Il silenzio di Cavendish, i brividi di Jakobsen. Le Tour toujours

03.07.2022
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Ci si sarebbe potuti aspettare un post di complimenti da Cavendish a Jakobsen, che però non è ancora arrivato, almeno non su Twitter o Instagram. Mark non ha preso affatto bene l’esclusione dal Tour, venuta dopo la vittoria dei campionati britannici e sul suo profilo Instagram il giorno in cui partiva il Tour ha pubblicato una foto che lo ritrae al lavoro sul tetto di casa (immagine in apertura), con un breve testo: «Handyman for hire», tuttofare a noleggio.

«Non so amico – gli ha risposto Mark Renshaw, suo ultimo uomo dei primi tempi e ora fra gli organizzatori dei mondiali di Wollongong – penso che ci sarebbero squadre che vorrebbero assumere un velocista in grado di vincere».

Dopo tutto quello che ha fatto per tornare alla Quick Step, Cavendish valuterà di lasciarla di nuovo? Jakobsen non ci pensa e tira dritto. Aspettava quel traguardo da 15 anni. E come dice Lefevere, chi vince ha sempre ragione.

Debutto al Tour e vittoria al primo sprint: Jakobsen non vuole sentire note stonate
Debutto al Tour e vittoria al primo sprint: Jakobsen non vuole sentire note stonate

Una storia speciale

«E’ sicuramente una storia speciale – ha detto Jakobsen a bassa voce nella conferenza stampa – potete quasi chiamarla una favola. Forse questo è il tempo dei ringraziamenti. Non dimenticherò mai come la mia fidanzata e i miei familiari mi portavano ogni volta avanti e indietro dall’ospedale. Poi la squadra: sapevano che la strada del ritorno sarebbe stata lunga, ma non hanno mai perso la fiducia in me. Mio padre e mio suocero, per ogni volta che guidano lo scooter durante i miei allenamenti. E i miei compagni. Stasera passerò stanza per stanza per ringraziarli. Sono la mia seconda famiglia. Anche quando riuscivo a malapena a camminare, hanno creduto in me».

Prima del Tour, la vittoria nell’ultima tappa al Giro del Belgio ha fatto capire che Jakobsen fosse in forma
Prima del Tour, la vittoria nell’ultima tappa al Giro del Belgio ha fatto capire che Jakobsen fosse in forma

Il miracolo di Cor, 85 anni

Pensando alla storia si ha ancora la pelle d’oca. La storia di quel ragazzo pieno di talento che stava per morire nella volata più veloce del mondo, a causa di una manovra bandita e transenne posticce.

«Dopo quel terribile incidente – ha ricostruito parlando con la stampa – mi hanno trasformato in una persona che poteva nuovamente vivere normalmente. Poi mi hanno trasformato di nuovo in un ciclista e ora sono di nuovo un velocista. Per questo devo dire grazie a Cor, il mio osteopata a casa. Non è riuscito a restituirmi i denti (ridendo, ndr), ma ha reso il mio corpo di nuovo elastico. L’impatto dell’incidente è stato così grande che alcuni muscoli hanno smesso di funzionare. Si è assicurato che fossero riattivati. Cor ha giocato un ruolo importante nel mio ritorno, anche se ha 85 anni».

Le gambe sono tornate quelle vincenti di prima, ma sul volto ci sono ancora i segni della caduta
Le gambe sono tornate quelle vincenti di prima, ma sul volto ci sono ancora i segni della caduta

Il mago dei massaggi

Ci vengono in soccorso i colleghi del fiammingo Het Nieuwsblad. Cor è Cor Van Wanrooij e non è estraneo all’ambiente sportivo olandese. Dicono che sia l’angelo custode dei motocrossisti, poiché pare che chiunque lo visiti dopo una frattura alla clavicola, dopo due giorni può agitare di nuovo le braccia. E tutto senza pagare conti esorbitanti. Secondo quanto riferito, Van Wanrooij farebbe tutto per amore dello sport. Qualcuno facendo ironia afferma che faccia miracoli e non sarà certo Jakobsen a dire che non è vero. «Cor sa esattamente cosa fa – spiega – e io gli sarò eternamente grato».

«Peccato aver perso la gialla di Lampaert – dice Lefevere – ma sono contentissimo per Jakobsen»
«Peccato aver perso la gialla di Lampaert – dice Lefevere – ma sono contentissimo per Jakobsen»

Chi vince ha ragione

La volata di ieri è stata un capolavoro di squadra, come abbiamo raccontato. Ma il debutto vincente del giovane olandese ha davvero il sapore di una nuova nascita. Come il ritorno di Pantani. Come si aspetta che accada con Bernal. Tanti sono tornati, non tutti sono tornati vincenti.

«Questa vittoria – dice Patrick Lefevere – dimostra che abbiamo fatto la scelta giusta nel credere in lui. Sto ancora tremando. Penso alla sua strada dalla Polonia due anni fa a questa vittoria in Danimarca, sono molto felice per lui. Abbiamo cominciato il Tour benissimo, segno che abbiamo scelto gli uomini giusti. Il vincitore ha sempre ragione. Peccato solo che Lampaert abbia perso la maglia gialla, ma va bene così».