Gasparrini, la vittoria che scaccia la sfortuna. E ora il WorldTour

24.08.2022
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Era la giornata che inseguiva da tanto tempo. Una giornata che si meritava di vivere, specie nell’ultimo periodo. E sulle strade belghe domenica 21 agosto Eleonora Gasparrini l’ha vissuta vincendo allo sprint la MerXem Classic.

La vittoria quest’anno, per la verità, la 20enne della Valcar Travel&Service l’aveva già ottenuta in altre due circostanze. La crono individuale open a Romanengo a metà maggio ed il tricolore U23 a San Felice sul Panaro a fine giugno nel quale aveva chiuso al quinto posto nella volata generale tra le elite. Entrambe, per diversi motivi, belle soddisfazioni, ma forse nulla in confronto ad un successo assoluto in una gara del calendario UCI.

A Merksem, un quartiere periferico di Anversa in cui si è svolta la gara su di un circuito di 11 chilometri, Gasparrini ha regalato la dodicesima vittoria stagionale alla sua squadra con un timbro di buon valore. Dietro di lei sono arrivate Megan Jastrab del Team DSM (già iridata junior nel 2019) e la sua compagna Silvia Persico, al secondo terzo posto consecutivo in due giorni dopo il rientro alle corse. Mentre sta raggiungendo l’aeroporto per le sue prossime destinazioni agonistiche, intercettiamo Eleonora per farci raccontare tutto dell’attuale presente e del futuro che la attende.

Che sensazione hai provato con questa vittoria?

Di liberazione! E’ stata una bella emozione, sento che mi ha fatto bene. La considero la prima vittoria ufficiale. Senza nulla togliere alle altre due, questa ha un altro sapore. La aspettavo da un po’ di settimane e finalmente è arrivata. Anche Arzeni ultimamente mi diceva che era il mio turno. L’ho accontentato ed è felice. Personalmente me la immaginavo più così in volata che con un attacco solitario, ma in ogni caso ci voleva soprattutto per il morale.

Cosa intendi?

Arrivo da un momento particolarmente sfortunato. Non me ne andava bene una. Ho avuto una serie di cadute che mi hanno sempre rallentata o fermata sul più bello. Ai Giochi del Mediterraneo sono volata per terra. Al Tour, in cui stavo bene, mi sono ritirata per le conseguenze di alcune botte. Poi venerdì scorso, al ritorno alle corse alla Konvert Kortrijk Koerse, stavo tirando la volata a Silvia (Persico, ndr) ma ai 200 metri non so cosa sia successo e sono caduta. Silvia ha fatto terza ma forse avremmo potuto vincere.

Che gara è stata quella che hai vinto?

Il percorso era molto nervoso, tortuoso e a tratti con le strade strette. Ci sono state molte cadute nella prima parte di gara, così, in accordo col Capo (Arzeni, il diesse e team manager, ndr) abbiamo deciso di forzare il ritmo per scremare un po’ il gruppo e ridurre i pericoli. Ad un certo punto Persico è andata in fuga con altre atlete e per noi andava bene, perché ci dava ottime garanzie. Però davanti non hanno collaborato tanto e siamo tornate compatte verso la fine. A quel punto abbiamo optato per arrivare in volata. Nei giri precedenti avevo visto che la parte destra della strada era la corsia più veloce e lì abbiamo impostato lo sprint.

Sanguineti ci ha suggerito di dirti che sul traguardo almeno le braccia le potevi alzare per la vittoria…

Una battuta della Yaya me la aspettavo (ride di gusto, ndr). Siamo arrivate tutte assieme. Volata combattuta. Abbiamo dato tutte il colpo di reni. Vi confesso che ero certa di aver vinto, me ne ero accorta con la coda dell’occhio. Volevo alzare le mani al cielo, ma mi sono trattenuta per scaramanzia. Ho pensato che se non fosse stato così avrei fatto una brutta figura. E chi la sentiva Yaya dopo (sorride, ndr)? Così ho aspettato il fotofinish. E’ vero, non ho foto di me esultante ma è stato meglio così. Questa vittoria la dedico sia alla squadra, ma anche a mio padre Sergio. Gli ho fatto un regalo in anticipo, il giorno dopo era il suo compleanno.

Sei in partenza per le prossime gare. Dove correrai?

Domani corro in Bretagna al Kreiz Breizh e sabato a Plouay. Dopo di che andremo al Simac Ladies Tour in Olanda dal 30 agosto al 4 settembre. Poi vedremo cosa fare. Non correrò la Vuelta perché sarebbero impegni troppo ravvicinati e abbiamo scelto di non esagerare.

In queste corse punti a qualcosa in particolare? Plouay evoca bei ricordi per te con la vittoria dell’europeo junior nel 2020…

Sì, verissimo. Ci sono affezionata a quella zona e in quella corsa ci tengo a fare bene. La condizione c’è però sarò totalmente di supporto a Silvia (Persico, ndr) perché il tracciato sembra disegnato apposta per lei e perché è la nostra punta. Io sono giovane, avrò tempo per ricevere i gradi da capitana in corse dure come Plouay. Non ho particolari obiettivi per il finale di stagione. Posso dirvi tuttavia che al Simac ci sono un paio di tappe che potrebbero essere adatte a me e sicuramente ci proveremo a centrare qualche buon risultato.

Quest’anno si assegna anche il mondiale U23. Sarà possibile leggere Gasparrini tra le convocate del cittì Sangalli?

Potrebbe portare qualche giovane, ma penso proprio che non sarò io. In ogni caso di sicuro proverò a fargli cambiare idea con buone prestazioni nelle prossime gare.

Nel 2023 anche tu approderai nel WorldTour (dovrebbe passare all’UAE Team ADQ insieme a Consonni e Persico, ndr). Cosa ti aspetti? Ci stai già pensando?

Ho tanti stimoli nuovi. Naturalmente mi spiace andare via dalla Valcar-Travel&Service, una bella società che è una seconda famiglia. Ma le cose nel ciclismo femminile, per fortuna, stanno cambiando. Non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di andare in un team WT. Dovrei trovare alcune compagne con cui ho una grande sintonia. Sarà più facile per me questo trasferimento. Fra le tante compagne che lascerò, mi dispiace di non avere più Yaya da cui ho imparato molto e con cui ho legato molto. Però questo aspetto fa parte del nostro mestiere ed è anche il suo lato bello. So che continueremo a confrontarci nelle corse. Piuttosto sono curiosa di vedere da più vicino come saranno differenti gli ambienti di lavoro. Mentre per il programma gare non sono particolarmente spaventata. In questi due anni di Valcar ho potuto fare un calendario di altissimo livello. E per questo non finirò mai di ringraziarli.

Quinta al Tour. Persico ora sa qualcosa di nuovo su di sé

07.08.2022
6 min
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Che sia stata una conferma o una sorpresa non si sa e poco importa. Quel che è certo che Silvia Persico al Tour de France Femmes è andata forte, ancor più che al Giro d’Italia Donne.

