Come nelle migliori storie del ciclismo: fuga a lunga gittata, attacco nel finale, arrivo in solitaria, tappa e maglia. Pinzolo, incastonato tra l’Adamello da una parte e il Gruppo del Brenta dall’altra, sorride a Leo Hayter.
L’inglese della Hagens Berman Axeon, nonché fratello di Ethan in forza alla Ineos-Grenadiers, è la nuova maglia rosa del Giro d’Italia U23. La sfila ad Alberto Bruttomesso.
Frigo a Rossano Veneto. Marco in settimana dovrà fare una Tac al polso per capire quando tornare in sella Molti tentativi di fuga nella prima ora di corsa
Frigo a Rossano Veneto. Marco in settimana dovrà fare una Tac al polso per capire quando tornare in sella Molti tentativi di fuga nella prima ora di corsa
Caldo bestiale
La Rossano Veneto-Pinzolo fila via velocissima. Il caldo del mattino è opprimente. In casa Israel Academy, dove è passato Marco Frigo, a dare un saluto ai suoi compagni, si prepara persino il ghiaccio. E molti altri si spalmano di crema protettiva, tanto più con i body ultraleggeri. Che sono areati sì, ma coprono anche ben poco. Ieri più di qualcuno si è cotto le spalle.
Gianluca Valoti, e in parte anche Andrea Fusaz, si aspettavano delle fughe. Ma più corpose.
E invece in fuga vogliono andarci tutti e, merito anche del vento a favore all’ingresso della Valsugana, la media della prima sfiora i 48 all’ora. Prima del Gpm, finalmente escono in tre: Piotr Kelemen (Tudor) Kyrylo Tsarenko (Gallina Ecotek Lucchini) e appunto Hayter. Prendono un margine subito molto ampio.
Nel finale il gruppo rimonta, ma non basta. I tre sentono il fiato sul collo e iniziano gli scatti. Hanno tenuto parecchio, molto più del previsto. L’ucraino si stacca “subito”, Kelemen sembra avere la meglio, ma Hayter contrattacca di rapportone. Pancia a terra e va via.
Urlo e pianto
Quando taglia il traguardo l’urlo di Leo è arrivato fin sulla vetta dell’Adamello, ancora timidamente imbiancata.
Hayter continua a pedalare dribblando i massaggiatori. Mentre gli organizzatori di ExtraGiro gli corrono dietro e lo chiamano per portarlo alle premiazioni.
Lui ad un certo punto si ferma. Monta sul marciapiede, sale tre gradini e si siede sulla soglia di un negozio di abbigliamento per bambini. Lì, mette la testa fra le mani e inizia a singhiozzare…
E’ un pianto di gioia, che solo l’arrivo alla spicciolata dei suoi compagni, che invece se la ridono, riesce ad interrompere.
«Non credevo di vincere – racconta Leo – non era questa la tattica del mattino. Dovevamo stare più “buoni”. Invece nel bailamme degli scatti mi sono trovato davanti. Il gap è stato subito grande. Quindi era un’opportunità e l’ho colta».
«Non conoscevo la tappa. Sì, l’avevo vista su carta come i miei compagni. Poteva essere adatta alle fughe, ma anche ad uno sprint non proprio di gruppo, ma a ranghi ridotti. Non credevamo andasse così insomma».
«Nel finale quando sono scattato, sono partito forte, ma all’inizio avevo paura perché sentivo un dolore qui – si tocca il fianco destro – come se mi avesse punto qualcosa. In più l’altro ragazzo (Kelemen, ndr) mi seguiva da vicino, strada saliva e le gambe mi facevano male. Poi è iniziato un tratto di discesa e sono riuscito a spingere forte. Da lì tutto è stato più facile».
«E’ andata così… e il resto è storia!».
Tutto da scoprire
Il resto è storia. Leo, come suo fratello Ethan l’hanno appena iniziata la loro storia con il ciclismo. E lo hanno fatto a colpi di pedale vincenti un po’ ovunque. Ethan vince in pista e in salita. Magari non sull’Alpe d’Huez (non ancora almeno), ma ti porta a casa il Giro di Norvegia. Oppure le volate di gruppo.
Leo all’apparenza sembra più scalatore. Rispetto al fratello è più longilineo: stessa statura (178 centimetri) ma tre chili di differenza (69 Ethan, 66 Leo). Ciò nonostante nel finale, ha dato una “botta” da pistard.
«Non so – dice Hayter – cosa aspettarmi sono tutto da scoprire. Il Mortirolo non lo conosco: lo scoprirò domani. L’ho visto solo in tv. So che è duro e normalmente le salite dure e la salita in generale mi piacciono. Ho l’opportunità di dimostrare che sono bravo anche in salita. Adesso però voglio godermi questo momento… e la maglia rosa».
Martin Marcellusi puntava molto su questa tappa, ma la sfortuna gli ha tolto i compagni per provare a fare qualcosa La volata per il secondo posto. Nell’ordine: Busatto, Petrucci e Marcellusi Attardato da una caduta Nieri, il più scalatore della Bardiani Csf Faizanè, è arrivato con pantaloncini e maglia strappati
Martin Marcellusi puntava molto su questa tappa, ma la sfortuna gli ha tolto i compagni per provare a fare qualcosa La volata per il secondo posto. Nell’ordine: Busatto, Petrucci e Marcellusi Attardato da una caduta Nieri, il più scalatore della Bardiani Csf Faizanè, è arrivato a Pinzolo con pantaloncini e maglia strappati
Marcellusi bravo
La fuga di oggi non è servita solo ad Hayter per conquistare la rosa, ma anche per far scoprire le carte del gruppo. Correre quando si è troppo favoriti implica delle responsabilità indirette e il gruppo di fatto, con Bruttomesso staccato, ha lasciato fare alla Groupama-Fdj. Li hanno fatto correre come se fossero già in maglia.
«Erano solo loro che tiravano – ci ha detto Martin Marcellusi, buon quarto – sono i più forti e nessuno gli ha dato una mano. Neanche i Dsm. Quindi siamo andati forte, ma non fortissimo. Infatti non abbiamo chiuso».
«Loro davanti sono stati bravi. Peccato che io non abbia potuto mettere nessun uomo a darmi una mano. Abbiamo tre ragazzi di primo anno al via ed erano dietro. L’unico che poteva aiutarmi era Nieri, ma è caduto.
«Peccato, perché questa era la tappa migliore per me. Ma non è finita. Domani, faccio gruppetto per risparmiare il più possibile e più in là ci riproveremo».