La qualifica olimpica di Lamon è già iniziata

22.11.2022
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Forse non è per caso che dei quattro campioni di Tokyo, l’unico che in questi giorni sta lavorando a Noto sia Francesco Lamon. Il veneto fa da chioccia ai giovani convocati da Villa, ma intanto costruisce la condizione per difendere il suo posto. Il quartetto azzurro si è popolato di colpo di fior di campioni. Grandi specialisti che contemporaneamente corrono o correranno nel WorldTour, con innegabili vantaggi sul fronte del livello atletico. Per restare al top, Lamon ha solo una soluzione: dare il massimo in ogni occasione possibile. Consapevole del fatto che quando inizierà la stagione su strada, gli altri cambieranno marcia. Vedere lo spostamento di Jonathan Milan nel “suo” ruolo di primo uomo del quartetto non può averlo lasciato indifferente.

«Se bisogna guardare i risultati – dice in un momento di pausa nel velodromo di Noto – direi che il 2022 è stato un anno parzialmente positivo. Dopo l’europeo andato storto, a me in primis premeva dimostrare che comunque era stato solo un passaggio e un episodio sgradevole. Le responsabilità, ovviamente, come ha sempre detto anche Villa, era la nostra. Quindi ci siamo rimboccati le maniche e al mondiale siamo arrivati in buona forma, nonostante i vari appuntamenti degli altri ragazzi. Se ogni anno si riesce a essere nei primi tre del campionato del mondo, vuol dire che ci siamo. Questo di base è già positivo».

La nazionale sarà in ritiro a Noto fino a domenica: clima mite e tanto lavoro ben fatto
La nazionale sarà in ritiro a Noto fino a domenica: clima mite e tanto lavoro ben fatto

«Ovviamente da adesso – prosegue Lamon – inizia la qualifica olimpica. In ogni appuntamento, dato che sono pochi, bisognerà essere non dico al 100 per cento, ma almeno al 99. Per essere tranquilli e non qualificarsi per il rotto della cuffia. Quindi daremo il massimo già da questo ritiro. Sono mentalizzato sui campionati europei di febbraio, primo appuntamento del 2023 e primo passaggio per qualificarci».

L’arrivo di Milan

“Lemon” non si piange addosso. Quando arrivi tanto in alto, sai che il solo modo per restarci è vincere la concorrenza interna. Villa su questo è sempre stato chiaro. E anche se per i suoi ragazzi d’oro ha sempre avuto un occhio di riguardo, il passaggio a vuoto agli europei di Monaco ha in qualche modo spostato gli equilibri. Il Lamon dei mondiali era sicuramente più incisivo, ma nulla è più scontato. Ammesso che lo sia mai stato.

«Vedere Milan che fa le partenze – ammette – serve da stimolo per tirare fuori Il 150 per cento. Jonathan lo definisco un fuoriclasse per quello che fa in pista, ma anche su strada. Essendo anche un ragazzo molto giovane, è riuscito ad arrivare a questi livelli in un paio d’anni, mentre io ci ho messo non dico una carriera, ma quasi. Una sana competitività interna giova a tutti, perché si arriva agli appuntamenti con il gruppo più forte. Il bisogno di riconfermarsi ogni volta lo vedo come uno stimolo, anche perché comunque stiamo andando verso un’Olimpiade. Chi va più forte sarà dentro e non ci sarà nessun rancore, da parte mia in primis. Però intanto lavoriamo bene per dimostrare che ci siamo ancora».

Il gruppo endurance, donne e uomini, ha lavorato prevalentemente su strada, con brevi apparizioni in pista nel pomeriggio
Il gruppo endurance, donne e uomini, ha lavorato prevalentemente su strada, con brevi apparizioni in pista nel pomeriggio

Livello altissimo

Fa strano vederli girare in pista con le bici da strada. A un certo punto, proprio Lamon è arrivato a velocità altissima sul rettilineo e ha smesso di pedalare e la prima reazione, pensando alla bici col fisso, è stata di paura. Mentre i velocisti provano le loro partenze in sfide parallele che fanno venire il mal di gambe, le ragazze e i ragazzi del gruppo endurance sono usciti di mattina su strada e sul cemento di Noto provano a loro volta degli allunghi e delle partenze con le bici da strada. Quelle da pista sono rimaste in magazzino.

«Più che il livello mondiale – riprende Lamon – secondo me il livello che si sta alzando è quello all’interno del nostro gruppo. In generale abbiamo visto che, Olimpiadi a parte, i tempi dei quartetti si sono abbastanza livellati. La differenza in casa nostra è che se fino a 3-4 anni fa un determinato tempo lo facevamo in cinque, adesso possono farlo in 8-9, quindi da un lato questo ci dovrebbe permettere di lottare per la qualifica a livello molto alto, dall’altro guadagnarsi il posto da titolare è più difficile».

Ai mondiali di Parigi, chiusi con l’argento, le prime prove “vere” di Milan nel ruolo di lanciatore
Ai mondiali di Parigi, chiusi con l’argento, le prime prove “vere” di Milan nel ruolo di lanciatore

Calo mentale

Parla con tono sereno, il cronometro non mente. Forse la chiave di lettura del 2022, per lui che non corre su strada come gli altri tre azzurri di Tokyo, sta proprio nel fatto di aver fatto più fatica a lasciarsi dietro quell’oro. Le Olimpiadi e poi il successo al mondiale. A quel punto l’attività WorldTour che ha risucchiato Ganna, Milan e Consonni ha rimesso tutto a posto, mentre Lamon e gli altri specialisti sono rientrati in una routine non sufficientemente serrata.

«L’anno post olimpico – riflette – è stato un anno come tutti gli altri. Se però devo guardare gli appuntamenti, forse ci sono arrivato un po’ più stanco mentalmente. I sei mesi di avvicinamento a Tokyo sono stati molto tosti, quindi è stato un calo più mentale che fisico. Ovviamente quando esci da un appuntamento preparato in quel modo, era più da staccare di testa. Per questo penso e spero che andrà meglio. Quest’anno niente vacanze. Ho preferito restare in Italia cercando casa, anche se non l’abbiamo trovata. Dovrei correre la Vuelta San Juan in Argentina. Non lo so ancora per certo, ma in vista degli europei una corsa a tappe, a me in primis, fa bene perché aumenta la resistenza su cui durante l’anno faccio fatica a lavorare, facendo le gare con i dilettanti. Sarà un anno più concentrato rispetto agli altri, perché i campionati del mondo ci saranno ad agosto».

Una fase di recupero accanto a Stefano Moro, appena passato alle discipline veloci
Una fase di recupero accanto a Stefano Moro, appena passato alle discipline veloci

«Devo colmare quel gap che ho rispetto anche ad altri professionisti che fanno la stagione su strada – ragiona Lamon – programmando il lavoro nel modo più preciso possibile anche con Villa e Bragato. E al riguardo vorrei anche ringraziare sia la Arvedi Cycling, che è la mia squadra di appoggio per le gare su strada, sia ovviamente il gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre, che mi concede di fare tutto questo e dandomi sempre l’appoggio di cui ho bisogno. Sono sereno. Ho la tranquillità di cui ho bisogno per fare un bel 2023».

L’inverno della pista, Villa prepara già gli europei

06.11.2022
4 min
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Quella di Marco Villa è un’attesa carica di pensieri, di calcoli e ragionamenti su come affrontare una stagione, quella 2023 su pista, che si preannuncia molto difficile nella sua gestione. Il posizionamento degli europei a metà febbraio, nel pieno dell’inverno e quando la stagione su strada (per quanto già iniziata fra Sudamerica e Australia) è ancora in via di costruzione, rende tutto più difficile. Siamo nell’anno preolimpico, bisogna guardare al ranking e costruire la qualificazione per Parigi 2024. E per quanto stiamo parlando di finalisti e vincitrici dei mondiali, i quartetti non possono permettersi passi falsi.