La venticinquenne bergamasca della Valcar Travel&Service è letteralmente esplosa e sta disputando un 2022 di altissimo livello, tant’è che l’anno prossimo passerà nel WorldTour con la UAE Team ADQ. E se da una parte Silvia era diventata consapevole dei suoi mezzi, dall’altra non si aspettava di fare un po’ più fatica a dover gestire le pressioni attorno a sé.

Lei però non si tira indietro a nulla come sua natura. Sa prendere vento in faccia ed ora sa fare anche classifica generale nelle corse a tappe. Le costanti attenzioni degli addetti ai lavori la mettono meno in soggezione.

Dopo il Tour Femmes si è concessa una settimana di mare a San Teodoro, in Sardegna, ma è pronta a tornare ad allenarsi per la seconda metà di stagione per tanti altri obiettivi. L’abbiamo sentita per farci raccontare questi ultimi mesi particolarmente intensi.

Silvia Persico (a destra) e Elisa Longo Borghini, rispettivamente quinta e sesta della generale al Tour Femmes
Silvia Persico (a destra) e Elisa Longo Borghini, rispettivamente quinta e sesta della generale al Tour Femmes
Un po’ di meritato riposo ti serviva?

Sì assolutamente. Dovevo staccare per recuperare gli sforzi psico-fisici. E’ stato un luglio duro tra Giro e Tour, anche perché non ero minimamente abituata alle interviste. Non pensavo fosse così impegnativo anche questo aspetto. Diciamo che ho cercato di essere brava a gestire la pressione però la sentivo, eccome. Naturalmente avere attorno questo interesse è una cosa positiva perché significa che sto andando bene. Poi sapete come si dice, più se ne parla e meglio è. Ma devo ancora prenderci la mano.

Che Tour è stato?

Dopo il Giro ero stanca perché avevo già tanti giorni di corsa e poi perché ho dovuto improvvisare la generale dopo il ritiro per infortunio di Olivia (la canadese Baril, ndr). Però sapevo già da tempo che avrei dovuto correre in Francia. Per fortuna ho una buona capacità di recupero. Sono partita per il Tour con l’obiettivo di fare il meglio possibile. La classifica era un obiettivo ma non una priorità. E alla fine è andato molto bene ed ho imparato a gestirmi. Ma quanto è stato duro.

Racconta pure…

C’era un nervosismo incredibile in corsa. C’era da fare attenzione a tutto e non era abbastanza. Purtroppo sono rimasta coinvolta nella maxi caduta della quinta tappa. Siamo finite a terra quasi tutte. Non è stato facile gestire quei momenti. Non ero agitata ma ero preoccupata perché dalla botta non sentivo più il braccio destro. Era totalmente addormentato, forse avevo preso un colpo forte ad un nervo. Infatti è stata Olivia che mi ha rimesso in bici dicendomi che dovevo ripartire senza chiedere troppo. Mi ha letteralmente assistita. E fortunatamente le altre erano già in bici. Mi hanno aspettato facendomi poi rientrare nel gruppo principale. Non ero abituata ad avere compagne che lavorassero per me. E’ andata bene così.

Hai chiuso quinta nella generale, dopo il settimo posto al Giro. Te lo aspettavi?

Sinceramente no. Nasco come corridore da classiche ma sono maturata molto. Ha influito tanto il titolo italiano nel ciclocross più che il bronzo al mondiale. Da lì mi sono sbloccata mentalmente, anche se ho fatto un inizio stagione tranquillo. Ora mi sento più forte e ho capito dove posso arrivare. Alla fine chi semina raccoglie. Però non pensavo di essere adatta anche per i giri a tappe.

In Francia hai raccolto due podi parziali. Inaspettati anche questi?

Sì. Non so come ho fatto a fare il secondo posto dietro la Vos alla seconda tappa. Dopo il primo passaggio sotto il traguardo ho seguito subito Elisa Balsamo e Longo Borghini che stavano portando via un gruppetto. Mi sono accodata a loro ma volevo staccarmi perché ero a tutta. Lo dicevo alla radio. Poi ho recuperato ma nel finale Marianne è stata più forte. Il terzo posto invece a La Planche è arrivato dopo un inizio gara difficile. Ero sfinita dai crampi del giorno prima e volevo fermarmi sui primi strappi. Poi è stato fondamentale il supporto di tutta la squadra, specie di Yaya (Sanguineti, ndr) che mi diceva di tutto per non mollare (ride, ndr). Mi sono ripresa e se ho finito bene su quell’arrivo devo dire grazie alle mie compagne.

Il terzo giorno sei stata addirittura maglia gialla virtuale nel finale. Lo sapevi in corsa?

A dire il vero no, ma l’ho capito col passare dei chilometri. Sapevo solo che Vos si era staccata e il mio gruppetto aveva già preso un buon vantaggio. Alla radio mi dicevano di tirare ma non ho avuto troppa collaborazione e comunque dietro sono rientrate andando molto forte. Poi verso il traguardo non mi sono giocata molto bene le mie carte. Ho fatto quarta ma potevo fare qualcosa di più.

Persico in azzurro ha conquistato un bronzo iridato nel ciclocross. Su strada invece è tra le papabili per il mondiale in Australia
Persico in azzurro ha conquistato un bronzo iridato nel ciclocross. Su strada invece è tra le papabili per il mondiale in Australia
I prossimi programmi quali saranno?

Correrò a Plouay a fine agosto ma potrei rientrare anche prima. Poi se andrò al mondiale farò La Vuelta come avvicinamento altrimenti correrò al Simac Tour in Olanda e finirò la stagione con le ultime corse su strada. Quest’anno il ciclocross vorrei iniziarlo a novembre perché finirò con almeno sessanta giorni di corse, quindi prima vorrei recuperare bene.

Il cittì Sangalli ci aveva detto che eri certamente nel gruppo per l’Australia. Dopo i risultati al Tour immaginiamo che sarai una titolare. Sei pronta?

Certo, spero di andare. Per me quest’anno è come se fosse una prima volta di tutto. Al mondiale ci andrei anche solo per tirare tutto il giorno e poi staccarmi e ritirarmi. C’è Elisa (Balsamo, ndr) ed è giusto che sia la leader. Sarebbe un onore aiutare lei che conosco bene. L’ho già fatto da compagne di squadre e non è un problema. Non ho pretese. Ho vissuto le due situazioni, sia da gregaria che da capitana e so cosa vuol dire stare davanti a lavorare. Ho tempo per guadagnarmi eventuali gradi, ora non ci penso proprio.

Cavalli, Tour finito. Papà Alberto: «E’ una roccia!»

25.07.2022
6 min
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Venticinque chilometri dal traguardo. Il nervosismo si tocca con mano. Anzi lo si tocca andando a terra con una serie di cadute ravvicinate. Margaux Vigie della Valcar-Travel&Service sul lato sinistro della strada e a metà del gruppo finisce da sola in mezzo all’erba alta di un fossato. Quasi ci fosse un’onda d’urto, altre atlete cadono al centro della carreggiata. Marta Cavalli le ha schivate tutte ed è in piedi, ma mentre sta per dribblare lentamente l’ultima bici a terra viene travolta letteralmente da Nicole Frain, campionessa australiana della Parkhotel Valkenburg (in apertura, la caduta ripresa dalle immagini Tv). Una che, guarda il destino, alla Cadel Evans Road Race del 2020 era rimasta vittima di una bruttissima caduta riportando diversi traumi.

