Van Vleuten domina. “Mavi” e Cavalli resistono, dietro crollano

04.07.2022
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«La miglior difesa è l’attacco, come diceva un grande ex giocatore del Barcellona e mio connazionale, Johan Cruyff». Congedandosi dalla mixed zone con questa citazione, nella quarta frazione del Giro Donne, Annemiek Van Vleuten spiana le salite attorno a Cesena prendendosi pure il primato della corsa. Nella sua scia finisce Mavi Garcia e in terza piazza a 43” chiude Marta Cavalli, vittima del ritmo inferto dall’olandese della Movistar sulla Carpineta, l’ultima severa asperità di giornata.

Sono loro tre ad infiammare la corsa dal gpm del Barbotto (a 50 chilometri dalla fine) mettendo praticamente i titoli di coda alla tappa e forse anche al Giro. Se ieri dicevamo che in Romagna iniziava un’altra corsa, forse è già finita. Sono sempre loro infatti a comandare nell’ordine la classifica generale: alle spalle della nuova maglia rosa, c’è la spagnola dell’UAE Team ADQ a 25” e l’italiana della Fdj Nouvelle Aquitaine a 57”.

Distacchi alla mano ed eccetto clamorosi colpi di scena, il podio si giocherà fra queste tre. Già perché dietro si è aperta una voragine piena zeppa di minuti. Longo Borghini (sesta al traguardo) ora è quarta in classifica a 5′, seguita da Ludwig, Spratt, Chabbey, Fisher-Black, Persico (che ha concluso quarta di tappa regolando il gruppetto delle inseguitrici) e Magnaldi, che chiude la top ten a 6’10”.

Il ritorno di Annemiek

«E’ bello essere tornati – racconta tra un sospiro e l’altro la Van Vleuten, al suo dodicesimo successo parziale al Giro Donne – perché l’anno scorso non ero potuta venire per preparare le Olimpiadi di Tokyo (dove conquistò l’oro a crono e l’argento in linea, ndr). Questa è una nuova sfida per me e per questo penso che questa vittoria sia bellissima visto che oltretutto è la prima con la Movistar. Ora vedremo giorno dopo giorno. Meglio non fare programmi da qui alla fine. Pensavo solo ad oggi. Sapevo di poter fare un grande risultato dopo la ricognizione di ieri. Avevo visto le discese due volte e oggi non volevo essere messa sotto pressione. Ecco perché ho attaccato. Ed è andata bene».

Mavi protagonista

Alla partenza avevamo notato quanto la Garcia fosse tirata più degli altri anni. Prima dei titoli nazionali in linea e a crono aveva vinto in solitaria alla Vuelta Burgos una tappa che strizzava l’occhio alle ruote veloci. Sinonimo che la condizione c’era, come conferma la leadership nei gran premi della montagna.

«No, non mi aspettavo una tappa del genere», spiega Mavi Garcia mentre le chiedono di che taglia voglia la maglia verde. «In questo inizio mi sentivo bene, ma non sapevo a che punto fossi perché erano tappe piatte. A Sierra Nevada ho fatto un allenamento molto buono, ma non credevo di stare così tanto bene.

«Mancano ancora tante tappe – prosegue la 38enne di Palma di Maiorca – ma vivrò alla giornata tenendo gli occhi bene aperti. Al momento sono molto contenta. Ho avuto il Covid ad inizio maggio ma non sono stata troppo male. Non ho perso giorni di lavoro. Adesso devo recuperare e sperare che domani non succeda nulla. Nella tappa di Olbia, in quel finale così complicato, ho preso un buco di 6” perché abbiamo preso una rotonda dalla parte più lunga. Abbiamo dovuto fare 3 chilometri a full gas senza riuscire a ricucire il gap. Ho recuperato oggi e va benissimo così. Il Giro non è chiuso. Da qua alla fine tutte possono trovare la giornata giusta o quella sbagliata.»

Marta rilancia

Quando ad un chilometro dello scollinamento del Carpineta la Cavalli ha perso contatto dalle sue due compagne di fuga, a Cesena c’è stato un borbottio di disapprovazione da parte del pubblico che seguiva la gara tra maxi-schermi e speaker. E quando ha tagliato il traguardo le hanno tributato applausi e incitamenti. Lei infatti non demorde.

«Nel finale dell’ultima salita – ci rivela la 24enne cremonese – mi è mancato un po’ di feeling con questo tipo di sforzi. In questi giorni non abbiamo fatto intensità e quindi ho perso qualcosina, anche perché il caldo non ha aiutato. Non mi scoraggio perché so che col passare dei giorni e con l’aumentare della fatica riesco a recuperare meglio. Sono un filino indietro di condizione ma posso rimontare posizioni e va bene così».

«Ora siamo racchiuse in un minuto – termina la Cavalli – salvo crisi estreme su qualche salita impegnativa potremmo giocarcelo noi tre. Bisogna recuperare nella frazione di Reggio Emilia poi ci aspettano quattro giorni duri. Sinceramente non credevo ad una tappa del genere. Pensavo che saremmo arrivate in una ventina invece no. Alla fine meglio che una giornata così sia successa adesso, almeno le gerarchie sono stabilite. Adesso la tensione è davvero sparita del tutto e ce la giochiamo».

Ci aspettavamo certo una tappa nervosa, ma sotto il caldo torrido di Cesena è arrivato un cataclisma. Il Giro Donne appare chiuso, un affare a tre. Ora bisognerà vedere chi recupererà meglio. Da qui a Padova c’è terreno per una rivoluzione. Davanti o dietro. Sarà interessante vedere chi si inventerà qualcosa.