Sheffield, il bambino terribile con il carattere da grande

14.08.2022
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Al Tour, Magnus Sheffield non c’era. La Ineos Grenadiers ha preferito riservarlo per altre gare più brevi, a cominciare dal Giro di Polonia, per continuare a farlo crescere per gradi, considerando che parliamo di un americano poco più che ventenne. Ma se trattiamo la nuovissima “Usa connection” che in terra francese ha fatto mirabilie, non possiamo non considerare anche Sheffield, che in primavera è stato il portacolori a stelle e strisce che più ha fatto parlare di sé.
La sua impresa alla Freccia del Brabante, con quella vittoria in condizioni climatiche molto difficili e sul classico pavé non poteva passare inosservata e per certi versi è come se avesse chiuso la prima fase di una storia velocissima, perché questo ragazzone di Minneapolis, ma cresciuto a New York è abituato ad andare a tutta velocità. Lo ha sempre fatto, la sua crescita ciclistica è infatti durata lo spazio di pochissimi anni, chiudendo la precedente parentesi dedicata allo sci alpino.

Nella sua evoluzione lo spostamento da Minneapolis a New York ha un suo peso. Da una città americana a quella che molti considerano un “pezzo d’Europa” trasferito oltre Atlantico, Sheffield ha sempre avuto nel suo cuore una forte vocazione europea, probabilmente mutuata dalla madre norvegese. Per anni Magnus, che ha il doppio passaporto, aveva proprio seguito le orme materne. Appena arrivavano i mesi freddi, via verso le montagne, con gli amati sci ai piedi. In Colorado o in Europa, sulle Alpi, a imparare e divertirsi, a guardare i campioni come Bode Miller. Sognava di essere come lui, ma pian piano quella bici che era il suo strumento per mantenere la condizione d’estate ha preso il sopravvento.

Ineos Polonia 2022
Il gruppo Ineos, primo a squadre al Tour de Pologne. Per Sheffield una grande esperienza (foto Szymon Gruchalski)
Ineos Polonia 2022
Il gruppo Ineos, primo a squadre al Tour de Pologne. Per Sheffield una grande esperienza (foto Szymon Gruchalski)

Il dono della memoria

Quella passione della sua infanzia ha però avuto un forte impatto sulla sua carriera ciclistica, perché rispetto a tutti gli altri Sheffield ha una particolarità: una memoria prodigiosa. Gli basta un solo sopralluogo sui percorsi e impara ogni metro di percorso, soprattutto ogni curva. Anzi proprio le curve sono un aspetto fondamentale perché non sbaglia mai traiettoria. Tutto grazie a quell’esperienza e colpo d’occhio che ha maturato sulla neve, come fanno gli slalomisti quando ripassano mentalmente la pista mimando ogni passaggio di porta.

Su capacità simili hanno messo subito gli occhi i dirigenti della Ineos. Dopo la straordinaria carriera da junior, con il podio mondiale nel 2019 (nella foto in apertura di Getty Images), lo avrebbero tesserato subito, ma non avendo spazio hanno per così dire contribuito a trovargli spazio alla Rally Cycling, una delle principali professional americane, dove comunque Sheffield è rimasto ben poco, perché già da quest’anno era nel gruppo principale del team britannico e i tecnici non lo hanno risparmiato. Ben 46 giorni di gara fino ad ora e risultati di grande spessore con una vittoria alla Vuelta a Andalucia oltre a quella belga. In più altre 8 top 10 al suo attivo, tra cui la piazza d’onore ai nazionali a cronometro e il terzo posto in linea.

L’obiettivo del Tour

Ma che corridore è Sheffield? A chi glielo chiede, l’americano risponde sempre allo stesso modo: «Uno che vuole andar forte dappertutto. Per ora emergo nelle classiche d’un giorno, ma il mio obiettivo è puntare alle classifiche generali delle corse a tappe». Il che tradotto significa al Tour de France, unica “vera” gara per gli americani, unico evento su due ruote che riesce a sfondare l’interesse sportivo dell’americano medio solitamente assorto fra gli sport nazionali di squadra.

Per arrivare a questo, Sheffield fa un po’ di tutto: ciclocross, mtb, anche pista. Qui addirittura vanta il record mondiale junior nell’inseguimento in 3’06”447 (ancora non riconosciuto dall’Uci). Su di lui gli americani puntano per costruire un quartetto in grado di giocarsi il podio già a Parigi 2024, Sheffield è pronto, anche se ammette che su pista ha ancora poca esperienza e soprattutto, inseguimento a parte, si sente come un pesce fuor d’acqua.

Sheffield Hayter 2022
Sheffield con Hayter, vincitore in Polonia. L’americano è stato cruciale nella sua difesa
Sheffield Hayter 2022
Sheffield con Hayter, vincitore in Polonia. L’americano è stato cruciale nella sua difesa

In Polonia per Hayter

Intanto al Giro di Polonia è stato un gregario prezioso per Hayter, ma definirlo gregario è forse riduttivo. I tecnici della Ineos erano estasiati nel vedere il suo acume e la sua forte presenza nel gestire alcune fasi della corsa in difesa del capitano britannico. A chi gli chiedeva come facesse a essere così maturo per la sua età, Sheffield ha risposto: «Non mi presento mai al via così tanto per farlo, ogni mia gara deve avere uno scopo». La sua storia è appena iniziata.

Ganna, Tour e rinnovo. Intanto vince la madison a Fiorenzuola

09.08.2022
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La pista è la sua comfort zone. Dopo la fine del Tour de France e qualche giorno di riposo, Filippo Ganna (in apertura foto Cavalli) ha trovato un ottimo compromesso per decomprimere lo stress di un grande Giro e contemporaneamente riprendere il ritmo-gara. A Fiorenzuola il ventiseienne della Ineos Grenadiers ha sfruttato la condizione data da tre settimane di gare disputando il giro lanciato e soprattutto vincendo la madison alla Sei Giorni delle Rose in coppia con Michele Scartezzini.

Quest’anno non è stata una partecipazione casuale e banale quella del ragazzone di Verbania. Giovedì 4 agosto, giorno della sua prima serata alla kermesse, il velodromo Pavesi era stracolmo per celebrare un anno esatto dalla vittoria dell’oro olimpico del quartetto azzurro nell’inseguimento a squadre a Tokyo. C’era anche Lamon insieme a Ganna a ricevere il meritato tributo, mentre Consonni e Milan erano impegnati al Tour de Pologne.

Le emozioni rivissute grazie alle immagini del maxischermo di quella finale hanno poi lasciato il posto all’adrenalina che si vive su un anello di cemento o legno. Però noi sfruttiamo una pausa dovuta ad un acquazzone per parlare col campione del mondo e d’Italia a crono sotto il tendone delle squadre. Ganna ci appare più magro e tirato del solito anche se lui ci garantisce che sia solo l’effetto del Tour. E iniziamo a chiacchierare…

Com’è andata l’esperienza della madison?