L’impatto fra la Cavalli e la Frain è violento, le immagini piuttosto forti. La cremonese della Fdj-Suez-Futuroscope fa quasi un giro su se stessa come se fosse un manichino, la 29enne della formazione olandese invece termina il suo volo sull’asfalto decine di metri più in là. Non sarà l’ultimo capitombolo di giornata.

Perché che sia maschile o femminile, le prime tappe del Tour de France sono sempre frenetiche, piene di cadute e basta un nulla per farle esplodere. La seconda frazione, da Meaux a Provins di 136,4 chilometri, è indicata sulla carta come rivincita per le velociste ma invece si rivela un terreno minato per tante protagoniste per effetto del vento.

Se a 20 chilometri dalla fine sul primo passaggio sotto il traguardo in leggera salita si scatena la bagarre ed evade la fuga decisiva (vincerà l’immensa Marianne Vos davanti ad una strepitosa Silvia Persico che ha rischiato di farsi il più bel regalo per il suo 25° compleanno), lì finisce il Tour Femmes della Cavalli. La ventiquattrenne scalatrice paga un conto salato dovendo abbandonare subito la corsa per le conseguenti botte della caduta.

Sollievo per la famiglia

«Per fortuna mi ha mandato subito una nota audio mentre era già sull’ambulanza per tranquillizzarci e dicendomi che stava bene – ci confida al telefono Alberto Cavalli, padre di Marta, al termine della tappa che stava guardando in tv – Stava andando in ospedale per fare accertamenti perché ha preso una botta alla testa. Pensate che le si è spezzato il casco e i suoi tecnici appena l’hanno vista l’hanno fermata subito. E poi perché non si può proseguire a correre col casco rotto. Non si scherza con queste cose. Era chiaramente intontita, tuttavia però l’importante che non si sia fatta nulla di grave. Avvertiva subito anche un dolore al bacino ma le stava già passando quando ci siamo sentiti. In ogni caso è tutto a posto. E’ stata dimessa alle 20 senza nulla di rotto. E’ una roccia!»

Marta Cavalli si è schierata al via del Tour Femmes come gregaria di Cecile Ludwig Uttrup
Marta Cavalli si è schierata al via del Tour Femmes come gregaria di Cecile Ludwig Uttrup

«Onestamente ho preso paura quando ho visto come era stata centrata – conclude – mi sono chiesto come avesse fatto la ragazza australiana a non vedere che c’era già gente a terra ed andare lo stesso così forte. Però sono cose che capitano, era a ruota di altre ragazze e probabilmente erano a tutta già da prima per rientrare dal buco creato dalla caduta precedente. Perché Marta era così indietro? Non saprei dirvi. Magari erano dietro per fare gli ultimi rifornimenti. Oppure avevano deciso di restare un po’ più indietro per stare fuori dalle cadute della prima metà del gruppo. Così facendo però la Ludwig si è trovata poi ad inseguire fino alla fine (arriverà con 1’38” dalla Vos ed ora è a quasi due minuti nella generale staccata dalle dirette rivali, ndr)».

Le scuse di Nicole

Ogni corsa ormai è come un frullatore. Ci sono momenti in cui si va a mille all’ora dopo che eri andata regolare poco prima. Le accelerazioni di velocità sono figlie del nervosismo, o viceversa, e questo può creare qualche problema. La disattenzione è sempre dietro l’angolo, figuriamoci una caduta in una tappa del Tour Femmes. Proviamo a contattare Nicole Frain per cercare di capire il suo stato d’animo. Ci dà la sua disponibilità a parlare. E’ una cosa da apprezzare considerando il momento. E lei ci ringrazia per averla fatta parlare senza puntare il dito. La linea non è perfetta ma sentiamo che la sua voce è dimessa e dispiaciuta.

«Ovviamente – ci spiega la ragazza nata il 24 agosto 1992 – non avevo intenzione di cadere ed è successo molto velocemente. Stavamo rientrando sulla coda del gruppo principale a ruota di alcune mie compagne di squadra. Andavamo molto forte, eravamo rimaste attardate da una caduta prima. Però quando proprio ci siamo avvicinate al gruppo si è verificata una ulteriore caduta per la quale non abbiamo avuto il tempo di reagire (la atleta davanti a lei è caduta anch’essa nel fosso in cui era finita la Vigie, ndr). In gruppo c’era molta frenesia tant’è che sia prima che dopo ci sono state altre cadute. E’ stato un finale molto movimentato».

«So cosa si prova a restare coinvolte in brutte cadute – prosegue Nicole Frain – e così a fine tappa ho parlato col direttore sportivo della Fdj-Suez-Futuroscope e poi ho chiamato personalmente Marta. Non vi dico cosa ci siamo dette, preferisco che resti riservato ma naturalmente mi sono scusata con loro e con lei. Mi dispiace molto di ciò che è successo. Devo però cercare di scrollarmi di dosso le cose negative di questa giornata. Una buona idea sarebbe andare in fuga nella terza tappa per rilasciare un po’ di tensione».

Domani si riparte con la terza frazione, da Reims ad Epernay, di 133,6 chilometri ed un profilo altimetrico piuttosto mosso. Ora che la paura per Marta Cavalli è passata, concentriamoci sulle altre italiane, a cominciare da Elisa Longo Borghini, quarta nella generale e, a differenza delle dirette rivali, brava e fortunata a restare fuori dai pericoli.

Valcar 2023: piano A o piano B? Rispondono Villa e Arzeni

19.07.2022
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Che la Valcar Travel&Service sia stata protagonista durante tutta la stagione e soprattutto al recente Giro Donne è un dato di fatto. La formazione blu-fucsia ha chiuso la corsa rosa con il successo di tappa di Chiara Consonni (a Padova) e il settimo posto nella generale di Silvia Persico. E grazie a loro due ha sempre centrato la top 10 in ogni frazione, fatta eccezione per la cronometro iniziale di Cagliari.

Per una squadra continental, all’interno di un WorldTour femminile sempre più in espansione, sono risultati di rilievo che nella fattispecie confermano la crescita esponenziale fatta dalla Valcar negli ultimi sei anni, ovvero da quando nel 2017 è sbarcata tra le elite. Tuttavia all’orizzonte c’è un ridimensionamento che incombe per una serie di motivi, non necessariamente economici.

La squadra di patron Valentino Villa e del team manager Davide Arzeni potrebbe essere alla fine di un ciclo. E che ciclo bisogna dire. Non è un mistero che molte delle loro ragazze siano sulla lista della spesa di altri team per il 2023 e che molte siano già certe di un trasferimento. Consonni, Gasparrini e Persico pare abbiano già un accordo con la UAE Team ADQ, così come Arzuffi, Carbonari e Sanguineti starebbero definendo la nuova destinazione. Il ciclo-mercato poi in questo periodo, si sa, è in fermento.

