Vincenzo, cosa dici di Caruso? E lo Squalo si scioglie

30.05.2021
4 min
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«Mi aspettavo che attaccasse – dice Vincenzo – perché avevamo parlato poco prima e gli avevo detto di stare davanti perché in discesa il gruppo si sarebbe spaccato. E Damiano è stato proprio grande e si è andato a prendere una tappa bellissima».

Verso Sega di Ala, prima che Vincenzo cada
Verso Sega di Ala, prima che Vincenzo cada

Ultimo giorno

Caldo torrido alla partenza da Senago, il pullman della Trek-Segafredo delimita una piccola oasi di ombra. Chiedere a Nibali di parlare di sé e di un Giro al di sotto delle attese sarebbe indubbiamente interessante, ma forse prematuro. Però quando gli chiediamo di fare due parole sul suo ex gregario, lo Squalo non si fa pregare. Scende dal pullman e viene a sedersi su un frigorifero da campo. Oltre la transenna, sua moglie Rachele tiene al guinzaglio un cagnolino minuscolo, che appena può scappa da tutte le parti.

«La mia storia con Damiano – riprende – inizia da un pezzo, dal Mastromarco. Io ero già passato professionista e vivevo a casa mia, lui stava nel ritiro della squadra a 100 metri di distanza. Ci allenavamo insieme, abbiamo condiviso vari periodi della nostra vita. Poi abbiamo iniziato a frequentarci con le famiglie. Veniamo da storie simili, bene o male siamo legati dallo stesso filo».

E’ il 2012, sono insieme alla Liquigas, ma a fine anno Nibali andrà via
E’ il 2012, sono insieme alla Liquigas, ma a fine anno Nibali andrà via

Un super gregario

Il ritiro di Mastromarco è una palazzina di due piani, che sotto ha la cucina e sopra le stanze. Accanto, in una rimessa, i meccanici tengono in ordine le bici. Caruso ci approdò nel 2007, quando Vincenzo era già professionista da due anni e fu come se ne avesse raccolto l’eredità. Nella stanza in cui i corridori mangiano, le loro foto si seguono, si sovrappongono, si intrecciano.

«La sua carriera – continua Nibali – lo ha portato a fare la scelta di diventare un super gregario, super davvero. Le cose cambiano con addosso la pressione di dover vincere, ma lui è arrivato qui con una grandissima condizione e so bene come si era preparato, perché eravamo insieme sul Teide. Lassù ci siamo incrociati più di una volta ed è sempre stato un farsi battute, su quanto fossimo tirati o quanto andassimo forte…».

Varie volte insieme in nazionale: qui Ponferrada 2014, debutto di Cassani
Varie volte insieme in nazionale: qui Ponferrada 2014, debutto di Cassani

La sua visuale

Le loro strade si erano incrociate alla Liquigas, poi nuovamente nel 2019, per un solo anno, quando Nibali lo volle con sé al Team Bahrain, nel dopo Bmc dalla quale Damiano non sarebbe andato più via.

«Ogni corridore – prosegue Nibali – ha la sua visione delle cose. Vanotti era in un certo modo, Agnoli in un altro. Damiano ha la sua visuale. Si vedeva più come uomo a disposizione di un capitano che nei panni che veste oggi. Non aveva problemi a rimboccarsi le maniche, ma ci ha sempre messo il suo contributo e fui uno dei primi a impuntarsi perché lo prendessimo nella squadra in cui ancora corre».

Al Tour del 2016 si parla delle imminenti Olimpiadi di Rio
Al Tour del 2016 si parla delle imminenti Olimpiadi di Rio

La Sicilia che ce la fa

Ma questo Giro non è una sorpresa e Vincenzo lo dice chiaramente. «Non saprei cosa consigliargli per il futuro – dice – perché sono scelte personali, se provare a correre da leader o continuare allo stesso modo di sempre. Una cosa però posso dirla: dopo questo Giro, Damiano ha capito di avere un grande potenziale. E non è la prima volta che lo fa vedere. Al Giro del 2019 andò anche fortissimo. Si prese la febbre nella tappa di Terracina. Veniva alle corse coperto di tutto punto, poi quando la febbre passò, nel finale andò fortissimo. Magari pubblicamente non l’ho mai ringraziato abbastanza, ma lo feci in privato. Visse giornate difficili e le superò pensando a me. Guardi la tappa di ieri e ti commuovi, perché è la faccia della Sicilia che ce l’ha fatta. E ogni volta è bellissimo…».

Al Giro del 2019 sta male nelle prime tappe, poi diventa un riferimento sulle montagne
Al Giro del 2019 sta male nelle prime tappe, poi diventa un riferimento sulle montagne

Tanto da fare

Il resto sono saluti, la spiegazione della caduta verso Sega di Ala, il polso che non fa più male e la possibilità fra stasera e domani di fare il vaccino.

«Ma non ditemi che è l’ultimo giorno di scuola – ride – vorrei fare ancora qualcosa quest’anno…».

Poi si alza e si avvia nuovamente verso il pullman, dopo una strizzata d’occhio a Rachele. Ancora poche ore e anche il suo decimo Giro d’Italia finirà in archivio. Tokyo è meno lontana di quanto si pensi, Cassani verrà presto a parlare. Forza Squalo!

Il Cassani della moto parte da Nibali e sgrana il rosario

30.05.2021
6 min
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Cassani sulla moto azzurra ha vissuto un Giro davvero speciale. Chiunque abbia seguito una corsa in moto lo sa bene. E’ come essere in gruppo. Vedi gli sguardi. Senti le voci. Impari i gesti. Riesci a scambiare poche parole. E semmai vedi cose che alle telecamere sfuggono e ti permettono, se hai un ruolo come il suo, di approfondire il discorso dopo le tappe. Cassani infatti non ha raccontato tutto, ma di certo sul suo taccuino sono finiti i nomi per le Olimpiadi. Gli azzurri di Tokyo usciranno dal Giro e non dal Tour. Del resto, se il percorso ha una salita di 6 chilometri al 10 per cento, non puoi prescindere dagli scalatori. Già, ma chi portare?