L’avevo fatta proprio qua a Fiorenzuola da allievo. E’ stato particolare rifarla a distanza di tempo, anche perché vederla in televisione ovviamente è diversa che correrla. Ho dovuto prenderci le misure, soprattutto la prima sera, ma mi sono fidato di Scartezzini e della sua esperienza. E’ un valido compagno e la cosa ci ha salvato.

La previsione è quella di poterla fare in competizioni con la nazionale?

Non penso al momento. Questi tre giorni erano da prendere più come esperienza. E vedere le sensazioni post gara. Al mattino ci allenavamo a Montichiari con lavori di forza. Non correrò gli europei su pista, quindi gli obiettivi saranno più avanti, al mondiale. Però vedremo che disciplina farò, magari non avrò nemmeno i punti per farlo (sorride, ndr).

Su strada farai europei in linea mentre al mondiale correrai entrambe le prove.

A Monaco ci saranno Dainese e Nizzolo come velocisti designati, poi vedremo come si svolgerà la corsa. Magari può esserci una fuga e a quel punto bisognerà tenere coperti i due ragazzi. Il mondiale invece è sempre un mondiale. Sarà duro, con più di quattromila metri di dislivello. Staremo a vedere anche lì, adesso manca ancora tanto e abbiamo tempo per pensarci.

Ed in vista della crono iridata hai già iniziato a pensare alla preparazione?

So che il percorso ha tante curve e tanti rilanci. E’ una cronometro un po’ atipica. Personalmente sono più da prova più lineare dove c’è da esprimere un wattaggio costante. Non so ancora se farò lavori specifici, bisogna chiedere a Cioni (il suo diesse e preparatore alla Ineos Grenadiers, ndr). Rispetto le decisioni del capo (dice sorridendo, ndr).

Com’è stato invece il tuo primo Tour de France?

Duro, come credo per il novanta per cento del gruppo. Lo è stato anche di più, se possibile, perché dovevamo evitare il Covid. C’è stata gente che si è ritirata o non è partita per il virus anche l’ultimo giorno a Parigi. Diciamo che già arrivare alla fine schivando il Covid era già un buon risultato. Siamo riusciti a fare classifica con G (Geraint Thomas, come viene chiamato il gallese dai suoi compagni, ndr). Chiudendo terzo ha dimostrato che è il campione che merita di essere.

Quel giorno in fuga cosa ti ha dato?

Niente, solo tanta fatica (ride, ndr). E tanto mal di gambe soprattutto il giorno dopo. No, come avevo già detto, quel giorno a Saint Etienne non ne avevo più nel finale quando è partito Pedersen.

E la crono invece ti ha fornito qualche indicazione?

Ho fatto quello che dovevo fare. Ho chiuso quinto e non posso recriminarmi nulla, semplicemente c’è stato chi è andato più forte. Ho espresso i miei soliti valori e non sono troppo preoccupato per il futuro però è ovvio che ci sia qualcosa da migliorare.

Che differenze hai trovato rispetto al Giro?

Il caldo principalmente. Lo soffro tanto io e questo può avere influito sulle mie prestazioni. La grandezza del Tour però implica anche avere tanti corridori all’altezza, così come al Giro che è una corsa importantissima. Però il livello era quello che mi aspettavo. Alto e duro come mi era stato detto. Ecco, ho sofferto un po’ tanto (sorride, ndr).

Tutti parlano del record dell’Ora. A noi sembra una forzatura in questo momento. Tu cosa ne pensi?

In realtà siete voi giornalisti che continuate a chiedermi se e quando lo farò. Personalmente io ne faccio a meno volentieri, non mi interessa molto. Sì, un giorno si farà ma adesso pensare di mettermi lì per un’ora a pedalare non è un mio obiettivo. I record sono fatti per essere infranti, come è successo con l’inseguimento individuale. Avevo fatto il primato con 4’01” e tutti a dire che era imbattibile, poi Lambie qualche mese dopo ha fatto meglio di due secondi. Qualcuno dice che è una prova estrema il record dell’Ora, ma vi dico che lo sono anche ventuno giorni al Tour.

Quinto posto per Ganna nella crono di Rocamadour alla 20ª tappa. Buona prova ma forse si aspettava qualcosa di più
Quinto posto per Ganna nella crono di Rocamadour alla 20ª tappa
Prossime gare col team?

Farò la classica di Amburgo il 21 agosto e il Deutschland Tour dal 24 al 28 agosto. Vedremo giorno per giorno come si metterà, magari ci sarà un leader. Vedremo anche come ci organizzeremo con la squadra.

Il ciclomercato ti dava in uscita dalla Ineos poi hai firmato un rinnovo fino al 2027 con la tua formazione. Quali sono i nuovi obiettivi?

Intanto bisogna dire che il 2022 non è finito e ci sono ancora cose da fare. Poi penseremo a tutte le stagioni successive. Naturalmente questo prolungamento di contratto mi fa molto piacere e mette più serenità per lavorare al meglio. So che dovrò pedalare e allenarmi bene senza avere altri pensieri.

Dopo colazione, due parole con Carapaz ancora assonnato

06.08.2022
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Il Tour de Pologne è la corsa dalla quale riprende la stagione di Richard Carapaz, dopo la delusione della maglia rosa persa alla penultima tappa del Giro d’Italia. Approfittiamo dell’hotel in comune e la mattinata tranquilla che precede l’ultima frazione, la settima, e chiediamo al suo diesse Tosatto di parlare con lui. Il campione olimpico accetta.

Carapaz scende dal camion cucina della Ineos Grenadiers alle 10,15. La sua faccia è ancora un po’ assonnata. La colazione è terminata e ha già lo zaino in spalla: tra poco si parte per Skawina.

Richard ha concluso la prova contro il tempo di giovedì scorso al 32° posto, a più di un minuto dal vincitore Arensman
Richard ha concluso la crono al 32° posto, a più di un minuto dal vincitore Arensman
E’ la prima corsa dopo tanti mesi, come ti senti?

La verità è che mi sento bene, dopo un po’ di riposo e di allenamenti sono venuto qui al Tour de Pologne per ritrovare le sensazioni della corsa. Ovviamente non posso essere al meglio, ma non mi posso lamentare.

Una buona corsa per prepararsi alla Vuelta…

Sì, sono tante tappe e molti chilometri. Non ci sono parecchie salite, ma alla fine devo riprendere il ritmo di corsa. E questo è quel che conta. Nell’unica tappa con arrivo in salita ho sofferto un po’ l’accelerazione di Higuita, ma sono riuscito a rimanere attaccato ai migliori.

Carapaz a colloquio con Lang, organizzatore dell’evento, prima della partenza della seconda tappa
Carapaz a colloquio con Lang, organizzatore dell’evento, prima della partenza della seconda tappa
Sei stato fermo per un po’ di tempo, che hai fatto?

