Mondiali pista: l’ultimo oro se lo prende Viviani

16.10.2022
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Campione del mondo nell’eliminazione, come l’anno scorso ma con qualche brivido in più. Un contatto che l’ha costretto a cambiare bici. Poi un altro, ma non c’era più il tempo per fare altro che pedalare e anche forte. Così Elia Viviani ha chiuso col botto la spedizione azzurra ai mondiali di Saint Quentin en Yvelines, mettendo un’altra bella ciliegina sulla torta.

«Finire così – dice – è veramente bello. Arrivavo dalla delusione dell’omnium (settimo finale, ndr). Volevo almeno una medaglia e oggi volevo ripetere il titolo dell’anno scorso. Sappiamo che l’eliminazione è una gara che mi sta bene e che mi viene facile, però un mondiale è sempre difficile da vincere. Ci sono state due situazioni pericolose, ma le ho schivate per fortuna bene. E poi una bellissima selezione finale. Secondo me dagli ultimi 5 chilometri è stata una vera e propria battaglia, quindi l’ultimo sprint mi è venuto perfetto. Uno contro uno, io secondo e la rimonta nel rettilineo opposto. Volevo guadagnare nel dritto, perché la mia impressione era che in curva non si riuscisse a passare. Per questa ragione ho anticipato lo sprint, sorprendendo Strong. E’ andata come pensavo. La voglia di vincere era tanta…».

Ogni gara la sua storia

Li chiamano sport di situazione perché, come per le prove su strada, non c’è il cronometro a scandire il risultato. L’eliminazione forse è il più selvaggio. L’ultimo che passa sulla riga finisce fuori. Inesorabilmente. Giro dopo giro. E se ieri nell’eliminazione dell’omnium a un certo punto Elia, sfinito, aveva quasi rinunciato a lottare, oggi era dentro o fuori.

«A un certo punto ho rotto la prima bici – racconta – e l’ho cambiata con la seconda, ma lo stesso mi sembrava che qualcosa non andasse. Poi c’è stato un altro contatto, ma sapevo che non potevo fermarmi e cambiarla un’altra volta, perché avrei perso. Quindi ho continuato così. Non ho verificato ancora coi meccanici cosa sia successo, però ha funzionato fin sulla riga e questo è l’importante. Secondo me rispetto allo scorso anno, è stata molto più caotica come eliminazione. Forse a livello di valori è stata anche meno dura, ma più pericolosa, più combattuta. Ogni gara ha la sua storia. Ieri ho finito solo quarto nell’eliminazione dell’omnium e qualche preoccupazione nella testa era venuta. Però quando corri per una medaglia, sicuramente la motivazione è totalmente diversa».

La rabbia giusta

C’era una rabbia da ultima spiaggia nei suoi occhi, la stessa che aveva spiegato molto bene al microfono di Stefano Rizzato durante il record dell’Ora di Ganna. Parlando di Pippo e delle sue motivazioni, proprio Viviani aveva sottolineato come non ci sia nulla di meglio di un periodo difficile perché il campione inquadri l’obiettivo.

«Oggi ci ho messo tutta la cattiveria che mi era rimasta. Quando si finisce così – dice – è il migliore dei modi per terminare l’anno. Un altro anno tribolato, che finisce in bellezza. Quando si vestono questi colori (dice carezzando le strisce iridate sulla maglia, ndr) non si può dire che la stagione sia andata male. Quella su strada è stata sicuramente negativa, perché un corridore come me non può vincere solo due corse e neanche di prima fascia. Quindi lavorerò per tornare al top anche lì. Intanto godiamoci questa maglia, ovviamente con l’obiettivo di Parigi. Sono dove volevo essere. Per cui stasera andrò alla festa che mi hanno preparato e la settimana prossima mi godrò il matrimonio. Dicono che da sabato prossimo sarò in gabbia, per cui festeggiamo questa sera, poi vedremo…».

Il cerchio si chiude

A incoronare la vittoria di Viviani, forte di un mondiale di quattro ori e tre argenti, Marco Villa ha iniziato a tirare le somme, pensando però al suo primo pupillo.

«Sono felice per Elia – dice il cittì azzurro della pista – ieri ci era rimasto male per l’omnium, ma oggi ha dimostrato di saperci fare, arrivando al top in questi eventi. Vincere o piazzarsi non è facile, in più ci avviciniamo alle qualifiche olimpiche e tutti portano i migliori. Due su due al mondiale vuol dire esserci. Lui è un ragazzo speciale, un pilastro del gruppo, lo si è visto dalla festa che ha ricevuto dai compagni. Sono cresciuto come tecnico con lui e spero che pure lui sia cresciuto con me. Oggi finalmente l’ho visto vincere al mondiale, perché nel 2021 ero in Grecia per la premiazione del quartetto. Oggi ho chiuso un cerchio. Sono emozionato per le vittorie e per il gruppo. Non cambierei nessuno di loro».