Mentre i maschi masticano a fatica la vendetta di Bigham e dei suoi compagni, il quartetto delle donne scintilla dalla vetta del podio ai mondiali di Saint Quentin en Yvelines. Alzini non ce la fa a smettere di piangere. Balsamo ha i brividi e trema. Martina Fidanza canta l’inno a meno di 24 ore dalla vittoria nello scratch. Guazzini ha preso il tricolore e Chiara Consonni fa la linguaccia a suo fratello che al collo ha invece l’argento. Dopo due false partenze per la stessa giudice incapace del tempo giusto con le atlete allineate, il trenino azzurro ha stritolato le rivali britanniche.
Buona la prima
Le ragazze del quartetto sono entrate nella storia della pista, conquistando l’oro che hanno costruito negli ultimi anni: chiusura del cammino iniziato con Salvoldi (cui tanto si deve in questo momento) e punto d’inizio della rincorsa verso Parigi 2024 nel gruppo di Villa.
«Abbiamo lavorato tanto in questi in questi mesi – dice Marco – e alla prima esperienza col quartetto donne… Buona la prima! Dispiace per gli uomini. Abbiamo lasciato qualcosina durante questi 4.000 metri, ma dall’altra parte abbiamo trovato un quartetto regolarissimo e fortissimo, che non c’ha permesso di fare quel solito recupero. L’importante sarà analizzare e capire».
Due false partenze
La notte di Saint Quentin ha qualcosa di magico. Mentre ad Apeldoorn (la stessa città in cui ai mondiali del 2018 i quartetti azzurri conquistarono il bronzo) le azzurre del volley vengono respinte dal Brasile, in Francia si fa festa per l’oro delle ragazze e ci si scopre incontentabili davanti all’argento dei maschi.
«Siamo partite molto forte – racconta Vittoria Guazzini, al secondo iride di stagione – sapevamo che le inglesi erano difficili da battere, però io non sono mai stata molto preoccupata. Ho cercato di guardare solo il tablet e andare a tutta senza preoccuparmi di loro e alla fine è arrivata la vittoria. Avevamo una tattica ben precisa, ovvero di stare sui tempi di tabella e magari aprire alla fine, se ce ne fosse stato bisogno. Abbiamo corso una prova lineare, più che altro eravamo nervose per le due false partenze con i giudici che ci tenevano. Siamo tutte molto unite, quindi speriamo di continuare così per i prossimi anni. La concorrenza è altissima, dobbiamo solo rimboccarci le maniche e continuare così, ma è un punto di partenza».
Tanti anni da regine
Prendono Villa, lo sollevano e lo fanno volare. Da quando corrono tutti in un solo squadrone, il senso di far parte della stessa famiglia ha compattato il gruppo azzurro e quel colore squillante ed elegante è diventato nuovamente il segno distintivo dei dominatori.
«Le ragazze hanno raggiunto un primo sogno importante – dice Villa – sono contento per loro e anche per il lavoro mio del mio staff. Era la prima esperienza, non era facile. Abituati a lavorare coi maschi, abbiamo dovuto imparare tutto sui diversi rapporti e i diversi carichi di allenamento, però siamo riusciti a trovare la quadra, soprattutto negli ultimi mesi. Il quartetto ha fatto un tempo eccellente e importante per il morale. L’ho sempre detto che questo è un gruppo vincente e può aspirare a fare molto bene da qui ai prossimi due anni».
Chapeau agli inglesi
Sul fronte degli uomini, lo spauracchio britannico è stato più forte del quartetto iridato uscente. Prima della finale, Villa ha anche provato quella che, a detta di molti, potrebbe essere la configurazione per le prossime Olimpiadi. Con Milan in partenza, Consonni, Moro e Ganna.
«E’ stata come al solito una bella finale – commenta Simone Consonni – ormai da un paio d’anni i quartetti si decidono sul filo dei centesimi. Siamo arrivati in finale anche quest’anno, siamo sempre lì e sicuramente dispiace perché volevamo portare a casa anche questa. Chapeau agli inglesi, che oggi sono stati superiori. Questo era il primo dei grandi obiettivi, ma si lavora in vista di altri anche superiori. Non so se ci siano stati errori, analizzeremo dopo. Sicuramente sia io, sia Ganna e Milan veniamo da una stagione impegnativa su strada. Non ho corso i primi due quartetti perché ho fatto la Parigi-Tours, quindi non sapevo a che livello sarei stato».
La rimonta sfumata
E proprio il tema della stanchezza potrebbe essere il passaggio da valutare in vista delle prossime due stagioni. Abituati all’accelerazione finale che ci consegnò le Olimpiadi, abbiamo toccato con mano che il cambio di ritmo non c’è stato. Al confronto con le analisi di Tokyo si nota che ieri l’abbassamento dei tempi non si è verificato: allora i nostri chiusero il giro dei 3.000 metri in 13.747 per poi scendere a 13.180 nell’ultimo giro (girando nel mezzo a 13.746 – 13.356 – 13.224). Le analisi di ieri a Parigi dicono che il giro a chiusura del terzo chilometro è stato percorso in 13.940 con l’ultimo in 14.198 (passaggi parziali di 13.962 – 13.869 – 13.770).
«Purtroppo questa volta – ammette Milan – la rimonta non è riuscita. Abbiamo dato tutti noi stessi per cercare di tenere a bada l’Inghilterra, però sono stati più forti loro. Peccato perché ci tenevamo davvero molto. Non si vince sempre, capita di arrivare secondi. Ho anche provato a fare la partenza, sono contento di questa nuova posizione. Devo ringraziare i ragazzi e anche Lamon che mi ha dato tanti consigli su come partire, fare i primi giri e come gestirmi. Nel finale ne avevo ancora un po’. Credevo di arrivare dopo la seconda tirata con un po’ meno energie, invece quando mi sono accodato e mancava un giro e mezzo ne avevo ancora. Forse è stato un mio errore non tirare un po’ più lungo. Invece di fare due giri e mezzo, potevo farne tre, lanciando meglio i ragazzi. Nel finale di stagione ognuno ha avuto i suoi impegni con la squadra. Magari non abbiamo avuto grandi occasioni di stare insieme in pista, però allenamenti ne abbiamo fatti. Gli altri avranno fatto qualche ritiro in più, ma eravamo arrivati pronti anche noi».
Argento Barbieri
La serata era già stata arricchita dall’argento di Rachele Barbieri nell’eliminazione. Il secondo posto brucia, ma Lotte Kopecky è stata più forte.
«Ho provato ad attaccare a quattro giri dalla fine – spiega la modenese – per non rischiare di rimanere chiusa in volata. Mi dicono sempre di correre d’istinto, provare a vincere rischiando di perdere e così ho fatto. Tornassi indietro forse non lo rifare o forse sì. Sono contenta che sia andata così, altrimenti avrei rischiato di arrivare quarta. Non ho corso il quartetto e un po’ mi dispiace. Ma è un obiettivo che abbiamo preparato insieme, faccio parte della squadra. Ho tifato tanto per loro, la maglia la meritavamo».
Anche Rachele era visibilmente commossa in tribuna quando le quattro ragazze del quartetto hanno aggiunto alla vittoria i meritati giri in trionfo. I mondiali non sono finiti. Oggi si corrono gli inseguimenti individuali, in cui anche Ganna ha scelto infine di avventurarsi. Abbiamo due ori e due argenti. Eppure la sensazione è che il meglio debba o possa ancora venire.