Esattamente, sono stato a casa in Ecuador, non ho fatto competizioni. Me ne sono stato tranquillo in casa con la mia famiglia e dopo qualche giorno ho ripreso ad allenarmi.

Come ti sei preparato?

Dopo il Giro d’Italia mi sono allenato in altura a casa mia restando sempre sopra i 3.000 metri e sfruttando il tempo per recuperare mentalmente.

La Pinarello Dogma F dorata di Carapaz che celebra la vittoria olimpica di Tokyo
La Pinarello Dogma F dorata di Carapaz che celebra la vittoria olimpica di Tokyo
Quanto è importante tornare a casa per te?

Molto, soprattutto per l’altura, quello che è importante per me alle fine, dal punto di vista atletico è questo. Io sono un corridore che rende bene a certe altitudini e tornare ad allenarmi a queste quote mi serve per non perdere la qualità. Quando riesco a farlo mi sento molto meglio. Poi quando rientro alle corse ottengo sempre buoni risultati.

Sei riuscito anche a goderti la famiglia?

Dopo il Giro sì, ora penso di ritornarci dopo la Vuelta. Però alla fine siamo sempre in movimento, una volta vado io un’altra vengono loro qui.

Come hai vissuto la delusione del Giro?

Certamente perdere la maglia il penultimo giorno non è stata una bella sensazione. Però alla fine dopo qualche giorno guardo il bicchiere mezzo pieno. E’ stata una buona prestazione alla fine, sia per me che per la squadra. Si può dire che è stato un bel risultato anche per il mio Paese, soprattutto ed anche per me è stato un lavoro importantissimo.

Carapaz durante la presentazione dei team è stato fermato da tanti tifosi e dalla stampa locale
Carapaz durante la presentazione dei team è stato fermato da tanti tifosi e dalla stampa locale
Come detto prima tra pochi giorni arriva la Vuelta…

Sono molto motivato, è il primo anno che faccio la combinazione Giro e Vuelta. Sarà una corsa molto dura, ma questo mi dà ancora più carica. Abbiamo una grande possibilità di ottenere un podio e vogliamo coglierla.

Quanto è difficile preparare due Grandi Giri insieme?

In realtà non tantissimo, alla fine io devo concentrarmi sulle corse a tappe, quindi si deve costruire un calendario con metodo fin dall’inizio della stagione, così da avere i giusti giorni di corsa e di riposo proprio in funzione di quelle corse (Carapaz fino ad ora ha disputato 51 giorni di corsa, di cui 42 nella sola prima metà di stagione, Giro compreso, ndr). La verità è che negli ultimi anni riuscire a preparare Tour e Vuelta non è stato semplice perché la corsa francese è sempre molto serrata e recuperare tra l’una e l’altra non è facile.

Non hanno vinto, ma con nella crono gli Ineos si sono confermati in testa alla classifica a squadre
Non hanno vinto, ma con nella crono gli Ineos si sono confermati in testa alla classifica a squadre
Cosa pensi del percorso?

Sarà una corsa abbastanza dura, si parte in Olanda con tre tappe che saranno molto stressanti. Ci sarà molto vento probabilmente. E saranno frazioni importanti anche per la classifica generale, come quelle del Nord della Spagna: saranno dure. Nella parte finale della Vuelta farà anche molto caldo e questo è un fattore che va calcolato.

E il futuro?

Per il momento non vogliamo annunciare nulla, più avanti diremo tutto in un evento pubblico e lì faremo l’annuncio rispetto a cosa succederà la prossima stagione.

Chiaramente Carapaz non può dire nulla, ma è praticamente certo che dal prossimo anno vestirà la maglia della EF Education EasyPost. Finito di parlare con Richard ci mettiamo in macchina e ci lasciamo alle spalle i prati verdi e le colline di Bukowina, la strada davanti a noi sembra una lingua che si srotola dalle montagne verso la città. Davanti a noi il bus della Ineos che, probabilmente, ancora per poco porterà con sé il campione ecuadoriano.

Da un Hayter all’altro. Ethan conquista il Tour de Pologne

05.08.2022
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Il 79° Tour de Pologne si conclude con una volata di gruppo, così prospettavamo e così è stato. Arnaud Demare regola tutti gli altri velocisti e si porta a casa un successo di tappa all’ultima occasione utile, guidato dal solito Guarnieri.

«Una di quelle volate che piace a me – dice il francese – un po’ caotiche e dove si va a zigzagare per cercare la giusta posizione. Rimaneva una tappa e abbiamo sfruttato al meglio l’occasione. Eravamo venuti qui per vincere e così è stato».

Ethan Hayter, il giovane corridore della Ineos Grenadiers, porta a casa il bottino grosso: la classifica generale. «E’ il primo britannico che potrebbe vincere il Tour de Pologne», ci aveva detto ieri un collega suo connazionale. Ora possiamo anche togliere il condizionale. 

Giovani e forti 

In Ineos sta cambiando il vento, arrivano tanti giovani che iniziano a prendersi i propri spazi e responsabilità. E’ una tendenza del cambiamento che si vede molto bene. Ed ora, con la vittoria di Hayter e il secondo posto conquistato da Magnus Sheffield nella cronometro di ieri, possiamo dire che è ormai concreto.

«Siamo tanti corridori giovani in Ineos – dice Ethan – e stiamo facendo le nostre esperienze. Una corsa come il Tour de Pologne penso sia l’ideale. E’ una gara che mi piace molto, devo ammettere.

«Io, Sheffield, Tulett, Pidcock e Turner siamo tutti inglesi. La nostra è una scuola in crescita. Ora ci sarà anche mio fratello Leo, la definirei una settimana positiva, sono davvero entusiasta di averlo qui con me».

Sheffield, 20 anni, secondo ieri nella crono di Rusinski, è un altro dei giovani terribili della Ineos che, ricordiamo, ha preso anche Leo Hayter
Sheffield, 20 anni, secondo ieri nella crono di Rusinski, è un altro dei giovani terribili della Ineos che, ricordiamo, ha preso anche Leo Hayter

Lontano dai rischi

Hayter risponde in modo sbrigativo alle domande, a volte distoglie lo sguardo dall’interlocutore e si perde. Così, mentre tutti pendono dalle sue labbra lui va a firmare autografi e scattare foto e poi ritorna.

Ethan è un corridore capace di fare bene in volata così come nelle tappe mosse con arrivi su strappi brevi ed esplosivi, è un corridore polivalente. 

«Oggi non ho fatto la volata perché la cosa più importante per me ed il team era portare a casa la classifica generale. Diciamo che sono arrivato in sicurezza – ci dice Ethan ridendo con la sua faccia innocente – una volta saputo che ero al sicuro ho praticamente smesso di pedalare.

«Però è vero, nelle volate vado bene e penso che sia merito dell’attività su pista, mi dà una maggiore potenza nei brevi tratti».

Il prossimo passo?