Dalla moto Rai, Cassani ha potuto osservare al meglio i suoi azzurri
Dalla moto Rai, Cassani ha potuto osservare al meglio i suoi azzurri

Come sta Nibali?

Quando ci si trova fra giornalisti a parlare della squadra per le prossime Olimpiadi, il primo nome su cui ci si sofferma è quello di Vincenzo Nibali. Una sorta di diritto all’azzurro che gli viene dalla storia e dalla sete di rivalsa sulla sfortuna di Rio. Si disse che il siciliano avesse prolungato la carriera proprio per prendersi la rivincita olimpica, ma le cose non stanno andando secondo i suoi disegni. La frattura del polso prima del Giro d’Italia gli ha impedito di esprimersi come avrebbe voluto. Cassani lo sa.

«Più o meno sto ricevendo le risposte che mi aspettavo – dice il commissario tecnico azzurro – ma con Vincenzo dovrò fare una chiacchierata. Sono stato molto chiaro, ora dobbiamo verificare, come lui per primo ha raccontato due giorni fa al Processo alla Tappa. Quel Nibali ora non c’è e non so se si ritroverà. Però è uno che lotta, per questo voglio parlarci chiaramente nei prossimi giorni».

Caruso ha conquistato con il coraggio, la personalità l’ha sempre avuta
Caruso ha conquistato con il coraggio, la personalità l’ha sempre avuta

Conferma Bettiol

Se aver vinto grandi corse è un titolo preferenziale, alla rosa degli azzurri si aggiunge subito il nome di Bettiol, re del Fiandre 2019, su cui Cassani ragiona in modo concretissimo.

«Certo che aver vinto grandi corse è importante – sorride – non credo che uno che non ha mai vinto possa pensare di cominciare dalle Olimpiadi. Con Alberto sono rimasto sempre in contatto e a parte l’ultimo periodo un po’ spento, non aveva più dato grossi segnali in salita, cosa che invece qui al Giro ha fatto alla grande. Mi ha impressionato in un paio di situazioni per il lavoro fatto con Carthy. Sul Giau e soprattutto a Sega di Ala se lo è portato sulle spalle. E poi ha vinto. Uno così non lo puoi lasciare fuori, ma ricordiamoci che il risultato in una corsa come quella viene solo se si mette insieme una grande squadra. E’ per questo che devono essere uomini speciali ed è per questo, ad esempio, che cinque anni fa uno come Damiano Caruso faceva già parte della spedizione».

Bettiol ha vinto, ma soprattutto ha dato grandi segnali in salita
Bettiol ha vinto, ma soprattutto ha dato grandi segnali in salita

Caruso, capitano vero

Già, come non parlare del Damiano nazionale che ieri ha fatto venire i brividi all’Italia del ciclismo? Per dare al pezzo un po’ di sapore di Giro, vale la pena annotare che l’intervista con Cassani si è fatta tentando di scendere da Campodolcino verso Chiavenna, in una coda interminabile provocata dalla rottura di uno dei camion che trasportano le transenne (altro che pullman), proprio nella serata di gloria di Caruso.

«Mi è piaciuto – dice Cassani, che ha seguito anche la tappa di Valle Spluga sulla moto – perché in una situazione per lui nuova, in cui tutti pensavamo avrebbe gestito, ha dato più di quanto anche lui si aspettasse. Non ha avuto paura, ha rischiato. Ha ragionato da capitano vero, lui che in fondo capitano di strada lo è sempre stato. E a margine di tutto questo, non si è mai snaturato, è sempre stato se stesso. Oggi (ieri, ndr) ci ha regalato una tappa bellissima».

Moscon è uno di quelli su cui il cittì conta: «Lo conosco bene»
Gianni Moscon è uno di quelli su cui il cittì conta: «Lo conosco bene»

Moscon e gli altri

Il quarto di cui si parla è Moscon, quello del Tour of the Alps più che quello di fine Giro, dove una caduta l’ha un po’ messo fuori gioco.

«Gianni è partito bene – dice Cassani – poi la caduta gli ha messo un po’ di sabbiolina negli ingranaggi. Con lui ho sempre avuto uno splendido rapporto e anche molto chiaro. Ci sono stati anni in cui nessuno gli dava fiducia e lui ha tirato fuori due mondiali coi fiocchi a Innsbruck e Harrogate. E anni come lo scorso in cui mi sono reso conto che non stava bene ed è rimasto a casa. Con Gianni so parlare, è un punto di forza. Ma come ci siamo detti, non è la sola alternativa a Nibali.

«Sto prendendo in considerazione anche Formolo, che per caratteristiche è uno da classiche e vorrei tanto sapere perché, dopo aver detto che avrebbe puntato alle tappe, si è messo a far classifica. E poi ci sono De Marchi, con cui comunque voglio parlare, Ciccone sperando che si rimetta presto e Ulissi che ha fatto vedere qualcosa di buono. Mi servono dei fondisti e non avendo fra i nostri cinque un favorito per l’oro, bisognerà correre in base ai corridori che abbiamo».

Grazie Rai e Fci

Ultimi due capitoli, l’avvicinamento e la crono. «Il Tour lo faranno in pochi – dice – fra quelli che puntano alle Olimpiadi. I nostri sono seri professionisti, per cui immagino una fase di altura e semmai la Settimana Italiana in Sardegna per rifinire. Quanto alla partenza per Tokyo, stiamo valutando due date, perché c’è il dubbio che, una volta là, non ci permettano di allenarci su strada. Mentre per la crono, a Ganna si potrebbe affiancare Bettiol che va molto bene. E’ tutto scritto negli appunti di questo Giro, durante il quale ho avuto la grande opportunità della moto grazie alla Rai e alla Federazione. Sono riuscito a restare concentrato sul mio ruolo, sono stato un Cassani diverso da quello degli anni in postazione. E’ stata un’esperienza bellissima, che ha aggiunto tasselli importanti al mio lavoro. Non mi ha deconcentrato, mi ha permesso di farlo a un livello superiore».