Proprio all’ultima tappa del Giro Donne avevamo scritto di un Arzeni commosso in compagnia del suo presidente Villa. A distanza di qualche giorno, prendendo spunto dalle parole dei due dirigenti, è venuto fuori un quadro un po’ più definito sul futuro della Valcar.

Lo spirito Valcar

«Questa squadra – inizia a raccontare “Capo” Arzeni, che secondo alcune voci potrebbe seguire qualche sua atleta in un team WorldTour – l’abbiamo fatta assieme noi due. Ed assieme abbiamo sempre scelto dicendoci che le atlete dovevano essere da Valcar. Devono avere dei requisiti. Ad esempio, la Carbonari non è venuta da noi perché aveva fatto la fuga al Giro del 2021. Bensì perché ha investito su se stessa venendo da noi ad agosto e chiedendoci di farle un test. Al di là dei valori, era stato importante l’incontro di persona per conoscerci meglio. Lei ha poi mostrato di essere da Valcar».

Nemo profeta in patria

Quindi come devono essere queste caratteristiche? «Le ragazze devono avere spirito di squadra – prosegue il team manager – sapendo lavorare per le compagne. Contemporaneamente devono saper sfruttare le possibilità quando gli vengono date. Non è un caso se finora abbiamo ottenuto undici vittorie con sette atlete diverse. Caratterialmente so che sono tutte brave ragazze, ma devono rientrare in quello che è lo spirito del presidente. Villa è la persona più corretta che ho trovato nel ciclismo, senza che si offenda nessuno. La Valcar è riconosciuta per questo aspetto nel mondo. Anzi…».

L’attimo di sospensione anticipa un discorso che si fa un po’ più riflessivo. «Pensate che quando andiamo al Nord a correre – ci confida Arzeni – tanti addetti ai lavori ci ripetono che vorrebbero che in Belgio esistessero più formazioni simili alla Valcar. Paradossalmente facciamo molta più fatica ad essere riconosciuti in Italia. Abbiamo una mentalità estera.

«Tutte le nostre ex ragazze che ora sono nel WorldTour devono ammettere che se non fossero state da noi non so se si sarebbero trovate bene fuori dal nostro Paese. Valentino ha sempre investito nel calendario al Nord. Abbiamo sempre ritenuto che correre in Belgio o Olanda fosse l’università del ciclismo ed era giusto che noi ci confrontassimo lassù. Se impari a correre là, impari a correre ovunque».

Le soluzioni per il 2023

L’anno prossimo pertanto che attività vedremo da parte della Valcar? Ridotta o incrementata? Attualmente nel loro vivaio c’è la promettente junior Francesca Pellegrini, che passerà elite senza dimenticare che ci sono altre giovani nel roster di quest’anno che stanno compiendo il proprio processo di crescita in modo adeguato.

«I rumors che sentite sono fondati – spiega il presidente Villa – perché proprio in questi giorni stiamo decidendo cosa fare del nostro futuro. Abbiamo atlete fortissime, sempre presenti negli ordini d’arrivo della gare più importanti. E’ normale che le vogliano le squadre più attrezzate di noi».

«A cavallo del Tour Femmes avremo e faremo più chiarezza continua – vedremo chi andrà e chi arriverà. Abbiamo ricevuto richieste di atlete straniere per venire da noi. Come diceva Davide prima, siamo riconosciuti nel mondo come una squadra che scopre i talenti e li lancia. Questa è la nostra forza. E poi la filosofia Valcar ti rimane dentro»

Il sogno WorldTour

Le considerazioni finali lasciano aperta la porta anche per un salto nel WorldTour insieme ad un’altra società che detiene già la licenza.

«E’ presto per fare i nomi del 2023 o dire che status avremo – ribadiscono all’unisono Villa e Arzeni, concludendo la nostra chiacchierata – abbiamo un piano A e un piano B. Riuscire a fare il WorldTour sarebbe bello, ma complicato. L’alternativa è portare l’orologio indietro di cinque anni e puntare ai talenti, italiani e esteri, ripartendo da zero con una squadra leggera e senza pressioni. Di sicuro possiamo dirvi che in qualsiasi fascia si posizionerà la Valcar, sarà al vertice che le compete. Se sarà una squadra di sviluppo, sarà la migliore in circolazione. Noi abbiamo attirato l’attenzione ovunque, tranne che in Italia. Le soluzioni ci sono e arrivano tutte dall’estero. Sapremo scegliere al meglio».

A Bergamo trionfa la Vos, ma Persico sfiora il colpaccio in casa

06.07.2022
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Passa il tempo, però Marianne Vos non passa mai di moda. La fuoriclasse della Jumbo-Visma mette il sigillo nella Sarnico-Bergamo, sesta tappa del Giro d’Italia Donne battendo Kopecky e la bergamasca Persico in un gruppetto ristretto di undici atlete. E a distanza di dieci anni la 35enne olandese va a migliorare il secondo posto ottenuto dietro Emma Johansson nella stessa identica frazione di quell’edizione della corsa rosa.

«Sto ancora cercando di riprendere fiato – spiega Vos, al trentaduesimo successo nel Giro Donne – perché ho fatto diversi sprint nel finale. Prima per andare in testa al gruppo, poi per prendere davanti l’ultima salita ed infine la volata conclusiva. E’ stata una tappa abbastanza difficile, ma è stato davvero bello prendermi questa vittoria. Il team si è comportato molto bene, cercando di aiutarmi. Non mi aspettavo due vittorie in questo Giro, ma quando si vince ci si pone sempre un nuovo obiettivo. Posso dire di essere molto soddisfatta».

Proprio sull’ultima difficoltà altimetrica di giornata – la Boccola, ovvero Bergamo Alta – c’è l’allungo deciso di Longo Borghini. Sulla ruota dell’ossolana della Trek-Segafredo si incollano la Vos e Mavi Garcia e sembra l’azione giusta. Invece no. Le tre non trovano l’accordo. I loro 12” di vantaggio ai -2 dalla fine crollano in un baleno e le più immediate inseguitrici rientrano. La Faulkner parte secca sul lato sinistro della strada (che tende a scendere), ma si ritrova a tirare lo sprint a tutte le altre, anziché alla sua compagna Spratt. Persico intuisce che c’è spazio per fare il colpaccio in casa, ma figuratevi se una come la Vos si lascia sfuggire situazioni del genere.

Silvia profeta in patria

Il boato che il pubblico di Bergamo ha tributato alla Persico quando è salita sul terzo gradino del podio è di quelli da pelle d’oca. Lei ci teneva nonostante al mattino mascherasse più o meno bene un po’ di tensione.

«Conoscevo ogni buca di queste strade – racconta la 25enne della Valcar-Travel&Servicema sulla Boccola ero un po’ attardata. Sull’ultima discesa ne ho approfittato prendendo la scia della Van Vleuten (sempre in maglia rosa, ndr) che stava rientrando. Sentivo la gara perché questa tappa la volevo dal primo giorno. Sono contenta di come è andata. Voglio ringraziare tutte le persone che sono venute a fare il tifo per me e la squadra.