Hayter con questa vittoria ha definitivamente fatto un passo in più verso la sua affermazione nel grande ciclismo. Dopo la classifica generale del Tour of Norway ecco la prima corsa a tappe WorldTour. E’ normale, in un mondo che corre veloce, pensare a quale possa essere il prossimo passo di Hayter. 

«Spero di poter partecipare alla Vuelta quest’anno – dice Ethan – ma sarà la squadra a decidere, non ho particolare fretta ma mi piacerebbe fare questo passo. Il primo grande Giro però non posso pensare di farlo da protagonista, devo imparare a stare in gruppo per tanto tempo ed essere performante nell’arco delle tre settimane.

«Sicuramente sarebbe un sogno partecipare al mio primo grande Giro, ma non ho molta fretta, anche perché mi aspettano gli impegni su pista».

Il sole tramonta lento sulle vie di Cracovia, gli addetti ai lavori e gli operai smontano le transenne ed il palco per l’ultima volta.

Il Tour de Pologne si conferma una grande palestra per giovani talenti: da qui è passato anche Vingegaard. In questa edizione sono emersi altri ragazzi terribili: Kooij, Arensman ed infine Hayter. E proprio ieri vi avevamo parlato di suo fratello, altro ragazzino rampante. Il futuro, non solo quello di Sua Maestà, è qui.

Puccio ci accompagna nella Ineos del futuro

05.08.2022
5 min
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L’impegno al Giro di Polonia è quasi alle spalle. Salvatore Puccio ne ha approfittato non solo per svolgere i suoi abituali compiti in seno alla Ineos Grenadiers, ma anche per vivere qualche giorno a temperature più miti: «Prima di venire qui ero a casa a Montecarlo e ci si cuoceva. Avevo anche rinunciato al ritiro ad Andorra, ma chi c’è andato mi ha detto che faceva tanto caldo anche lì…».

Puccio è per la Ineos una colonna. Dal 2012, anno del suo ingresso fra i professionisti, non ha mai cambiato casacca, ha già in tasca il contratto per la prossima stagione e ha vissuto sulla sua pelle tutte le trasformazioni del team.

Non solo nel nome da Sky a Ineos, ma anche nella stessa essenza della squadra, passata dai periodi del dominio assoluto, soprattutto nei grandi Giri, a quelli della lotta all’arma bianca anche solo per un posto sul podio.

Puccio Ineos 2022
Puccio è nato il 31 agosto 1989. E’ alla sua 11ª stagione alla Ineos
Puccio Ineos 2022
Puccio è nato il 31 agosto 1989. E’ alla sua 11ª stagione alla Ineos

Che forza i fratelli Hayter

La squadra, reduce dalla terza piazza al Tour di Thomas che come Puccio è uno dei decani della squadra, sta preparando la sua ennesima rivoluzione. Il corridore di Menfi non si scompone e la sua analisi parte dall’ultimo acquisto, il giovane Leo Hayter.

«Non è uno sconosciuto per noi, intanto perché da noi c’è suo fratello Ethan che già va fortissimo ed è una delle nostre punte, poi perché aveva già fatto con noi il ritiro a Mallorca a inizio stagione. I suoi risultati non ci hanno stupito, è un vero talento, altrimenti non vinci la Liegi U23 come ha fatto lo scorso anno e soprattutto fai quello che ha fatto al Giro d’Italia di categoria, con la concorrenza che c’era».

Pidcock Yates 2022
Pidcock e Adam Yates: nel 2023 la Ineos avrà una maggior presenza di inglesi anche per esigenze di sponsor
Pidcock Yates 2022
Pidcock e Adam Yates: nel 2023 la Ineos avrà una maggior presenza di inglesi anche per esigenze di sponsor
La sensazione è che la Ineos stia tornando all’antico: la scelta di avere al fianco dello zoccolo duro inglese un altro gruppo a trazione sudamericana viene quasi rinnegata con la rinuncia a Carapaz e con l’arrivo dei giovani talenti britannici come Leo Hayter…

La squadra ha sempre avuto un forte spirito inglese, con un pizzico di nazionalismo forse più pronunciato che per altre squadre del WorldTour. Prima con Sky c’era uno sponsor multinazionale, ora è più rivolto al mercato interno. Ma non è nulla di nuovo. Anche le squadre italiane d’inizio secolo erano così. Questo non significa che non si guardi anche oltre i confini. Io ne sono la prova, poi in base al valore e a quello che sai fare trovi la tua collocazione.

Quando sei passato professionista c’era ancora una forte componente di squadre italiane?

I tempi stavano già cambiando. C’erano ancora Liquigas e Lampre che poi è diventata il nucleo dell’attuale UAE Team Emirates, ma già il vento stava cambiando. A noi una squadra nel WT manca davvero tanto, ma per averla servono budget enormi non solo per i corridori e l’attività, ma soprattutto per garantire prodotti e strutture all’avanguardia. Qui mi ricollego al discorso di prima: Filippo Ganna è fortissimo e ha a disposizione davvero il top in termini tecnici per ottenere il meglio. Se non resti aggiornato e non investi sull’aerodinamica, non emergi in questo mondo.

In base alla tua esperienza, come verranno accolti i nuovi?

Penso che saranno introdotti nel team in maniera graduale, attraverso un calendario apposito, evitando inizialmente i grandi appuntamenti come i tre Giri. Ma attenzione: quando si parla di calendario secondario si commette un errore, perché ormai di gare secondarie non ne abbiamo più, si va sempre a tutta. Io per esempio quest’anno ho fatto per la prima volta la Coppi e Bartali, ma si andava fortissimo…

Leo Hayter 2019
Leo Hayter, qui agli europei 2019, passerà pro’ alla Ineos ritrovando il fratello Ethan
Leo Hayter 2019
Leo Hayter, qui agli europei 2019, passerà pro’ alla Ineos ritrovando il fratello Ethan
C’è ancora una sorta di “protezione” nei confronti dei più giovani?

Non direi, vengono gettati nella mischia in base a quel che sanno fare. Guardate Sheffield, il nostro americano, a vent’anni ha già vinto una classica in Belgio e si è fatto vedere più volte. Se vali, i modi per farti vedere ci sono eccome…

Pidcock è un esempio?

Tom è talento puro, non vinci le Olimpiadi per caso. Io sono stato con lui alla Vuelta dello scorso anno, veniva da Tokyo e dalla mtb, all’inizio era un po’ frastornato, ma nell’ultima settimana andava forte. Quest’anno al Tour ha dato un saggio delle sue capacità, ma non dimentichiamo quel che aveva fatto prima. E’ un vincente nato.

Tu sei già andato ben oltre i 50 giorni di gara…

Sono sempre quello che alla fine ha più giorni di gara, tra i 70 e gli 80. Non è stata una stagione facile, all’inizio ho avuto il Covid, poi la caduta alla Strade Bianche, fino al Tour of the Alps proprio non andavo. Poi la condizione è arrivata e credo di aver fatto un buon Giro, lavorando molto per Carapaz.

