Serata storica: Ganna si prende il record dei record

08.10.2022
6 min
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«L’unico momento veramente difficile – dice Ganna – sono stati gli ultimi 10 minuti. Pregavo che finissero perché veramente non ce la facevo più. Era un continuo pensare: “Dai che sono gli stessi sforzi che fai quando fai i lavori di forza in pista con i ragazzi”. E invece era più lungo. Avere vicino gli amici è stato importante. Però loro erano a far festa, io ero lì a faticare».

Boardman abbattuto

Cominciamo dalla fine e speriamo ci scuserete l’orario. Filippo Ganna ha triturato il record dell’Ora e lo ha riportato sotto lo stesso ombrello. Nessuna distinzione fra quelli ottenuti sulle bici troppo futuristiche e quello di Merckx. Sulla sua Pinarello sicuramente ipertecnologica ma dalle geometrie classiche, il piemontese ha scavalcato Bigham e poi ha puntato Boardman. A un certo punto ha messo nel mirino anche i 57 chilometri, ma ha capito presto che non fosse il caso. La nuova misura è di 56,792 chilometri e adesso andate pure a prenderlo.

Il finale è al fulmicotone: Ganna è stanco, ma il record dei record è nel mirino
Il finale è al fulmicotone: Ganna è stanco, ma il record dei record è nel mirino

Come Merckx e Wiggo

Merckx scese di sella e disse che non ci avrebbe mai più provato, Coppi in precedenza disse più o meno lo stesso.

«Sono d’accordo con entrambi – sorride sfinito – almeno finché qualcuno non lo batterà, una cosa che credo accadrà. La tecnologia fa aumentare sempre più le distanze. Ma in quel caso farò come Wiggins, lo proverò a fine carriera. Negli ultimi dieci minuti non riuscivo a trovare una posizione confortevole, continuavo a spostarmi.

«E nel mentre dicevo anche: “Dai che tanto domani non la tocchi”. Domani giorno libero, più che altro in furgone per arrivare su in Francia, a Parigi. E alla sera magari, una sgambatina si farà per sciogliere la fatica di oggi. Alla fine ho avuto un bel dolore anche al soprasella e non vedo l’ora di farmi la doccia. Tutto il vino che mi hanno versato addosso inizia a bruciare…».

Ultimi giri, ancora sotto i 16″: Villa lo incita
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Tre scenari possibili

C’era uno schema concordato con Villa e con Cioni. Pippo sarebbe andato in modo più conservativo per i primi 30 minuti e poi passando davanti a Villa, sarebbe stato lui a indicargli la tabella da seguire. Tre scenari. Uno era una scommessa: i 57 chilometri. Le altre due erano molto più abbordabili: il record di Bigham e quello di Boardman.

Ganna è partito cauto. Poi inesorabilmente ha iniziato ad abbassare il tempo sul giro. E forse a un certo punto ha spinto troppo sul gas. Al punto che Villa prima si è esaltato e poi a un certo punto, vista la flessione nel finale, ha provato a dirgli di calare, ma non c’è stato verso che lo facesse. Anzi, a un certo punto Pippo gli ha fatto cenno di sì col pollice, che avrebbe puntato ai 57 chilometri.

«In realtà – sorride – non ho aspettato la mezz’ora perché mi sentivo bene e così sono partito prima. Forse ho esagerato, l’ho un po’ incasinata. Si poteva rimanere fedeli al programma, perché poi alla fine s’è trattato di stringere davvero i denti. A un certo punto ho pensato davvero di poter andare per i 57, ma è durata poco. E mi sono detto: “Stai buono Filippo, mancano 12 giri, pensa ad arrivare in fondo”».

La mano sul cuore davanti al suo pubblico: il Top Ganna Club gli è stato vicinissimo
La mano sul cuore davanti al suo pubblico: il Top Ganna Club gli è stato vicinissimo

I rapporti giusti

Sta seduto a un metro di distanza. Gli hanno consegnato il cartello con la misura e un orologio Tissot, sponsor dell’evento e di questo velodromo svizzero che spunta in mezzo al nulla, in un paese che in apparenza altro non ha, se non la tradizione orologiaia.

«All’inizio la partenza è stata secondo i piani – racconta – avevo in mente di battere Daniel (Bigham, ndr) anche solo di un metro. Quando verso metà corsa ho sentito che la gamba c’era, ho provato a spingere e cercare di fare il record più alto che si poteva. Non pensavo, ma gli ultimi 15 minuti sono stati veramente faticosi. Alla vigilia si era ragionato sul rapporto. Abbiamo fatto una prova, ho voluto provare il 65 e anche il 66. Non nascondo che nella prima mezz’ora un dente in più mi avrebbe fatto comodo. Ma alla fine ho pensato che sarebbe stato meglio averne due in meno. Per cui credo che abbiamo azzeccato perfettamente ogni scelta. Quando con la mia squadra puntiamo un obiettivo, facciamo tutto al 110 per cento».

Sassolini dalle scarpe

Intorno iniziano a saltare fuori birre. Lombardi è al settimo cielo, Villa racconta e Cioni lo stesso. La tensione negativa dei mondiali si è sciolta al chiuso di questa famiglia allargata che del campione è rifugio, motivatrice, carburante.

«Io non pensavo neanche di arrivare fino a qua – dice – sapevo che potevo arrivare ai 56, ma già sui rulli stamattina, durante il riscaldamento, riuscivo a tenere i valori che invece non avevo ai mondiali. C’è voluto coraggio a venire qua dopo quella giornata storta? Probabilmente sì, non è stato un periodo semplice. La stagione non è ancora finita, ma dopo i mondiali non toccherò la bici per almeno un mese. La riprenderò al primo ritiro con la squadra e l’anno prossimo cercheremo di prendercela più tranquilla, puntando magari un po’ più forte sugli obiettivi che ci porremo. A chi la dedico? A me stesso. Quando ne hai tanti contro, non è facile. Ma poi è anche più bello farli stare zitti».