Villa con le ragazze del quartetto: Fidanza, Alzini, Barbieri, Guazzini, Consonni e Balsamo
Villa con alcune ragazze del quartetto: Fidanza, Alzini e Barbieri

Vacanze in corso

Quasi tutti i protagonisti della pista italiana sono ancora in vacanza, anche chi è tornato ancora non ha ripreso in mano la bici. La pausa disintossicante, sia fisicamente che soprattutto mentalmente, è necessaria, ma presto bisognerà rimettere mano a tutto. Villa è già con il telefono pronto per il primo giro di sondaggi.

«Fino almeno all’11 novembre sono tutti a riposo – spiega – intanto sto programmando il primo ritiro stagionale. Saremo insieme dai 10 ai 12 giorni, probabilmente in Sicilia, a Noto per un appuntamento che si è anche rivelato fortunato per le nostre sorti. Un altro ritiro lo faremo dal 5 al 18 dicembre, con tutta probabilità a Valencia in Spagna ma attendiamo ancora la conferma e lì lavoreremo sia su strada che su pista».

La Champions League prenderà il via a Mallorca il 12 novembre: 5 le tappe
La Champions League prenderà il via a Mallorca il 12 novembre: 5 le tappe
Un inizio già abbastanza intenso…

E non è tutto. Per dicembre abbiamo previsto anche un paio di appuntamenti agonistici, in due eventi, il secondo dei quali ad Anadia in Portogallo, poi spero che intorno a Natale potremo tornare ad allenarci a Montichiari.

A proposito di gare, quello invernale è anche periodo abbastanza intenso per la pista, tra Champions League e 6 Giorni. Tu sei favorevole che i ragazzi si esprimano in queste manifestazioni?

Favorevolissimo! L’anticipo degli europei impone di accelerare per quanto possibile i tempi. Ho intenzione ad esempio di portare la nazionale maschile a San Juan, per gareggiare su strada e accumulare chilometri per anticipare il raggiungimento della forma. Per le donne c’è ancora da valutare il calendario e gli impegni delle ragazze all’interno delle loro squadre. Quella continentale sarà la prima gara dell’anno, i tempi sono molto stretti, quindi più gare fanno, meglio è.

Chi sarà impegnato nelle attività invernali su pista?

Nella Champions League saranno in gara al maschile Scartezzini e Donegà, fra le donne Barbieri e Zanardi, oltre alla Vece nelle prove veloci. Per le 6 Giorni so solo che Viviani ha dato il suo benestare per prendere parte alla classica di Rotterdam.

Per Viviani dopo il bis iridato nell’eliminazione arriva l’invito per la 6 Giorni di Rotterdam
Per Viviani dopo il bis iridato nell’eliminazione arriva l’invito per la 6 Giorni di Rotterdam
Parlando con Milan, ci accennava alla sua disponibilità verso le 6 Giorni, che sarebbero utili per allargare le sue esperienze al di là dell’inseguimento, ma sa benissimo che, oltre alle esigenze della squadra, anche una 6 Giorni non s’improvvisa…

Jonathan è un patrimonio che va preservato. Ha già il quartetto, so che il team si attende molto da lui e conta di utilizzarlo molto su strada. Io non voglio caricare lui d’impegni né tanto meno entrare in rotta di collisione con la Bahrain Victorious. Con i vari team voglio sempre mantenere un sano rapporto di equilibrio, mi inserisco dove posso, non devo essere visto come un ostacolo ma come un aiuto nella gestione dei corridori. I risultati si sono visti…

Le gare di dicembre potrebbero essere utili per far gareggiare ragazzi e ragazze nella madison, spesso hai sottolineato come le esperienze in gara latitino per i nostri.

Sono occasioni da prendere al volo, anche per un altro aspetto. Devo tenere sempre sotto controllo il ranking, perché ogni atleta che sia d’interesse per la rassegna mondiale abbia i 250 punti che l’Uci richiede. Non voglio inseguire l’accesso nelle ultime settimane, anche per il discorso fatto prima di non creare problemi ai team, quindi se in questo periodo si potranno incamerare punti, ben venga.

Per Villa, Milan è un patrimonio da tutelare: per ora la pista è limitata all’inseguimento
Per Villa, Milan è un patrimonio da tutelare: per ora la pista è limitata all’inseguimento
Situazione più facile da gestire con i maschi o le ragazze?

In questo momento c’è più chiarezza in campo maschile, i calendari sono delineati e giorno dopo giorno anche i team vanno chiarendo che cosa vogliono dai corridori almeno nella prima parte della stagione. I ritiri prestagionali sono fondamentali anche per me, per capire. Per le ragazze la situazione è più nebulosa, so che molte andranno in Australia, ma c’è molto da capire. Per questo non vedo l’ora di iniziare il giro di contatti, con telefono e agenda in mano…

Artuso, il futuro alla Bora, il cuore con Colbrelli e Milan

02.11.2022
6 min
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Paolo Artuso ha cambiato numero. Ha restituito quello della Bahrain Victorious e in attesa di riceverne uno dalla Bora-Hansgrohe terrà buono quello di sempre. Il passaggio è avvenuto sotto traccia, perché di solito fa più notizia il mercato dei corridori, tuttavia non è passato inosservato il contratto triennale offerto al preparatore dal team tedesco, che si è già riunito fra Germania e Austria, per visite mediche e un team building a Soelden.

Paolo Artuso (classe 1984) è stato nel gruppo Bahrain sin dalla fondazione, quando c’era il gruppo Nibali
Paolo Artuso (classe 1984) è stato nel gruppo Bahrain sin dalla fondazione, quando c’era il gruppo Nibali

«Ogni tot anni è anche giusto cambiare – sorride Artuso – per avere stimoli diversi e crescere ancora. Ero in Bahrain da sei, praticamente dall’inizio e ho visto cambiare la filosofia della squadra. I primi tre anni c’era il gruppo di Nibali. Poi dal quarto anno è arrivato Rod Ellingworth con la McLaren e ha stravolto la squadra a livello di protocolli. Ha portato l’esperienza di Sky, però è rimasto solamente un anno. Per cui negli ultimi due abbiamo fatto una via di mezzo tra la filosofia iniziale della squadra e quella di Rod, prendendo quello che ci sembrava migliore».

E Bora?

Abbiamo fatto una chiacchierata e quello che mi hanno detto mi è piaciuto tanto. Il progetto che hanno soprattutto per le corse a tappe è importante. Hanno dei giovani molto forti. C’è Hindley, poi Konrad, Schachmann, Buchmann, Higuita, Cjan Uijtdebroeks che non so ancora come pronunciarlo. Poi c’è Vlasov, cioè… La squadra è veramente competitiva e c’è anche Aleotti, che non sappiamo ancora fin dove possa arrivare.

Fra i corridori di Artuso c’è anche Schachmann, reduce da un 2022 a corrente alternata
Fra i corridori di Artuso c’è anche Schachmann, reduce da un 2022 a corrente alternata
Perché hai deciso di accettare?

Mi hanno voluto fortemente e quando vai in un posto in cui ti vogliono così tanto, parti con il piede giusto. Il progetto è a lungo termine, il contratto triennale per un membro dello staff vuol dire fiducia e che a livello economico la squadra è stabile. Così ho deciso di fare il salto, passando dal Bahrain che ha una forte impronta italiana a un team totalmente tedesco. Ci sono degli italiani, ma la base non è latina e mi incuriosisce. 

Ti hanno già assegnato degli atleti da seguire?

