Il Giro di Caruso, leader (non) per caso

14.05.2021
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Accadde già al Tour del 2017, quando Richie Porte si schiantò nella discesa del Mont du Chat scendendo su Chambery e Caruso si ritrovò orfano del capitano e leader della Bmc. Ne uscì con l’11° posto finale strappato coi denti e forse fu proprio lì che il ciclismo iniziò ad accorgersi di lui. Poi successe anche nel 2018, perché Porte tendeva a cadere spesso. Ma in quel caso Damiano lasciò stare la classifica e si dedicò alle tappe, centrando un 4° posto sul San Bernardo e il 5° a Mende. 

Rispetto a quella prima volta, la situazione è diversa per due motivi. Il primo è che allora Damiano aveva già 2’35” di ritardo da Froome. Il secondo è che nel 2017 non aveva la stessa consapevolezza di oggi e non è poco. Parliamo con lui dopo i massaggi e dopo la seduta dall’osteopata, a capo dell’aspra giornata sui Sibillini. A San Giacomo, il siciliano è arrivato al 6° posto: 25” dietro Mader. Mentre la classifica lo vede ora 7° a 39” da Attila Valter in rosa.

Peyragudes, Tour 2017: Aru prende la maglia gialla, Caruso sale dalla 16ª alla 14ª posizione
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Damiano ha il tono bello brillante, malgrado la faticaccia. La stellata nel cielo marchigiano fa pensare che domani (oggi per chi legge, ndr) sarà bello.

La storia si ripete?

E’ diverso, ma certo è una situazione che conosco. Sicuramente questa volta è successo in un momento in cui non ho speso nulla più di quello che serviva. Per come si era messa la corsa, è come se avessi corso per me, quindi la condizione è buona e penso che crescerà giorno dopo giorno. Ero qui per Mikel e sarei stato orgoglioso di aiutarlo a vincere il Giro.

Quindi ti aspettavi di arrivare così bene in cima a San Giacomo?

E’ stato un buon test. In finale mi sono guardato intorno ed ero in salita in mezzo ai migliori. Sarà tutto da scoprire, ma sono benvoluto dai miei compagni e avrò il loro appoggio. Dopo la caduta di Landa, ci siamo parlati chiaro. Ognuno avrà le sue chance, non voglio che qualcuno ne sia privato per difendere me. Ma sia pure a rotazione, gli altri saranno a mia disposizione. Insomma, me la gioco.

Caruso è nato nel 1987 ed è professionista dal 2009
Caruso è nato nel 1987 ed è professionista dal 2009
Volpi ha parlato della necessità, soprattutto per i più giovani, di accettare la caduta del leader…

Noi l’abbiano visto accadere altre volte, ma ugualmente è una cosa da metabolizzare. Quella sera, a margine dello scoramento, eravamo sollevati perché Mikel non ha avuto niente di grave. La clavicola è poca cosa. Ma lo stesso vederlo lì per terra… Sono immagini che rimangono nella mente, soprattutto dei più giovani. Bisogna spiegargli come uscirne.

E’ diverso dal 2017 perché sai di poterlo fare?

Da un anno e mezzo sto vivendo il momento più bello della mia carriera. Mi sono liberato dalle pressioni, dall’ansia di prestazione. Mi sento abbastanza competitivo. Non sono il più forte in salita, ma posso stare con loro. Non sono il più veloce in certi arrivi, ma posso buttarmi in mezzo. Non sono un cronoman, ma posso fare delle belle crono (a Torino ha fatto meglio di Yates, Nibali e Bernal, ndr). Non sono l’ultimo, insomma. E il mio punto di forza è la tenacia, è questa la mia vera forza

A Sestola nel gruppo dei migliori, mentre Landa aveva attaccato
A Sestola nel gruppo dei migliori, mentre Landa aveva attaccato
Cosa si può dire del percorso che ancora vi aspetta?

Il Giro è sempre impegnativo. Ci aspettano tappe esigenti e il duro ancora deve venire, lo so bene. Non mi voglio montare la testa. L’importante sarà restare in salute e non commettere errori banali

E pensare positivo…

E’ tutto guadagnato. Nessuno mi sta chiedendo la luna, la squadra non fa pressioni. Caduto Landa, mi hanno detto: «Vai e divertiti. Quello che verrà, lo porteremo a casa».