frenare?». Io quando sono in volata non penso di frenare. Mi vien di dare tutto, di accelerare. Ecco cos’è per me la volata… E’ difficile da spiegarlo, non so se ci sono riuscita.

E anche bene…

Mi dico che devo dare tutto in quei 30”-40”. “Chiudo gli occhi” e non guardo più in faccia nessuno fino alla linea d’arrivo per poi esultare o sbattere il pugno sul manubrio. E’ un’esplosione di emozioni. In quei secondi riesco a esprimermi al 100 per cento anche grazie alle mie caratteristiche.

E allora portaci in volata con te. Siamo ai 250 metri e?

Parto, mi alzo sulla sella, metto il rapporto giusto, perché certe volte mi è capitato di sbagliare rapporto, sguardo a terra e faccio 20” dove davvero guardo solo il computerino. Poi inizio a vedere com’è la situazione, nel senso che alzo la testa, guardo come sono messa e continuo a dare tutto fino all’arrivo. Quando tiro su la testa, guardo la linea oppure guardo anche le avversarie a che punto sono. In quel momento riesco a capire se può essere la volta buona oppure no.

Le abilità acquisite in pista, Chiara le riversa anche su strada. Ecco l’ottimo colpo di reni con cui ha vinto la tappa finale del Giro donne
Le abilità della pista utili anche su strada. Ecco il colpo di reni con cui ha vinto la tappa finale del Giro
Quanto dura una volata nella tua testa?

Per me parte dai meno due chilometri. Dopo che l’ho fatta dura 3”, ma quando sono lì non finisce più. Quando sei lì ti sembra un’eternità, ma poi è un attimo, uno schiocco di dita. E dopo l’arrivo dici: «Cavoli, mi è mancato un colpo di pedale o mezza pedalata», ma lì per lì non è facile.

L’adrenalina e la paura?

La paura non tanto, ma l’adrenalina sì: tantissimo. Mi gasa tanto stare in gruppo o avere un treno delle compagne che lavora per me. Mi aiuta poi a sprintare quando è il mio momento. 

Come lo riconosci il rapporto giusto? 

A furia di far volate lo senti e lo capisci dalla cadenza. E se è giusto o no lo capisci subito. Adesso comunque siamo anche avvantaggiate perché facciamo le stesse corse. Per dire, quest’anno ho vinto una corsa in cui c’era un cavalcavia nel finale. Lo scorso anno in quella corsa avevamo sbagliato a tirare la volata alla Balsamo, che infatti fece seconda. Quest’anno conoscendo l’arrivo ho vinto. Ho aspettato e sono uscita giusto gli ultimi 150.

Consonni alla UAE: un filo d’ansia e voglia di volare

20.11.2022
7 min
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Le vacanze a Santo Domingo con le amiche di sempre, poi chiara Consonni si è messa a studiare la sua nuova vita con il UAE Team Adq. Per qualche mese la notizia è rimasta sotto traccia, poi è stata annunciata. Adesso che il nuovo team WorldTour l’ha accolta, la bergamasca sta ancora cercando i punti di riferimento. Non che sembri particolarmente preoccupata, ma fra le righe di certe risposte un po’ d’ansia traspare. Il 2022 ha portato su strada alcune vittorie di peso ( la tappa finale del Giro d’Italia) e qualche classica di assaggio come la Dwaars door Vlaanderen e Isbergues, mentre in pista il mondiale del quartetto ha dato all’autunno i colori di una splendida estate.

La pagina Valcar-Travel&Service è voltata. Prima di lei sono andate via le compagne di una vita e così a un certo punto anche Chiara ha deciso di spiccare il volo.

Chiara Consonni con Valentino Villa, patron della Valcar, dopo la vittoria della tappa finale del Giro Donne
Chiara Consonni con Valentino Villa, patron della Valcar, dopo la vittoria della tappa finale del Giro Donne
Una scelta difficile?

Era arrivato il momento di cambiare, avere nuovi stimoli, magari qualcosa di diverso. Fosse stato per me, sarei rimasta fino a quando non smettevo di correre, ma sono andate via tutte. Pian piano si vedeva che anche le altre ragazze avevano bisogno di nuovi stimoli. Volevano crescere e anche per me è arrivato il momento. Penso che abbiamo dato tanto alla Valcar e l’abbiamo fatta proprio arrivare al punto più alto.

Il fatto che Arzeni passasse nel tuo stesso team ha condizionato la tua scelta?

Un po sì. Il fatto che Davide sia venuto qui alla UAE in parte mi ha influenzato, perché comunque non ho mai cambiato preparatore. Ho sempre avuto lui. E’ stato il mio primo allenatore, mi ha dato le prime tabelle e mi ha fatto fare i primi lavori. Mi sono sempre trovata bene, quindi penso che per adesso, visto che mi sto facendo vedere e sono a un buon punto, dovremo solo sistemare delle cose. Siamo cresciuti insieme, penso che mi aiuterà a crescere ancora.

Chiara Consonni conquista in volata la Dwars door de Westhoek, suo 2° successo stagionale (foto Anton Vos)
Chiara Consonni conquista in volata la Dwars door de Westhoek, suo 2° successo stagionale (foto Anton Vos)
A che punto è Chiara Consonni che arriva nel WorldTour?

