Longo Borghini, dal Giro le indicazioni per un bel Tour

14.07.2022
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Ce lo aveva detto alla vigilia del Giro d’Italia Donne. La classifica non era la priorità. Ce lo ha ripetuto praticamente ogni giorno anche se alla fine il podio della generale lo ha sfiorato per poco. Elisa Longo Borghini esce dalla corsa rosa con un quarto posto e una forma decisamente promettente in ottica Tour de France Femmes, in programma dal 24 al 31 luglio.

La leader della Trek-Segafredo ha corso da donna-squadra, come sempre. Fino alla quinta frazione, quella con arrivo a Reggio Emilia, è stata preziosa nel pilotare Elisa Balsamo a due vittorie allo sprint. Poi è entrata in scena personalmente nelle tappe più adatte a lei. Infinea Padova è tornata a guidare il treno per l’iridata nella volata conclusiva.

Un inizio difficile

Proprio a cavallo della tappa emiliana, Elisa ha vissuto le giornate più difficili dal punto di vista morale. Ventiquattro ore prima a Cesena era arrivata quarta ma staccatissima, al termine di una tappa pazza. Nel finale invece di Reggio Emilia era rimasta coinvolta in una caduta al triangolo rosso che l’aveva un po’ innervosita, nonostante per sua fortuna avesse riportato solo qualche graffio alla gamba sinistra. Pochi istanti dopo, a mente fredda, sbollita l’adrenalina e trasformata in motivazione, è iniziato di fatto un altro Giro per lei.

Se al Passo Maniva ha concesso qualche secondo, nelle due tappe trentine la trentenne ossolana ha chiuso con due terzi posti parziali consecutivi, che la stavano proiettando ad un terzo posto finale. Siamo certi che una grande iniezione di tranquillità e fiducia gliel’abbia trasmessa la presenza del suo nipotino Christian che, sia in partenza sia al traguardo, la andava a rincuorare facendole sentire di meno la fatica e lo stress.

«E’ un mito lui, praticamente il mio agente», ci aveva detto divertita mentre a Rovereto li fotografavamo insieme. Probabilmente le è servito anche questo per decomprimere la tensione. Con lei abbiamo voluto tracciare un bilancio con uno sguardo al Grande Boucle femminile.

Elisa attualmente dove sei?

Il 10 luglio, appena finito il Giro Donne, sono venuta su a Sestriere con Jacopo (il suo compagno Mosca, ndr) per allenarmi e rifinire la condizione. Resterò qui fino al 20, poi farò qualche giorno a casa per salutare i miei genitori e preparare la valigia per la Francia.

Che Giro è stato il tuo?

Non me lo aspettavo così, forse pensavo anche un pochino meno. Mi aspettavo di avere un giorno “off” perché ce l’ho sempre avuto, ma non come a Cesena dove sono stata davvero male. Quella botta di caldo l’ho proprio patita. Sono contenta di come ho reagito. Nel 2020 ne avevo presa una simile ed ero naufragata letteralmente. Stavolta invece sono sopravvissuta (sorride, ndr).

Poi ti sei ripresa…

Sì, anche perché principalmente puntavo a una tappa. Come ho detto dopo l’arrivo di Bergamo, quel giorno volevo la vittoria. Ho attaccato e ho cercato di dare un po’ di spettacolo. Non volevo comunque non provarci più.

Ed hai iniziato una grande rimonta al terzo posto ma non è bastata. Rimpianti?

Sono arrivata a 49” dal podio, però non ho rammarichi perché alla fine ho provato a centrarlo alla penultima tappa. Il distacco era semplicemente troppo ampio. Non sono riuscita a guadagnare tutto quello che avrei dovuto anche se “Mavi” sembrava veramente in crisi. Ovviamente a Cesena ho perso tanto. E’ stato qualcosa che non poteva essere controllato da me. Così è andata e così va bene.

Quella ricerca del podio nella penultima frazione è stata fraintesa da tanta gente che seguiva la corsa. Pensavano che stessi aiutando la Van Vleuten. Come l’hai presa questa situazione?

Ho ricevuto qualche messaggio un po’ critico sui social, ma non ci do peso, li ignoro. Io so cosa sto e stavo facendo. Penso che chi capisca di ciclismo sappia perfettamente che io stavo tirando a tutta perché stavo cercando di prendere il terzo posto nella generale. Era evidente e chiaro. Ho parlato con Marta (Cavalli, ndr), la seconda in classifica, dicendole che dovevamo darci una mano. Se avessimo ripreso la Faulkner lei si sarebbe presa la tappa ed io magari sarei riuscita a salire sul podio. Certo, per lei era impossibile recuperare più di 2′ alla Van Vleuten negli ultimissimi chilometri, ma avevamo interessi comuni di tirare a tutta nel finale.

Visto come sei uscita dal Giro, con che obiettivo vai in Francia?

Al Tour spero di poter fare bene, si parte sempre con quell’idea. Poi magari ti prepari al massimo e non ce la fai. Pazienza, può succedere. L’importante è dare il massimo. Andrò per fare classifica. Come squadra saremo decise, come avete visto anche al Giro Donne. Saremo determinate, con un piano ben preciso, però sorridenti. Che è quello che ci contraddistingue e che per me ci rende proprio una squadra.

Si deciderà tutto all’ultima tappa alla Super Planche des Belles Filles?

No, secondo me il Tour non si deciderà lassù. Le più forti verranno fuori già alla quarta tappa a Bar-Sur-Aube. Quel giorno ci saranno cinque côte e quattro settori di strade bianche particolarmente lunghi o ondulati. Oppure anche il giorno prima sui Vosgi, a Le Markestein, dove ci saranno tre gpm e tanti chilometri di salita. Come si dice spesso nel ciclismo, credo che sulla Planche des Belles Filles il Tour si potrà perdere anziché vincerlo.