La Ineos-Grenadiers viene da un Giro d’Italia a dir poco scoppiettante. Non solo perché lo ha conquistato con Tao Geoghegan Hart, ma per come lo ha corso. I corridori di Sir Brailsford erano sempre all’attacco. Ganna ha dato spettacolo, ma anche gli altri lo hanno dato, persino quando non vincevano, come Puccio secondo nella frazione di Vieste.
A pochi giorni dalla corsa rosa facciamo il punto con Matteo Tosatto, diesse del team inglese, per capire che Ineos possiamo aspettarci.
Matteo, dicevamo un Giro 2020 da show per la Ineos. Cosa vedremo quest’anno?
Dimentichiamoci tutto quello che abbiamo fatto l’anno scorso. Fu un qualcosa di straordinario: 7 vittorie di tappa, maglia rosa con Tao e maglia di miglior giovane.
In qualche modo fu la caduta di Thomas a cambiare il vostro Giro…
Sì, e quest’anno l’obiettivo è di vincere ancora, con Bernal leader. Abbiamo una squadra forte. Al Tour of the Alps, abbiamo visto una buona condizione. Bernal è ancora in Colombia, si sta allenando e riprenderà a correre direttamente al Giro.
Hai parlato di Bernal, ma con la sua schiena Egan dà affidamento?
Il Giro è il suo grande obiettivo. Lo ha annunciato già a gennaio. Nelle prime gare, fra Strade Bianche, Tirreno… pur non essendo in una condizione super ha fatto bene, ha mostrato di avere una grande voglia e, cosa ancora più importante, era lì senza aver fatto troppi lavori specifici, proprio per la schiena. Non aveva spinto troppo. Lui parte per vincere, vediamo… E poi ci sono grandi avversari. E qualcuno si è anche nascosto.
Nascosto? E chi secondo te?
Beh, penso a Evenepoel. So che ha dichiarato ai suoi compagni che parte per vincere e se non fosse stato pronto che senso avrebbe avuto questa dichiarazione? Se non ci va vicino, mi sbaglio di poco. E poi ha una squadra fortissima: Almeida, Masnada, Honoré… Per me sa di essere pronto. Se poi quando ha detto che puntava alla maglia rosa, si riferiva alla prima, a quella di Torino, giocandoci un po’ non lo so…
Deceuninck forte, ma anche voi avete una “seconda” carta preziosa?
Pavel Sivakov. Lui è una delle nostre punte. E’ in grandissima condizione. Se al Tour of the Alps non fosse caduto nella terza tappa sarebbe salito sul podio, come nel 2019. Per noi è una spalla fondamentale. Negli ultimi anni si è visto come avere un secondo capitano sia importante per il leader. Gli toglie pressione.
Oltre a loro due la squadra è composta da uomini importanti. Già solo i tre italiani: Puccio, Ganna e Moscon non sono poca cosa…
Aspettiamo gli ultimi giorni per definire la squadra al 100%. Vediamo chi sarà più in forma. Sosa, Martinez… Ma insomma, la squadra è fatta.
Partiamo da Salvatore Puccio: lui ormai è una colonna portante della Ineos…
Pedina fondamentale, è il mio occhio in gruppo. Ha l’esperienza dalla sua. L’anno scorso è stato decisivo per Tao così come lo era stato per Froome nel 2018. Con lui bastano due parole via radio o nella riunione e sa cosa deve fare. Dall’ammiraglia segui la corsa ma non vedi tutto. Se lui si accorge di qualche movimento particolare li richiama vicino e magari gli dice: adesso stiamo concentrati. Ogni squadra ha il suo uomo solido, pronto a prendere una decisione all’improvviso. Il nostro è “Salva”.
Gianni Moscon? Si dice che sia stato tu quasi forzando la mano a volerlo al Tour of the Alps…
E’ rientrato come doveva rientrare – risponde deciso Tosatto, mostrando che il capitolo Moscon gli sta a cuore – Adesso è ad un grandissimo livello. E’ stato sfortunato anche quest’anno con quella frattura nelle classiche del Nord. Ha fatto molto lavoro in altura da solo, è rientrato ed è stato subito competitivo e con quelle vittorie si è sbloccato. E’ il suo primo Giro e questa può essere una spinta in più. Ha chiesto lui di farlo, ci teneva tanto. Gianni è competitivo su tutti i terreni. E con lui ci può essere l’occasione di vincere una tappa. La prima cosa sono gli uomini di classifica, ma si può provare anche con gli altri ragazzi. Io so quanto può dare Gianni. Voleva il Giro ma per farlo doveva passare per il Tour of the Alps o per il Romandia. Per me, meglio il “Trentino” che ti consente di recuperare un po’ di più e di fare anche qualche allenamento specifico prima del Giro. Sono certo che con Ganna e Puccio si sentirà sicuro.
