La via di Yates alla maglia rosa. Parla Algeri

03.05.2021
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Tutti per Simon Yates, sorride Algeri. Il Team Bike Exchange è pronto a stringersi attorno al suo capitano, reduce dal successo nella classifica generale all’ultimo Tour of The Alps e grande favorito per l’imminente Giro d’Italia. Fra gli addetti ai lavori che la pensano così, il vincitore dell’edizione 2000 e attuale opinionista Rai Stefano Garzelli.

Test a Montalcino

Per saperne di più, abbiamo chiesto a Vittorio Algeri, direttore sportivo dal 2012 della formazione australiana, come procedono gli ultimi preparativi per la campagna in rosa del ventottenne di Bury, a meno di una settimana dal via. Il Giro inizierà il prossimo 8 maggio con la cronometro (8,6 chilometri) che si snoderà nel centro di Torino.

Vittorio Algeri, 68 anni, diesse del Team Bike Exchange
Vittorio Algeri, 68 anni, diesse del Team Bike Exchange

«Stiamo terminando gli ultimi preparativi – ha risposto Algeri – ci sono ancora un sacco di cose da sistemare per noi dello staff, mentre i corridori sono praticamente pronti. Da corridore ho corso 8 Giri d’Italia, mentre ho perso il conto di quelli fatti da ds. Stavolta sarò in ammiraglia soltanto nelle prime tappe e poi durante tutta l’ultima settimana, mentre il resto della Corsa Rosa verrà seguita dai miei colleghi australiani.

«La squadra arriverà a Torino mercoledì sera, al termine di una giornata in cui effettuerà la ricognizione in vista dell’undicesima tappa, sulle strade bianche di Montalcino. Sarà una di quelle più delicate. Simon ha fatto la Strade Bianche per conoscere un po’ il terreno, però purtroppo è caduto e non aveva potuto finirla. Comunque, il percorso è diverso, per cui è importante che lo veda. Non è certo duro come il pavé, ma è pur sempre insidioso».

Al Giro del 2018 iniziò a calare nella terza settimana, sul Finestre il blackout
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Sega di Ala: durissima

Insomma, ogni dettaglio è stato preso in considerazione e il terreno per attaccare non mancherà per Simon. Qualche idea se l’è già fatta, come conferma il suo ds bergamasco.

«Già a Sestola c’è un arrivo esigente, non è una salita durissima, ma sarà un primo test per vedere anche chi sono gli avversari. I miei colleghi australiani hanno visionato tutte le tappe e qualcuna di quelle di salita l’hanno provata anche i corridori. Il giorno dopo la conclusione del Tour of the Alps, ad esempio, Simon e alcuni altri compagni hanno scalato il Passo di San Valentino e la successiva Sega di Ala (in apertura, nella foto Mosna), traguardo della 17ª tappa. Sono rimasti impressionati soprattutto da quest’ultima ascesa, che han trovato davvero molto dura».

Mikel Nieve sarà l’uomo in più per la salita, basco di 36 anni
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Conferme in corsa

La differenza grande rispetto al passato per il Team Bike Exchange è che la sua punta di diamante è più tranquilla che mai, merito delle ulteriori conferme ricevute al Tour of the Alps.

«E’ il primo anno che Simon arriva al Giro disputando una gara subito prima – prosegue Algeri – io sinceramente gliel’avevo consigliato già in altri anni, in cui aveva preferito l’altura e la scelta di questa stagione sembra si sia rivelata buona. Ha conosciuto una parte degli avversari che troverà sulle strade del Giro, ma soprattutto ha scoperto se stesso, la propria condizione e oliato i meccanismi di squadra. Simon lo vedo tranquillo come non mai, perché sa di poter far la differenza quando conta».

Un super team

E tutto l’organico della formazione australiana ruoterà tutto intorno a lui. «La squadra è attrezzata per tutti i percorsi. Abbiamo corridori come Nieve e Schutlz che sono una sicurezza in salita. Per le tappe pianeggianti, potrà fare soprattutto affidamento su Hepburn, Juul Jensen e Kangert. Quest’ultimo ha una grande esperienza e potrà proteggerlo da ulteriori insidie». Completano la rosa altri due gregari pronti a sacrificarsi per il proprio capitano come Scotson e Meyer. 

Kangert è stato la spalla di Nibali e Aru all’Astana, ora è con Yates
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Rosa a Milano

Alla quarta partecipazione consecutiva al Giro, Simon vuole vestirsi ancora di rosa, ma stavolta sul podio finale di Milano. Aveva indossato il primato per 13 giorni nel 2018 e lo aveva visto sfumare a causa di una crisi nella tappa regina dell’ultima settimana, con l’attacco decisivo di Chris Froome sul Colle delle Finestre.

«Nel 2019 poi, per cercare di rifarsi, è arrivato troppo stanco al Giro, esagerando con la preparazione – spiega Algeri – mentre lo scorso autunno la condizione era migliore, ma si è messo di mezzo il Covid. Deve fare tesoro di queste esperienze e, se non succederà nulla a livello di cadute o salute, se la può giocare. Non ci interessa prendere la maglia presto, perché il Giro è lungo e si rischia di arrivare in debito di ossigeno nell’ultima settimana, che è quella determinante. Il segreto dei grandi Giri non è andare fortissimo un giorno, ma essere sempre lì».