Ne ho cinque. Buchmann, che ha fatto quarto al Tour del 2019. Poi Patrick Konrad, che secondo me è un corridore vincente perché tiene in salita ed è anche veloce (i due sono insieme nella foto di apertura, ndr). Schachmann, che arriva da un anno sfortunato, ma ha comunque vinto due volte la Parigi-Nizza. Quindi Sam Bennett, che vince le volate perché ci arriva più fresco e non è solo un velocista. Infine Jungels, che si è operato all’arteria iliaca e ha fatto una bella seconda parte di 2022 dopo la vittoria al Tour e nel palmares ha la Liegi.

Inizia dalla vittoria di Amilly alla Parigi-Nizza 2017 la scalata di Colbrelli al successo. Artuso c’era già
Inizia dalla vittoria di Amilly alla Parigi-Nizza 2017 la scalata di Colbrelli al successo. Artuso c’era già
Colbrelli smette e tu con Sonny hai lavorato tanto…

Abbiamo lavorato insieme sin da quando arrivò al Bahrain. Con lui ho dei bei ricordi, come la prima vittoria alla Parigi-Nizza nel 2017, la prima gara WorldTour della squadra. Ogni anno è cresciuto un po’, fino alla grande stagione 2021. Mi dispiace anche aver lasciato Matej Mohoric, che venne da noi al secondo anno di Bahrain e abbiamo subito instaurato un ottimo rapporto. Tra alti e bassi, insomma, anche con lui siamo riusciti ad azzeccarne qualcuna di buona. E poi c’è Caruso, che mi mancherà a livello umano. Mi mancheranno in tanti, anche Jonathan Milan che è un altro fenomeno.

Proprio Milan: secondo te può diventare un velocista fortissimo come ha detto Caruso?

Che sia forte, è forte. Di fatto è veloce, perché ha numeri fuori dal normale. Però c’è anche una base aerobica buona, come si è visto in Croazia. Quindi secondo me può fare il velocista e l’uomo da classiche. E’ ancora giovane, ha 22 anni ed è ancora tutto da scoprire. Ha già ottenuto tanti risultati. E’ campione del mondo e anche Olimpionico su pista. Su strada si è allenato poco eppure vince già. Dovrebbe lavorare di più e con maggiore continuità, rispetto a quella che ha avuto per vari problemi fisici.

Jonathan Milan non si allena ancora a pieno regime, eppure vince su pista e anche su strada
Jonathan Milan non si allena ancora a pieno regime, eppure vince su pista e anche su strada
Secondo te Colbrelli avrebbe fatto un altro anno alla grande?

Di sicuro ne aveva altri 2-3 al top. L’inverno scorso non è stato perfetto, fra i mille impegni. Però uno che ti vince così e che ha fatto una stagione del genere vuol dire che si era sbloccato e correva con un obiettivo chiaro, anche da parte della squadra. Non doveva più guadagnarsi il ruolo di capitano, avrebbe avuto un approccio completamente differente.

E Caruso?

Secondo me ha ancora i mezzi per andar forte. In ogni corsa cui ha partecipato è stato competitivo. Dall’Andalusia dove ha lavorato per Poels che ha vinto, alla Tirreno in cui ha fatto settimo in classifica, con il quinto posto nel tappone del Carpegna. Alla Sanremo ha lavorato e al Giro di Sicilia ha vinto due tappe e la classifica. Il Romandia era un obiettivo, ma ha avuto problemi con la catena nell’arrivo in salita, ha perso tempo e alla fine è arrivato sesto a 50″ dal podio. Al Delfinato ha fatto quarto e dal Tour se ne è andato con il Covid. Secondo me ha fatto una signora stagione.

Il 2022 di Caruso è partito bene, ma il Tour non è stato il suo miglior passaggio anche per problemi di salute
Il 2022 di Caruso è partito bene, ma il Tour non è stato il suo miglior passaggio anche per problemi di salute
Quando il preparatore cambia squadra, lascia le consegne a chi rimane?

Al Bahrain, come pure alla Bora, si utilizza la piattaforma Today’s Plan. I file di allenamento sono dei corridori e restano a loro. Per il resto, ci sono due account sullo stesso server. Di conseguenza, nel momento in cui vai via, i file rimangono dove sono, semplicemente io non ho più accesso alla piattaforma. I file di allenamento li ho sempre visti come un veicolo per fare meno errori e programmare la preparazione. Il test vero e proprio andrebbe fatto in laboratorio in ambiente controllato e con lo stesso ergometro. I test che usiamo di solito servono per calibrare i ritmi di allenamento, capire dove l’atleta è più carente, dove lavorare. Mi resta il bagaglio di esperienza. E tutto il lavoro che devo cominciare a fare con i miei nuovi atleti.

Un’altra specialità per Milan? Martinello dice scratch

26.10.2022
4 min
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Ancora Jonathan Milan nei nostri discorsi. Un talento così non si può tenere fermo neanche “su carta”, in questo caso sugli schermi dei nostri device. L’ultima volta avevamo chiesto a Milan quale altra specialità del parquet gli sarebbe piaciuto fare. 

Il friulano della Bahrain Victorious però era stato molto realista. Oltre al fatto che aveva ribadito che l’inseguimento, individuale e a squadre, non si toccavano, aveva sottolineato come per ogni altra disciplina servisse una certa dose di esperienza. 

Silvio Martinello, Giro d'Italia
Martinello (classe 1963) è stato un pro’ per 15 stagioni, ma al tempo stesso un grande pistard (5 titoli iridati e un oro olimpico)
Silvio Martinello, Giro d'Italia
Martinello (classe 1963) è stato un pro’ per 15 stagioni, ma al tempo stesso un grande pistard (5 titoli iridati e un oro olimpico)

Parola a Martinello 

Abbiamo chiamato in causa Silvio Martinello, grande ex della pista e con un occhio sempre tecnico e preparato. E siamo partiti dalla questione “altra specialità in ottica Parigi 2024”, tanto più che Marco Villa in virtù dei nuovi regolamenti a Parigi potrà schierare cinque atleti e non più sei.

«Se parliamo di slot in chiave olimpica – dice Martinello – oltre all’inseguimento a squadre che non si tocca, parliamo di omnium e madison. Scartato l’omnium, troppo dispendioso, resta la madison

«E dico subito che per me Jonathan ha la qualità per correre “l’americana” appunto. Ha lo spunto veloce che serve per quella prova. E’ chiaro però che l’aspetto legato all’esperienza in una specialità simile è fondamentale».

«E’ fondamentale non solo per il gesto tecnico del cambio, ma anche per la capacità di trovarsi al posto giusto nel momento giusto e lanciare il compagno al meglio. E per fare questo serve tanta esperienza».

Scartezzini e Consonni nel momento del cambio. I due azzurri sono forse i nostri più esperti interpreti della madison
Scartezzini e Consonni nel momento del cambio. I due azzurri sono forse i nostri più esperti interpreti della madison

Madison da sogno…

Esperienza dunque è la parole chiave. Lo ha detto Milan, lo ribadisce Martinello.

«Per forza – va avanti Silvio – il gesto del cambio lo puoi allenare. Ti metti dietro derny e ogni volta che lungo la pista ritrovi il compagno gli dai il cambio. A forza di ripetere affini il gesto. Ma un conto è farlo quando si è da soli e un conto è farlo in gara con altri 15 team.

«Quindi serve esperienza e questa si acquisisce solo correndo. Facendo le Sei Giorni. E vedo che non ne fanno, anche Villa lo sa visti i tanti impegni, e per questo per Parigi credo sia un po’ tardi».

