Qualcosa del genere non lo avevamo mai visto. A prescindere dall’impresa, dal numero assoluto d’antologia del ciclismo, quel che più colpisce di Leo Hayter (in apertura, foto Isola Press) è il suo dopo arrivo. A Santa Caterina Valfurva è il “dramma” totale.
Devono sorreggerlo e abbassargli la bici per consentirgli di muoversi. Il Giro d’Italia U23 è stato stravolto. Adesso ci sono un padrone assoluto e distacchi d’altri tempi.
La sequenza del dopo arrivo di Leo Hayter. Prima si appoggia alla transenna… Preso dai crampi è aiutato da un massaggiatore della Beltrami-Tsa Per “sfilarlo” dalla bici il suo massaggiatore lo prende in braccio E ancora, Fausto Pezzi lo sostiene una volta giunto dietro il palco per le premiazioni
Arrivo incredibile
Leo arriva e come ieri dribbla tutti. Come trova una transenna libera si ferma e si accascia con la faccia rivolta verso l’esterno. Cerca aria e sputa bava al tempo stesso. Il massaggiatore lo raggiunge e gli dà una bottiglietta d’acqua.
L’inglese è ancora a cavalcioni della sua bici. E come prova a sfilarsela da sotto tira fuori un urlo più forte di quello di ieri sull’arrivo di Pinzolo. Ha un crampo alla gamba sinistra. Nessuno lo tocca. Alla fine è un massaggiatore della Beltrami-Tsa ad aiutarlo.
Hayter non dice una parola. Fa fatica persino a reagire ai complimenti. Un automa. Intanto i minuti passano e nessuno taglia il traguardo.
Dopo un po’ Leo riesce ad alzarsi. Non ride, non piange, guarda nel vuoto. Deve andare alla premiazione e gli passano la bici e solo allora strabuzza gli occhi.
Prima di ripartire però, prende il computerino e con un filo di voce lo mostra ai fotografi e ai giornalisti.
«Guardate – e punta i dati con l’indice – sei ore e passa di corsa. E’ troppo. Cosa provo adesso? Dolore». Hayter include anche il lunghissimo trasferimento: un anello dentro Pinzolo e la risalita fino a Madonna di Campiglio.
Se è troppo per il corridore della Hagens Berman Axeon, figuriamoci per gli altri. Quando lui era arrivato gli ultimi erano ancora all’inizio della Valtellina o poco più.
La tensione è palpabile al via di Pinzolo. Ecco Martinez (a destra) e Gregoire La Hagens Berman Axeon della maglia rosa controlla la corsa nelle prime fasi. Un ritmo non altissimo, ma non ce n’è necessità (foto Isola Press)
La tensione è palpabile al via di Pinzolo. Ecco Martinez (a destra) e Gregoire La Hagens Berman Axeon della maglia rosa controlla la corsa nelle prime fasi (foto Isola Press)
Illusione Martinez
Però vale la pena, anzi è doveroso, ricordare cosa è successo.
Abbiamo parlato di antologia perché la corsa è stato un continuo ribaltamento.
I Groupama-Fdj con sicurezza iniziano a tirare forte prima del Guspessa (il Mortirolo). Germani fa un lavorone. Ricuce sulla fuga e lancia Lenny Martinez. Lui era il favorito. La sua squadra la più forte. Tutto sembrava andare secondo copione. Già c’era lo champagne nella borraccia.
Il francesino scappa. Fa il numero sul Mortirolo e fino a metà della lunga risalita della Valtellina, dove la strada è larga e la pendenza dolce, guadagna. Sembra imprendibile.
Non solo, ma il compagno Romain Gregoire, rimasto con il primo drappello, si lancia all’inseguimento. “Sinfonia” totale della squadra francese. Ma con due compagni che se le danno, come aveva pronosticato il cittì Amadori.
Lenny Martinez stacca tutti sul Mortirolo. Non ha fatto però i conti con la lunga risalita della Valtellina (foto Isola Press) La faccia delusa di Martinez dopo l’arrivo. Almeno si può consolare con la maglia blu di miglior scalatore
Lenny Martinez stacca tutti sul Mortirolo. Non ha fatto però i conti con la lunga risalita della Valtellina (foto Isola Press) La faccia delusa di Martinez dopo l’arrivo. Almeno si può consolare con la maglia blu di miglior scalatore
Che rimonta
Poi ecco che Hayter recupera. Riprende Gregoire. Lo stacca. E intanto Martinez cala.
A Bormio lo vede. Lo punta. Lo prende e, famelico, lo stacca subito.
E qui inizia il capolavoro.
La strada torna a salire verso Santa Caterina. Di fatto c’è da fare mezzo Gavia: pendenze tra il 7 e l’11 per cento. Di quelle che se ne hai fai velocità, se non ne hai sei fritto. I 2’20” di svantaggio di Leo in fondo al Mortirolo diventano di vantaggio. E sul traguardo sono più che raddoppiati.
Hayter ha spinto come un ossesso. Gregoire, che ha speso meno, alla fine ha salvato la faccia ed è l’unico a non finire sopra i 5′ di ritardo. Il belga Van Eetveld gli arriva poco dietro.
Sull’arrivo non sfila più nessuno. Passa un corridore ogni tanto. Al massimo drappelli di cinque persone.
Sorpreso da se stesso
Hayter resta seduto. E’ seduto persino per le interviste di rito.
Ieri ci aveva detto: «Sono tutto da scoprire, domani avrò l’occasione di mettermi alla prova». E’ stato a dir poco di parola.
«Pensavo a seguire loro (riferendosi a Martinez e Gregoire, ndr) e a dare il massimo – dice l’inglese – Il Mortirolo è stata una sorpresa per me. In salita ho provato a seguire Lenny, ma il suo ritmo era troppo alto e così mi sono accodato al gruppo principale. Ho provato a seguire Romain in discesa e lì ho faticato molto perché è sceso molto velocemente. Era la prima volta che facevo questa discesa (i francesi l’avevano provata, ndr)».
«Se mi aspettavo di andare così? Assolutamente no! Credo sia stata la mia miglior performance di sempre. Non mi aspettavo soprattutto 6 ore di corsa. Magari i numeri non sono stati stupefacenti, ma bisognava tenersi le gambe per arrivare sulla linea d’arrivo».
Una risposta da veterano, non da un classe 2001.
La gioia può attendere
Infine Hayter, senza volerlo, ci ha dato una risposta che dà l’idea dell’entità dei distacchi che ha inflitto. Gli abbiamo chiesto che ora c’è una maglia rosa da portare a casa. Quella che fino a ieri poteva essere una leadership effimera, adesso sembra granitica.
E lui: «Sì, adesso c’è questa maglia da difendere. Ho qualche minuto di distacco».
Capito? Qualche… neanche lui sapeva il super gap che aveva accumulato. «Adesso – conclude Leo – è importantissimo recuperare. Ho un bel team che mi aiuterà in questo».
Nel frattempo lo coprono. Il suo diesse Axel Merckx gli porta un cestino con della pasta al pomodoro e del parmigiano e un’altra giacca a vento. Questa serve per coprire le gambe. Si aspetta che arrivino i corridori per l’assegnazione delle maglie.
La gioia c’è e si vede dagli occhi di Leo, ma la forza di festeggiare ancora non è sufficiente.