Alla scoperta di baby Uijtdebroeks, il futuro della Bora-Hansgrohe

25.03.2022
6 min
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Il suo sorriso è contagioso perché lo incroci ogni mattina al foglio firma della Settimana Internazionale Coppi e Bartali e poi a fine tappa, anche quando è stata una giornata dura. Cian Uijtdebroeks ha compiuto 19 anni poche settimane fa e il suo nome ti rimane impresso perché è un mezzo scioglilingua (ce lo siamo fatti dire da lui e non è poi così difficile da pronunciare) e perché si dice un gran bene di lui da diverso tempo.

Il belga della Bora-Hansgrohe arriva direttamente dagli junior ed in patria lo definiscono il nuovo Evenepoel. Certi paragoni però non ci fanno impazzire, perché rischiano di schiacciare l’atleta e perché alla fine non rendono giustizia ai diretti interessati.

Gasparotto Bora 2022
Enrico Gasparotto sull’ammiraglia della Bora-Hansgrohe. E’ il suo primo anno da diesse
Gasparotto Bora 2022
Enrico Gasparotto sull’ammiraglia della Bora-Hansgrohe. E’ il suo primo anno da diesse

Gasparotto crede in lui

«Cian era nella nostra formazione development U19 (il Team Auto Eder, ndr) – ci spiega Enrico Gasparotto, suo diesse alla Bora – gli abbiamo dato la possibilità di passare per tenerlo sotto controllo e fargli fare delle esperienze giuste per la sua età e per fargli fare salti in avanti. E’ facile fare paragoni con Remco, ma credo che sia la cosa peggiore che si possa fare. Le somme si tirano a fine carriera, non si può generalizzare. E’ per questo che è in una formazione tedesca e non belga. Da parte nostra non ha alcuna pressione. Lo abbiamo mandato al Saudi Tour (dall’1 al 5 febbraio, ndr) dove ha dovuto lottare con i ventagli, ad esempio, cosa che non aveva mai fatto prima. Ed è stata dura. Ha iniziato il 2022 con un bell’impatto forte con la nuova categoria. Vederlo davanti alla Coppi e Bartali ci sta rendendo molto felici. Noi ci crediamo tanto in lui (ha un contratto con la Bora-Hansgrohe fino al 2024, ndr) però dobbiamo stare bene con i piedi per terra. Deve imparare ancora tante cose tattiche e non».

Cian è Uijtdebroeks, un ragazzo che vive in Vallonia ad Abolens, un paese di 700 abitanti, dove ci sono più animali che persone come ci ha detto lui quando lo abbiamo incontrato in hotel per conoscerlo meglio.

Come sono stati questi primi mesi con la nuova categoria?

Arrivo da situazioni molto difficili. Al Saudi Tour ho preso la salmonella e non sono partito per l’ultima tappa. Ho avuto la febbre a 40 per un paio di giorni. Quando poi sono arrivato a casa ho preso il Covid. Volare per sei ore con l’aria condizionata, anche se ero ben coperto, non mi ha aiutato. Aver avuto nuovamente la febbre mi ha debilitato. Con la preparazione ho dovuto ricominciare da zero e ho ripreso ad allenarmi normalmente solo da tre settimane. E’ stato importante non tornare subito alle corse, così ho potuto recuperare bene dopo l’infezione e il Covid e ricostruire più facilmente la mia condizione.

Le prime corse come sono andate?

Ho faticato perché sentivo ancora nelle gambe il carico di lavoro fatto in inverno e poi perché sapevo che si va sempre forte quando parte la stagione. Ora finalmente la mia forma è quasi buona, anche se deve migliorare ancora.

Quali sono le tue impressioni qui alla Coppi e Bartali?

Essere in gruppo con atleti come Froome, Geraint Thomas o Nibali mi fa un certo effetto. Anzi, alle partenze ho sentito un sacco di gente che gridava “Vincenzo, Vincenzo”. Io mi giravo, vedevo che era dietro di me ed è stato bellissimo. E’ davvero incredibile per me. Sto correndo con tanti dei miei idoli e nel finale di queste tappe arrivare accanto a loro mi ha impressionato. Nei miei sogni c’è di vivere almeno un giorno di quelli vissuti da uno di questi campioni.

Cosa ti aspetti da questa stagione?

Penso che se guardo al futuro, vorrei diventare un corridore da classifica generale. Ora voglio solo crescere. Mi sono fatto trovare pronto, ho fatto tanti lavori specifici. Come la nutrizione. O come la percentuale del grasso corporeo, che adesso ho all’11%. Oppure come il peso che può variare, stando attento a non perderne troppo. Dal punto di vista agonistico devo fare esperienza, diventare più potente e forte al mio massimo possibile. Così come devo imparare a curare i dettagli. Tutto ciò però non devo farlo quest’anno ma nelle prossime tre stagioni.

Che gare farai? Possibile vederti al via ad un grande Giro?

Quest’anno non credo ancora. Farò brevi corse a tappe, come la Coppi e Bartali e il Tour of the Alps, ma anche altre gare di un giorno. Con la mia nazionale U23 farò il Tour de l’Avenir, dove l’obiettivo, la speranza, è quello di vincere o comunque di ottenere il miglior risultato possibile sia nelle tappe che per la classifica generale. Cercherò di arrivarci in ottima forma perché troverò avversari molto forti come Juan Ayuso e Marco Brenner (rispettivamente di Team UAE Emirates e Team DSM, ndr). Da lì escono sempre gli scalatori e i corridori del futuro.

Cian Uijtdebroeks, qui alla crono mondiale 2021, è stato campione nazionale e vicecampione europeo della specialità
Cian Uijtdebroeks, qui alla crono mondiale 2021, è stato campione nazionale e vicecampione europeo della specialità
Ti abbiamo visto andare forte un po’ su tutti i terreni. Quali sono le tue reali caratteristiche?

Mi trovo bene a crono (nel 2021 è stato campione belga e vicecampione europeo, ndr). Normalmente invece le salite lunghe sono quelle più adatte a me, specie quando sono fresco. Devo scoprire però come recupererò e come andrò giorno dopo giorno. Il mio fisico era abituato alla categoria junior dove c’erano dei limiti di gara. Per il momento sta andando tutto bene ma lo sapete anche voi, è difficile sapere come vanno i giorni successivi in corsa. D’altronde è tutto nuovo per me quest’anno.

Il tuo nome nelle categorie giovanili è sempre stato considerato importante. Come gestisci la pressione?

Generalmente in Belgio ce n’è tanta. Evenepoel ha iniziato a fare subito dei risultati nei pro’, ma io non ho fatto neanche un pochino di quello che ha fatto lui, anche se ho già collezionato qualche piazzamento finora. I miei programmi non cambiano. La Bora è la squadra perfetta per me. Qua posso crescere step by step con uno staff fantastico. Non ho pressioni da parte loro, forse sono io che me ne metto addosso, perché vorrei vincere subito o lottare per questo. Se però rifletto bene, gente come Dumoulin, Froome o Nibali hanno vinto un grande Giro che avevano più di 25 anni. Ora sì, ci sono Pogacar e Bernal ma sono delle eccezioni, perché sono dei fenomeni. So che ho tempo per fare tutto e che sono sulla strada giusta per farlo.