E’ una piccolina con i suoi sogni. Non sono spaventata, è difficile dire come mi senta. Non avverto tante pressioni, anche se la nuova squadra si aspetta tanto. Sono tranquilla, perché so che le cose che ho sempre fatto mi sono venute facili e posso rifarle. Non mi preoccupo, però un po’ di ansia magari c’è. Cercherò di dare quello che si aspettano, penso faccia parte del gioco. Spero che questo mi dia sempre più voglia e forza di fare meglio.

In ogni caso anche con la Valcar facevate corse di alto livello. Non sarà quello il problema, no?

Esatto, sin dal primo anno, siamo sempre stati abituati alla pressione. Magari non così tanta, perché alla fine la Valcar ti dava tanto e non chiedeva. Sapevano che poi i risultati arrivavano. Qui invece è un po’ diverso, però come ho detto sono tranquilla e spero di vivere al meglio anche questa esperienza.

L’oro nel quartetto ai mondiali della pista è stato l’highlight della stagione
L’oro nel quartetto ai mondiali della pista è stato l’highlight della stagione
Che impressione hai avuto? Hai già conosciuto, Rubens Bertogliati?

Sì, ho conosciuto tutti ed è diverso. Si vede che è molto più organizzata rispetto alla Valcar, ma non voglio fare paragoni. Però comunque passare da un mondo così piccolino e familiare a un mondo così grande, dove si fanno riunioni di due ore e mezza in inglese, ti fa capire che davvero sei in un posto tanto diverso e più organizzato.

Nel tuo cammino verso le Olimpiadi questa squadra come si mette?

Ovviamente mi appoggiano. Non voglio rinunciare alla pista, anche perché quest’anno ci siamo tolti una bella soddisfazione, penso la più bella del 2022. Anche se il calendario non è fatto benissimo per conciliare pista e strada, parlando con Marco (Villa, ndr) e le Fiamme Azzurre, riusciamo a mettere giù un bel programma. Ricco di strada nella prima parte della stagione, per poi concentrarci un po’ di più sulla pista. Comunque alla fine, anche preparando la pista, puoi fare benissimo la strada, come abbiamo sempre fatto.

Sul podio della Dwars door Vlaanderen, con uno dei premi più tipici
Sul podio della Dwars door Vlaanderen, con uno dei premi più tipici
Quale sarebbe il tuo programma per la strada?

Scuramente inizierò con l’Abu Dhabi Tour, che praticamente è il mondiale della mia squadra. Poi ci saranno le classiche e da lì mi concentrerò un po’ sulla pista, visto che le Coppe del mondo non sono a portata di mano. Bisognerà fare qualche sacrificio in più, essendo comunque l’anno preolimpico. Ci sarà da qualificarsi, quindi magari sarà un anno più tirato. Però cercherò di arrivare alla fine ancora in forma e ancora… viva (ride, ndr).

Come ti trovi nelle Fiamme Azzurre? 

Sto benissimo, non pensavo di trovarmi così bene con i miei capi, i collaboratori e soprattutto con le compagne. Diciamo che l’italiano finora è stato l’unica gara che ho fatto con loro e non è andato benissimo. Però si sono messi a mia disposizione fin da subito e sinceramente non me l’aspettavo. Questo mi ha dato anche un po’ di consapevolezza in più per l’anno prossimo. Comunque correre con gente molto più grande di me, che si metterà magari a mia disposizione, mi motiverà e mi spingerà a farlo a mia volta nei loro confronti.

Per Chiara Consonni la prossima stagione sarà una vera scuola accanto a Marta Bastianelli, per lei un riferimento
Per Chiara Consonni la prossima stagione sarà una vera scuola accanto a Marta Bastianelli, per lei un riferimento
Che rapporto hai con Marta Bastianelli?

Secondo me (ride, ndr), mi vede un po’ come un’altra figlia. Sin da quando son passata, Marta è stato un punto di riferimento. E’ il mio idolo, ha vinto tutto quello che io magari un giorno vorrei vincere anch’io. Ha un palmares enorme e anche una bambina bellissima, con cui mi trovo benissimo. Possiamo tranquillamente dire che Marta è il mio punto di riferimento nel ciclismo. Quest’anno ci siamo conosciute e spero di imparare tantissimo da lei. Penso che si sia un motivo in più per fare le cose bene e con la giusta motivazione.

Seguirete un programma parallelo?

Finché pariamo di classiche, penso di si. Poi magari lei farà gare un po’ più dure, mentre io non so se farò il Tour o il Giro. Però nella prima parte di stagione dovremmo incontrarci abbastanza di frequente, nella seconda invece non lo so ancora.

Nella scelta di Chiara Consonni di firmare con il UAE Team Adq, ha inciso parecchio anche il passaggio di Arzeni
Nella scelta di Chiara Consonni di firmare con il UAE Team Adq, ha inciso parecchio anche il passaggio di Arzeni
Qual è secondo te l’abitudine che cambierai di più?

Tutto, tante cose. La mia paura è quella di cambiare tutto in maniera drastica, però anche di questo ho parlato tanto con i miei direttori sportivi, i capi e i dirigenti. Sono stati loro i primi a dirmi che alcune cose devono cambiare, però capiscono che non si può pretendere di farlo da un giorno all’altro. Anche perché comunque le cose sono sempre andate bene così, ma questo è il momento di introdurre cose nuove e intervenire sulle piccole pecche che gli altri anni non riuscivo a migliorare.

