Elisa Balsamo pedala sempre in testa al gruppo, l’Etna sullo sfondo, con la sua maglia azzurra e la Cannondale gialla della Valcar-Travel&Service. Non la vedi fare selfie o acrobazie in mezzo alla strada, come se là davanti portasse sulle spalle il gruppo di cui per risultati e carisma sta diventando il riferimento. Questo non significa che sia una ragazza seriosa e poco incline allo scherzo, perché quando poi c’è da mollare, è una di quelle che più sta al gioco e sa sorridere e spesso anche ridere. E’ probabilmente un fatto di concentrazione, l’aver capito di essere sulla porta di una nuova dimensione.
«Le ultime due gare del 2020 – dice – quindi Madrid e l’europeo, sono state molto incoraggianti. Sono carica, non vedo l’ora di ricominciare. Nella speranza che le gare riprendano…».
Da Noto all’Etna
Il ritiro della nazionale si è spostato dal velodromo di Noto al Rifugio Sapienza, tra le raffiche di vento e il pinnacolo di fumo sulla cima dell’Etna che proprio nei giorni dell’arrivo delle azzurre ha regalato lo spettacolo di un’eruzione. Il ragazzo del bar dice che qui con la montagna c’è un rapporto così stretto, che lui per primo sfrutta ogni occasione per camminare sui sentieri neri di lava per percepirne la forza.
Al mattino, dopo la ginnastica delle 8,30, il mini convoglio azzurro scende verso Catania sui furgoni e svolge il proprio allenamento al livello del mare. Poi, concluso il programma, si torna a dormire ai 1.910 metri del Rifugio. E mentre fuori la temperatura è sotto zero, all’interno del Sapienza le ragazze fanno esercizi a corpo libero e dopo cena si sfidano in interminabili partite di burraco. Ci sono i telefoni e i social e ogni tanto vedi che una o l’altra si distrae leggendoci dentro qualcosa. Ma la tendenza è vederle in gruppo facendo qualcosa insieme, come in un bel team. E le risate, le battute, il prendersi in giro dimostrano che la squadra c’è. E lo staff azzurro di Salvoldi e Sangalli (accompagnati questa volta dall’osteopata Saul Barzaghi e dal meccanico Andrea Foccoli) ha fatto un bel lavoro.
Vulcani lontani
Sulla montagna ci sono anche Luca Chirico e Mattia Viel della Androni, che avrebbero dovuto cominciare alla Vuelta San Juan e hanno dovuto spostare tutto in avanti fino al Laigueglia del 4 marzo. Mattia è amico di Davide Plebani, compagno di Elisa Balsamo, così capita che quando il bergamasco chiami dalle Canarie, in cui è in ritiro con la nazionale di Marco Villa, la telefonata la prenda Viel. Per scherzare un po’ e salutarsi da due vulcani così lontani.
«Dice che hanno sempre 25 gradi – scherza Balsamo – e che fuori dalle stanze hanno una piscina enorme. Invidia…».
Poi il discorso riprende e la piemontese, trapiantata a Sarnico, racconta di sé e dei suoi obiettivi di stagione.
Pensi che dopo Tokyo sceglierai da che parte stare, se strada oppure pista?
A me piacerebbe portarle avanti ancora entrambe. In realtà se mai ricominceranno a fare le sei Giorni invernali, in cui avevano iniziato a coinvolgere anche le donne, sarei curiosa di parteciparvi, perché sono uno spettacolo indescrivibile.
Pensi mai che Tokyo potrebbe essere alla fine solo una grande illusione?
Non voglio pensarci, davvero. Se dovessi farlo, probabilmente non avrei la forza di alzarmi tutti i giorni e di stare qui ad allenarmi. Quindi l’idea di tutte noi è quella di farci trovare pronte, lavorare per l’appuntamento e sperare che nel frattempo le cose possano migliorare.
Prima della Sicilia con la nazionale, la Puglia con la Valcar. Ci sono differenze fra i due ambienti?
Alla fine fra noi ragazze non ce ne sono molte, per certi versi siamo le stesse. Sicuramente con la squadra il clima è più rilassato, perché come ho sempre detto quel gruppo per me è davvero come una famiglia. Qua con la nazionale le cose sono più ordinate, precise, schematizzate, programmate.
La collaborazione fra squadra e nazionale prosegue bene?
Sono due realtà che collaborano molto. Il motivo per cui ho deciso di andare avanti con la Valcar, oltre al fatto che mi trovo molto bene, è proprio perché si riesce ad avere questo tipo di collaborazione.
Pensi che il ricambio generazionale del vostro ciclismo sia prossimo come sembra stia per accadere tra i professionisti?
In pista penso sia prossimo, perché siamo tante giovani ad andare forte. Su strada invece credo che alcune di loro, delle ragazze più esperte, abbiano ancora tanto da dare.
Ti senti già una che in gruppo guardano perché può decidere la corsa?
In realtà non ancora. Anzi, mi piace pensare di essere quella che ogni tanto viene sottovalutata e spara la sorpresa.
Una risata di gusto, gli occhi che ridono e dicono: adesso scusate ma devo andare. Ho lasciato la Consonni da sola in camera e non so che cosa potrebbe combinare…