Martinello aggiunge che in questa specialità l’Italia può fare un vero salto di qualità visti gli interpreti che ha. E fa i nomi di Viviani, Consonni, Ganna

«Io però non conosco né i piani di Villa, né del ragazzo. Perché non dimentichiamo che Milan può essere molto forte anche su strada. Ma proviamo a pensare una madison Ganna-Milan…».

Martinello tira fuori dal cilindro il vero coniglio: una coppia così sarebbe mostruosa in quanto a potenza. Magari non sarebbero super agili rispetto ad un duo con un baricentro più basso e leve più corte, quindi potrebbero essere un filo più lenti nei cambi, ma una volta lanciati… Per non parlare della caccia al giro. Valli a prendere due così!

A tutto scratch

La scelta della madison è stata fatta in relazione alle Olimpiadi, il cui il programma della pista è fortemente limitato. Ma se invece Martinello con Milan avesse carta bianca, in quale altra specialità lo vedrebbe bene?  Anche in questo caso l’ex pro’ veneto non ha dubbi: lo scratch.

«Uno come Milan – dice Martinello – può fare bene in tutte le specialità, ma se dovessi scegliere, e lo farei anche in base alle specialità che più piacciono a me, direi lo scratch.

«Jonathan ha le caratteristiche tecniche e fisiche che servono per questa specialità: è veloce, ha tanta potenza ed è resistente. Certo, non conosco il suo colpo d’occhio, perché noi lo abbiamo visto all’opera sempre in specialità di prestazione e non di situazione, ma con quel motore che si ritrova sarebbe funzionale allo scratch».

Mezz’ora con Caruso: il Giro, i giovani, Milan e Ciccone

23.10.2022
8 min
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Con i suoi 35 anni, Damiano Caruso è l’ultimo italiano ad essere salito sul podio del Giro d’Italia e se quest’anno non ha difeso il piazzamento del 2021 è stato perché la squadra l’ha spedito in Francia. Punto. Lo ha detto anche Cassani, che venerdì l’ha inserito fra gli italiani più concreti per il prossimo Giro. Ma è ancora presto per dire se il prossimo anno sarà diverso e non è neppure questo il motivo per cui l’abbiamo chiamato.

Ci incuriosisce infatti sapere che cosa pensi del percorso del Giro e soprattutto, guardandosi intorno, se abbia visto fra gli italiani giovani qualcuno che in futuro possa puntare a un buon piazzamento. E se, rivedendo la sua esperienza, avere una WorldTour italiana cambierebbe davvero le cose.

Con questa vittoria a Monte Spluga, al Giro 2021 Carusò blindò il secondo posto dietro Bernal
Con questa vittoria a Monte Spluga, al Giro 2021 Carusò blindò il secondo posto dietro Bernal

Un Giro da fughe

«Tre tappe con 5.000 metri di dislivello – dice – due da 4.000. Parecchie sul filo dei 200 chilometri e anche più lunghe. Poi le tre crono, la seconda di 33 chilometri e mezzo. E’ un Giro particolare. Dopo quattro giorni c’è il primo arrivo in salita e dopo altri tre si va a Campo Imperatore, che è bella dura.

«E’ nello stile del Giro fare tapponi duri e lunghi e secondo me è un po’ in controtendenza. Perché alla fine si è visto che le azioni più spettacolari sono venute nelle tappe da 140-150 chilometri. Ce ne sono due di 218 chilometri. Quella di Campo Imperatore sono sei ore di bici con 4.000 metri di dislivello.

«Vedo tante tappe da fuga. Quella di Crans Montana (13ª tappa, ndr) ha l’ultima salita lontana dal San Bernardo e nella valle, che si fa al Romandia, decide tutto il vento che al mattino tira in un verso, il pomeriggio nell’altro. Sono lunghe e non puoi inseguire tutto il giorno. Chi tira? Sarà un Giro per gente che va forte in salita, ma deve andare forte per forza anche a cronometro».

Due tappe vinte per Caruso quest’anno al Giro di Sicilia, corso con la nazionale: a Caltanissetta e sull’Etna
Due tappe vinte per Caruso quest’anno al Giro di Sicilia, corso con la nazionale: a Caltanissetta e sull’Etna
Dicono Evenepoel…

Da lui c’è da aspettarsi di tutto. Se davvero verrà, avrà un bagaglio di esperienza superiore, un anno in più di maturazione e il morale altissimo. Sicuramente sarà uno dei favoriti. Questo ragazzo secondo me è ancora da scoprire, neanche lui conosce i suoi veri limiti. Alla Vuelta grandi cali non ne ho visti. Nelle varie occasioni si è gestito con intelligenza ed è arrivato in fondo in scioltezza. Alla fine l’unico che poteva impensierirlo in salita era Roglic, ma si è autoeliminato.

Si parla anche di lui e di Mas.

Se confermano questi tre nomi, abbiamo già il podio. Se vengono loro, ci saranno tre squadre attrezzate per supportare tre capitani, quindi il Giro comincia a diventare più complicato. Non sarà il classico Giro. Il vero problema secondo me è ostinarsi a voler assomigliare al Tour. Non si deve snaturare, il Giro deve vivere di luce propria. Non devi sempre cercare di fare qualcosa per attirare questo o quel corridore. I corridori a un certo punto capiranno che solo pochi possono vincere il Tour. Se io fossi un corridore di classifica, intanto comincerei a vincere il Giro. Il problema viene dalle squadre, perché purtroppo per loro il Tour vale di più e il ragionamento smette di essere tecnico.

Evenepoel viene al Giro? Secondo Caruso (i due insieme alla scorsa Liegi), troverà un percorso perfetto per lui
Se Evenepoel viene al Giro (i due insieme alla scorsa Liegi) troverà un percorso perfetto per lui
Parliamo un po’ di italiani?

Per adesso non vedo tanti che possano ambire all’alta classifica, però mi piacerebbe cominciare a vederne qualcuno che prova a entrare nei 10. C’è Fortunato, per cui la vittoria sullo Zoncolan è diventata molto pesante. Per i grandi Giri non siamo attrezzatissimi, mentre per le gare di un giorno e i traguardi di tappa secondo me non siamo messi male.

Dopo Nibali sarebbe toccato ad Aru, ma ha smesso anche prima.

Di sicuro non abbiamo l’erede di Nibali, speriamo almeno in un corridore che abbia la voglia di cimentarsi per provare a fare classifica. Noi abbiamo Zambanini, che nel 2022 ha fatto vedere che può tranquillamente fare questo mestiere e farlo bene. Ha bisogno di crescere, non è Pogacar, ma lavora per migliorare. Dobbiamo prendere i buoni corridori che abbiamo e dargli il tempo di maturare. Zambanini secondo me è ha talento e, se farà un percorso di crescita adeguato alle sue potenzialità, un giorno potrà arrivare anche ad ottenere dei risultati sopra la media.

Zambanini è uno di quei corridori che ha bisogno del suo tempo per emergere, ma ha qualità e talento
Zambanini è uno di quei corridori che ha bisogno del suo tempo per emergere, ma ha qualità e talento
Cosa pensi di Ciccone?

“Cicco” è uno di quelli su cui ci sono grandi attese, però forse non è un corridore da Giri. Lui lo pensa perché glielo hanno inculcato dall’inizio. Prendete Formolo: dicevano che fosse un corridore da corse a tappe, il nuovo Ivan Basso. Ti fanno crescere con un determinato obiettivo e ti fanno credere che la strada è quella. Poi in corso d’opera riprogrammarsi non è semplice.

La tua storia in fondo è simile a quella di Ciccone, no?

Non tanto, io mi sono semplicemente disabituato. La mia generazione è stata l’ultima cui dissero, lo ricordo ancora bene: «Tutto quello che hai fatto da dilettante lo devi dimenticare, qui si ricomincia da zero. C’è da fare la gavetta e portare le borracce. E poi, pian piano, se dimostri che hai talento, ti diamo spazio». Invece forse questo è stato deleterio, perché mi sono adagiato sul ruolo che mi avevano assegnato.