Un bel bivio sulla strada di Nibali. Parla Garzelli…

18.05.2021
4 min
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Il pensiero dell’ultimo editoriale ha messo in moto un collegamento. Nibali potrebbe essere per Ciccone quel che Pantani fu per Garzelli nel 2000? Marco a quel tempo aveva 30 anni, era ancora lo scalatore più forte al mondo, ma usciva da un periodo drammatico. Nibali di anni ne ha 36 e il suo arrivo al Giro è stato piuttosto tormentato.

La corsa oggi riposa, Garzelli non ha incombenze televisive e si presta al ragionamento. I discorsi al Processo alla Tappa hanno fatto capire il continuo scambio di messaggi tra lui e Ciccone e il fatto che il varesino abbia già fiutato nel corridore della Trek-Segafredo il profumo della grande condizione, ma adesso andremo oltre.

«Stiamo vivendo un Giro bellissimo – dice Stefano – oggi al mondo i fenomeni sono Pogacar, Bernal ed Evenepoel e qui ne abbiamo due. In più con Bernal in maglia rosa, adesso salirà anche l’attenzione mondiale. E ancora non abbiamo fatto niente. Ho fatto i sopralluoghi delle ultime 10 tappe e da sabato prossimo sullo Zoncolan si apre un altro Giro. Ma secondo me, la tappa più pericolosa sarà quella di domani a Montalcino. Non conterà solo la gamba, serviranno anche abilità e fortuna».

Nibali e Ciccone: gli equilibri nella Trek-Segafredo stanno cambiando?
Nibali e Ciccone: gli equilibri nella Trek-Segafredo stanno cambiando?
Come vedi Ciccone?

Ha dimostrato una condizione impressionante. Già a San Giacomo. Ha fatto quel finale così bello, dopo essere stato per 30 chilometri all’attacco con Bettiol. Si è salvato grazie alla gamba che ha.

Lo vedi Nibali che lo aiuta come Marco con te nel 2000?

E’ un discorso fattibile e direi anche naturale. Vincenzo ci ha abituato a dei grandi recuperi, ma questa volta la vedo difficile. Un po’ per l’infortunio e un po’ perché gli anni passano. A Campo Felice si è difeso bene, ma ha davanti dei ragazzi fortissimi, predisposti per vincere, sia a livello fisico sia mentale. Non penso che Vincenzo abbia voglia di lottare per altre due settimane per arrivare ottavo. Non è nella sua indole.

Quindi?

Quindi gli consiglio l’opzione di aiutare Ciccone, oppure quella di uscire pesantemente di classifica e provare a vincere un paio di tappe. Ma se riesce ad assimilare la bellezza di quel patto col compagno, credo che ne avrebbe un grande giovamento anche lui. 

A Campo Felice, Ciccone è stato tatticamente impeccabile
A Campo Felice, Ciccone è stato tatticamente impeccabile
Il suo apporto servirebbe a far capre a Giulio il modo migliore per correre.

Questo è un altro punto. Secondo me, Giulio sbaglia a vivere giorno per giorno. Sei secondo in classifica, mettiti a ruota di Bernal e segui lui. Quando nel 2000 Casagrande prese la maglia sull’Abetone, io ero secondo e mi misi alla sua ruota. Avevo aiutato Marco a vincere il Giro, sapevo che cosa volesse dire gestire le tre settimane. Giulio dice di non volere pressioni, allora si limiti a seguire Bernal, perché il Giro è molto lungo. Anche perché se si muovesse ora, non gli lascerebbero spazio. Dovrà aspettare il momento giusto e semmai attaccare a colpo sicuro, quando ci sarà la possibilità di far davvero male.

Pensi che se ne renda conto?

Credo di sì, nonostante quello che dice. Si è allenato bene. La terza settimana nelle gambe ce l’ha, quando vinse a Ponte di Legno era verso fine Giro. Forse con lui siamo ripetitivi, perché in alcune occasioni ha corso male. Il Giro si vince con le gambe e con la testa. E a Campo Felice è stato perfetto. Ha tenuto bene Bernal, lo ha perso solo quando Egan ha messo il 53.

Nibali potrebbe aiutarlo a Montalcino?

Sarebbe decisivo, anche perché è uno di quelli che guida meglio. Vincenzo ricorda sicuramente quel che accadde nel 2010, quando lui rimase vicino a Basso. E io credo che domani la Trek-Segafredo dovrà fare una scelta e dare la precedenza a Ciccone. Almeno se ci fossi io sull’ammiraglia, farei così. Secondo me da domani anche Mollema dovrebbe smettere di andare in fuga. E anche Nibali potrebbe diventare un faro per Ciccone. Non credo pensino che Vincenzo possa arrivare sul podo.

Il consiglio di Garzelli per Ciccone: «A ruota di Bernal e aspetta» (foto Alessandro Federico)
Il consiglio di Garzelli per Ciccone: «A ruota di Bernal e aspetta» (foto Alessandro Federico)
Il campione che aiuta il compagno più giovane la vive bene o mastica amaro?

Un pochino mastica amaro, però lo fa. So che Marco non faceva i salti di gioia a stare accanto a me sull’Izoard, voleva andare a vincere la tappa e sappiamo bene che cosa avrebbe significato per lui. Per questo quel giorno ne uscì come un gigante. E credo che sarebbe così anche per Vincenzo. E’ uno che sembra sempre distaccato, ne acquisirebbe per primo un grande valore.

Riscaldamento Dorelan

Il riscaldamento pre gara? Non è sempre utile

15.05.2021
2 min
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Come per il defaticamento, anche il riscaldamento è un concetto che nel ciclismo contemporaneo sta prendendo sempre più piede. E come per il defaticamento, anche in questo caso non tutte le tappe necessitano di un lavoro preventivo, come spiega il preparatore della Trek-Segafredo Paolo Slongo: «Nelle tappe di pianura, quelle che hanno una prima parte filante e senza difficoltà non c’è riscaldamento perché sono gli stessi chilometri iniziali che servono a sciogliere le gambe».

L’andatura per così dire turistica ha un senso in questa veste?

