Dovranno dire grazie alla Vos per questi giorni francesi

31.07.2022
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Marianne Vos è probabilmente la migliore ciclista di tutti i tempi. Tre mondiali su strada. L’oro su strada di Londra 2012 e in precedenza a Pechino quello della corsa a punti. Otto mondiali di cross. Cinque volte la Freccia Vallone e 32 tappe del Giro d’Italia. 

Tra i sogni che restavano da esaudire all’atleta della Jumbo Visma c’era indossare la maglia gialla del Tour de France e l’ha esaudito, con la vittoria di Provins, i successivi cinque giorni da leader e l’altra vittoria a Rosheim. E’ stata lei a rilanciare l’idea rivolgendosi alla direzione del Tour, che aveva così ideato La Course by Le Tour, l’evento di un giorno da cui è nato il Tour Femmes.

Con la vittoria di Provins, Marianne Vos ha conquistato la prima maglia gialla della carriera
Con la vittoria di Provins, Marianne Vos ha conquistato la prima maglia gialla della carriera
Quanto è importante per te il Tour de France?

E’ uno dei più grandi eventi sportivi del mondo. Forse è più grande del ciclismo stesso. E’ eccezionale avere la possibilità di correre nella prima edizione della sua versione rinnovata. Non pensavo che sarebbe mai successo. Finalmente è giunto il momento.

Qual è stato il tuo ruolo nella rinascita del Tour Femmes?

Facevo parte di un gruppo di corridori attorno al tavolo con ASO, per discutere la possibilità. La prima volta è stata nel 2013. Nel 2014 è nata La Course, perché ASO ha reagito rapidamente. Poi abbiamo cercato di valutare cosa si potesse fare di più. Ci è voluto tempo. Abbiamo iniziato a parlarne nove anni fa e oggi c’è una corsa a tappe di otto giorni. 

Il ciclismo resta uno sport maschile?

Penso che se un atleta professionista dà il meglio di sé, non cambia nulla che sia uomo o donna. Storicamente, è uno sport maschile. Il ciclismo femminile non esisteva e c’è voluto del tempo perché si arrivasse al professionismo. C’è stata un’evoluzione enorme, il Tour ne è la conseguenza.

Si dice che quando eri una ragazzina, volessi fare il medico per curare le persone. E’ vero?

Non ho mai pensato di diventare una ciclista professionista. Molto semplicemente, non era possibile. Così ho studiato con l’idea di diventare medico. Ho fatto del mio meglio. Mi interessava tutto ciò che riguardava il corpo umano. Poi però ho scelto di diventare un’atleta a tempo pieno, ma non avrei mai immaginato che sarebbe durato così a lungo.

Vos ha indossato il primato per cinque tappe, cedendo poi il passo alla connazionale Van Vleuten
Vos ha indossato il primato per cinque tappe, cedendo poi il passo alla connazionale Van Vleuten
Prosegui nella doppia attività: cross e strada?

La combinazione delle due discipline significa diventare corridori più completi. Il susseguirsi di alte intensità nel ciclocross ti fa stare meglio su strada o anche in pista. Allo stesso modo, la velocità e la tecnica acquisite in pista ti rendono un corridore su strada migliore. Praticare diverse discipline ti aiuta.

La vera parità potrebbe essere il prossimo grande passo?

Non si può crescere troppo in fretta. Se forziamo le cose, lo sport non ce la fa. Negli ultimi cinque anni, ho visto il ciclismo crescere così velocemente che forse adesso è meglio non affrettare le cose. Ora i media lo hanno riconosciuto, le persone vogliono essere coinvolte, i fan vogliono andare a vedere le gare femminili e questo è fantastico. Altre squadre pro’ inizieranno ad avere la loro squadra femminile, ma non credo sia una buona cosa renderla obbligatoria. Sarà molto più prezioso se questa squadra sarà davvero ben fatta. Siamo in un momento in cui gli organizzatori vogliono allestire gare femminili o una versione femminile delle loro gare, gli appassionati vogliono vederne alcune. E’ il meglio che può succedere.

Con la vittoria di Provins, Marianne Vos ha esaudito il suo sogno di indossare la maglia gialla e le ragazze del gruppo, a partire dalla Van Vleuten che ieri ha conquistato la maglia gialla, dovranno un giorno dirle grazie. Non è frequente che un campione si preoccupi dello sviluppo del suo sport. Anzi, guardandoci intorno, si può dire che sia davvero merce rara.