Ciccone fa bene a insistere sui grandi Giri? Caruso ormai ha più di un dubbio: «Ma Giulio è fortissimo»
Ciccone fa bene a insistere sui grandi Giri? Caruso ormai ha più di un dubbio: «Ma Giulio è fortissimo»
Avevi davanti Basso e Nibali…

Quando sono arrivato alla Liquigas, per me già era un sogno poter fare il Giro d’Italia con Ivan Basso. Figuratevi se pensavo di fare il leader. La prima volta che mi è stata data l’opportunità di fare classifica fu alla Vuelta del 2014, quando feci nono. Ma non mi fu detto che sarei partito da leader. L’anno dopo invece arrivai ottavo al Giro e partii dall’inizio con quell’obiettivo.

Al Giro del 2012 ci fu un momento chiave.

Forse la svolta di tutta la mia carriera. Il penultimo giorno ero in fuga con Cunego e De Gendt. Eravamo rimasti soli sul Mortirolo, dovevamo scendere e fare lo Stelvio su cui c’era l’arrivo. Invece in fondo al Mortirolo mi fermai letteralmente per aspettare Basso, che era con un gruppetto dietro. Eppure in quel momento ero super contento, perché mi sembrava tantissimo staccarmi per aspettare Ivan che doveva provare a vincere il Giro. Col senno di poi, se quel giorno non mi avessero fermato, magari non avrei vinto la tappa, però si sarebbe aperto un altro scenario.

Quello che succede ad altri italiani in giro per il mondo…

Come fai a valorizzare un talento italiano se va nelle altre squadre, dove ci sono altri grandi campioni? Se ti vuoi inserire nel gruppo, devi fare quello che la squadra ti chiede. O sei un talentuoso e allora già a 22-23 anni dici al vecchietto di andare a tirare per te, altrimenti fai quello che ti dicono. Se vuoi lavorare in questo mondo è così. Prima o poi nascerà un altro Pantani, ma intanto valorizziamo quel che abbiamo. Siamo bravi a buttarci giù, intanto però abbiamo un po’ di certezze come Ganna e anche tanti giovani promettenti a cominciare da Milan.

Forte, Johnny…

Secondo me ancora non ha fatto vedere neanche il 60 per cento della sua forza. Jonathan è una… bestia. Quest’anno al Giro di Croazia mi ha stupito in maniera assurda ed ha ancora margine. Deve ancora cominciare ad allenarsi da professionista, perché per un motivo o per l’altro finora ha giocato e ha avuto un po’ di infortuni.

Alla partenza de lLombardia con Alessandro De Marchi, compagno di Caruso alla BMC
Alla partenza de lLombardia con Alessandro De Marchi, compagno di Caruso alla BMC
Cosa può fare?

Se arriva in condizione ad un grande Giro e soprattutto riesce a controllare la sua foga, con un po’ di esperienza entro 2-3 anni diventerà uno dei velocisti più forti del mondo. Ma può andare bene anche al Fiandre e alla Roubaix, Jonathan secondo me ha dei margini notevoli, è forza bruta. Questo, è un toro.

E ha solo 22 anni

Non ditelo a me. Al Giro di Croazia ero il più vecchio seduto a tavola e un giorno abbiamo festeggiato il compleanno di Santiago Buitrago che faceva 23 anni, poi il suo che ne compiva 22. E io ero frustrato pensando che la settimana dopo a casa ne avrei compiuti 35. 

Milan secondo Caruso non conosce i suoi limiti. Potrebbe davvero diventare uno dei velocisti più forti?
Milan secondo Caruso non conosce i suoi limiti. Potrebbe davvero diventare uno dei velocisti più forti?
Programmi?

Adesso siamo a riposo tranquilli e poi a dicembre si farà il classico ritiro ad Altea e poi un altro a gennaio. Ci sarà il gruppo che torna in Australia, ma io credo che comincerò in Spagna fine febbraio. Comunque in Europa, a noi vecchietti certe trasferte le evitano, con tutti quegli sbalzi di temperatura. Poi vedremo che programma fare, io ho fatto una richiesta, vedremo se sarà accolta. Per ora me ne sto a casa con la famiglia. Oggi ho fatto un giretto sul tardi, qui fa un bel caldo. Giù al mare fanno ancora il bagno.

Milan, che ne diresti di provare nuove specialità?

22.10.2022
5 min
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Quando torni a casa con due argenti mondiali dovresti essere soddisfatto, eppure nella voce di Jonathan Milan, diretto verso le sospirate e meritate vacanze, si nota sempre quella leggera increspatura. Quella minima punta di rammarico che fa parte della crescita di un atleta che punta il più in alto possibile e che ha davanti a sé un orizzonte smisurato.

Sui media nazionali, ma soprattutto sui social dove molto si è dibattuto sui risultati degli azzurri in Francia, è emerso un tema molto interessante: un Milan così forte su strada e su pista, dotato di potenza assoluta al punto da essere scelto per il lancio del quartetto ma capace anche di grandi sprint (il Cro Race docet con due vittorie di tappa) potrebbe emergere anche in altre specialità oltre all’inseguimento?

Per Milan un argento nell’inseguimento individuale, la prova che più ama
Per Milan un argento nell’inseguimento individuale, la prova che più ama

Noi abbiamo affrontato il tema con il diretto interessato, ma le risposte sono state complicate, come aveva anticipato Villa parliamo di un corridore assolutamente privo di esperienza nel settore e questo è un fattore da considerare, almeno quando l’appuntamento olimpico è già imminente essendo a meno di due anni.

A mente fredda come giudichi il tuo mondiale?

Non posso non essere contento, due podi non li conquisti tutti i giorni, ma è chiaro che quando arrivi lì vuoi sempre di più. Aver perso l’oro nel quartetto dispiace perché eravamo i campioni uscenti, ma abbiamo dimostrato di essere comunque sul pezzo e questo varrà anche per i prossimi anni. Nell’inseguimento individuale quando perdi in finale, senti che ti manca sempre qualcosa, ma sono andato contro un campione enorme come Filippo

Per Milan a Parigi è arrivato il secondo argento consecutivo nell’inseguimento, dopo quello 2021 dietro Lambie
Per Milan a Parigi è arrivato il secondo argento consecutivo nell’inseguimento, dopo quello 2021 dietro Lambie
Si è parlato molto di che cosa farebbe Milan in altre discipline che non sono l’inseguimento…

Anch’io ho letto i social, capisco quel che vorrebbero i tifosi, ma se mi chiedi se le affronterei la risposta è un “ni”. Qualcosa ho fatto, ma solo quando ero esordiente e allievo, troppo tempo è passato e troppo diverso è il livello. Non ho esperienza, non saprei proprio come gestirmi. Sono sempre rimasto legato all’inseguimento e preferisco fare quel che mi riesce meglio. Sarebbe bello provare qualcosa di nuovo, ma specialità così importanti non si inventano.

Anche Villa ha sottolineato questo aspetto, comprendendo i tuoi crescenti impegni su strada nella Bahrain Victorious. Parliamo però a livello utopistico: quali sono le discipline extra inseguimento dove pensi che potresti emergere?

E’ una bella domanda, ma mi è davvero difficile dare giudizi non avendole mai corse. Posso dire da profano che mi piacerebbe provarle tutte, ma veramente ne so troppo poco. Quando ho iniziato con la pista in maniera seria, mi sono subito dedicato al quartetto ed è stato un lungo percorso per capire tutti i meccanismi.