Puccio Swift 2022
Puccio con l’ex campione britannico Ben Swift. La forte componente inglese è sempre stata insita nella Ineos
Puccio Swift 2022
Puccio con l’ex campione britannico Ben Swift. La forte componente inglese è sempre stata insita nella Ineos
In squadra come stanno vivendo questa stagione? Al di là della bella prova di Thomas al Tour, quel marchio impresso sulla corsa non si è visto più.

Credo che i vertici siano soddisfatti. Alle classiche non siamo mai andati così bene, al Giro e al Tour abbiamo comunque preso il podio. Certo, tanti si erano abituati alle vittorie in serie, ma fa parte dei cicli. Magari qualche “batostina” fa anche bene, sarà così più bello tornare a vincere e credo che l’investimento sul futuro sia teso proprio a questo.

Che programmi hai?

Aspetto di sapere se sarò convocato per la Vuelta e magari, andando in Spagna, potrò guadagnarmi una maglia per i mondiali. E’ sempre bello vestire la maglia azzurra ma puoi farlo solo se stai davvero bene, con la gamba tonica come si deve. Manca un mese e mezzo e a questi ritmi, con il covid sempre in agguato, è davvero difficile fare previsioni…

Leo Hayter è pronto per il passaggio, parola di Axel Merckx

04.08.2022
5 min
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Chissà perché quando è uscita la notizia di Leo Hayter  alla Ineos-Grenadiers non siamo rimasti così sorpresi! Lui inglese, vincente, con il fratello Ethan già nella corazzata di Sir Brailsford… tutto è sembrato quasi naturale.

Faccia da “angioletto”, modi gentili, ma in corsa una grinta non comune e una tenacia incredibile, oltre che tanta forza.. Abbiamo imparato a conoscerlo nei giorni del Giro d’Italia U23. Giro che ha vinto con pieno merito.

«Sono davvero orgoglioso ed entusiasta di unirmi alla Ineos Grenadiers dal prossimo anno – ha detto Leo – correrò al più alto livello di questo sport e lo farò in una squadra britannica. Una squadra alla quale mi sono ispirato da quando ho iniziato a gareggiare. Avendo partecipato ad alcuni training camp con loro, mi sento già davvero a casa qui e ora non vedo l’ora di iniziare».

Il pianto liberatorio di Leo dopo il trionfo di Pinzolo. Ancora non immaginava che avrebbe tenuto la maglia rosa fino alla fine
Il pianto liberatorio di Leo dopo il trionfo di Pinzolo. Ancora non immaginava di vincere il Giro U23

Cinque giorni cruciali

Dal pianto liberatorio e se vogliamo incredulo di Pinzolo alla maglia rosa vestita in cima al Colle della Fauniera. In quei cinque giorni Leo è cresciuto come non mai. In quei cinque giorni abbiamo assistito ad un crescendo di consapevolezza incredibile. E si è vista lungo le rampe della lunga scalata piemontese, come ha gestito lo sforzo, già il giorno a Pinerolo quando prima dell’erta finale si è sfilato e per tagliare il traguardo lontano dai rischi e per godersi quell’ultimo chilometro in maglia rosa del Giro U23.

E sicurezza, gestione della persona ancora prima che dell’atleta è quel che serve quando si passa “di là”, tra i grandi e tanto più in uno squadrone come la Ineos-Grenadiers.

Axel Merckx ha saputo toccare i tasti giusti con lui e in questa estate ne ha fatto un uomo. Se lo ero preso quest’inverno alla Hagen Bermans Axeon, quando Leo era rimasto a piedi nonostante avesse vinto la Liegi U23.

«Abbiamo visto un corridore molto forte – spiega Axel – sia di gambe, che di testa. Poi con quel vantaggio, quasi 5′, era anche “facile” gestirsi. Come vi dissi già a Pinerolo, doveva non fare fuori giri fino ai -5 dalla vetta e poi fare una crono. E così ha fatto.

«No, no… è forte. E’ rimasto tranquillo per tutto il Giro, forse anche troppo in certe occasioni! Ma si è fidato della squadra e ha svolto un ottimo lavoro nel complesso».

Una foto che ritrae Leo Hayter (in maglia nera) in allenamento con la Ineos-Grenadiers (immagine Instagram)
Una foto che ritrae Leo Hayter (in maglia nera) in allenamento con la Ineos-Grenadiers (immagine Instagram)

Ineos come casa

Merckx sapeva che Leo Hayter sarebbe passato nel WorldTour, ma neanche lui aveva la certezza con quale team lo avrebbe fatto.

«Ma immaginavo – dice Axel – che sarebbe passato con loro. Lì c’è già suo fratello, lui è inglese, la squadra è inglese e trova un ambiente che gli è familiare.

«Per me Leo è pronto al passaggio. Un ragazzo così che vince il Giro U23 non puoi tenerlo ancora un anno. Sarà all’altezza, poi è chiaro che dovrà migliorare alcuni aspetti, quello più importante riguarda la discesa. Nelle curve veloci e nelle discese tecniche qualche problemino ce l’ha e si è visto anche al Giro».

Corse a tappe

Intanto Leo dopo alcuni giorni passati in Italia con la sua ragazza, l’italiana Francesca Barale, dopo il Giro U23, è tornato a darci sotto in quel di Andorra e lo ha fatto proprio con i ragazzi della sua futura squadra. Hayter sarà uno stagista da qui a fine stagione e un corridore Ineos a tutti gli effetti dal primo gennaio 2023. Il contratto lo lega a questa squadra fino al 2025, si tratta quindi di un triennale.

Ma cosa potremmo attenderci da lui? Che corridore troveremo tra i grandi? Spesso chi va forte tra gli U23 su un terreno non è detto che faccia la stessa cosa anche tra i pro’. Simone Consonni, per esempio, vinse un italiano U23 alquanto impegnativo, e tra i pro’ è un velocista.

Leo ha anche vinto il titolo nazionale. In salita va forte. E in volata non è fermo. Che corridore sarà, dunque?

«Per me – riprende Merckx – Hayter è uno forte e che ha motore. Va forte a crono e in salita, anche se non è uno scalatore puro chiaramente. Va forte in salita, perché, come ho detto ha motore. E lo si è visto nel giorno della sua seconda vittoria, quando verso Santa Caterina Valfurva ha staccato tutti nell’ultima ora. Dopo 5.000 metri di dislivello lui non è calato.

«Se vincerà una Liegi anche tra i pro’? Non è impossibile, ma io lo vedo più per le corse a tappe. Magari le corse di un giorno devono essere dure come un Lombardia. Potrà poi sfruttare le fughe.

«Sono convinto, soprattutto all’inizio, che sorprenderà più di qualcuno. Se Leo entrerà in qualche fuga lui arriva fino in fondo, perché tiene bene, è resistente. Torniamo al discorso di prima dell’ultima ora di corsa».