Sì, anzi dirò di più: normalmente gli organizzatori predispongono i primi chilometri ad andatura controllata, per passare nel centro città e già quel tratto serve al bisogno dei corridori, che sono così pronti quando viene dato il via effettivo. Nelle tappe più complicate la situazione è naturalmente diversa.

Come si agisce in quei casi?

Quando è prevista una cronometro, oppure c’è una salita già nelle primissime fasi, i corridori arrivano prima alla partenza e fanno 15-20 minuti di riscaldamento sui rulli o ciclomulini. Se si tratta di salita, sarà un allenamento blando, solo per sciogliere i muscoli, per le cronometro si lavora 25 minuti con ripetute fino alla soglia o anche oltre, con volatine di 5-10 secondi. In quel caso controlliamo anche la frequenza cardiaca e il wattaggio, che ci dice quanto il corridore ha un residuo di stanchezza dei giorni precedenti.

Slongo Nibali Dorelan
Slongo e Nibali in un’immagine di Archivio: il siciliano ha sempre avuto bisogno di un riscaldamento breve
Slongo Nibali Dorelan
Foto di archivio, Slongo e Nibali: il siciliano non fa mai grandi riscaldamenti
Gli allenamenti sono uguali per tutti?

Di massima sì, ma a decidere sono gli allenatori personali. Le variazioni sono minime, possono cambiare qualcosa anche in base all’età dei corridori, a sue abitudini acquisite nel corso degli anni.

Il riscaldamento in altre specialità di resistenza come ad esempio l’atletica è acquisito da sempre, come mai nel ciclismo se ne parla sono in epoca recente?

Il riscaldamento si è sempre fatto, come detto sfruttando le parti iniziali di gara. Il parallelismo con atletica vale soprattutto per le cronometro, dove lo sforzo è massimale sin dall’inizio e comporta anche un innalzamento della temperatura, che per il corridore alla partenza raggiunge anche i 37,5°.

Nibali ad esempio come si regola?

Solitamente non si è mai scaldato tantissimo, quel che bastava per essere pronto al via delle crono. Altri facevano molto più lavoro sui rulli, Vincenzo ha sempre avuto bisogno solo di qualche minuto per sciogliere la muscolatura.

Nibali, giorno tranquillo alla vigilia della prima salita

10.05.2021
3 min
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Alla vigilia del primo arrivo in salita, Nibali tutto sommato sta bene. La rincorsa è stata rapida e breve. Ha perso una settimana di allenamento, non certo come nel 2018, quando l’incidente del Tour gli costò la frattura di una vertebra e si trattò di bruciare le tappe per il mondiale di Innsbruck. Dice Michele Pallini, il suo massaggiatore di una vita, che sarebbe stato peggio se si fosse rotto lo scafoide e che tutto sommato il polso non gli fa male. Sarebbe stato ancora più complicato se il chirurgo non avesse dato via libera: chi si sarebbe preso la responsabilità di farlo partire ugualmente?

«Tutto dipende dall’evoluzione giorno dopo giorno – ha spiegato Vincenzo – e io mi sento sempre meglio. Vuol dire che tutto guarisce. Abbiamo tolto i punti. E del resto non si sarebbe potuto fare nulla senza il benestare dei medici».

Alla partenza da Biella con l’incognita della risposta del polso al maltempo
Alla partenza da Biella con l’incognita della risposta del polso al maltempo

Basso profilo

Oggi il siciliano è arrivato comodamente nel gruppo a 4 secondi da Taco Van der Hoorn. Non c’era molta salita, ma quella che si è fatta ha già scavato qualche distacco. Sul traguardo la sua espressione era come al solito imperscrutabile, ma mentre una larga parte di corridori è arrivata trafelata, il siciliano è parso perfettamente in controllo.

«Niente di particolare – ha detto – in salita sono rimasto tranquillo in gruppo, mentre Ciccone ha provato a fare qualcosa. Non so dire che cosa potrò fare domani, soprattutto i primi giorni saranno tutti una scoperta».

La prima incognita che però non ha creato problemi era il meteo: quanto può essere dolorosa la frattura se il tempo inizierà a fare le bizze? Per questo e per verificare anche che tutto proceda nel modo migliore, Vincenzo si sottoporrà probabilmente a un controllo medico alla fine della prima settimana. Nel frattempo il suo nastro manubrio è leggermente più morbido e i tubolari un po’ meno gonfi.

A Torino ha chiuso a 41″ da Ganna, facendo una prova regolare
A Torino ha chiuso a 41″ da Ganna, facendo una prova regolare

Debito col Giro

Scrutando il suo sguardo e sentendolo parlare, al netto delle prestazioni che verranno, si ha la sensazione che il guerriero sia intenzionato a lottare finché ne avrà la forza. Nessuna pretattica: quel che c’è sarà versato.

«Credo di non aver fatto niente di eroico – ha detto – gli atleti in genere hanno un approccio da combattenti. Avevamo lavorato tanto per questo obiettivo e non provarci sarebbe stato brutto. Per me. Per la squadra. Per gli sponsor. E anche per il Giro, che ha dato tanto alla mia carriera. Non ho addosso particolari pressioni. Solo un desiderio. Quello di tornare presto ad alzare le mani».

Giro d’Italia, da Bernal a Ulissi i numeri da imparare

07.05.2021
4 min
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La 104ª edizione del Giro d’Italia che scatterà domani a Torino è all’insegna dell’incertezza, ma è un’incertezza di alta qualità: manca il dominatore assoluto, manca anche il velocista capace di chiudere la porta in ogni volata, ma questo rende la corsa rosa ancora più bella, con molti motivi d’interesse.

Il dorsale numero 1 dei 184 a disposizione è stato assegnato dagli organizzatori a Egan Bernal, capitano di quella Ineos Grenadiers vincitrice lo scorso anno con Tao Geoghegan Hart. Il colombiano, partito forte in stagione (straordinarie le sue azioni durante la Strade Bianche a dimostrazione di un talento nella guida maturato nella Mtb) si è poi un po’ nascosto, ma punta senza mezzi termini alla rosa finale, complice una squadra ben attrezzata.