Milan con Mohoric alla Cro Race, trampolino dimostratosi ideale per i mondiali su pista
Milan con Mohoric alla Cro Race, trampolino dimostratosi ideale per i mondiali su pista
Molti sono convinti che potresti fare bene…

Chissà, c’è alla base un grandissimo forse. Sinceramente considerando quel che già affronto, le difficoltà nel conciliare due discipline non so quando sarebbe un bene farlo. Ci vorrebbe troppo tempo per imparare, non dimentichiamo che manca solo un anno e mezzo alle Olimpiadi. Magari per il prossimo ciclo olimpico… Ma non è tempo per parlarne.

Parlando da osservatore privilegiato stando in pista, qual è però la specialità che ti piace di più?

A occhio mi piace molto la corsa a punti, vorrei anche provarla qualche volta con la costruzione di tante volate una diversa dall’altra tenendo anche presente come si debbano guadagnare giri per poter emergere, ma poi magari facendola non mi piacerebbe più così tanto. Lo scratch effettivamente è la disciplina che più si avvicina alla strada, la madison invece non l’ho mai provata e mi affascina, so che è molto difficile tecnicamente, serve molta coordinazione con il compagno, perché basta un cambio nel momento sbagliato e potresti compromettere tutto. Ogni specialità è diversa, ognuna ha le sue prerogative.

Con la Bahrain resta grande feeling, ma la preparazione su strada potrebbe presto richiedere anche più attenzione
Con la Bahrain resta grande feeling, ma la preparazione su strada potrebbe presto richiedere anche più attenzione
Per imparare una soluzione potrebbe essere prendere parte a qualche 6 Giorni?

In teoria sì, soprattutto per quelle specialità del programma olimpico. Non ci sarebbe grande pressione per fare risultato e si potrebbe quindi utilizzare per studiare, ma ci sono delle difficoltà. Intanto si toglierebbe spazio alla preparazione invernale, che si sa essere alla base di tutta la stagione su strada. Poi non è che potrei andare alle 6 Giorni così, di punto in bianco, dovrei comunque avere un minimo di tempo per prepararle, c’è un ampio lavoro dietro. Un paio sarebbero una buona palestra, ma non è così semplice.

Almeno per ora sei uno spettatore: sono specialità che ti esaltano?

Altroché, quando c’è un italiano in gara divento matto, tifo come un forsennato. Se vince un italiano, un compagno d’avventura sono felicissimo, sono fatto così. Magari tra qualche tempo riaffrontiamo l’argomento, per ora preferisco continuare sulla “strada vecchia”…

Per Villa mondiale da 10, ma quell’argento non va giù…

21.10.2022
4 min
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Spesso non è tutt’oro quel che riluce. Agli ultimi mondiali su pista l’Italia ha chiuso seconda nel medagliere, a pari numero di ori con l’Olanda, eppure su molti media il giudizio finale sulla spedizione italiana non è stato sempre positivo, rimarcando come nelle specialità olimpiche siano arrivati solo un oro e un argento. Nella sua analisi il cittì Marco Villa, arrivato ai mondiali dopo il record dell’Ora di Ganna, tiene innanzitutto a difendere l’operato dei suoi ragazzi: «Se dovessi dare un voto alla squadra darei 10. Per la lode è mancato l’oro del quartetto maschile, per questione di qualche decimo».

Villa con i ragazzi del quartetto. Dopo lo stellare 2021 un argento con un po’ d’amaro in bocca
Villa con i ragazzi del quartetto. Dopo lo stellare 2021 un argento con un po’ d’amaro in bocca
Agli europei la debacle dell’inseguimento a squadre ti aveva fatto molto arrabbiare. Questa volta come l’hai presa?

Allora avevamo sbagliato pesantemente e ad essere sinceri ero ancora preoccupato che qualcosa non andasse per il verso giusto. Anche i ragazzi hanno psicologicamente corso con un po’ di paura, si sono trattenuti per non disfare l’assetto e quindi hanno chiuso senza aver dato realmente tutto. Manlio Moro ad esempio mi ha detto all’arrivo che poteva ancora spingere, lo stesso dicasi per Milan chiamato a lanciare il quartetto, un ruolo che ancora non sente suo.

Quanto c’è nel risultato di questo trattenersi degli azzurri e quanto invece di merito degli inglesi?

In egual misura. Il quartetto britannico mi ha stupito, ma d’altronde avevano un Hayter in una forma spaziale, che ha portato a casa due ori e un argento. Ha portato il quartetto molto in alto.

Milan con Ganna: il regolamento olimpico potrebbe portarli ad altre gare per loro inedite
Milan con Ganna: il regolamento olimpico potrebbe portarli ad altre gare per loro inedite
Molti hanno sottolineato come le ragazze, dopo il bellissimo oro nel quartetto, si siano un po’ afflosciate…

Un rilassamento c’è stato, l’ho visto anch’io, ma bisogna capire che la stagione per tutte loro è stata lunghissima e atipica. Molte erano nuove nel WorldTour, hanno disputato un numero enorme di gare. Un plauso particolare va alla Balsamo, che pur dopo una stagione stressante ha onorato l’impegno. Nell’omnium non era la solita Elisa. Nella madison poi c’era poco sincronismo tra le ragazze, ma questo lo sappiamo, è una specialità che si corre poco e questo lo paghiamo.

C’è un’immagine della Balsamo che è rimasta impressa: lo sprint con la Kopecky che l’ha portata al secondo posto nell’eliminazione dell’omnium, ma poi era davvero spompata.

La belga aveva fatto il giochetto per farla perdere, Elisa è stata bravissima, poi non aveva senso lottare per la vittoria, 2 punti non cambiano nulla. Anche Viviani nell’eliminazione dell’omnium aveva speso tanto nei primi giri e si è accontentato del quarto posto. Poi, nella gara secca, è stato tutto un altro discorso.

Per la Balsamo l’oro con il quartetto, ma si vedeva che le energie erano ormai quasi finite
Per la Balsamo l’oro con il quartetto, ma si vedeva che le energie erano ormai quasi finite
Si è parlato molto di un impiego di Milan anche in altre specialità, non solo nell’inseguimento. Tu che cosa ne pensi?

Mi piacerebbe, ma devo tener conto che l’attività su strada, grazie ai suoi risultati, lo sta assorbendo sempre di più. Questo va a scapito del tempo da dedicare alla pista e non possiamo prescindere dal quartetto. Le altre specialità, quelle olimpiche, non le ha mai fatte e non s’inventano dall’oggi al domani. Per me è già abbastanza quello che fa, io prendo ogni atleta in base a quel che può garantirmi.

I prossimi mondiali saranno ad agosto, in una kermesse che prevede nello stesso luogo e periodo anche le prove su strada. Questo costituisce un problema e in che misura?

Nel corso degli anni credo che abbiamo dimostrato di saperci sempre adattare, in base al tempo di effettuazione di ogni manifestazione. La nuova manifestazione è all’insegna della multidisciplina, in base alla situazione studieremo come schierarci al via, quel che è sicuro è che porteremo una squadra attrezzata in grado di fare il meglio possibile.

Secondo Villa, nella madison Barbieri e Consonni hanno pagato la poca consuetudine con questo tipo di prove
Secondo Villa, nella madison Barbieri e Consonni hanno pagato la poca consuetudine con questo tipo di prove
Il prossimo anno inizia la rincorsa alle qualificazioni olimpiche. Ti preoccupa?

Non userei questo termine, diciamo che mi tiene al massimo dell’attenzione. Il cammino è lungo e difficile, ma so che ho dalla mia un gruppo ampio, un’abbondanza di talenti nella quale scegliere per affrontare ogni impegno, ma bisognerà stare attenti a non compiere passi falsi. Intanto però non guardo solo al comparto endurance: vedremo di provare a conquistare una difficilissima qualifica anche nella velocità. Intanto nel 2023, d’accordo con Quaranta che sta lavorando benissimo, cominceremo a vedere Predomo anche alle prese con i più grandi, per acquisire esperienza.