Com’è cambiato il rapporto con la nazionale? 

Con Sangalli purtroppo quest’anno non sono riuscita a fare neanche una gara. Ho rotto la spalla e quindi posso parlare solo della pista. Sicuramente è tutto molto più tranquillo. Vedo che ci pesa molto meno andare in pista e la viviamo come un allenamento tranquillo, pur facendo magari più cose dell’anno scorso e facendole meglio. Forse l’organizzazione non è ancora il massimo, perché capiamo anche noi che siamo in tanti fra ragazzi e ragazze e non è facile gestire 30 persone in un raduno in pista. Però penso che anche da parte dei tecnici ci siano sicuramente i buoni propositi per migliorare. Sono convita che con gli anni andrà sempre meglio.

Il viaggio di Chiara Consonni alla Valcar-Travel&Service si conclude dopo 5 anni con un sorriso
Il viaggio di Chiara Consonni alla Valcar-Travel&Service si conclude dopo 5 anni con un sorriso
Inizi anche tu dalla Sicilia?

Sarò a Noto dalla settimana prossima, perché ho appena iniziato la preparazione, quindi ho deciso di fare la prima settimana un po’ più tranquilla a casa e poi di andar giù una settimana. Poi faremo il ritiro la UAE dall’8 al 16 dicembre, forse in Toscana 

Un po’ insegnante, un po’ capitana. Ecco la Bastianelli del 2023

11.10.2022
5 min
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Un anno fa di questi tempi il ritiro aveva bussato alla porta di Marta Bastianelli. E lei inizialmente l’aveva aperta, l’idea era di appendere la bici al famigerato chiodo. Poi ha dovuto respingerlo e rimandarlo di una stagione, perché nel 2023 la 35enne velocista laziale correrà ancora.

Il compito supplementare di Bastianelli sarà quello di insegnare il mestiere alle giovani che la raggiungeranno al UAE Team ADQ, prima di passare loro il testimone. Ha finito la stagione col mondiale in Australia ed ora ha tutto il tempo di sbrigare le proprie faccende personali. Mentre è a Roma in visita dalla madre, ci concede lo spazio di una chiacchierata su come la ritroveremo l’anno prossimo e magari sui progetti del dopo carriera.

Marta che ultima annata sarebbe stata se ti fossi ritirata?

Sarei stata molto soddisfatta. E lo sono di come è andata. Ho conquistato sette vittorie, compreso un piccolo giro a tappe (il Festival Elsy Jacobs in Lussemburgo, ndr). Ho avuto un grande inizio di stagione poi nella seconda parte ho avuto qualche problemino fisico che mi ha condizionata. C’è gente però che si sarebbe accontentata di molto meno. Alla mia età non è più così semplice, col ciclismo moderno, fare risultato. Non è più come prima, come tanti anni fa, dove comunque il tuo riuscivi sempre a farlo anche se non eri al top.

Qual è la cosa che ti pesa di più?

Di base nulla, però inizio ad avvertire la fatica in tante situazioni messe assieme. Attualmente bisogna fare il doppio dei sacrifici e per me diventa difficile considerando che ho una famiglia con figlia e marito a cui è giusto dare attenzioni. Ad esempio le trasferte sono diventate un po’ più stressanti per me. Al di là dello stare lontano da casa tanto tempo, ogni tanto capita che anche solo andare in aeroporto mi dia qualche noia. E’ una questione più mentale che fisica. E so che tante altre mie colleghe, anche più giovani, sono come me. Anzi, da una parte mi tranquillizza perché significa che non sono l’unica a sentire il peso di queste cose.

Il podio finale del Festival Elsy Jacobs, gara a tappe in Lussemburgo. Bastianelli vince davanti ad Ewers e Persico, sua futura compagna di squadra
Festival Elsy Jacobs in Lussemburgo. Bastianelli vince su Ewers e Persico, sua futura compagna di squadra
A livello fisico invece però hai dimostrato di avvertirle meno.

Sì, perché poi in gara riesci a trovare il tuo ritmo, il tuo agio. Certo, si fatica anche lì perché bisogna essere sempre più concentrati, ma a livello prestazionale sono riuscita sempre a fare buone prove. Posso dire che sono state vittorie colte più di esperienza che altro. E anche la squadra, che mi ha sempre aiutato, ne è rimasta contenta.

Tanto che ti ha convinta a continuare per fare quasi da tutor alle nuove arrivate.

E’ vero, si è creata la situazione e ne abbiamo parlato. Il mio team crede tanto in me e ne sono onorata. Volevano che rimanessi ancora una stagione per fare da punto di riferimento alle giovani. Lo farò con piacere, per me sarà un vanto ed un ottimo modo per chiudere. Questa decisione tuttavia l’ho potuta prendere in accordo anche con le Fiamme Azzurre, che mi permettono sempre di fare al meglio il mio lavoro.

Sostanzialmente dovrai far crescere soprattutto Consonni, Gasparrini e Persico che possono essere considerate tue eredi…

L’anno prossimo l’idea è quella di correre molto con loro e lavorare assieme, anche se ci saranno tante altre giovani. Chiara la conosco meglio perché da quest’anno è nel mio stesso corpo militare e al campionato italiano abbiamo lavorato per lei dove ha fatto quarta al fotofinish. Ha del carattere, così come ho visto che ce lo hanno Eleonora e Silvia, splendida al mondiale col suo bronzo. Sono tre giovani forti e promettenti. Oltre al carattere, gli altri ingredienti per fare tanta strada sono umiltà e determinazione. Mantenere i piedi sempre ben saldi a terra anche quando si vince tanto è il segreto per diventare dei corridori forti.

