Dice Volpi, che oggi compie 58 anni, di aver appreso della partenza di Rod Ellingworth la settimana scorsa. Al Team Bahrain-McLaren si sono svegliati e hanno scoperto di aver perso il loro Team Principal. Colui che era stato strappato al Team Ineos per ripartire dopo Nibali. Che aveva imposto una nuova disciplina al gruppo e tracciato una linea certamente efficace. Cercando di esportare l’efficienza di Ineos, per raggiungere la quale c’era ancora da costruire. Colui per il quale dal team britannico si era staccato il fedelissimo Wouter Poels e per il quale è stato lasciato andare Brent Copeland, ora alla Mitchelton. Colui per il quale Neil Stephens ha lasciato la Uae e per il quale Jonathan Milan ha firmato con la Bahrain-McLaren. Ma parlando con Volpi emerge la voglia di andare avanti, lasciando ad altri il compito di trovare le spiegazioni.
«Tutto procedeva per il meglio – racconta Alberto – si ricominciava a lavorare per la nuova stagione. E adesso si continua per come si era programmato, facendo tesoro di quanto di buono e delle esperienze che Rod ha portato. Cercando nel frattempo una figura che possa sostituirlo. Siamo una squadra internazionale, si dovrà puntare su una figura all’altezza».
Prima di guardare avanti, uno sguardo indietro. Come è andato il 2020?
Avevamo soprattutto l’obiettivo podio del Tour con Landa e non ci siamo andati troppo lontano (in apertura, lo spagnolo è con Roglic e Bernal nel vivo della corsa, ndr). Nella terza settimana, pur non avendo i favori della stampa e degli osservatori, abbiamo dimostrato di avere le gambe. Siamo andati in Francia per il capitano, nessuno escluso.
Anche Colbrelli, che non ha potuto fare volate perché impegnato a tirare…
Quando convochi un corridore come Colbrelli e lui accetta il ruolo che gli proponi, c’è poco da meravigliarsi. Anche alla Ineos fanno tirare gente che altrove lotterebbe per vincere, ma capisco che per i tifosi italiani vedere Sonny in questo ruolo così diverso sia sembrato strano. Però un conto è il tifo, un altro i doveri di squadra. Ormai il mondo dello sport è cambiato. Una volta sapevi a memoria la formazione della Juve, perché erano sempre quelli. Adesso è tutto un cambiare.
Vi aspettavate di più da Poels?
Il suo inserimento è stato meno facile del previsto. Un po’ perché veniva da una realtà diversa, un po’ perché lo stop di quattro mesi per il lockdown nei corridori esperti ha prodotto qualche inconveniente di più. Il cambio generazionale è in corso, ma è parso più netto perché quei ragazzi hanno patito la ripartenza meno di altri.
L’anno prossimo sarà diverso?
Credo di sì. Loro continueranno a crescere, ma in una stagione presumibilmente lineare, torneranno fuori i corridori di esperienza. Magari non domineranno, ma non sono neanche spacciati. Penso a Nibali, ma anche a Viviani. Sono convinto che tornerà a vincere.
Parlando di giovani, il discorso cade su Milan.
Abbiamo già avuto un primo approccio molto positivo, sia pure ancora virtuale. E’ contento del tipo di supporto che gli stiamo dando. La sua stagione sarà particolare, alla luce delle Olimpiadi. Dovremo trovare le giuste sinergie con i tecnici della nazionale. Lavoriamo tutti per garantirgli una crescita graduale e costruttiva.
Secondo Volpi che cosa gli manca per essere subito al livello dei ragazzini terribili di quest’anno?
C’è da fare grandi differenze e considerare che ci sono maturazioni diverse. Evenepoel che trasforma in oro tutto ciò che tocca è un’eccezione, ma è chiaro anche che i suoi tecnici gli disegnano i programmi cercando di preservarlo dagli eccessi. Neppure a Milan sarà detto mai di fare piano una crono, però avrà un programma commisurato al suo momento, in cui potrà mettersi alla prova. Ci sono anche altri fattori rispetto ai quali un giovane deve crescere.
Ad esempio?
La tutela della sua immagine. Come proporsi al pubblico e con i media. Saper stare in gruppo e con gli avversari. Nella crescita c’è anche questo tipo di educazione per arrivare alla maturità giusta.
E’ vero che proprio Milan era passato con voi per la presenza di Ellingworth e la sua esperienza in pista?
Può darsi. Ma Rod era il capo e aveva già condiviso le sue idee con i tecnici e gli allenatori che seguiranno i singoli corridori. Milan è stato affidato a Paolo Artuso, un preparatore interno del team, che ha tracciato il suo cammino ideale.
Caruso ha fatto un gran Tour e prima avrebbe dovuto fare il Giro: sarà lo stesso nel 2021?
Può essere un ragionamento, perché Damiano è uno dei corridori che gode della maggiore considerazione. Tutti gli vogliono un bene dell’anima. Perché fa gruppo, perché sa risolvere e gestire le situazioni difficili, perché è un generoso. Con lui si può ragionare di grandi Giri, ma per me potrebbe fare bene a Liegi e al Lombardia.
Ritiro spostato a gennaio?
Per forza, in attesa delle date per la ripresa. Siamo chiusi in casa dall’ultima corsa, attaccati a telefoni e computer. Ho i mie file, li leggo, li sistemo e li archivio. Siamo tutti fermi e davvero non vediamo l’ora di ripartire.