Bernal Torino 2021
Egan Bernal al via con tante ambizioni e segnali migliori di quelli forniti al Tour 2020
Bernal Torino 2021
Egan Bernal al via con tante ambizioni e segnali migliori di quelli forniti al Tour 2020

Ganna e Moscon, coppia d’attacco

L’obiettivo è partire forte e magari avere subito il simbolo del primato in casa, attraverso l’attesissimo Filippo Ganna (numero 3), al quale i tifosi guardano con tanto entusiasmo pensando al Giro ma soprattutto alla futura avventura olimpica in Giappone. Attenzione poi a Gianni Moscon (5), che dopo le mirabilie mostrate al Tour of the Alps vuole far vedere che non erano state episodiche, anche lui d’altronde ha pensieri a cinque cerchi…

Il principale avversario di Bernal? Probabilmente viene sempre dal Tour of the Alps, è quel Simon Yates (Bikeexchange, numero 181) tante volte protagonista nei grandi giri, ma che non è riuscito ancora a mettere in fila tre settimane perfette. Sarà l’occasione giusta?

Evenepoel Torino 2021
Esordio per Remco Evenepoel, che riparte dopo la caduta del 2020 pensando a Tokyo
Evenepoel Torino 2021
Esordio per Remco Evenepoel, che riparte dopo la caduta del 2020 pensando a Tokyo

Altre squadre si distinguono per aver scelto schemi a più punte, per usare un gergo calcistico: la Deceuninck Quick Step presenta un Joao Almeida (92) 4° lo scorso anno, ma che sembra notevolmente cresciuto e alla sua ombra torna in gara Remco Evenepoel (91, scelta numerica che lo indica come capitano?), alla sua prima uscita dopo lo spaventoso incidente del Lombardia 2020. Vederlo al via è già una gioia per ogni appassionato, difficile chiedergli subito qualcosa, il suo talento è però capace di tutto. Con loro poi c’è un certo Fausto Masnada (97), uscito a palla dal Romandia chiuso al 3° posto e che potrebbe anche essere più di un luogotenente.

Attenti agli spagnoli…

Doppio capitano anche per il Team DSM, con Jai Hindley (191) che vuole cancellare il ricordo della maglia rosa svanita nello scorso ottobre all’ultima tappa e con lui l’esperto Romain Bardet (193), il francese già sul podio del Tour che vuole rilanciarsi. La foto in apertura ritrae proprio lui, che dopo 8 Tour debutterà in Italia. Due spagnoli pronti a tutto alla Bahrain Victorious, Mike Landa (51) e Pello Bilbao (53), se riusciranno a coesistere potrebbero anche far saltare il banco nelle grandi tappe alpine, ma se parliamo di Spagna un occhio di riguardo lo merita Marc Soler (171), i cui risultati al Romandia hanno spinto la Movistar ad affidargli la guida indiscussa della squadra, cosa inconsueta nella storia nel team iberico.

Hindley Giro 2020
Per Jai Hindley l’obiettivo è cancellare la beffa del 2020, facendo leva sull’esperienza
Hindley Giro 2020
Per Jai Hindley l’obiettivo è cancellare la beffa del 2020, facendo leva sull’esperienza

Uno spazio a parte merita la Trek Segafredo: la scelta di Vincenzo Nibali (211, nella foto d’apertura con Ciccone) di schierarsi al via del Giro d’Italia ha entusiasmato i tifosi e costituisce già un record, visto quanto è recente la sua frattura al polso. Il messinese afferma di voler vedere come andrà la prima settimana per capire che ruolo svolgere, la sua presenza è già però un appoggio importante per Giulio Ciccone (213), che con lui e Mollema (216) può legittimamente aspirare a un posto importante in classifica.

Velocisti: qual è il miglior treno?

Capitolo velocisti: manca il Bennett ammazzasette, quindi c’è grande curiosità per capire chi sarà il più forte e soprattutto chi avrà il treno più forte: il tre volte iridato Peter Sagan (71) oppure Elia Viviani (81), finalmente con tutti i “vagoni” al loro posto? L’olandese Dylan Groenewegen (156) oppure il plurivincitore Caleb Ewan (161)? E perché non Giacomo Nizzolo (201) alla ricerca del primo successo al Giro oppure il belga Tim Merlier con ben 3 vittorie nelle prove di contorno della Campagna del Nord?

Come si vede, di carne al fuoco ce n’é tanta. Domani si comincia e arriveranno le prime risposte, le prime righe di un libro tutto da scrivere ma che si leggerà tutto d’un fiato.

Trek-Segafredo, squadra esperta e molto “italiana”

20.04.2021
3 min
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Pochissimi cambi nella squadra americana, che ha mantenuto pressoché inalterato il suo assetto, che nel corso degli ultimi anni l’ha resa competitiva in ogni tipologia di gara. Una formazione a forte trazione italiana, che ha naturalmente in Vincenzo Nibali il suo faro, soprattutto per il grande carisma e i risultati conseguiti in carriera dal siciliano.

Nibali ha corso il Giro d’Italia in cerca della condizione per le Olimpiadi di Tokyo
Nibali ha corso il Giro d’Italia in cerca della condizione per le Olimpiadi di Tokyo

Lo Squalo e Tokyo

Lo Squalo ha già detto che l’obiettivo della stagione saranno le Olimpiadi, per questo sarà al Giro per fare classifica e al Tour per rifinire la condizione, probabilmente disputandone solo una parte per poi lasciare all’olandese Mollema le redini della squadra puntando alla Top 10.

L’addio di Richie Porte in tal senso può pesare, ma dall’altra parte costituisce anche una maggiore responsabilità per Giulio Ciccone, sul quale non è un mistero che si punti apertamente per un grande futuro nelle corse a tappe. E le sue prove al Giro ne sono la prova.

Giulio Ciccone, speranza italiana per i Giri, prosegue nella sua crescita graduale e di qualità
Giulio Ciccone prosegue nella sua crescita graduale e di qualità

Moschetti cresce

Un altro corridore da tenere sotto controllo è Matteo Moschetti, finora frenato da qualche infortunio di troppo ma che ha già dimostrato di essere potenzialmente uno dei più veloci dell’intero panorama professionistico.