L’impresa di Santa Caterina. Staccato sul Mortirolo, Leo ha poi demolito gli avversari senza perdere un solo watt nel finale (foto Extra Giro)
Leo Hayter correrà nella Ineos-Grenadiers. Per Axel Merckx un passaggio naturale. L'inglese è pronto e saprà ben comportarsi sin da subito
L’impresa di Santa Caterina. Staccato sul Mortirolo, Leo ha poi demolito gli avversari (foto Extra Giro)

La parola

E chi lo deve accogliere cosa dice?

Dario David Cioni già ci aveva accennato alla loro linea verde. Ogni anno inseriscono almeno un “super” giovane. E’ stato così con molti ragazzi. Pensiamo a Carlos Rodriguez o proprio il fratello di Leo, Ethan.

«Leo lo seguivamo già da qualche anno – ci dice Cioni – anche perché avevamo in squadra suo fratello. Per noi non era uno sconosciuto. Vedevamo quel che combinava e sapevamo alcune cose da Ethan. In più aveva già fatto degli stage con la nostra squadra. Adesso lo avremo definitivamente dal prossimo anno, ma da ottobre sarà con noi».

«L’ultimo stage con noi lo ha fatto ad Andorra qualche giorno fa. Era lì con 14 corridori e devo dire di aver notato un ragazzo già molto professionale. Rispetto al fratello mi sembra più scalatore. E’ meno veloce, ma va meglio sulle salite lunghe. Quindi sì, sono d’accordo con Axel quando dice che è adatto per le corse a tappe».

Viviani: «Cerco la vittoria, ma questi giovani vanno forte»

03.08.2022
6 min
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Ce lo aveva raccontato Jacopo Guarnieri alla partenza di Kielce, il Tour de Pologne è una corsa molto gettonata dai velocisti. Tra i tanti uomini veloci che ci sono qui in Polonia c’è anche Elia Viviani, alla sua prima stagione nella Ineos Grenadiers, con la quale aveva già corso in passato quando portava il nome di “Sky”.

Quando Elia scende dal pullman per parlare con noi sono passate da pochi minuti le dodici. Il sole splende alto nel cielo e inizia a fare un gran caldo. Ci saluta, chiede ai suoi meccanici le ultime informazioni per sapere se la bici è pronta, nello specifico si informa della pressione delle gomme. 

Elia Viviani e Richard Carapaz sono stati tra i corridori più ricercati dai media al Tour de Pologne
Elia Viviani e Richard Carapaz sono stati tra i corridori più ricercati dai media al Tour de Pologne

Le prime risposte

Viviani raccoglie grandi consensi ovunque vada, con un palmares come il suo è difficile passare inosservati. Mentre parliamo molte persone si avvicinano incuriosite e scattano foto, il veronese torna alle corse dopo un periodo di pausa. Le domande sono molte e le risposte piano piano arriveranno.

«Sto bene dai – ci dice coperto dai grandi occhiali scuri che non fanno percepire il suo sguardo – alle prime gare, dopo un periodo di altura c’è sempre da scoprire come si sta. Fino ad ora ci sono state due volate, la prima l’abbiamo fatta per Ethan Hayter, nella seconda mi sono lanciato io ma ho raccolto un settimo posto che non può accontentarmi.

«Però quando si rientra nella mischia è sempre così, qui ci sono tante squadre attrezzate per fare bene. Vedremo se ci saranno ancora una o due occasioni, sicuramente l’ultimo giorno con arrivo a Cracovia ci si riproverà».

Una delle due occasioni che diceva Elia si è presentata oggi. La quinta tappa di questo Tour de Pologne portava con sé alcune difficoltà che avrebbero potuto disarmare i velocisti, nonostante ciò il gruppo si è presentato compatto all’ultimo chilometro. Purtroppo per Viviani, una curva presa a tutta velocità ha causato una caduta a 700 metri dall’arrivo ed il veronese è rimasto intrappolato nelle retrovie.

Altura e pista

In questo periodo di metà stagione sono tanti i corridori che sono stati a preparare la seconda parte di stagione in altura. Cosa ha fatto il velocista veneto tra le vette delle montagne?

«Sono rimasto 15 giorni ed ho lavorato sulle volate – riprende Viviani – alla fine devo vincere quelle e lì mi concentro. Ho fatto 4 giorni di lavori specifici: due giorni solo volate e gli altri due su lunghe salite. Per il resto ho gestito un po’ i giorni lavorando sulla condizione in generale. L’altura da questo punto di vista dà sempre qualcosa in più.

«Sono sceso due giorni prima di venire qui, in quel breve periodo ho fatto qualche lavoro in pista giusto per velocizzare ed arrivare qui pronto».

Viviani accanto a Milan durante la prima tappa del Tour de Pologne, corsa in supporto a Hayter
Viviani durante la prima tappa del Tour de Pologne, corsa in supporto a Hayter

L’esclusione dal Giro

Avevamo lasciato Viviani escluso dal Giro, con il suo diesse Matteo Tosatto che ci aveva promesso che Elia sarebbe tornato forte ed affamato. Sulla professionalità dell’ex campione olimpico non si discute.

«Prima di fare il ritiro in altura ho corso tante gare di secondo livello (Giro di Ungheria, ZML Tour e Route d’Occitanie, ndr). Tanti piazzamenti nei cinque ma nessuna vittoria, quindi ovvio che la stia ricercando con tutto me stesso. L’avevo trovata all’inizio della stagione in Francia al Tour de la Provence e poi non l’ho più ritrovata».

«Da qui a fine stagione farò tante gare di un giorno, torna ad esserci Amburgo, che ho vinto nelle ultime tre edizioni e mi piacerebbe metterci un cerchio rosso. Poi Giro di Germania e Tour of Britain, sono tutte gare che servono per aggiungere qualche numero 1 alle statistiche».

La Ineos sempre più piena di campioni, sia per la classifica che per le volate, è difficile trovare spazio per un velocista puro come Elia
La Ineos sempre più piena di campioni, sia per la classifica che per le volate, è difficile trovare spazio per un velocista puro come Elia

Una stagione senza grandi giri

Per quest’anno Viviani guarderà le grandi corse a tappe da casa, non succedeva dal 2017, il suo ultimo anno in Sky. Una scelta dettata dal team e dalle sue esigenze, ma anche dalle poche vittorie trovate, come ha preso questa decisione Elia?

«Sono in un team dove sapevo che avrei avuto poco spazio per fare le grandi corse a tappe da protagonista – spiega Viviani – Anzi sarebbe stato difficile anche entrare nella selezione.

«La squadra punta molto alla classifica generale nelle corse a tappe ed è chiaro che concentrino le loro forze in quella direzione, non è un problema, la convocazione va meritata ed io non ho vinto quanto sperato».