Visto che proseguirai un altro anno, c’è qualche obiettivo che ti era sfuggito e vorresti centrare?

Non saprei, vi direi di no. A livello di carriera posso ritenermi a posto. Non mi manca nulla. Però, ora che ci penso, un piccolo cruccio ce l’ho. Mi piacerebbe avere in bacheca la pietra della Roubaix. Dopo il quinto posto dell’anno scorso, la prova di quest’anno non mi ha soddisfatto. Mi è rimasta un po’ nel gozzo. Ecco, avrò la possibilità di riprovarci.

Bastianelli Omloop 2022
Bastianelli esulta alla Omloop van het Hageland, terzo dei sette sigilli del 2022
Bastianelli Omloop 2022
Bastianelli esulta alla Omloop van het Hageland, terzo dei sette sigilli del 2022
Un post 2023 lo hai già ipotizzato?

Sì e no. Ho tanti progetti, ma nulla di concreto ancora. Li valuterò e li condividerò col mio gruppo sportivo. C’è ancora un po’ di tempo, vedremo anche cosa succederà l’anno prossimo.

Alla fine, nel 2023 c’è il rischio di vederti più remissiva?

No, assolutamente (sorride, ndr). Ve lo dico subito. Farò il corridore e mi vedrete così, la mia mentalità agonistica non mi abbandonerà. Partirò senza stress o pressioni varie. Voglio aiutare ed insegnare alle giovani, però voglio essere ancora un faro in corsa per la mia squadra.

Delusioni superate, Chiara Consonni riparte dalla pista

02.08.2022
5 min
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Il ciclismo è una palestra di vita e l’esperienza la si fa anche nel saper metabolizzare le notizie meno piacevoli. Lo sa bene Chiara Consonni (in apertura foto Cavalli) che ha dovuto digerire l’esclusione last minute dal Tour Femmes a causa del covid.

L’ultima gara l’aveva chiusa con una vittoria – la decima ed ultima tappa del Giro Donne a Padova – però ora la ventitreenne velocista della Valcar Travel&Service è pronta per tornare in pista. Ed è proprio il caso di dirlo visto che l’abbiamo incontrata alla prima sera della Sei Giorni delle Rose di Fiorenzuola (con un brivido dovuto ad una caduta) prima delle rifiniture a Montichiari in vista delle imminenti trasferte.

L’abbiamo sentita per capire come ha gestito la sua mancata partecipazione in Francia e come si prepara ad affrontare la seconda parte di stagione.

Il colpo di reni di Chiara Consonni a Padova. Bruciate allo sprint Rachele Barbieri ed Emma Norsgaard
Il colpo di reni di Chiara Consonni a Padova. Bruciate allo sprint Rachele Barbieri ed Emma Norsgaard
Chiara raccontaci come sono andate le cose…

Dopo il Giro Donne ho fatto qualche giorno al mare in Liguria a casa di “Yaya” (Sanguineti, ndr) dove ci siamo anche allenate. Ma quando sono rientrata a casa mia non mi sono sentita troppo bene per due giorni. Ho capito che erano sintomi da Covid. Il tampone ha dato esito positivo a cinque giorni dall’inizio del Tour. E lì mi sono dovuta fermare.

Come hai reagito?

D’istinto, ho urlato (lo dice ridendoci su, ndr). Ero arrabbiatissima e al telefono con “Capo” Arzeni, (il team manager della Valcar, ndr) continuavo a dirgli di voler andare lo stesso perché sapevo che sarei tornata negativa presto. Giustamente lui diceva di no, ma io ci ho sperato fino alla fine. Facevo 2/3 tamponi al giorno e sono tornata negativa proprio il 24 luglio, il giorno della prima tappa. Avevo capito che non aveva senso andare, perché non ero in condizione. Alla fine sono andata in piscina con gli amici per staccare la mente e non pensarci.

Ti ha aiutata qualcuno in questo?

Sì, ho la fortuna di essere circondata da persone che mi fanno capire tante cose. Sia il Capo che il nostro presidente Valentino Villa mi hanno parlato e rincuorata. So che sono cose che fanno parte del gioco e ormai ho imparato a farmene una ragione, però non è mai semplice accettare notizie così.

Infatti non era la prima volta che vivevi una situazione simile.

No, esatto. Ho avuto la stessa sensazione proprio di un anno fa quando ho saputo che non sarei andata alle Olimpiadi. Ero stata malissimo. E mi era capitata una cosa uguale anche al mio secondo anno da junior. Era il 2017, dovevo andare al mondiale a Bergen, ma una settimana prima di partire ero caduta in allenamento facendomi male al ginocchio dove mi avevano messo dei punti di sutura. Ero stata male anche all’epoca. Sono cose che capitano che non piacciono mai. Ma guardando il lato positivo, sono esperienze che mi aiuteranno nel futuro, sperando che non succedano più (ride, ndr).

E cosa dici del Tour della tua squadra?

