Sul podio della Strade Bianche assieme a Van der Poel e Alaphilippe, Egan Bernal si è guardato intorno non senza sorpresa e ha avuto una bella sensazione. Certo i sogni erano altri, ma quando sei fuori dalla tua comfort zone (che nel suo caso sono le salite e le alte quote), anche i sogni devono adeguarsi. E il terzo posto a Piazza del Campo è un risultato che forse neppure il colombiano in partenza avrebbe messo in conto e che magari potrebbe indicargli altre direzioni da affiancare ai grandi Giri. Se c’è una lezione che va assolutamente appresa da Van der Poel, Van Aert e Pidcock è che si corre sempre per vincere. Qualunque sia la corsa.
Effetto sorpresa
Egan era arrivato in Europa parlando ancora del mal di schiena che lo affligge dallo scorso Tour. Per cui parecchi erano propensi a ritenerlo fuori dai giochi, non aspettandosi di vederlo pimpante come negli ultimi giorni. A Laigueglia prima, quando è arrivato secondo alle spalle di Mollema. E poi alla Strade Bianche che, a quanto vedremo, era un suo vecchio desiderio.
Quado gli chiediamo di avvicinarsi alla transenna, Bernal è nell’area delle televisioni in attesa del suo turno alle interviste. Ma ci vede, ci riconosce e ci raggiunge.
Come è andata?
Meglio di quanto mi aspettassi. Pensavo di stare lì davanti, ma non così tanto. Alla fine sono riuscito a salire sul podio con Mathieu (Van der Poel, ndr) e con il campione del mondo in una corsa di un giorno. Non sono uno specialista, quindi per me è un grandissimo risultato.
Sei stato a lungo con Pidcock, avevate un piano?
Era difficile andare via da soli, per cui il nostro obiettivo era cercare di superare insieme anche l’ultimo tratto di sterrato e poi giocarci le nostre carte, magari scattando a turno. Però alla fine ha attaccato Mathieu e dalla corsa tattica che speravamo di gestire, è diventata una corsa di gambe. Ma secondo me abbiamo giocato bene le nostre carte.
Sul podio c’erano due ciclocrossisti e un biker: è un caso?
Ex biker, è stato un po’ di anni fa. Però un po’ ha aiutato. La padronanza della bici in qualche modo ne guadagna.
Ti aspettavi una corsa così?
E’ una delle corse più belle. Per quanto riguarda me, erano già un po’ di anni che aspettavo di farla. Una corsa bellissima anche da dentro per noi corridori, una delle più belle. Pero anche una delle più dure. E io almeno, parlo per me, l’ho goduta.
Adesso si punta sulla Tirreno?
In realtà sono venuto qui pensando di fare bene la Strade Bianche più che la Tirreno. L’obiettivo di questo blocco di corse era la gara di oggi, la Tirreno viene come viene. Sono davvero molto soddisfatto di questo podio, davvero una bella sorpresa.
Che cosa insegna questa corsa? Che un Bernal in forma Giro potrebbe anche togliersi il gusto di andare a conoscere la Liegi. E’ la lezione dei guerrieri di questo ciclismo d’assalto, in cui in apparenza il gusto per la sfida e la capacità di prestazione fanno passare in secondo piano gli schemi di sempre.