Il matrimonio. Il ritorno a casa. La ripartenza. Elia Viviani, padre putativo della pista azzurra e angelo custode del cittì Villa, getta uno sguardo oltre l’inverno e traccia la sua rotta verso Parigi 2024. Da un lato mostrando voglia di riscatto, dall’altro difendendo scelte che lo hanno portato via dagli ordini di arrivo. Il senso molto chiaro è che la pista e l’obiettivo olimpico vengano prima di tutto.
«Ho sempre detto che se sono tornato alla Ineos c’era un motivo – spiega – ed era il progetto olimpico. Ho firmato tre anni di contratto, sto sacrificando qualcosa su strada perché magari in qualche gara non mi vedrete, come il Giro di quest’anno e vediamo il prossimo, ma è chiaro che nella testa ho le Olimpiadi».
Intanto la pista azzurra cresce…
E’ una bella realtà. Anche nella velocità si è dimostrato che formando un gruppo, quindi non mettendo semplicemente insieme delle individualità, ma dandogli il supporto di Quaranta, sono stati fatti passi da gigante in pochissimo tempo. Più in su si va e più crescere sarà difficile, ma intanto siamo partiti. I ragazzi e le ragazze hanno già ha sfiorato qualche medaglia, quindi il gruppo è bellissimo e fortissimo.
Senti un po’ tua questa creatura?
Sì, assolutamente e ne vado orgoglioso, ovviamente. Quando vedo che tutto funziona, ovvio che è bello. Ai mondiali scorsi, il quartetto maschile ha perso per un pelo, ma ci sta. Le ragazze hanno mostrato la superiorità che da anni vedevamo in prospettiva e farlo a un anno e mezzo da Parigi sicuramente è un segnale forte.
Parteciperai anche tu alle qualifiche olimpiche?
Sì, farò anche io la mia parte. Farò sicuro gli europei e poi forse una se non due Coppe del mondo su tre. E poi i mondiali che danno punteggi doppi, quindi saranno un passaggio fondamentale per la qualifica.
Il mondiale ad agosto con tutte le discipline in che modo condizionerà la stagione?
Per noi è meglio. Come avete visto con le Olimpiadi, siamo avvantaggiati rispetto a Nazioni come Australia e Nuova Zelanda. Noi soffrivamo quando i mondiali erano febbraio, quindi ora che sono ad agosto per noi è un punto di vantaggio. Ottobre oppure agosto per noi è bene. O nel mezzo della stagione su strada oppure alla fine, quando hai ancora qualche energia da spendere.
Però qualcuno si troverà a fare il doppio impegno pista e strada a distanza di pochi giorni…
Sicuramente quello può essere un problema, nel senso che è un po’ discutibile il fatto di mettere tutti insieme. Non solo per strada e pista, ma per la mountain bike e per tutti, perché lo stesso problema ce l’avranno Van der Poel e Pidcock e quindi… Non so, secondo me questa cosa del super mondiale è da rivedere, perché può essere un evento “figo da vendere”, però a livello atletico penalizza tantissimo la multidisciplinarietà, dopo i tanti anni che abbiamo speso per convincere atleti e team. Sarà un problema far combaciare strada e pista. E forse anche la crono, che è già più simile alla pista, però è ovvio che ha bisogno di una preparazione specifica. La Guazzini e Pippo (Ganna, ndr) sono corridori che dovranno fare entrambi gli appuntamenti, sicuro.
Parteciperai agli europei di febbraio, questo significa aver anticipato di molto la ripresa della preparazione?
Sì, bisogna anticipare, nel senso che abbiamo poco tempo di trovarci per metterli a punto, essendo la prima prova di qualifica olimpica. Anticipare soprattutto la qualità del lavoro. Quindi vuol dire che sotto Natale ci vedrete spesso in pista a Montichiari, che i primi di gennaio saremo ancora là, prima di andare chi a San Juan e chi in Australia e tornare a posto, perché poi non ci sarà più tempo. Io comincerò in Argentina con la squadra. C’era anche la possibilità Australia, ma sarà Argentina al 99 per cento.