Capite perché ci tenevo tantissimo a partire lo stesso? Hanno fatto una grande corsa, con un super quinto posto di Silvia (Persico, ndr). Sapevo che avevamo una squadra forte che avrebbe potuto fare tanto bene, fin dal primo arrivo sui Campi Elisi, che era un po’ un mio obiettivo. Ci saranno altre occasioni per quanto mi riguarda.

Quali sono i tuoi programmi nelle prossime settimane?

Sto correndo le gare di contorno delle prime serate alla sei giorni di Fiorenzuola. Dopo di che andrò in Svezia per le due gare di Vargarda (6 e 7 agosto, ndr) e poi in Norvegia per il Tour of Scandinavia (dal 9 al 14 agosto, ndr). Poi ci sono gli europei in pista e su strada, che si accavallano con le ultime tappe. Ad oggi dovrei correrli entrambi, sono uno degli altri miei obiettivi. Infine tra fine agosto e inizio settembre farò il Simac Ladies Tour in Olanda e Challenge by La Vuelta in Spagna. Insomma ci sono ancora tantissimi appuntamenti in cui fare bene.

Finora com’è il bilancio generale della tua annata?

Molto buono. Ho conquistato quattro vittorie importanti e tanti buoni piazzamenti. Sapevo che avrei avuto tante responsabilità in più, anche per il solo fatto di non essere più U23. Mi sento molto cresciuta. Sono sempre più consapevole dei miei mezzi. Ho sempre tanta motivazione per fare bene e cercare di migliorare.

Valcar 2023: piano A o piano B? Rispondono Villa e Arzeni

19.07.2022
6 min
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Che la Valcar Travel&Service sia stata protagonista durante tutta la stagione e soprattutto al recente Giro Donne è un dato di fatto. La formazione blu-fucsia ha chiuso la corsa rosa con il successo di tappa di Chiara Consonni (a Padova) e il settimo posto nella generale di Silvia Persico. E grazie a loro due ha sempre centrato la top 10 in ogni frazione, fatta eccezione per la cronometro iniziale di Cagliari.

Per una squadra continental, all’interno di un WorldTour femminile sempre più in espansione, sono risultati di rilievo che nella fattispecie confermano la crescita esponenziale fatta dalla Valcar negli ultimi sei anni, ovvero da quando nel 2017 è sbarcata tra le elite. Tuttavia all’orizzonte c’è un ridimensionamento che incombe per una serie di motivi, non necessariamente economici.

La squadra di patron Valentino Villa e del team manager Davide Arzeni potrebbe essere alla fine di un ciclo. E che ciclo bisogna dire. Non è un mistero che molte delle loro ragazze siano sulla lista della spesa di altri team per il 2023 e che molte siano già certe di un trasferimento. Consonni, Gasparrini e Persico pare abbiano già un accordo con la UAE Team ADQ, così come Arzuffi, Carbonari e Sanguineti starebbero definendo la nuova destinazione. Il ciclo-mercato poi in questo periodo, si sa, è in fermento.

Proprio all’ultima tappa del Giro Donne avevamo scritto di un Arzeni commosso in compagnia del suo presidente Villa. A distanza di qualche giorno, prendendo spunto dalle parole dei due dirigenti, è venuto fuori un quadro un po’ più definito sul futuro della Valcar.

Lo spirito Valcar

«Questa squadra – inizia a raccontare “Capo” Arzeni, che secondo alcune voci potrebbe seguire qualche sua atleta in un team WorldTour – l’abbiamo fatta assieme noi due. Ed assieme abbiamo sempre scelto dicendoci che le atlete dovevano essere da Valcar. Devono avere dei requisiti. Ad esempio, la Carbonari non è venuta da noi perché aveva fatto la fuga al Giro del 2021. Bensì perché ha investito su se stessa venendo da noi ad agosto e chiedendoci di farle un test. Al di là dei valori, era stato importante l’incontro di persona per conoscerci meglio. Lei ha poi mostrato di essere da Valcar».

Nemo profeta in patria

Quindi come devono essere queste caratteristiche? «Le ragazze devono avere spirito di squadra – prosegue il team manager – sapendo lavorare per le compagne. Contemporaneamente devono saper sfruttare le possibilità quando gli vengono date. Non è un caso se finora abbiamo ottenuto undici vittorie con sette atlete diverse. Caratterialmente so che sono tutte brave ragazze, ma devono rientrare in quello che è lo spirito del presidente. Villa è la persona più corretta che ho trovato nel ciclismo, senza che si offenda nessuno. La Valcar è riconosciuta per questo aspetto nel mondo. Anzi…».

L’attimo di sospensione anticipa un discorso che si fa un po’ più riflessivo. «Pensate che quando andiamo al Nord a correre – ci confida Arzeni – tanti addetti ai lavori ci ripetono che vorrebbero che in Belgio esistessero più formazioni simili alla Valcar. Paradossalmente facciamo molta più fatica ad essere riconosciuti in Italia. Abbiamo una mentalità estera.

«Tutte le nostre ex ragazze che ora sono nel WorldTour devono ammettere che se non fossero state da noi non so se si sarebbero trovate bene fuori dal nostro Paese. Valentino ha sempre investito nel calendario al Nord. Abbiamo sempre ritenuto che correre in Belgio o Olanda fosse l’università del ciclismo ed era giusto che noi ci confrontassimo lassù. Se impari a correre là, impari a correre ovunque».