Abbiamo parlato di corridori capaci di emergere nelle gare a tappe ma anche nelle classiche, come i curriculum di Nibali e Mollema dimostrano, ma per le corse d’un giorno non vanno dimenticati Edward Theuns e ancor di più Jasper Stuyven, come anche l’ex iridato Mads Pedersen.

In questo contesti si inseriscono i due giovani virgulti Quinn Simmons e Antonio Tiberi, estremamente promettente visti i risultati da junior.

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Julien BernardNeversFra17.03.19922016
Gianluca BrambillaBellanoIta22.08.19872010
Giulio CicconeChietiIta20.12.19942016
Nicola ConciTrentoIta05.01.19972018
Koen De KortGoudaNed08.09.19822005
Niklas EgKibaekDen06.01.19952018
Jakob EgholmHolbaekDen27.04.19982017
Kenny ElissondeLonjumeauFra22.07.19912011
Amanuel GhebreigzabhierA.Abeba (ETH)Eri17.08.19942018
Alexander Kamp EgestedKogeDen14.12.19932013
Alex KirschWeimerskirschLux12.06.19922015
Emils LiepinsDobeleLat29.10.19922015
Juan P.Lopez PerezLebrijaEsp31.07.19972020
Bauke MollemaGroningenNed26.11.19862008
Jacopo MoscaSaviglianoIta29.08.19932017
Matteo MoschettiRobecco s.NaviglioIta14.08.19962019
Ryan MullenBirkenheadIrl07.08.19942016
Antonio NibaliMessinaIta23.09.19922014
Vincenzo NibaliMessinaIta14.11.19842005
Mads PedersenLejreDen18.12.19952016
Charles B. QuatermanOxfordGbr06.09.19982017
Kiel ReijnenBainbridge IslandUsa01.06.19862008
Michel RiesLussemburgoLux11.03.19982020
Quinn SimmonsDurangoUsa08.05.20012020
Mattias Skjelmose JensenCopenaghenDen26.09.20002020
Toms SkujinsSiguldaLat15.06.19912016
Jasper StuyvenLovanioBel17.04.19922014
Edward TheunsGandBel30.04.19912014
Antonio TiberiFrosinoneIta24.06.20012020

DIRIGENTI

Luca GuercilenaItaGeneral Manager
Steven De JonghNedDirettore Sportivo
Kim AndersenDenDirettore Sportivo
Adriano BaffiItaDirettore Sportivo
Markel Irizar AramburuEspDirettore Sportivo
Luc MeersmanNedDirettore Sportivo
Yaroslav PopovichUkrDirettore Sportivo
Gregory RastSuiDirettore Sportivo
Paolo SlongoItaDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

Nibali e compagni possono contare su quattro modelli Trek: la leggera Emonda , la più veloce Madone, la più comoda Domane e la SpeedConcept per le prove contro il tempo. Essere il team di riferimento di un brand come Trek ha i suoi vantaggi e i suoi oneri. Materiale sempre al top e l’assistenza nello sviluppo del prodotto sono facce della stessa medaglia. Le bici sono equipaggiate con lo Sram Red eTap AXS, ruote Bontrager e coperture Pirelli.

CONTATTI

TREK-SEGAFREDO (Usa)

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Le cadute di Nibali e dei suoi avversari. Quale bilancio?

18.04.2021
7 min
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Quante cadute nella carriera di Nibali. Alcune lo hanno coinvolto in prima persona e altre lo hanno riguardato in quanto legate ai suoi avversari. Quella di pochi giorni fa è l’ultima di una lunga serie. Lo Squalo, già operato, dopo la scivolata in allenamento che gli è costata la frattura composta del radio del polso destro, ha una placca che gli consentirà di pedalare sui rulli a breve, ma certo pensando all’imminente Giro d’Italia perde non poco.

Tirreno Adriatico 2021
Vincenzo Nibali (36 anni) è alla sua 17ª stagione da professionista
Tirreno Adriatico 2021
Vincenzo Nibali (36 anni) è alla sua 17ª stagione da professionista

A favore e contro

Facciamo un breve preambolo. Spesso si è detto che Nibali abbia ottenuto le sue vittorie in virtù delle cadute di avversari importanti. 

Si è sentito dire: «Ha vinto il Tour perché si sono ritirati Froome, prima, e Contador, poi». «Ha vinto il Giro del 2016 perché Kruijswijk si è schiantato addosso ad un muro di neve scendendo dal Colle dell’Agnello». E fu additato persino per il Giro (dominato) del 2013: «Lo ha conquistato perché Wiggins si è fermato». Di fronte a queste frasi, che certamente indicano fatti reali ma non concreti ai fini della corsa, urge fare un’analisi.

Sulle strade italiane Wiggins si è trovato spesso ad inseguire
Sulle strade italiane Wiggins si è trovato spesso ad inseguire

Wiggins già staccato

Partiamo proprio dall’ultima frase. Wiggins in quel Giro d’Italia alzò bandiera bianca dopo 12 tappe, alla 13ª non partì in seguito alla caduta verso Treviso. Ma va detto che quando Sir Bradley se ne tornò in Inghilterra aveva già 2’05” di ritardo proprio dallo Squalo, in maglia rosa. Ma che le cose per lui non girassero nel modo giusto si era capito anche prima, nella crono di Saltara (8ª tappa) quando avrebbe dovuto spaccare il mondo, invece arrivò secondo dietro Dowsett e con appena 10″ di vantaggio su Nibali. Forse la caduta fu un pretesto…

Nella tappa del pavè abilità di Nibali (in giallo) nello schivare le cadute
Nella tappa del pavè abilità di Nibali (in giallo) nello schivare le cadute

Tour 2014, era già primo

Tour de France 2014. Saper correre in bici, districarsi sul pavè, stare davanti fa parte del ciclismo. Nibali e la sua Astana avevano preparato al meglio la temibile tappa con i settori in pavè della Roubaix. Certo, tutto deve andare bene, ma spesso la fortuna aiuta gli audaci, in questo caso i più freschi e lucidi. Inoltre, cosa da non trascurare, lo Squalo era già in giallo quel giorno in quanto aveva vinto la seconda tappa.

