Viviani, un filo sottile fra grinta e paura

04.05.2021
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Roberto Damiani è arrivato a casa lunedì dal Giro di Romandia. Il tempo di riassortire la valigia e domani raggiungerà Torino per il Giro d’Italia, consapevole che la posta sul piatto quest’anno sia decisamente alta. «La vittoria di Cholet ha cancellato lo zero dalla colonna delle vittorie – dice – ma non cambierà la carriera di Viviani. E’ stata una vittoria, ha portato la giusta grinta, ma è già alle spalle».

Nuovo inizio

Il primo anno del Covid ha lasciato tracce pesanti nello storico di tanti atleti, ma per il veronese il bilancio è stato ancora più pesante. La caduta di gennaio 2020 al Tour Down Under, il lockdown, l’incertezza, il rinvio delle corse, la chiusura dei velodromi, il divieto di organizzare ritiri e poi per ultimo l’intervento al cuore sono piombati come una condanna nella fase che, al contrario, avrebbe avuto bisogno di lavoro collegiale, corse e condivisione. Ricreare il treno perfetto per uno dei velocisti più forti al mondo sarebbe stato già complicato, farlo in simili condizioni è diventato uno stillicidio. La conseguenza più evidente è stato il brusco stop nella carriera di Viviani. La normalità, se fosse possibile lasciarsi tutto alle spalle senza condizionamenti, è cominciata quest’anno.

Damiani ha 62 anni, è il direttore sportivo della Cofidis: lavora molto sulla grinta dei suoi atleti
Damiani ha 62 anni, è il direttore sportivo della Cofidis

«Elia sa che la posta è alta – spiega il tecnico della Cofidis – ma questa partita ce la giocheremo insieme. Dobbiamo fare un Giro importante, pronti a sfruttare bene le nostre carte. Abbiamo tutto quello che serve, compresi i tre uomini del treno per tirare le volate. Al Tour del 2020 la squadra scelse di non portare Sabatini, mentre al Giro si mise di mezzo il Covid. Questa volta c’è tutto. Elia è motivato dal fatto che si gioca tanto. Sa che da lui ci si aspettava tanto e sa che non ha più 25 anni. Bisogna trasformare tutto questo in grinta e non in paura».

Il mondiale di Novara

Il filo è sottile. Avere accanto il suo gruppo, che lui per primo ha scelto al momento di uscire dalla Deceuninck, sarà un utile appoggio.

«L’altro giorno abbiamo parlato – spiega Damiani – e gli ho detto che il 9 maggio non è solo una tappa, è il campionato del mondo. Elia ha bisogno di sentire che siamo con lui. In questi casi non esistono frasi fatte e formule valide per tutti, ogni messaggio è molto soggettivo. Bisogna essere concreti e fermare l’abitudine che ha di corrodersi dentro. Mi rendo conto che sia un verbo importante, ma è quello che accade. C’è chi è contento di finire a 2 ore dai primi e chi diventa matto se resta indietro di 5 secondi. Lui è così, per questo non ho dubbi sul fatto che abbia una super grinta».

Il 28 marzo, la vittoria di Viviani a Cholet ha riportato la motivazione
Il 28 marzo, la vittoria di Viviani a Cholet ha riportato la motivazione

Il percorso giusto

In gruppo parecchi sono pronti a scommettere su un Viviani ritrovato. Anche Guarnieri, giusto ieri, diceva di averlo visto più sereno e finalmente in possesso del treno migliore.

«Secondo me manca ancora un filo di intesa tra Sabatini e Consonni, ma Elia sa muoversi. Puoi portarlo davanti o farlo arrivare in buona posizione ai 500 metri e poi ci pensa lui: con lui hai più opzioni».

Damiani è d’accordo e consapevole che il percorso fatto per arrivare al Giro sia stato il migliore.

«Le aspettative sono alte – dice – ma Elia deve essere forte del fatto che arriva al Giro con la preparazione che ha chiesto di fare e in salute. L’unico neo può essere un chiletto di troppo del quale abbiamo già parlato, ma basteranno i primi giorni di corsa per metterlo a posto. Andiamo al Giro a fare quello che sognavamo dall’anno scorso e poi parleremo di tutto il resto. Gli ho detto che, per quanto io ami la pista, non voglio sentire discorsi sulle Olimpiadi fino a giugno. Se farà un bel Giro, andrà a fare delle belle Olimpiadi. In caso contrario, anche le Olimpiadi inizieranno a scricchiolare».