Le soluzioni per il 2023

L’anno prossimo pertanto che attività vedremo da parte della Valcar? Ridotta o incrementata? Attualmente nel loro vivaio c’è la promettente junior Francesca Pellegrini, che passerà elite senza dimenticare che ci sono altre giovani nel roster di quest’anno che stanno compiendo il proprio processo di crescita in modo adeguato.

«I rumors che sentite sono fondati – spiega il presidente Villa – perché proprio in questi giorni stiamo decidendo cosa fare del nostro futuro. Abbiamo atlete fortissime, sempre presenti negli ordini d’arrivo della gare più importanti. E’ normale che le vogliano le squadre più attrezzate di noi».

«A cavallo del Tour Femmes avremo e faremo più chiarezza continua – vedremo chi andrà e chi arriverà. Abbiamo ricevuto richieste di atlete straniere per venire da noi. Come diceva Davide prima, siamo riconosciuti nel mondo come una squadra che scopre i talenti e li lancia. Questa è la nostra forza. E poi la filosofia Valcar ti rimane dentro»

Il sogno WorldTour

Le considerazioni finali lasciano aperta la porta anche per un salto nel WorldTour insieme ad un’altra società che detiene già la licenza.

«E’ presto per fare i nomi del 2023 o dire che status avremo – ribadiscono all’unisono Villa e Arzeni, concludendo la nostra chiacchierata – abbiamo un piano A e un piano B. Riuscire a fare il WorldTour sarebbe bello, ma complicato. L’alternativa è portare l’orologio indietro di cinque anni e puntare ai talenti, italiani e esteri, ripartendo da zero con una squadra leggera e senza pressioni. Di sicuro possiamo dirvi che in qualsiasi fascia si posizionerà la Valcar, sarà al vertice che le compete. Se sarà una squadra di sviluppo, sarà la migliore in circolazione. Noi abbiamo attirato l’attenzione ovunque, tranne che in Italia. Le soluzioni ci sono e arrivano tutte dall’estero. Sapremo scegliere al meglio».

Consonni brucia tutte e mette il punto per la Valcar

10.07.2022
6 min
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E’ finita tra docce di spumante e lacrime. L’atto finale del Giro d’Italia Donne a Padova viene dominato da un gran colpo di reni di Chiara Consonni, che fa riecheggiare il suo urlo liberatorio in tutta Prato della Valle. La 23enne bergamasca regala alla Valcar-Travel&Service il primo successo della sua storia nella corsa, battendo allo sprint Rachele Barbieri ed Emma Norsgaard.

I bagni di spumante sono quelli sul podio di tutte le ragazze della Movistar che festeggiano in modo esuberante il terzo trionfo al Giro di Annemiek Van Vleuten, dopo quelli del 2018 e 2019. Dietro di lei una splendida Marta Cavalli (a 1’52”, celebrata anch’essa alla stessa maniera dalle sue compagne durante la premiazione del miglior team) ed una tenace Mavi Garcia (a 6’45”).

Sul podio di Padova, Van Vleuten ottimamente scortata da Cavalli e “Mavi” Garcia

«La mia terza vittoria al Giro quest’anno – dichiara la 39enne olandese che si porta a casa anche la maglia ciclamino oltre a quella rosa – ha un gusto differente perché sono in un nuovo team, la Movistar. E’ bello indossare nuovamente questa maglia dopo aver abbandonato nel 2020 per la rottura di un polso a due tappe dalla fine quando ero in testa.

«Il rosa non è il mio colore preferito – chiude Van Vleuten – ma lo è nel Giro e qui in Italia da voi rappresenta la maglia più importante. E’ bello sentirlo di dire dalle persone. Ed è bello portare a casa la maglia rosa. Il Giro Donne per me è sempre speciale. Non era scontato che lo vincessi, come dicevano tutti. A Cesena ho voluto forzare i tempi per stare più serena nelle tappe successive. Infatti nelle ultime due ho avuto paura di perdere la corsa. Prima per la caduta, il giorno dopo per l’attacco in discesa di Marta. Ora penserò al Tour de France Femmes. Avremo un roster simile e so che la concorrenza delle rivali sarà molto alta.”

Energia Chiara

Ti contagia la Consonni. La sua felicità è la stessa di tantissima gente, anche quelli che sono arrivati a vedere la tappa e che non conoscono nulla del ciclismo.

«E’ una grande soddisfazione anche solo per aver portato a termine il Giro Donne», esordisce Chiara alla quarta vittoria stagionale. «Sono senza parole – prosegue – devo ringraziare tutte le mie compagne, così come la mia squadra che ci ha supportato e sopportato per dieci giorni. E vi assicuro che non è semplice. Però è sempre una grande emozione che spero di aver regalato loro».

Barbieri, Consonni e Norsgaard: il sorriso di Chiara non lascia spazio a dubbi su chi abbia vinto
Barbieri, Consonni e Norsgaard: il sorriso di Chiara non lascia spazio a dubbi su chi abbia vinto

Senza il solito treno

A Reggio Emilia aveva avuto un simpatico siparietto con Arzeni, di cui eravamo stati testimoni esclusivi. Il suo diesse le diceva che si può vincere senza le solite apripista.

