Davide De Pretto, ex promessa del cross azzurro ora convertito totalmente alla strada, ha chiuso il 2022 con lo stage alla Bike Exchange-Jayco, ciliegina su una stagione di vera svolta dopo il debutto fra gli under 23 dello scorso anno con la Beltrami. Dopo il passaggio alla Zalf Desirée Fior è cambiato tutto e i risultati lo hanno confermato.
«Se guardo quel che ho fatto l’anno scorso – dice – c’è stato un bel salto di qualità, sia dei risultati sia per come gestisco le gare. Sono contento. Alla Zalf mi sono trovato subito meglio e anche l’anno in più vuol dire tanto, perché il salto da junior a under 23 è tanto. In più la Zalf è vicino casa e questo mi ha permesso di allenarmi meglio. Non nascondo che l’anno scorso in qualche momento mi sono sentito inadeguato. Mi allenavo, mi impegnavo, ma non arrivavano risultati. E poi mi dispiaceva, perché mi impegnavo tanto e mi chiedevo come mai non riuscissi a concretizzare qualcosa…».
Invece quest’anno?
Sono partito dall’inverno molto convinto. Mi allenavo con i miei compagni che vincevano le corse e ci stavo bene in allenamento. Non facevo fatica. E da lì ho capito che forse era la strada giusta. Nell’ultimo inverno c’è stato più lavoro soprattutto in palestra. Mi ricordo che il primo anno lavorai qua a casa, perché le palestre erano chiuse. Facevo palestra per modo di dire, mentre adesso con i macchinari che ci sono c’è stata parecchia differenza. E poi soprattutto sono cambiati anche gli allenamenti in bici che ora mi dà Faresin.
Che cosa ti è piaciuto di più: le tre vittorie, la continuità di rendimento o il podio agli europei?
La cosa migliore del 2022 è stato aver mantenuto la forma per gran parte dell’anno. E’ sempre stata una mia caratteristica, però quest’anno sono partito forte e sono riuscito a continuare sino a fine anno. Non me lo aspettavo. Sapevo che stavo bene, ma mentalmente la continuità mi ha dato la conferma che anche io me la posso giocare a livelli più alti.
Secondo a Capodarco: più forte Buratti o si è sentita la differenza di età?
A Capodarco ho trovato Buratti nel suo massimo periodo di forma. Era imbattibile, ma sicuramente un anno in più cioè vuol dire tanto. Sia fisicamente che anche mentalmente.
L’esperienza ai mondiali come è stata?
Per me un po’ una delusione, perché non sono riuscito a rendere per quello che volevo. E’ stata una bella esperienza, però a confronto con l’europeo, il livello era due volte superiore. Ci sono corridori e squadre con un’altra gamba, corridori che arrivano dal professionismo. Io forse non ero al livello dell’europeo, però avevo fatto delle gare in Puglia, dove avevo mostrato una buona condizione. Invece il mondiale non è stato il mio periodo di picco di forma.
Come è andato lo stage con la Bike Exchange?
Hanno detto che erano molto contenti. Al Giro dell’Emilia ho fatto una bella gara e poi soprattutto alla Tre Valli Varesine sono stato il primo della squadra, perché gli altri si sono tutti ritirati. Quindi erano molto contenti. Mi è mancata l’ultima salita, sennò arrivavo lì davanti. Il mio procuratore Alessandro Mazzurana dice che c’è qualche possibilità che mi prendano, però non subito. Ci sono cose da fare, il prossimo anno lo farò ancora alla Zalf.
E’ appena iniziata la stagione del cross, hai qualche nostalgia?
La verità? Neanche un po’. A fine stagione so di dover recuperare e non ho iniziato neanche a seguire le gare. Diverso l’anno scorso. Non fare cross lo scorso inverno mi parve stranissimo. Non sapevo cosa fare, abituato com’ero da quattro anni a staccare dalla strada per passare al cross. Ma facevo anche stagioni meno faticose. Per cui fino a metà novembre riposerò completamente e poi sotto con la palestra e la mountain bike. Proviamo a crescere ancora…