«Dopo questo bel podio – prosegue – vorrei prendermi qualcosa di più. C’è ancora tempo per una vittoria in questo Giro, sperando comunque che arrivi il prima possibile. Domani c’è l’arrivo in quota sul Maniva. Avevo fatto una ricognizione, è una salita lunga e dura. In ogni caso ci proverò. La nazionale? Finché non vestirò la maglia, non do nulla per sicuro e quindi continuerò a lavorare come sempre».

Kopecky fiduciosa

In seconda posizione ha chiuso Kopecky, che ristabilisce parzialmente il bilancio fin qui opaco del suo Giro. Prima di sentirla mentre è sui rulli a defaticare, Elena Cecchini ci anticipa che il morale della sua compagna è salito un po’ di più e che ora con questo piazzamento in squadra c’è una maggiore serenità.

«Penso che tutti fossero al limite sull’ultima salita – ci dice la 27enne belga della SD Worx – poi allo sprint una della BikeExchange è partita a sinistra lanciando praticamente Marianne. Io però non avevo una velocità abbastanza alta per prenderla e passarla. Ci riproverò ancora al prossimo sprint. Il traguardo di Padova e quelli del Tour de France Femmes sono adesso i miei principali obiettivi. Oggi ho avuto buoni riferimenti riguardo la mia condizione. Rispetto al primo giorno sento di stare meglio. Ho fiducia nei prossimi giorni»-

Kopecky si è infilata il gilet refrigerante per defaticare nel post tappa
Kopecky si è infilata il gilet refrigerante per defaticare nel post tappa

Longo show

A giudicare dalla grinta con cui ha attaccato lo strappo di Bergamo Alta, Elisa Longo Borghini non ha risentito minimamente della caduta patita il giorno prima a Reggio Emilia. Anzi, sembra quasi che avesse voglia di scaricare sui pedali quel tipo di frustrazione.

«Ci tenevo tanto a questa tappa perché questo è il finale del Lombardia – commenta la trentenne della Trek-Segafredo – e personalmente spero che un giorno si possa correre l’edizione femminile di questa classica. E magari staccarle tutte senza portarmi dietro la Vos (dice sorridendo, ndr). Oggi la squadra ha lavorato alla grande per me, ho avuto un treno di campionesse al mio servizio. Avrei voluto davvero vincere ma c’è sempre qualcuno che mi rovina i piani.

«Eravamo in tre ad un certo punto ,ma ognuno ha le proprie tattiche e il suo modo di correre. Credo che Marianne abbia pensato a qualcosa di diverso rispetto a me e Mavi Garcia. Magari se non ci fosse stata la spagnola, non avrebbero chiuso visto che lei poteva prendere la maglia rosa. Queste però sono le corse e bisogna prenderle così come sono. Peccato».

Elisa Longo Borghini ha infiammato il finale di tappa sulla Boccola. Meritava qualcosa in più
Elisa Longo Borghini ha infiammato il finale di tappa sulla Boccola. Meritava qualcosa in più

Partita ancora aperta

Se conosciamo un minimo Elisa sappiamo che nelle prossime tre tappe di montagna, lei ci riproverà. Tenterà di sicuro di andarsi a ritagliare il suo spazio.

«Noi abbiamo sempre detto che avremmo puntato alle tappe – conclude Longo Borghini, sempre quarta a 5′ nella generale – e questa l’avevamo cerchiata in rosso. Non è finita qua però. Spero di aver dato spettacolo oggi, probabilmente anche verso quello spettatore col quale ho preso il mio rischio per non perdere le ruote nelle curve in discesa (scherza, ndr).

«A Cesena ho avuto una battuta d’arresto per un colpo di caldo. Sono stata male ma sono ugualmente contenta di come ho combattuto e reagito in quel frangente, memore anche di quello che avevo avuto nel 2020 (seconda tappa, ndr). Stavolta sono rimasta e sono arrivata al traguardo meglio».

Domani il menu della settima tappa prevede l’arrivo in quota la Passa Maniva al termine di una scalata ufficialmente lunga 10 chilometri (al 7,8% e punte al 13%) anche se la strada inizia a salire molto prima. In cima sapremo se il Giro Donne si è riaperto o meno.

Persico e Consonni, regine della domenica Valcar

06.06.2022
5 min
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Dalla Romagna alle Fiandre Occidentali nel segno della V, come vittoria e Valcar Travel&Service. A milletrecento chilometri di distanza la formazione di Davide Arzeni vive una domenica bestiale centrando una grande doppietta nell’arco di poche ore.

A Meldola Silvia Persico (in apertura, foto Ossola) ha trionfato nel “Memorial Monica Bandini” mentre a Boezinge Chiara Consonni ha dominato in volata la Dwars door de Westhoek. Per entrambe si tratta del secondo successo stagionale, il settimo di squadra contando i sigilli di Olivia Baril ad Eibar (e terza a Meldola), Gasparrini nella crono di Romanengo e Lizzie Stannard alla Euganissima Flanders.

Ormai la Valcar ha assorbito le partenze eccellenti dell’inverno e si sta ritagliando sempre di più il proprio spazio in ogni gara, anche in quelle a tappe dove solitamente era meno predisposta. Al prossimo Giro d’Italia Donne potremmo vedere una ulteriore versione della squadra blu-fucsia, magari con Silvia Persico o Olivia Baril possibili sorprese per la generale.

Chiara Consonni conquista in volata la Dwars door de Westhoek, suo 2° successo stagionale (foto Vos)
Chiara Consonni conquista in volata la Dwars door de Westhoek, suo 2° successo stagionale (foto Vos)

Consapevolezza Persico

«La vittoria di Meldola – ci spiega la Persico – è stata la finalizzazione di una tattica che avevamo studiato a tavolino. Sapevamo che, dopo i dieci giri bassi, la salita del Castello di Teodorano da fare tre volte avrebbe fatto selezione. Era lunga circa 6 chilometri di cui due duri. Ci abbiamo provato durante i primi due passaggi anche se è sempre stata la Realini (della Isolmant Premac Vittoria, ndr) a forzare il ritmo e metterci un po’ in difficoltà.

«Abbiamo sempre reagito e gestito la situazione, poi all’ultimo giro abbiamo scollinato in sei. Negli ultimi 5 chilometri sono iniziati gli scatti. Noi della Valcar non siamo riuscite a sfruttare la superiorità numerica e alla fine è andata bene lo stesso. L’ucraina Shekel ha iniziato la volata lunghissima e mi aveva sorpreso, però contemporaneamente mi ha dato un punto di riferimento e l’ho poi passata bene».

La consapevolezza della Persico passa anche dai piazzamenti delle gare precedenti.

«Naturalmente sono felice per questo successo – prosegue la bergamasca di Cene classe ’97 – però arrivo da tre gare a tappe che mi hanno dato ancor più convinzione. Sono contentissima del sesto posto ottenuto nell’ultima frazione della Vuelta a Burgos in un arrivo in salita, al termine di una ascesa di 12 chilometri. Non mi era mai successo prima. Ora farò 15 giorni di altura a Livigno dove lavorerò sodo per farmi trovare pronta per i campionati italiani e Giro Donne».