«Non avevo le due solite ragazze – racconta – che di solito mi tirano la volata. In questo sprint però ci abbiamo provato ed è andata alla grande. Con le volate di oggi è sempre più importante avere il proprio treno. Però in questi dieci giorni io mi sono fidato di loro e loro di me. Qui a Padova dai meno 10 dall’arrivo, si sono messe a tirare. Anche Silvia (Persico, ndr), pur essendo in classifica e magari rischiando di perdere secondi preziosi nel finale. Le ringrazio tutte, una ad una».

Tricolore amaro

Dopo il campionato italiano l’abbiamo vista piangere dalla delusione per il quarto posto al fotofinish. Una rarità vederla così, però Chiara ha saputo trovare il lato positivo già dal mattino successivo, anche perché c’era un Giro da affrontare con tutt’altro piglio.

«Era solo una questione di credere nei propri mezzi – dice – e stamattina mi sono svegliata con una carica assurda. Silvia mi ha chiesto come facessi ad avere ancora questa energia dopo dieci giorni intensi. Ma io ci credevo, volevo fare bene e finire questo Giro in bellezza. Credo di esserci riuscita, meglio di così non poteva andare. Preparerò il Tour ,anche se so che le ultime tappe sono molto dure. Ora penso a festeggiare e recuperare. I prossimi obiettivi sono gli europei in pista ed anche quelli su strada».

Una nuova strada

Il 2022 tuttavia sarà probabilmente l’ultimo anno di Chiara in Valcar-Travel&Service. I soliti rumors – che da agosto potrebbero trovare conferme – dicono che abbia già firmato per un team WorldTour. Il nome della nuova squadra per la verità è già certo, ma preferiamo non nominarlo. Con lei invece lo facciamo e lei ne parla con serenità.

«Passare elite è stato un sogno realizzato – dice – che qui in Valcar è arrivato nel punto più alto in cui poteva arrivare. Cambiare squadra sarà una motivazione in più per me, per imparare nuove cose dalle atlete più esperte. Sono davvero pronta a tuffarmi nel mondo del WT. So che devo ancora crescere perché sono ancora piccola.

«Però ho già fatto vedere di avere la grinta giusta, anche perché le cicliste sono un po’ tutte pazze. Ed oggi penso che sia stata una vittoria da WorldTour per come è arrivata (è il suo secondo successo in una gara di tale status, il primo lo ottenne nel 2019 al Boels Ladies Tour, ndr). Nel futuro mi piacerebbe diventare un corridore da classiche. Come riferimento ho sempre preso la Bastianelli e vorrei diventare come lei. Spero di imparare da lei in Fiamme Azzurre».

«Devo tanto a Davide (Arzeni, ndr) – conclude Consonni – è sempre stata la mia persona di fiducia. Ci conosciamo da quando ero davvero giovanissima, da tanto tempo. Mi ha aiutata tantissimo a crescere. E’ la persona che ha creduto di più in me. Sono contentissima di averlo incontrato anche se ha i suoi momenti, come tutti del resto. Devo tanto a lui, è davvero speciale.

«Sembra una frase fatta, ma la Valcar è una famiglia. Abbiamo condiviso tantissimo in questi sei anni, anche Vittoria ed Elisa (rispettivamente Guazzini e Balsamo). E naturalmente sono felicissima di avere conosciuto un’altra grande persona come Valentino (il presidente Villa, ndr) e tutto lo staff».

Le lacrime del Capo

Sembra quasi un passo d’addio il successo della Consonni. Sia per lei che per la stessa Valcar. Davide Arzeni sotto il podio vive un turbinio di emozioni.

«E’ vero, un po’ mi sono commosso – confida il tecnico – questa è la ciliegina sulla torta, ci mancava solo la vittoria anche se non sono sorpreso. Continuavo a dirle che a Padova avrebbe vinto. Ieri le ho messo accanto due compagne per sostenerla moralmente. Ha tenuto duro e oggi ha vinto. Lo ripeto, per me è una delle prime tre velociste al mondo. Vedremo il futuro, comunque andranno le cose, la Valcar è per sempre. Però ora è giusto godersi il momento».

Ancora Balsamo allo sprint. E tanta Italia alle sue spalle

05.07.2022
6 min
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Balsamo, Kool, Vos, la volata al Giro d’Italia Donne è questione loro. A Reggio Emilia nella quinta frazione la campionessa del mondo in carica bissa il sigillo di Tortolì battendo le due olandesi mentre Consonni e Bastianelli completano la top five. Settima Rachele Barbieri e nona Emanuela Zanetti si segnalano in uno sprint particolarmente caotico.

Al triangolo rosso infatti una caduta coinvolge, fra le tante, Martina Fidanza, Vas, Zanardi, Longo Borghini e Norsgaard che sembra subito quella con le conseguenze più serie. La danese della Movistar passa il traguardo tenendosi costato e spalla destra con smorfie di dolore condite da grandi lacrime. In partenza al podio-firma ci aveva confidato, incrociando le dita, che sperava di fare risultato.

Le formazioni delle prime tre hanno preso in mano la situazione quando stavano lasciando troppo spazio alla fuga. Carbonari, Barnes, Vitillo, Monticolo e Bariani (ultima ad arrendersi e ripresa a 5 km dalla fine) hanno avuto fino a 5’20” a circa 40 km dalla fine. Sulle primissime colline reggiane il gruppo le ha messe nel mirino riducendo sensibilmente il margine e a quel punto bisognava concentrarsi solo su chi avrebbe preso in testa l’ultima curva secca a sinistra – a -200 metri – che portava al traguardo. Balsamo la imbocca davanti, il resto è storia nota.