Finale per due, ma l’oro e il record sono di Ganna

15.10.2022
6 min
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Maglia iridata e record del mondo: Ganna non si tocca e a distanza di neanche una settimana centra un altro record del mondo. Dopo l’Ora con 56,792 chilometri, ecco i 3’59”636 alla media di 60,091 sui 4.000 metri. Entrambi a livello del mare.

A Milan è bastato rendersi conto che Pippo avrebbe usato la bici dell’Ora, per capire di avere una sola tattica a disposizione. Partire a tutta e approfittare dell’avvio lentissimo della Bolide F HR del compagno/rivale. Lui a Grenchen c’era e aveva visto di quale progressione fosse stato capace Ganna una volta lanciata la bici: l’unica soluzione era avvantaggiarsi e sperare di mantenere il margine. Anche se i 3 secondi che li dividevano dopo la semifinale del mattino erano probabilmente l’annuncio di un ostacolo troppo alto da saltare. Con gli sguardi da hooligans della curva, gli azzurri al centro della pista facevano il tifo per il piemontese, avendone intuito il momento difficile.

Il giorno duro di Ganna

Infatti Ganna stamattina non voleva neanche partire. Lo ha raccontato lui per primo dopo la vittoria ai microfoni dei cronisti accorsi per sentirne le parole.

«Oggi – racconta – è stata una delle giornate più intense che ho vissuto finora. Stamattina intorno alle 10,30 non volevo partire. Volevo finire la stagione, andare in vacanza. Poi sono arrivati i miei compagni, quelli erano a bordo pista a incitarmi, a dirmi che avrei dovuto provarci. Devo dire grazie sia a loro che ci hanno creduto e hanno convinto anche me, sia al pubblico che era qua, veramente caloroso. Perché quando hanno capito che potevo farcela e che potevo batterlo anche loro mi hanno dato la grinta e il supporto per riuscire».

Ancora una volta, c’è stato Villa al suo angolo
Ancora una volta, c’è stato Villa al suo angolo

Partenza a razzo di Milan

Milan è stato in testa per i primi quattro giri, poi Ganna ha iniziato ad abbassare i suoi tempi. Nel velodromo svizzero aveva raccontato che la bici è pesante in avvio, ma quando si lancia sembra che voli. E così inesorabilmente il suo ritmo si è alzato e ben presto Milan è finito risucchiato.

«Stavo bene – racconta il friulano – non ho cambiato neanche il rapporto. Di solito lo chiedo più leggero se la gamba è affaticata avendo fatto ieri il quartetto e la gara del mattino. Mi sentivo bene e sono partito con un buon ritmo. Penso di essere stato con lui nei primi giri. Ho fatto una buona partenza. Poi lui a metà gara, a nove giri dalla fine mi ha superato e ha mantenuto un ritmo alto. Io ho cercato di inseguire, ma è andata così. Stamattina ho fatto il mio record personale, bene anche stasera, ma non è bastato».

Dopo la partenza complicata, Ganna ha lanciato la bici verso l’oro e il record del mondo
Dopo la partenza complicata, Ganna ha lanciato la bici verso l’oro e il record del mondo

L’arma in più di Ganna

Consonni affacciato dalla balaustra lo ha incoraggiato per tutto il tempo, chissà se avendo intuito la possibilità che Ganna battesse il record del mondo. E intanto Ganna macinava, limando metri e centesimi a ogni giro. Senza pensare che la preda dall’altra parte fosse un compagno, fiutandone l’odore e scoprendo i denti per azzannarlo.

«Sono partito con il classico riscaldamento – racconta il campione della Ineos Grenadiersho ascoltato musica un po’ pesante grazie al mio amico deejay Thomas. Poi sono salito in pista. La falsa partenza forse mi poteva destabilizzare di testa, però sono rimasto calmo, ho respirato e poi ho fatto la corsa che so fare. Quella bici à molto differente dalle altre. Speriamo solo che in due anni Pinarello trovi il modo di farla partire un po’ più facilmente. Nel primo giro è difficile da lanciare, è pesante, ma una volta partita è veramente un razzo. Gli ingegneri sono riusciti a fare veramente qualcosa di straordinario. In più, a giudicare dai tempi che ha fatto vedere, il velodromo si è dimostrato veloce».

Milan è stato interprete di una grande partenza
Milan è stato interprete di una grande partenza

Milan deluso

Milan nei confronti di Ganna ha un rispetto spropositato, essendo entrato giovanissimo nel quartetto di cui Pippo era già il leader. E anche se il suo apporto è stato decisivo per vincere le Olimpiadi, Jonathan sta spesso un passo indietro.

«Un po’ sono deluso – ammette – non posso dire di no. Ci tenevo a questo mondiale, volevo finire la stagione con una maglia iridata, però devo guardare il tutto, i giorni passati… Ho fatto il quartetto, ho fatto il mio record personale, sono contento. Magari Pippo lo immaginavo un po’ più stanco – sorride – ma erano le sensazioni, quello che senti durante la gara. Non abbiamo parlato più di tanto di come stessimo. Fra una gara e l’altra abbiamo pensato a recuperare, a mangiare e fare i massaggi». 

I complimenti di Ganna

E mentre Ganna si gode il riposo e le domande, l’anomalia di questo scontro azzurro viene affiorando lentamente, anche se è palese dalle sue parole che la gara è gara.

«L’obiettivo era vincere la medaglia – dice Ganna – se riuscivo a fare il record era meglio. E’ venuto un ottimo risultato individuale e di squadra, perché in pista non c’ero soltanto io, ma tutti i ragazzi che mi supportavano. E un avversario, Johnny, anche se prima della partenza ce lo siamo detti: “Gara fino alla fine e vince chi è il più forte”. Ho tantissimo rispetto per lui, è giovane e sono sicuro che in due anni sarà una delle pedine fondamentali per il quartetto. Siamo compagni di squadra e questo fa capire che siamo veramente a livelli altissimi. Spero di potergli trasmettere tutto il bello che posso, poi sta a lui accettarlo o meno. Sapevo che sarebbe andato molto forte e dovevo migliorarmi nel primo chilometro, dove lui è molto più forte di me. Di testa ero pronto a combattere, ma stasera credo che ci berremo qualche birretta insieme».

Ultima parola a Villa

La morale spetta al cittì Villa, al terzo oro in due giorni, dopo quelli di Martina Fidanza e del quartetto delle ragazze.

«Indimenticabile è la parola corretta – dice – sono felicissimo. Chiudiamo una settimana incredibile, iniziata con il record dell’Ora e finita con un altro record sui 4.000 metri. Sono contento per Pippo e dispiaciuto per Jonathan, che non dimentichiamo ha chiuso in 4.03”, a 22 anni. Il futuro è suo. E’ partito forte, non per nulla gli affidiamo anche le partenze nel quartetto, ma Pippo con l’esperienza ed il lavoro svolto negli anni ha saputo rimontare. Ricordo che per farlo ha dovuto battere il record del mondo».

Serata magica a Parigi: il quartetto delle donne è d’oro

14.10.2022
7 min
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Mentre i maschi masticano a fatica la vendetta di Bigham e dei suoi compagni, il quartetto delle donne scintilla dalla vetta del podio ai mondiali di Saint Quentin en Yvelines. Alzini non ce la fa a smettere di piangere. Balsamo ha i brividi e trema. Martina Fidanza canta l’inno a meno di 24 ore dalla vittoria nello scratch. Guazzini ha preso il tricolore e Chiara Consonni fa la linguaccia a suo fratello che al collo ha invece l’argento. Dopo due false partenze per la stessa giudice incapace del tempo giusto con le atlete allineate, il trenino azzurro ha stritolato le rivali britanniche.