E Contador? Lo spagnolo cadde nel giorno della Planche de Belle Fille. In una discesa, tra pioggia e nebbia, battè schiena e ginocchio, salvo poi scoprire che era la sua tibia ad aver fatto “crack”. L’Astana dello Squalo rallentò persino il ritmo pur di verificare le condizioni di Alberto. Ma poi dovette andare.

In quelle tre settimane Nibali volò letteralmente. Vinse tre tappe e si presentò a Parigi con 7’37” sul secondo, Jean Cristophe Peraud.

Kruijswijk, finì addosso ad un muro di neve scendendo dall’Agnello al Giro 2016
Kruijswijk, finì addosso ad un muro di neve scendendo dall’Agnello al Giro 2016

L’olandese e l’Agnello

Giro 2016. Uno dei più drammatici. Il siciliano non ingranava. L’olandese Kruijswijk invece tappa dopo tappa faceva la formichina e guadagnava terreno. A tre tappe dal termine vantava un qualcosa come 4’43” su Nibali. Il corridore della Nl-Jumbo però aveva smesso di essere il più brillante come nelle frazioni precedenti, inoltre non avendo una grande squadra aveva speso molto.

L’esatto opposto di Vincenzo. Le sue gambe tornarono forti proprio sul versante in salita dell’Agnello. A volte ad un campione basta poco per prendere fiducia e poter tornare a disporre di tutti i suoi cavalli. Mettiamoci poi che aveva anche una super squadra ed ecco che l’impresa si realizzò il giorno dopo verso Sant’Anna di Vinadio. Nibali sesto, rifilò oltre un minuto all’olandese e prese la maglia rosa a 24 ore dal termine del Giro.

All’ospedale di Bergamo con Tiralongo dopo la caduta al Lombardia del 2013
All’ospedale di Bergamo con Tiralongo dopo la caduta al Lombardia del 2013

I “regali” di Nibali

Finita? Neanche per sogno! Perché se queste sono le “fortune” di Nibali, vogliamo parlare delle sfortune? “Giriamo la frittata”: quante volte gli avversari “hanno vinto perché Nibali è caduto”?

Mondiali di Firenze 2013 (foto in apertura). Nibali ha sulle spalle pressioni enormi, eppure nel finale è lì a giocarsi la corsa con gli altri favoriti. Solo che lui nella prima parte di gara era caduto. Era stato costretto a recuperare, sprecando energie preziose e a correre tutta la gara con evidenti segni e dolori. Quello sforzo presentò il conto nel finale e si dovette accontentare del quarto posto.

Qualche giorno dopo sempre per caduta, fu costretto a lasciare il Giro di Lombardia quando era davanti con i migliori. E un qualcosa di simile, ma senza ritiro, avvenne nella Liegi del 2015 quando fu costretto a rincorrere sulla Redoute.

Nibali fermo sul ciglio della strada a Rio 2016 (screenshot a video, foto indisponibili)
Nibali fermo sul ciglio della strada a Rio 2016 (screenshot a video, foto indisponibili)

La beffa olimpica

Rio de Janeiro 2016. Dopo le critiche per essersi allenato al Tour, lo Squalo si presenta in Brasile in forma perfetta. Nonostante le pressioni enormi, un po’ come per i mondiali di tre anni prima, Vincenzo fa il suo. Corre davanti, stacca tutti in salita e si butta giù in picchiata. E cade. E’ chiaro, il discorso fatto prima per Froome vale anche per lo Squalo, ma quando si è a tutta un errore ci può stare. «Non ero lì per il secondo o terzo posto», aveva detto Nibali.

Si parlò molto di quella scivolata. Lo stesso Vincenzo ci tornò su. Disse che gli era partito l’anteriore, finì nella canalina al lato ma era ancora in piedi, fu proprio il ciglio, dove si sedette successivamente, a catapultarlo a terra. Lo toccò con il pedale destro.

Furono messe sotto accusa le ruote superleggere che lo Squalo ed altri della nazionale avevano usato per l’occasione. Ruote che comunque gli azzurri avevano provato e riprovato. Si disse che il feeling non poteva essere lo stesso rispetto al set usato abitualmente con la squadra.

Vincenzo Nibali, caduta Alpe d'Huez, Tour de France 2018
Vincenzo Nibali e la sua caduta sull’Alpe d’Huez al Tour de France 2018
Vincenzo Nibali, caduta Alpe d'Huez, Tour de France 2018
Vincenzo Nibali e la sua caduta sull’Alpe d’Huez al Tour de France 2018

Quel Tour fa ancora male

E veniamo all’ultima cocente caduta, quella della Tour de France 2018. Nel tempio della montagna, nel “ring” degli scalatori più forti del pianeta, Nibali e gli altri big si stanno sfidando. Verso l’Alpe d’Huez, uno spettatore “tira giù” Nibali. Lui cade, e male, di schiena sulla radiolina. Fa fatica a respirare e a risalire in sella. Ma una volta in bici parte come una locomotiva e nel pieno della bagarre rientra sui migliori, riprendendogli un distacco abissale. I tifosi si fregano le mani. Ci si aspetta un super Tour da Vincenzo. Ma i sogni vengono infranti sulla linea d’arrivo.

Quando Michele Pallini, il suo massaggiatore, è costretto ad aiutarlo per farlo scendere dalla bici capisce subito che qualcosa non va. I dubbi dello stesso Pallini trovano conferma qualche ora dopo all’ospedale di Grenoble: frattura di una vertebra (che tra l’altro ha lasciato qualche strascico). Lo Squalo torna a casa.

La riabilitazione del siciliano è già iniziata (foto Instagram)
La riabilitazione del siciliano è già iniziata (foto Instagram)

Verso il Giro 2021

E veniamo alla più recente caduta. Quella di qualche giorno fa in allenamento. Un’altra scivolata che di fatto complica moltissimo il cammino dello Squalo verso il Giro. Vincenzo non è più un ragazzino ed essere al 101% è fondamentale per lui per poter combattere con gente che ha anche 15 anni in meno. Questi sono giorni cruciali in vista della corsa rosa. C’è chi fa le Classiche delle Ardenne, chi il Tour of the Alps, chi il Romandia.