E veniamo a Ganna. Come sta?
Pippo è al Romandia, veniva dall’altura e gli è mancato il ritmo corsa. Si è visto anche nella prima cronometro, ma l’ho sentito e sta recuperando, va meglio tappa dopo tappa.
Matteo, te lo chiediamo perché è argomento ormai ricorrente con Ganna: facendo gli scongiuri, se dovesse accadere quel che è successo l’anno scorso con Thomas, Pippo può fare classifica?
Impossibile – risponde secco Tosatto – tanto più con il percorso di quest’anno. Pensiamo solo all’arrivo dello Zoncolan. Nei tre chilometri finali, con quelle pendenze, uno scalatore di 55 chili a lui, che è più di 80 chili, dà due minuti. Idem nella tappa di Cortina con 5.000 metri di dislivello.
A noi Pippo piace così com’è, sia chiaro, specie nell’anno Olimpico in cui può far bene su pista e a cronometro…
Mi fanno ridere certi discorsi. Qualche tempo fa ho letto un’intervista nella quale si diceva che Indurain pesava 76 chili, non troppo meno di Ganna, e ha vinto i grandi Giri. Pippo per arrivare a quel peso deve perdere 6-7 chili ma l’anno scorso a fine Giro pesava 83 chili ed era magrissimo. Gli si vedevano le vene dappertutto, anche sul petto. E’ difficile per lui. Okay, lo metti a dieta e poi? Quanto perde delle sue caratteristiche? Qui non si tratta di dieta, qui si tratta di operare una trasformazione vera e propria. Magari con enormi sacrifici può limare due, tre chili, ma rischia di perdere molto. Ne vale la pena? Ci sono tante cose da valutare quando si tira fuori questo argomento.
A noi sembra un Giro nel complesso meno duro, però non ti lascia recuperare. Non ci sono mai due o tre tappe “facili” ravvicinate.
La differenza rispetto agli altri anni si nota già nel primo blocco. Intanto il primo giorno di riposo arriva martedì e non lunedì, quindi si faranno dieci tappe consecutive e già questo vi assicuro che non è poco. In questa parte poi ci sono tre arrivi in salita: Sestola, Ascoli e Campo Felice e sei sempre teso. Riposo e si fa la tappa della Strade Bianche: 160 chilometri con 3.000 metri di dislivello e 35 chilometri di sterrato nel finale. Il giorno dopo c’è la tappa di Bagni di Romagna con non so quanti metri di dislivello che se prendi una “bambola” lì addio. Zoncolan e il giorno dopo il circuito di Gorizia che non è facile. Okay, lì andrà via la fuga, ma devi stare attento. Poi occhio alla salita di Sega di Ala.
E’ dura, vero?
Io l’ho provata qualche giorno fa. La prima parte è più dura dello Zoncolan dal versante di quest’anno: va su tra l’8 e il 10%, poi spiana per 500 metri e poi ha un tratto di tre chilometri sempre al 14-15% e un finale al 5,5. Se esci da lì sfinito perdi 30” in un attimo. E quando l’ho provata io in quell’ultimo tratto c’era vento contro. Inoltre sono impegnativi anche gli ultimi due arrivi in salita, specie quello del venerdì.
Però proprio perché non si molla mai, con la Ineos garibaldina dello scorso anno questo percorso sarebbe stato ideale…
Ah, sì, sì… L’anno scorso dopo la caduta di Geraint li ho lasciati in pace un giorno. Non gli ho detto niente. Poi ho parlato con i ragazzi e gli ho detto che saremmo andati a caccia delle tappe. A Tao ho detto: tu prova a fare classifica, magari ad entrare nei primi dieci. Dopo il primo giorno di riposo sempre a Tao ho fatto: i primi dieci sono alla portata facilmente. Poi ancora: i primi cinque. Poi, il podio… Insomma ci siamo dati obiettivi giorno per giorno. Quest’anno sperando che Bernal stia bene non sarà così, ma come ho detto, magari proveremo a cogliere qualche occasione. Gli uomini li abbiamo.
Ultima domanda, “Toso”, chi ti sembra pericoloso pensando a Bernal?
Evenepoel ha dalla sua 38 chilometri di cronometro che contro gli scalatori è un bel bonus. Certo, andrà visto sulle salite lunghe e nella terza settimana. Poi Bardet e Hindley sono una bella coppia. I Bahrain Victorious in montagna possono fare molto bene con Landa, Pello Bilbao e Caruso. Ciccone sinceramente lo vedo un gradino dietro. E’ la prima volta che proverà a far classifica, può vincere qualche tappa. E occhio a Carthy della EF Pro Cycling. A Vlasov… Eh, i nomi ci sono, ci sono…