Con una condizione del genere è giusto non precludersi nessun obiettivo.

«Il tricolore sarà in pianura – conclude Silvia Persico – e noi della Valcar correremo separate. Consonni, Pirrone e Arzuffi correranno con i loro corpi militari mentre Sanguineti, Gasparrini, io e le altre avremo un po’ più di libertà. Qualcosa ci inventeremo, movimenteremo la gara come sempre, contateci (ride, ndr)».

«Al Giro invece vedrò strada facendo se curare la classifica generale però mi piacerebbe fare bene nella tappa che arriva al Passo Maniva. L’ho provata, gli ultimi 30 chilometri sono praticamente sempre all’insù e sarà dura. Non è adatta alle mie caratteristiche ma voglio provare a fare bella figura.

«Poi ci sarebbe anche l’arrivo di Bergamo del giorno prima che mi intriga. Vedremo, non voglio mettermi ulteriori pressioni».

Balsamo MIlton 2022
Chiara Consonni in Nations Cup ha trovato sia la vittoria della madison in coppia con Balsamo che il giusto colpo di pedale
Balsamo MIlton 2022
Chiara Consonni in Nations Cup ha trovato sia la vittoria della madison in coppia con Balsamo che il giusto colpo di pedale

Gli obiettivi della Consonni

Programmi diversi invece per la sua compagna Consonni, che dopo la Dwars door Vlandereen ha conquistato un’altra “attraverso” belga.

«Correrò il 12 giugno la Spar Flanders Diamond Tour poi andrò a Livigno per una settimana e tornerò anch’io per italiano e Giro. La gara di domenica la conoscevo bene, l’avevo già corsa tre volte e nel 2019 l’avevamo vinta con Balsamo. E’ vero che non c’era una grande concorrenza perché molte erano già in Gran Bretagna per il Women’s Tour ma vincere è sempre bello.

«Questo successo mi fa piacere perché abbiamo corso da grande squadra e in volata ho vinto piuttosto nettamente, grazie anche allo spunto che mi ha dato la pista durante la trasferta in Canada per la Nations Cup».

«A San Felice sul Panaro (sede del campionato italiano, ndr) correrò con la maglia delle Fiamme Azzurre – spiega la Consonni – al fianco di Guderzo, Cecchini e Bastianelli. Sono emozionata di farlo con atlete di quel calibro, anche perché sono ancora alle prime armi e non posso pensare di essere io la capitana, nonostante si debba ancora discutere la tattica.

«Sono consapevole dei miei mezzi ma per me non sarà un problema mettermi al loro servizio e sono certa che se si dovesse arrivare allo sprint potrei essere una pedina fondamentale nel treno di Bastianelli. Vincere con lei per me sarebbe bellissimo lo stesso».

Il profilo velocissimo del prossimo tricolore elite
Il profilo velocissimo del prossimo tricolore elite

Verso l’italiano

Il tricolore si corre due giorni dopo il 23° compleanno di Chiara e, come le avevamo suggerito ad inizio anno, potrebbe farsi un bel regalo da sfoggiare poi al Giro d’Italia Donne.

«Eh, mi piacerebbe molto – chiude ridendo la Consonni – conquistare quella maglia, visto che anche nelle categorie giovanili non sono mai riuscita a fare benissimo (un secondo posto nel 2012 da esordiente primo anno, ndr). Alla corsa rosa vado per puntare a qualche tappa. Anche a me piace quella di casa, quella di Bergamo ma ci penseremo fra un mesetto».

Silvia Persico, la convinzione cresce e i risultati arrivano

29.04.2022
5 min
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E’ una stakanovista del pedale. Il suo livello prestazionale lo ha forgiato nel fango del ciclocross e poi lo ha confermato su strada. Silvia Persico ha raggiunto una nuova dimensione. Se sei mesi fa qualcuno poteva pensare ad una sorpresa, ora si può tranquillamente parlare di lei come di una certezza. E l’atleta della Valcar Travel&Service lo ha dimostrato anche il 25 aprile a Roma nel Gran Premio Liberazione Women dopo quattro top ten centrate nelle classiche italiane e belghe.

La 24enne di Cene sul traguardo di Viale delle Terme di Caracalla ha vinto la sua sesta gara su strada, la prima internazionale (le altre cinque erano “open”), figlia dell’ottimo inverno in cui nel ciclocross aveva conquistato Trofeo Guerciotti, campionato italiano e medaglia di bronzo ai mondiali.

Sul podio, Chiara Consonni, Silvia Persico e Maria Giulia Confalonieri (foto Bit&Led)
Sul podio, Chiara Consonni, Silvia Persico e Maria Giulia Confalonieri (foto Bit&Led)

La corsa romana è stata l’occasione per avvicinare la Persico – che poi è rimasta a fare il tifo per suo fratello Davide nella gara degli U23, anche se è rimasto coinvolto in una caduta senza conseguenze – e fare un mini bilancio con uno sguardo sul futuro.

Silvia come sta andando questa stagione tra ciclocross e strada?

E’ stata una stagione molto positiva già dal ciclocross. Ho capito che avevo quel qualcosa in più. Dovevo solo credere di più nei miei mezzi. Gli altri anni ero condizionata dal fatto che dovevo lavorare per le altre. Quest’anno ho un po’ più di libertà. In Belgio, anche nelle gare più importanti, me la sono potuta giocare. Sono molto soddisfatta della mia prima parte di stagione, ho ottenuto risultati molto positivi e spero di continuare così.

Qual è stata la svolta per passare da donna squadra ad essere una delle punte?

Se ne sono andate Elisa e Vittoria (rispettivamente Balsamo e Guazzini, ndr) e così ci stiamo dividendo i compiti con Chiara ed Eleonora (Consonni e Gasparrini, ndr). Al momento ce la stiamo gestendo bene. Non so cosa sia cambiato nella mia testa, ma mi sento molto più sicura di me stessa. So che ho delle buone capacità e me le voglio giocare al meglio.

Le tue vere caratteristiche quali sono?

Nell’ultimo anno sono migliorata in salita ed ora tengo di più su quelle medio-corte. Grazie al ciclocross guido bene la bici. Sono piuttosto veloce e in un gruppo ristretto posso dire la mia anche se mi manca ancora qualcosa per essere più competitiva. Per fortuna però che in squadra siamo ben coperte negli sprint, perché se fosse per me non vinceremmo nemmeno una volata (ride, ndr).

Che effetto ti ha fatto vincere il Liberazione?

Sento di aver fatto un ulteriore upgrade negli ultimi 3-4 mesi. Il successo di Roma dimostra che ci sono, spero che continui così la stagione perché finora è andato tutto bene.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi e programmi?

Sicuramente vorrei vincere una gara internazionale su strada fuori dall’Italia (nel 2017 ne vinse una open in Olanda, ndr). Poi vorrei centrare qualche risultato al Ceratizit Festival Elsy Jacobs in Lussemburgo (gara a tappe dal 29 aprile all’1 maggio, ndr), al Gp Eco-Struct in Belgio il 7 maggio e alla Vuelta a Burgos dal 19 al 21 maggio. Farò un periodo di pausa ai primi di giugno, poi dovrei fare un po’ di altura per preparare il Tour de France Femmes dove punterò a qualche tappa. Quindi niente Giro Donne.