Il bis di Elisa

«E’ un bilancio positivo finora – dice la 24enne della Trek-Segafredo che rafforza la propria leadership della maglia ciclamino – non posso che essere contenta. Oggi la mia squadra ha fatto nuovamente un grande lavoro. Domani sarà molto bello partire da casa a Sarnico. Sarà una frazione impegnativa che si presta molto alle fughe. Staremo a vedere. Per quanto riguarda la caduta, in radio ho sentito Elisa (Longo Borghini, ndr) che diceva che era rimasta coinvolta. Non vedendola arrivare mi sono preoccupata. Dopo il traguardo le ho detto che mi aveva fatto prendere un infarto. Spero che sia lei che tutte le altre ragazze stiano bene. Questa vittoria la dedico a tutta la mia squadra».

Felicità Guercilena

A due chilometri e mezzo dall’arrivo avevamo incontrato Luca Guercilena, team manager della Trek-Segafredo, che stava andando ad ispezionare quella famosa ultima curva per poi dare indicazioni all’ammiraglia.

«Ero comodo per venire a Reggio Emilia – ci ha detto – prima di raggiungere gli uomini al Tour de France. I nostri obiettivi qui al Giro Donne erano chiari puntando alle tappe. Finora ne abbiamo vinte due, abbiamo vestito la maglia rosa, stiamo indossando quella ciclamino. Siamo soddisfatti. Vedremo poi con Longo Borghini se ci sarà la possibilità di fare qualcosa o comunque restare agganciata alla top ten. Non sembra nulla di grave la sua caduta. Tutto ancora può succedere, ma la maglia rosa al momento ce l’ha una delle atlete più forti degli ultimi cinque anni per le gare a tappe. Quest’anno le ragazze hanno fatto e vinto tanto, dobbiamo gestirle al meglio visto che la stagione è ancora lunga».

Le domande di Chiara

Dietro alle solite tre, si affaccia la Consonni che ha scalato una posizione rispetto allo sprint di Tortolì. Dopo l’arrivo nella zona dei bus la intercettiamo poco prima di partire verso la prossima tappa. Accanto a lei c’è Davide “Capo” Arzeni e la chiacchierata con loro è un piacevole confronto.

«Cosa manca? Non so, cosa dici Capo?», chiede Chiara in modo scherzoso al suo diesse attento ad ascoltarla. «La grinta ce l’ho, ho voglia di fare risultato e intanto mi sto facendo vedere. Speriamo di fare un podio della fine. In volata ho preso l’ultima curva troppo indietro e non sono più riuscita a recuperare. Pensavo che il rettilineo fosse un po’ più lungo. C’è sempre tanto nervosismo. Non avendo treni troppo lunghi ma solo di 2/3 ragazze, una cerca di prendere la posizioni saltando da una ruota all’altra nei treni delle altre formazioni e si crea caos. Ci riproverò a Padova, anche se ho Bergamo nel cuore e domani vorrei fare qualcosa».

Chiara Consonni è alla ricerca del podio in uno sprint senza il suo solito treno
Chiara Consonni è alla ricerca del podio in uno sprint senza il suo solito treno

Le risposte del Capo

Il botta e risposta Valcar-Travel&Service continua sviscerando i temi della giornata.

«Mi fa piacere, devo dire che Chiara vede bene le cose in volata», ribatte Arzeni mentre la Consonni lo incalza ricordandogli che corre in gruppo tutti i giorni. «Qui non è come alla Gand-Wevelgem dove i team si presentano con sei velociste. Qui ci sono le squadre con le capitane per la generale ed anche se c’è la regola della neutralizzazione dei 3 chilometri per le cadute, tutte vogliono stare davanti lo stesso per tenere le posizioni migliori.

«Sono felicissimo per Elisa ma corre per un’altra squadra. Noi però, cronometro a parte, siamo sempre stati nelle prime dieci. Il bilancio è positivo, ma sarebbe potuto esserlo ancora di più se nella terza tappa non ci fosse stato l’infortunio di Olivia Baril (ventuno punti di sutura ad un ginocchio per una caduta appena dopo il via di Villasimius, ndr). Lei era la nostra atleta designata per la classifica, ma abbiamo dovuto cambiare un po’ in corsa i nostri piani. A Cesena la Persico si è fatta trovare prontissima. Viviamo alla giornata».

Elena Balsamo con Davide Arzeni dopo l’oro mondiale di Leuven
Elena Balsamo con Davide Arzeni

«Per gli sprint posso dire che Chiara è una delle prime tre velociste al mondo – conclude Arzeni la sua disamina – Corre per vincere, anche per battere Elisa. Ma anche Chiara ha fatto qualche errorino. Lei avverte la mancanza di una come la Sanguineti, che per me è la miglior pesce-pilota del mondo, però Chiara deve fare esperienza sapendosi arrangiare in queste situazioni in cui è sola. Ho fatto una scelta di portare ragazze più per la salita che per gli sprint anche per questo motivo».

La sesta tappa – Sarnico-Bergamo di 114,7 chilometri con 5 gpm di terza categoria e lo strappo secco della città alta a tre dalla fine – sembra tagliata apposta per corridori come Balsamo e Vos. Bisognerà vedere chi si inserirà accanto a loro.