L’inizio di stagione nel ciclismo femminile ha detto a chiare lettere che l’esperienza continua ad avere un peso preponderante. Le ultratrentenni sono al potere, non solo la numero 1 Van Vleuten e alle porte della stagione delle grandi classiche, Marta Bastianelli reclama un posto al ristretto tavolo delle big, quel posto che ha saputo conquistarsi a suon di vittorie negli ultimi anni. Pur all’alba dei suoi 35 anni e di quella che “dovrebbe” essere la sua ultima stagione, mai la laziale aveva iniziato tanto forte, portando a casa 3 vittorie, due in Spagna (Vuelta CV Feminas e una tappa alla Setmana Valenciana) e l’imperiosa volata della Omloop van het Hageland.
Il tris è servito
Quest’ultima vittoria ha un sapore particolare perché era nel primo weekend di gare nel “suo” Belgio, dove punta a un bottino importante e nel suo racconto della gara c’è tutto il pathos vissuto per un’intera giornata.
«Ho avuto grandi compagne di squadra – ha detto – che hanno impedito lo sviluppo di azioni di contropiede e con Sofia Bertizzolo abbiamo fatto attenzione ai colpi decisivi. Quando nell’ultimo passaggio sul pavé la corsa è esplosa, io c’ero.
«Il finale è stato micidiale perché negli ultimi 5-6 chilometri ci sono stati attacchi incessanti, ho dovuto rispondere più volte agli scatti e c’era anche molto vento. Sono riuscita a prendere la ruota della Norsgaard (che per la cronaca si è oggi rifatta vincendo Le Samyn davanti a Consonni e Guazzini, ndr), ma lei era un po’ bloccata contro le barriere e sono riuscita a passare a sinistra per vincere».
Vietata ogni distrazione
Il Belgio per Marta Bastianelli non ha segreti: lo dice il suo palmares e lei per prima non ha mancato di sottolinearlo anche dopo la sua ennesima vittoria.
«Su queste strade serve sempre tanta attenzione – ha detto – non puoi distrarti mai, devi saper correre rimanendo sempre nelle prime posizioni del gruppo e con una squadra che sappia rispondere agli attacchi continui. Non nego che ci siano stati momenti difficili, abbiamo rischiato di veder vanificato tutto il lavoro, per questo le compagne sono state bravissime a dare grandi strattonate per annullare ogni azione».
La sua stagione avrà ora il suo epicentro al Nord: Gand-Wevelgem e Giro delle Fiandre sono nelle sue corde, in fin dei conti il suo nome nell’albo d’oro c’è già, poi il 16 aprile c’è l’appuntamento con la Parigi-Roubaix, un evento tutto da scoprire sia come caratteristiche che come sua adattabilità, anche se il pavé non le è mai dispiaciuto. Poi la campagna del Nord passa alle gare valloni che tecnicamente non sono per lei ideali e allora perché non pensare a un anticipato ritorno a casa?
Suggestione romana
Il 25 aprile Roma tornerà ad accogliere il Gran Premio Liberazione femminile: finora ne sono state disputate solo 3 edizioni, dal 2016 al 2018 e le prime due sono state appannaggio proprio della campionessa di Lariano, che a quella gara non può non essere legata in maniera speciale.
«A guardarla in modo superficiale – dice – si potrebbe dire che quella romana sia una corsa facile. Poi quando ci sei dentro ti rendi conto che è nervosa, una vera classica in cui devi fare corsa di testa e con la testa, nel senso che se molli la concentrazione, ti va via la fuga, il gruppo si allunga e sei fuori dai giochi».
Quando si è cominciato a parlare del ritorno della gara femminile a Roma, la portacolori dell’Uae Adq Team è stata tra le più felici e non solo perché significava tornare a gareggiare davanti al suo pubblico.
«E’ bellissimo – dice – che siano riusciti a riprendere il Liberazione. Una gara iconica per il nostro Paese e una bellissima vetrina anche per la nostra regione. Una gara importante, poco da dire».
E’ facile sparire
Marta conosce a memoria quel circuito, anche se è passato qualche anno dalla sua ultima vittoria e sa che le insidie sono molte, anche se altimetricamente può sembrare una gara molto semplice.
«Forse la caratteristica principale – riflette – è proprio che se parte la fuga, smetti subito di vederla. Il rettilineo più lungo è quello dell’arrivo, dopodiché è molto facile sparire dalla vista del gruppo, anche se il vantaggio è di appena 20 secondi. E correre così, senza punti di riferimento, diventa snervante».
Due vittorie. E la terza?
Tornando indietro con la memoria, che cosa le è rimasto dentro della sua prima vittoria a Roma?
«Un turbine di emozioni – dice – ero nella mia città, lungo la strada c’erano gli amici e la famiglia. Era anche la prima edizione, per l’occasione venne giù anche Alessia Piccolo e rimase incantata. Poi l’ho rivinta anche l’anno dopo e fu lo stesso bellissimo. E se posso dirlo, mi dispiacerebbe non esserci quest’anno. Con questa cosa che alla fine del 2022 smetterò di correre devo farci pace. Se decidessi di continuare, mio marito la prenderebbe male. Ma certi giorni la voglia di non mollare è forte. Magari correre un altro Liberazione potrebbe incidere, chi può dirlo? Ne parleremo più avanti…».
L’appuntamento è ancora lontano, una decisione verrà presa più avanti, intanto ci sono altre prove da affrontare a cominciare da sabato, dalla Strade Bianche dove in fin dei conti non se la cava così male, se nel 2019 è stata quarta. Quella è una gara che si combatte corpo a corpo e questa formula a lei non è mai dispiaciuta…