E con la nazionale?

Indossare la maglia azzurra è sempre una grande emozione. L’ho già fatto col ciclocross, ma non sono mai stata convocata su strada e mi piacerebbe farlo. Credo di meritarlo però comunque continuerò a dimostrarlo. Sinceramente non conosco bene i percorsi delle varie competizioni internazionali, ma magari ai Giochi del Mediterraneo potrei esserci.

Persico ha chiuso 7a alla Freccia del Brabante e 9a alla Gand-Wevelgem
Persico ha chiuso settima alla Freccia del Brabante e 9a alla Gand-Wevelgem
A livello mentale come gestisci la doppia attività ciclocross-strada?

Praticamente è un ciclo continuo (sorride, ndr) ma per adesso bene. A febbraio ho fatto dieci giorni di stop che mi hanno aiutato tantissimo. Mi hanno rigenerato, l’ho sentito subito quando ho ricominciato. Ora però ogni tanto avverto che mi serve un po’ di recupero psicofisico. Credo sia fondamentale.

Se a fine stagione arrivasse una chiamata di una WorldTour…

Sicuramente questo è un anno importante. Il ciclismo femminile si sta sempre più evolvendo ma non saprei rispondere adesso. Ci penserò quando sarà il momento. Senz’altro non smetterò mai di ringraziare la Valcar se sono arrivata fino a qua.

La Persico in trionfo e il punto con Terenzi

26.04.2022
5 min
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La mattinata romana del 25 aprile si è aperta con il GP Liberazione delle donne, tornato dopo una pausa troppo lunga, per la grande volontà di Claudio Terenzi. Il suo amore per il ciclismo l’ha portato a rimettere in gara le ragazze, aggiungendo come corollario altri due giorni di eventi. Una prova importante, soprattutto nel momento in cui la guerra in Ucraina ha spinto un grosso sponsor istituzionale a ritirarsi, privandolo di un appoggio importante.

Dopo l’ultima gara, tempo di bilanci con Claudio Terenzi
Dopo l’ultima gara, tempo di bilanci con Claudio Terenzi

Doppietta Valcar

La corsa delle donne, com’era intuibile, l’ha conquistata la Valcar-Travel&Service, con Chiara Consonni reduce dalla Nations’ Cup in pista a Glasgow, Silvia Persico ed Eleonora Gasparrini fresche di fatica sulle strade del Nord. L’assenza dei team WorldTour, impegnati il giorno prima alla Liegi, faceva sì che il team di Davide Arzeni fosse il favorito d’obbligo. E questo paradossalmente ha reso tutto più difficile. Sapete cosa significa controllare una corsa piena zeppa di elementi incontrollabili? Per questo alla fine si è preferito evitare lo sprint e dare al GP Liberazione delle ragazze un’impronta diversa.

«Sapevo che non potevo giocarmela in volata – ha detto Silvia Persico, 9ª alla Gand e 11ª al Fiandre – quindi ho allungato a 500 metri dal traguardo. Vincere così, in Italia, davanti alla mia famiglia e con una compagna di squadra al proprio fianco sul podio non ha prezzo. Non era facile tenere controllata la corsa nella prima parte e poi alimentare ogni tentativo di fuga nel finale. Essere riuscite a entrare tutte insieme nel tentativo buono è stata la testimonianza di un gioco di squadra perfetto. Anche per questo, la dedica va alla squadra e anche a me stessa, come ricompensa per un avvio di stagione molto confortante».

L’occhio del capo

Terenzi osserva, si muove, dispone, intrattiene le relazioni come chiunque sappia che il grosso del lavoro si fa fino al secondo prima che l’evento cominci e poi le cose vanno come devono andare.

«Già dal primo giorno – dice – ho percepito che potevamo avere successo. Il secondo giorno la stessa sensazione. E ora posso dire che è stato tutto molto positivo. In tutte le categorie, abbiamo avuto un campo partenti qualificato e in più non ci sono stati posti vuoti. Mi pare che anche l’opinione pubblica abbia apprezzato molto questa tre giorni.

«Alle gare del baby cross di sabato scorso c’erano stati 210 partecipanti e qui mi hanno detto che abbiamo sfiorato i 300, con tutto il corollario dei genitori. E’ stato spettacolare. Per quanto riguarda la Bike for Fun (l’evento cicloturistico del primo giorno, nel Parco dell’Appia Antica, ndr), abbiamo consegnato quasi 460 sacchetti. Quindi, tolti quelli che magari abbiamo regalato, c’erano oltre 400 persone e secondo me è stato un numero soddisfacente. La cosa importante è che ho capito che ci possiamo lavorare bene per il prossimo anno».

Niente di semplice

Ma non c’è stato niente di semplice, con ostacoli che si potevano immaginare e altri imprevedibili, cui Terenzi ha fatto fronte girando l’Italia in lungo e largo e rimboccandosi le maniche.

«L’anno scorso abbiamo iniziato a lavorarci a febbraio – dice – quest’anno, essendo partiti a ottobre, pensavo che fosse molto più semplice, invece è stato tremendamente più complicato e difficile. Ha inciso anche il fattore della guerra in Ucraina, perché alcuni partner istituzionali hanno declinato l’invito, per fornire aiuti umanitari in Ucraina, come è giusto che sia. Quindi ci siamo trovati un po’ a corto di ossigeno.

«Anche noi abbiamo ospitato questi atleti per due giorni qui a Roma. In più da un mese e mezzo a questa parte, abbiamo fatto venire cinque ragazzi ucraini, che sono ospiti della comunità di Allumiere, dove il sindaco Antonio Pasquini è molto partecipe. Ci siamo fatti carico di questa situazione molto volentieri. Non me la posso prendere con nessuno. Per la prima volta abbiamo fatto tre giorni, quando il Liberazione è sempre stato una giornata singola. Abbiamo fatto 5 eventi regionali, uno nazionale e due internazionali. Abbiamo raccolto tutte le fasce d’età con grandissimo successo, però è stato complicatissimo».

La tre giorni del Liberazione si è aperta il sabato con la Bike 4 Fun, pedalata ecologica nel Parco dell’Appia Antica, con oltre 400 partecipanti (foto Gp Liberazione)
La tre giorni del Liberazione si è aperta il sabato con la Bike 4 Fun, pedalata ecologica nel Parco dell’Appia Antica (foto Gp Liberazione)

Il 2022 è ancora lungo

E la sua stagione non finisce qui. Se infatti durante l’inverno è il ciclocross a tenere banco, l’estate ci sono la strada e tutte le categorie del Terenzi Bike Team.