«Per quanto riguarda le vittorie direi che è un mix di tanti fattori che mi tiene lontano dalla prima posizione, alla fine le volate son volate. Quando non vinci tanto vuol dire che qualcosa manca, a volte ero troppo dietro, altre non mi posizionavo bene. Bisogna ritrovare la fiducia. Che poi è il classico “una vittoria tira l’altra”».

Viviani Kooij 2022
Elia battuto da Kooij allo ZLM Tour, il velocista veronese ha visto da vicino la forza delle nuove generazioni
Viviani Kooij 2022
Elia battuto da Kooij allo ZLM Tour, il velocista veronese ha visto da vicino la forza delle nuove generazioni

Giovani alla riscossa

Viviani si è scontrato molto quest’anno con i giovani, e ne ha potuto vedere le qualità da vicino. Per fare un esempio: ha trovato sulla sua strada Olav Kooij, prima al ZML Tour, vinto proprio dal giovane olandese, e poi qui in Polonia.

«Sicuramente abbiamo avuto conferma anche a questo Tour de Pologne, dove il parterre dei velocisti è competitivo, hanno vinto i giovani. La prima tappa proprio Kooij e la seconda dal belga Thijssen, stanno arrivando. Probabilmente a livello internazionale Jakobsen e Kooij sono i velocisti più forti, Philipsen subito a ruota. In questa annata stanno dominando i giovani e si vede: a partire da Bennet, Cavendish e Ewan, non stiamo avendo una super stagione».

Quella di oggi è un’altra occasione sfumata per Viviani. Il quale, come detto anche a noi ha messo nel mirino la tappa di Cracovia, l’ultima occasione per non tornare a casa a mani vuote. Vincere aiuta a vincere – lo ha detto anche lui – ma prima bisogna trovare l’equazione giusta per tornare a superare per primo quella maledetta linea bianca.

Nei pensieri di Ganna, di nuovo battuto da Van Aert

23.07.2022
5 min
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A quanto pare la differenza l’ha fatta solo ed esclusivamente la condizione fisica. E’ stata questa a decretare il distacco fra Wout Van Aert e Filippo Ganna. E a dirlo sono i cittì azzurri che più sono a contatto con il campione del mondo contro il tempo. 

A Rocamadour il fenomeno della Jumbo Visma ha rifilato 42” al portacolori della Ineos Grenadiers. Sembrava andare come sempre. Van Aert in testa al primo intermedio, una flessione nel secondo e poi il consueto finale a vantaggio di Pippo. Invece stavolta non è andata così.

Dopo 20 tappe

A Copenhagen c’era da percorrere un tracciato super piatto di 13,2 chilometri, oggi uno di 40,7 molto ondulato. I dislivelli a confronto? Appena 21 metri per la prova in Danimarca, 440 per quella in Francia. Freddo e pioggia nella prima, asciutto e caldo nella seconda.

Come cambia l’approccio in questi casi e dopo tre settimane in giro per “mezza Europa”?

«Il fatto che il percorso fosse ondulato e tortuoso non ha avvantaggiato Van Aert – dice Marco Velo, il cittì della crono – Pippo è migliorato moltissimo nella guida… almeno su asciutto. Discorso diverso se fosse stato bagnato. In quel caso con un baricentro un po’ più alto magari avrebbe pagato qualcosa».

«Sono due approcci un po’ diversi. Quello mentale magari è lo stesso, ma quello fisico è differente. Cambia la condizione. Spesso si è visto che alla fine di un grande Giro anche chi non è uno specialista ha fatto delle buone prove contro il tempo».

«Quest’anno la condizione contava ancora di più visto il caldo incontrato tappa dopo tappa e i ritmi folli. E Van Aert come si è visto aveva una condizione migliore. Okay, Pippo ha risparmiato qualcosa nelle tappe di montagna e Van Aert è dovuto stare sempre davanti, ma quando si sta bene certi sforzi si sopportano meglio.

«Poi mettiamoci che Pippo non è mai stato super, super in questo Tour».

Verso l’iride

Ecco, quest’ultimo punto potrebbe essere un “campanello d’allarme”, ma non per Velo che invece lo prende come uno spunto positivo.

«Il fatto che Ganna non sia stato super mi fa ben sperare per il mondiale. Van Aert va forte già da un po’ e magari calerà. Un po’ come a Leuven lo scorso anno, quando arrivò da super favorito. E il trend mi sembra, e spero, possa essere lo stesso».

Velo nomina il mondiale ma non l’europeo a crono. Ganna infatti non correrà per il titolo continentale a metà agosto. Ha già in programma di fare scarico. E neanche Affini sarà della partita: la Vuelta è troppo vicina. Le speranze dovrebbero essere riposte in Cattaneo e Sobrero.

C’è un elemento però che ci incuriosisce analizzare. Come abbiamo detto all’inizio, dopo la consueta partenza sprint di Van Aert stavolta il belga ha tenuto e addirittura ha guadagnato nel finale, questo potrà incidere nella psicologia di Ganna?

«Un po’ sì – riprende Velo – ma soprattutto mentre si pedala. In quel caso contano anche 2”, come accadde al mondiale. Pippo era dietro al primo intermedio, poi recuperò qualche secondo e nel finale volò via. Senza contare che lui vuole sempre essere stimolato. Una volta dopo una gara mi disse: “Non mi hai parlato per trenta secondi”!».

Flanders 2021: per il secondo anno consecutivo Ganna ha battuto Van Aert al mondiale
Flanders 2021: per il secondo anno consecutivo Ganna ha battuto Van Aert al mondiale

Parola a Villa

E Marco Villa cosa dice? Lui è il cittì che forse lo conosce meglio di chiunque, che sa entrargli nell’animo e leggerlo in profondità.

Per Villa questa “sconfitta” da Van Aert, senza dimenticare che nel mezzo ci sono stati anche Pogacar e Vingegaard, non scalfisce le sicurezze di Ganna.

«Non gli è mancato nulla – dice Villa, tecnico della pista – c’è che è la ventesima tappa e le forze sono quelle che sono. E’ Van Aert che ha volato. Insomma, “questo” ha vinto in volata e ha staccato Pogacar in salita: è in quello stato in cui “non sente la catena”.

«L’ultima crono di un grande Giro non è mai semplice, anche se sei uno specialista e, come ripeto, conta la condizione fisica. In questo momento Van Aert ce l’ha più alta del 30% rispetto a tutti. Sono tre settimane che è in fuga e gli altri si danno i cambi per stargli dietro».

Come reagirà Ganna dopo questo risultato dunque? Ci metterà più grinta? Si abbatterà? Lavorerà di più?

«Niente di tutto questo – conclude Villa – io credo che Pippo sia consapevole di questa situazione. Sa bene che a parità di forze va forte e gli è sempre arrivato davanti. E poi non scordiamo che per lui era il primo Tour».