Elisa Balsamo tira il quartetto, dietro Guazzini, Fidanza e Consonni: si va per l’oro!
Elisa Balsamo tira il quartetto, dietro Guazzini, Fidanza e Consonni: si va per l’oro!

Buona la prima

Le ragazze del quartetto sono entrate nella storia della pista, conquistando l’oro che hanno costruito negli ultimi anni: chiusura del cammino iniziato con Salvoldi (cui tanto si deve in questo momento) e punto d’inizio della rincorsa verso Parigi 2024 nel gruppo di Villa.

«Abbiamo lavorato tanto in questi in questi mesi – dice Marco – e alla prima esperienza col quartetto donne… Buona la prima! Dispiace per gli uomini. Abbiamo lasciato qualcosina durante questi 4.000 metri, ma dall’altra parte abbiamo trovato un quartetto regolarissimo e fortissimo, che non c’ha permesso di fare quel solito recupero. L’importante sarà analizzare e capire».

Due false partenze

La notte di Saint Quentin ha qualcosa di magico. Mentre ad Apeldoorn (la stessa città in cui ai mondiali del 2018 i quartetti azzurri conquistarono il bronzo) le azzurre del volley vengono respinte dal Brasile, in Francia si fa festa per l’oro delle ragazze e ci si scopre incontentabili davanti all’argento dei maschi.

«Siamo partite molto forte – racconta Vittoria Guazzini, al secondo iride di stagione – sapevamo che le inglesi erano difficili da battere, però io non sono mai stata molto preoccupata. Ho cercato di guardare solo il tablet e andare a tutta senza preoccuparmi di loro e alla fine è arrivata la vittoria. Avevamo una tattica ben precisa, ovvero di stare sui tempi di tabella e magari aprire alla fine, se ce ne fosse stato bisogno. Abbiamo corso una prova lineare, più che altro eravamo nervose per le due false partenze con i giudici che ci tenevano. Siamo tutte molto unite, quindi speriamo di continuare così per i prossimi anni. La concorrenza è altissima, dobbiamo solo rimboccarci le maniche e continuare così, ma è un punto di partenza».

Subito dopo la vittoria, Balsamo, Fidanza, Consonni, Alzini e Guazzini erano ancora incredule
Subito dopo la vittoria, Balsamo, Fidanza, Consonni, Alzini e Guazzini erano ancora incredule

Tanti anni da regine

Prendono Villa, lo sollevano e lo fanno volare. Da quando corrono tutti in un solo squadrone, il senso di far parte della stessa famiglia ha compattato il gruppo azzurro e quel colore squillante ed elegante è diventato nuovamente il segno distintivo dei dominatori.

«Le ragazze hanno raggiunto un primo sogno importante – dice Villa – sono contento per loro e anche per il lavoro mio del mio staff. Era la prima esperienza, non era facile. Abituati a lavorare coi maschi, abbiamo dovuto imparare tutto sui diversi rapporti e i diversi carichi di allenamento, però siamo riusciti a trovare la quadra, soprattutto negli ultimi mesi. Il quartetto ha fatto un tempo eccellente e importante per il morale. L’ho sempre detto che questo è un gruppo vincente e può aspirare a fare molto bene da qui ai prossimi due anni».

Chapeau agli inglesi

Sul fronte degli uomini, lo spauracchio britannico è stato più forte del quartetto iridato uscente. Prima della finale, Villa ha anche provato quella che, a detta di molti, potrebbe essere la configurazione per le prossime Olimpiadi. Con Milan in partenza, Consonni, Moro e Ganna.

«E’ stata come al solito una bella finale – commenta Simone Consonniormai da un paio d’anni i quartetti si decidono sul filo dei centesimi. Siamo arrivati in finale anche quest’anno, siamo sempre lì e sicuramente dispiace perché volevamo portare a casa anche questa. Chapeau agli inglesi, che oggi sono stati superiori. Questo era il primo dei grandi obiettivi, ma si lavora in vista di altri anche superiori. Non so se ci siano stati errori, analizzeremo dopo. Sicuramente sia io, sia Ganna e Milan veniamo da una stagione impegnativa su strada. Non ho corso i primi due quartetti perché ho fatto la Parigi-Tours, quindi non sapevo a che livello sarei stato». 

La rimonta sfumata

E proprio il tema della stanchezza potrebbe essere il passaggio da valutare in vista delle prossime due stagioni. Abituati all’accelerazione finale che ci consegnò le Olimpiadi, abbiamo toccato con mano che il cambio di ritmo non c’è stato. Al confronto con le analisi di Tokyo si nota che ieri l’abbassamento dei tempi non si è verificato: allora i nostri chiusero il giro dei 3.000 metri in 13.747 per poi scendere a 13.180 nell’ultimo giro (girando nel mezzo a 13.746 – 13.356 – 13.224). Le analisi di ieri a Parigi dicono che il giro a chiusura del terzo chilometro è stato percorso in 13.940 con l’ultimo in 14.198 (passaggi parziali di 13.962 – 13.869 – 13.770).

«Purtroppo questa volta – ammette Milan – la rimonta non è riuscita. Abbiamo dato tutti noi stessi per cercare di tenere a bada l’Inghilterra, però sono stati più forti loro. Peccato perché ci tenevamo davvero molto. Non si vince sempre, capita di arrivare secondi. Ho anche provato a fare la partenza, sono contento di questa nuova posizione. Devo ringraziare i ragazzi e anche Lamon che mi ha dato tanti consigli su come partire, fare i primi giri e come gestirmi. Nel finale ne avevo ancora un po’. Credevo di arrivare dopo la seconda tirata con un po’ meno energie, invece quando mi sono accodato e mancava un giro e mezzo ne avevo ancora. Forse è stato un mio errore non tirare un po’ più lungo. Invece di fare due giri e mezzo, potevo farne tre, lanciando meglio i ragazzi. Nel finale di stagione ognuno ha avuto i suoi impegni con la squadra. Magari non abbiamo avuto grandi occasioni di stare insieme in pista, però allenamenti ne abbiamo fatti. Gli altri avranno fatto qualche ritiro in più, ma eravamo arrivati pronti anche noi».

Per Rachele Barbieri l’argento nell’eliminazione, alle spalle di Lotte Kopecky
Per Rachele Barbieri l’argento nell’eliminazione, alle spalle di Lotte Kopecky

Argento Barbieri

La serata era già stata arricchita dall’argento di Rachele Barbieri nell’eliminazione. Il secondo posto brucia, ma Lotte Kopecky è stata più forte.

«Ho provato ad attaccare a quattro giri dalla fine – spiega la modenese – per non rischiare di rimanere chiusa in volata. Mi dicono sempre di correre d’istinto, provare a vincere rischiando di perdere e così ho fatto. Tornassi indietro forse non lo rifare o forse sì. Sono contenta che sia andata così, altrimenti avrei rischiato di arrivare quarta. Non ho corso il quartetto e un po’ mi dispiace. Ma è un obiettivo che abbiamo preparato insieme, faccio parte della squadra. Ho tifato tanto per loro, la maglia la meritavamo».

Anche Rachele era visibilmente commossa in tribuna quando le quattro ragazze del quartetto hanno aggiunto alla vittoria i meritati giri in trionfo. I mondiali non sono finiti. Oggi si corrono gli inseguimenti individuali, in cui anche Ganna ha scelto infine di avventurarsi. Abbiamo due ori e due argenti. Eppure la sensazione è che il meglio debba o possa ancora venire.