«Ogni domenica – sorride – abbiamo le squadre giovanili che partecipano a varie competizioni. In più abbiamo in cantiere per il 9 ottobre la Roma Raid, che sarà la nuova gran fondo a Roma. E aspettiamo notizie per quanto riguarda l’organizzazione del campionato italiano ciclocross uomini e donne per il 13-14-15 gennaio a Castel Fusano. Abbiamo cercato di diversificare, anche perché al pubblico che viene facciamo vedere nuove zone di Roma per agganciarci anche al discorso turistico. Abbiamo scelto quel sito, quella pineta, perché ci sembra idoneo per far sì che ci sia un campionato italiano di grande livello».

Pontoni 2022

Ciclocross fermo, ma Pontoni è già in attività

19.04.2022
5 min
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Che fine ha fatto Daniele Pontoni? Chiusa la stagione del ciclocross, del suo commissario tecnico non si era più sentito parlare, ma il grande campione friulano non si è praticamente mai fermato e già guarda al prossimo anno preparando i progetti necessari, senza dimenticare di dare un occhio ai “suoi” ragazzi delle giovanili friulane e soprattutto a quegli azzurri che ora sono impegnati fra strada e Mtb.

Il primo momento importante per Pontoni (nella foto di apertura dal profilo Facebook) è ormai imminente: il 1° maggio, nel consiglio federale, verrà esaminato il programma generale dell’attività ciclocrossistica, con tutti gli impegni previsti per la nazionale fra raduni e trasferte: «Ci abbiamo lavorato duramente – sottolinea l’ex iridato – stiamo definendo gli ultimi dettagli e poi presenteremo l’intero pacchetto. La situazione è invece decisamente più ingarbugliata per il gravel, ma il problema è che mancano dall’Uci indirizzi ancora chiari sull’attività e le sue regole, comunque anche su quel fronte non siamo rimasti fermi».

Pontoni Jesolo 2021
A fine agosto Pontoni conta di riavere tutti i suoi effettivi per un primo incontro (foto Billiani)
Pontoni Jesolo 2021
A fine agosto Pontoni conta di riavere tutti i suoi effettivi per un primo incontro (foto Billiani)
Quando inizierete a mettervi davvero in moto?

I ragazzi sono tutti in movimento nelle loro attività, sovrapporsi non avrebbe senso. A fine agosto prevediamo di fare un primo incontro con tutti gli azzurrabili, un ritiro prestagionale per una prima presa di contatto, poi a settembre-ottobre daremo il via all’attività.

Solitamente però, prima di ciò, si svolgeva qualche attività con la nazionale di ciclocross in altre discipline. E’ un’esperienza che ripeterete?

Aspettiamo di definire il tutto in sede di consiglio federale, ma l’intento è quello. Vorrei portare la nazionale Under 23 al Giro del Friuli, mentre per gli juniores vedremo in base a quel che faranno i ragazzi, alla loro attività e agli impegni che avranno, anche come nazionale.

Analizzando questi primi mesi di attività fra strada e Mtb si nota che chi viene dal ciclocross sta ottenendo risultati decisamente notevoli, qualsiasi altra disciplina svolga. E’ una conferma del valore del ciclocross e dell’attività che avete fatto in inverno?

Si può leggere in entrambe le direzioni. Il ciclocross fa bene alle altre discipline come le altre discipline fanno bene al ciclocross, come la strada è utile per la pista, la Mtb per la strada e così via. Tutte le attività se fatte con criterio possono portare benefici anche oltre i loro confini. I miei ragazzi si stanno mettendo in luce in linea con quello che avevano fatto in inverno e questo non può che farmi piacere.

Pontoni Giro Friuli
Il Giro del Friuli U23 potrebbe essere teatro della prima uscita della nazionale di ciclocross
Pontoni Giro Friuli
Il Giro del Friuli U23 potrebbe essere teatro della prima uscita della nazionale di ciclocross
E’ pur vero però che, rispetto agli anni scorsi, si nota una crescita decisa proprio di coloro che hanno svolto l’attività invernale…

Non è merito solo mio, c’è uno staff che mi affianca e soprattutto c’è grande confronto con tutti i miei colleghi, da Celestino per la Mtb ad Amadori e Sangalli per la strada. Anche con Salvoldi ci siamo sentiti, si sta ambientando ed anzi posso dire che la sua categoria è quella alla quale guardo con più attenzione perché è lavorando sugli juniores che si deve costruire la nazionale del futuro, come anche sugli allievi, ma in questo caso il discorso è un po’ diverso, deve passare attraverso il centro studi e una disamina attenta delle caratteristiche dei ragazzi per capire quali possono essere le discipline a loro più confacenti.

Sei rimasto sorpreso dai risultati di Silvia Persico su strada? Ha una costanza di rendimento per certi versi clamorosa, con un numero importante di Top 10 conquistate…

Non sono sorpreso, anzi credo che sia stata anche sfortunata ed abbia raccolto meno di quel che poteva. Non mi stupisce nulla di quello che sta facendo, avevo capito sin dalla trasferta di Coppa del Mondo negli Usa qual era il suo potenziale. Silvia ha una determinazione e una volontà enormi, nessun traguardo le è precluso.

Persico Roubaix 2022
Silvia Persico in azione alla Roubaix: la lombarda ha colto 4 Top 10 e tante belle prestazioni
Persico Roubaix 2022
Silvia Persico in azione alla Roubaix: la lombarda ha colto 4 Top 10 e tante belle prestazioni
Conoscendola, secondo te emergerà anche nelle gare a tappe e lì dovrebbe curare la classifica o pensare alle tappe?

Sarei più portato a vederla emergere in qualche frazione, considerando che a cronometro deve ancora crescere, ma ripeto, con quel carattere non ha limiti, io penso che in un paio d’anni colmerà ogni lacuna e si prenderà grandi soddisfazioni, le top 10 diventeranno il minimo sindacale…

Non temi di perderla nel ciclocross?

Se non continua la minacciamo… Scherzi a parte, sarebbe inspiegabile visti i risultati e soprattutto i benefici che le stanno portando. So che non ha assolutamente intenzione di lasciarci e l’aspettiamo a braccia aperte.

De Pretto 2021
Davide De Pretto è un pallino di Pontoni: lo rivedremo nel ciclocross?
De Pretto 2021
Davide De Pretto è un pallino di Pontoni: lo rivedremo nel ciclocross?
Un altro che sta ottenendo risultati in serie è Davide De Pretto che conosci bene. C’è possibilità di rivederlo nel ciclocross?

Ne ho parlato a lungo con Luciano Rui con cui abbiamo condiviso tanti anni di attività. Mi auguro che si possa trovare la soluzione per fargli fare un po’ di attività invernale, di lui e di tanti altri ho parlato anche con Bennati.

A tal proposito, c’è un nome inatteso che vorresti vedere nel ciclocross?

Altroché, Alessandro Covi, stravedo per quel ragazzo mi piace tantissimo e sono convinto che potrebbe fare grandissime cose per le qualità che ha, sogno di riabbracciarlo nel nostro mondo. Mi piace come interpreta le cose e come spinge per migliorare sempre di più.

Dove ti vedremo?

Conto di essere a Roma per il Liberazione. Fra le varie gare ci saranno tanti ragazzi del nostro gruppo impegnati sul circuito romano, sarà un’occasione per riprendere i contatti.