Domenica attenti a Viviani, ha il dente avvelenato…

24.06.2022
5 min
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Non è di certo facile correre un campionato italiano quando sai di avere a disposizione solo un compagno di squadra. Lo è ancor meno quando il tuo fisico sta ancora assorbendo le ultime botte, che in questa prima parte di stagione non sono neanche state poche. Figurarsi poi quando aspetti dall’11 febbraio il ritorno alla vittoria. Eppure è un Elia Viviani bello carico quello che si appresta ad affrontare la gara tricolore e lo si sente non solo dalle parole, ma anche e soprattutto dal tono della voce, quello tipico di chi è pronto a salire sul ring per scaricare tutta la rabbia sul rivale.

E’ vero, finora la stagione dell’olimpionico di Rio parla di una sola vittoria, al Tour de la Provence. Eppure non si può certo dire che Elia vada piano, anzi. Da inizio aprile ha corso 19 volte e il suo ruolino di marcia porta ben 9 presenze nella top 5 degli ordini di arrivo, significa che la gamba c’è sempre stata, ma è mancato quel quid per trasformare qualche piazzamento in una vittoria: «Mi fa piacere che la cosa sia stata notata perché è proprio così e so bene dove è mancato quel piccolo particolare».

Viviani Kooij 2022
Elia battuto da Kooij allo ZLM Tour. In Olanda aveva mostrato una gran forma fino alla caduta
Viviani Kooij 2022
Elia battuto da Kooij allo ZLM Tour. In Olanda aveva mostrato una gran forma fino alla caduta
Spiegaci…

Quando arrivi a quei livelli, la vittoria sfugge principalmente per due ragioni: una è l’errore personale che sicuramente ci sta e riguardando indietro, qualcosa di diverso potevo farlo in qualche frangente. L’altra, che a parer mio ha pesato di più, è non avere avuto a disposizione non tanto e non solo un classico treno per il velocista, ma il vero e proprio ultimo uomo, quello che riesce a pilotarti verso gli ultimi 200 metri dove bisogna scaricare i cavalli.

Il discorso di avere o meno a disposizione un treno appare spesso nelle discussioni con i corridori, anche Bonifazio raccontava di come bisogna saper ormai inventare le volate leggendo la corsa…

E’ vero, ma se devi affrontare una prospettiva del genere sai bene che le cose cambiano. Un velocista con una squadra a disposizione avrà la possibilità di giocarsi la vittoria 10 volte su 10, poi magari non vincerà sempre, ma sarà sempre lì a battagliare. Se devi fare quasi da solo, di occasioni ne avrai 5 e le possibilità calano drasticamente, deve davvero andare tutto perfettamente per centrare il successo.

Viviani Gand 2022
Finora Viviani ha corso 44 volte nel 2022 con una vittoria e ben 16 presenze in Top 10
Viviani Gand 2022
Finora Viviani ha corso 44 volte nel 2022 con una vittoria e ben 16 presenze in Top 10
Prima parlavi di errori personali, ti riferisci in particolare a qualcosa?

All’ultima tappa dello ZLM Tour ero secondo in classifica generale e a punti, mi stavo giocando tutto ma sono caduto a una decina di chilometri dal traguardo. Sono arrivato con tutta la parte sinistra del corpo abrasa. Ho poi continuato a gareggiare a La Route d’Occitanie, quattro tappe con due piazzamenti, ma ho pedalato male perché avevo ancora molto fastidio e il risultato è stato sovraffaticare il polpaccio sinistro. Da domenica ho sedute di fisioterapia quotidiane che mi stanno rimettendo a posto, ma potevo evitare di correre sopra ferite aperte…

Domenica sarai al campionato italiano, vista la situazione sia fisica che di squadra, che cosa ti aspetti?

Il massimo e non lo dico per fare lo sbruffone, non sono il tipo. E’ un bel percorso, difficile perché quando ci sono 3.000 metri di dislivello non può essere altrimenti, ma si presta a molteplici interpretazioni e può favorire tanti corridori. Sia i velocisti come me o Ballerini che tengono in salita, sia chi attacca da lontano, sia chi ha il passo in salita per fare la differenza. Poi dobbiamo considerare che ci sono almeno 4 squadre che possono dare un’impronta alla gara: Eolo Kometa che ha un Albanese in grande spolvero, la Bardiani che ha un sacco di uomini, la Uae con gente come Covi, Ulissi, Trentin che si adattano a quel percorso come un guanto e infine l’Astana. Impossibile che si arrivi in volata, a un certo punto la corsa esploderà e io dovrò farmi trovare pronto.

Viviani Europeo 2019
Il corridore di Isola della Scala punta forte sull’europeo, già vinto nel 2019
Viviani Europeo 2019
Il corridore di Isola della Scala punta forte sull’europeo, già vinto nel 2019
Quest’anno la Ineos Grenadiers ha deciso di presentare al Tour una squadra votata interamente alla causa della classifica. Di aspettavi di non esser scelto?

Sì, non avrebbe avuto senso esserci. La squadra ha fatto una scelta e un investimento, portare un velocista senza assistenza, costretto a inventarsi qualcosa ogni volta che c’è una volata con poche chance a disposizione non avrebbe portato nulla. Torniamo al discorso di prima: i risultati li puoi ottenere se hai un uomo d’esperienza al tuo fianco votato alla causa e a ben guardare di gente simile ce n’è davvero poca: Morkov, Guarnieri, Richeze, Van Poppel e l’elenco è già finito…

Che cosa farai allora?

Ci saranno altre gare, altre occasioni, poi io ho un grande obiettivo in testa: essere all’europeo di Monaco su un percorso che mi si addice particolarmente, la settimana dopo poi c’è Amburgo e anche lì ho dimostrato di far bene. Voglio vincere entrambe o almeno una delle due gare, ma devo farmi trovare pronto.

Viviani italiani 2018
Un precedente che porta bene: la vittoria di Viviani al campionato italiano 2018 a Darfo Boario Terme
Viviani italiani 2018
Un precedente che porta bene: la vittoria di Viviani al campionato italiano 2018 a Darfo Boario Terme
Sarai in Coppa del mondo su pista a Cali?

No, in nazionale tornerò per i mondiali. Farò le gare su pista di Fiorenzuola e Pordenone per mantenere la confidenza con il gesto, ma poi punterò direttamente sulla rassegna iridata alla quale tengo particolarmente, infatti chiuderò con la stagione su strada a settembre proprio per preparare i mondiali come si deve.

L’umore sembra decisamente alto…

Sono carichissimo, i risultati sono dalla mia parte e dicono che manca davvero poco per compiere l’ultimo passo. E’ chiaro che se non vinci da febbraio senti che ti manca qualcosa, perdi quella confidenza con il successo che in molti casi aiuta. Io so che gare come l’italiano e l’europeo possono essere adatte a me, ci credo tantissimo, ma chiaramente per quest’ultimo devo farmi trovare pronto da Bennati al momento giusto.