Si parla di corse che determinano la rifinitura di un lungo processo di lavoro, di gare che danno la cosiddetta brillantezza. Stare a casa non è il massimo. Non solo non si “cattura” quella brillantezza, ma s’interrompe bruscamente il programma di lavoro e il volume programmato. Vincenzo ha già ripreso la riabilitazione, stringendo oggetti e chiudendo “maniglie”. Per il momento si deve accontentare.

Allora, possiamo dire o no che allo Squalo nessuno ha regalato nulla? Voi che ne pensate: il bilancio con il destino com’è?

Vincenzo, il nuovo corso e la caduta…

15.04.2021
4 min
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Nibali è caduto, oggi si opererà. La foto di apertura l’ha postata lo stesso Vincenzo sui suoi profili social. L’appuntamento con Josu Larrazabal l’avevamo preso prima che accadesse, per farci spiegare dal capo dei preparatori della Trek-Segafredo in che modo sia cambiata la preparazione dello Squalo da quando ha scelto di non lavorare più con Slongo. La voce del basco è rassegnata, ma insieme affiora l’esperienza di chi ne ha viste altre e ha lavorato per trovare nuovi obiettivi e soluzioni di emergenza. E’ chiaro che tutti vorremmo Nibali al via del Giro, ma è bene che qualcuno stia già pensando alle alternative possibili per arrivare comunque bene alle Olimpiadi.

«Le fratture del polso – dice – sono una cosa strana. C’è chi dopo dieci giorni era di nuovo in corsa come la Van Vleuten ai mondiali di Imola e chi è diventato matto. Ci sono tanti ossicini e non ne sapremo nulla fino all’operazione. Perciò per ora ci teniamo questo punto di domanda e in giornata ne sapremo di più. E speriamo che tutto il lavoro fatto finora non sia stato per nulla…».

Josu Larrazabal, basco di 39 anni, è il capo dei preparatori Trek-Segafredo
Josu Larrazabal, basco di 39 anni, capo dei preparatori Trek-Segafredo

Schema collaudato

E allora, nell’attesa di sapere, il discorso torna su quel lavoro fatto sul Teide e nelle settimane precedenti, con la sensazione che alla fine i cambiamenti non siano poi così epocali.

«Ma infatti – sorride Josu – alla fine cambia poco. Vincenzo è un atleta esperto e da anni segue lo stesso programma. Il Giro lo prepara con due ritiri in altura, la Tirreno e il Tour of the Alps. Sono strutture di preparazione collaudate in tanti anni. Lui ormai è uno specialista dei ritiri in quota e arrivati a questo punto, non era certo il momento di cambiare in maniera radicale».

Vincenzo sul Teide con Slongo, suo fratello Antonio e Mosca, per preparare il Giro
Vincenzo sul Teide con Slongo, il fratello Antonio e Mosca
Però qualcosa l’avrete pur cambiata, no?

Con le dinamiche diverse che vediamo in gara, abbiamo pensato fosse necessario aggiungere un po’ di intensità. I lavori che prima faceva nell’avvicinamento alle gare, questa volta ha iniziato a farli da prima. Io do un’occhiata a tutti i corridori del team, non mi concentro sul singolo giorno, ma sul lavoro nel medio periodo, dando uno sguardo di insieme. Quando di Nibali si occupava Slongo al 100%, facevo meno, ora lo seguo di più. Ma non gli faccio le tabelle, semmai verifico che non si facciano cambiamenti assurdi. Lui propone e io aggiusto il tiro.

Quindi è Vincenzo che decide la sua preparazione?

Al Teide c’è la linea della squadra, con un programma per tutti i ragazzi del team. Paolo è stato lì con loro, non è che adesso non si parlino più o non lavorino più insieme. Semplicemente c’è più distanza di prima.

Hai detto che non era questo il momento di cambiare: perché siamo a primavera inoltrata o per un fatto di età?

Quando hai una carriera di così tanti anni, più che l’età si valuta l’esperienza. Questi corridori hanno ripetuto per una vita lo stesso programma, sapendo di avere una strada collaudata per il Giro e una per il Tour. Prendi il modello che ti ha dato i risultati migliori, valuti l’esperienza e poi magari aggiungi una modifica in base ai percorsi di gara. Ad esempio, visto che il Giro parte con una crono, lavori di più sull’intensità, per essere pronto subito.

Se coltivi un campo sempre con la stessa coltura, la resa cala. Non è forse lo stesso con gli atleti?

Esatto, uno dei principi dell’allenamento è la variabilità dello stimolo, sennò il corpo si adatta e smette di rispondere.

Finora Nibali era in tabella verso il Giro, ora dipenderà tutto dall’intervento al polso
Finora Vincenzo era in tabella verso il Giro d’Italia
E allora perché non sostituire le due settimane sul Teide con una Volta a Catalunya?

Perché le gare non possiamo controllarle, per cui magari lavoreresti sull’intensità, trascurando però altri aspetti. Anche se è vero che gli atleti più esperti hanno bisogno soprattutto di aumentare l’intensità per raggiungere il massimo livello. Lo abbiamo visto prima con Zubeldia, poi con Mollema. Bisogna aumentare i lavori brevi e intensi, controllando però che non esagerino e per questo la corsa non sarebbe perfettamente gestibile.

Quindi scartiamo la gara?

In gara arrivi prima alla forma, ma trasformi troppo in fretta il lavoro di base che hai fatto e magari ti ritrovi con una condizione priva di grosse basi. L’allenamento è come il salto in lungo.

Che cosa vuoi dire?

Non è detto che se hai più metri per la rincorsa e aumenti la velocità, salterai necessariamente più lontano. Ognuno ha la sua rincorsa, che per noi è la preparazione, il tempo in cui lavori per ingrandire il motore crescendo in modo progressivo. Fai prima dei passi brevi, poi aumenti la falcata e alla fine anche velocità e intensità. Il salto è il momento in cui vai in gara. Perché la rincorsa sia stata azzeccata, deve esserci equilibrio tra le varie fasi.